La Difesa della Razza - anno III - n. 3 - 5 dicembre 1939

pera d0arle - di quel grande o.rtisla che è il nostro Duce? Poni mente, lnline, a quella che è stata lo: consegna del Duce al Partilo: andare ver'$0 il popolo. e com• prenderai meglio che dillerentC\ passi Ira popolo e aristocratia, C'(.mprend&rai cioè che mentre il popolo è la notione nella sua totalit6:, l'aristocrm:ia non • ·he una classe. E dicendo ciane, mi par di aver detto tutto. G. Graniti, da Genova: Seguo da parecchio tempo la Vostra ri• vista e no ho vedulo con placoro svol9er11i gli argomenli lino alle attuali dispute del Questionario. Quest'ultimo è certo lo parte più attraente del lascicolo. poichè, C\.hréc• chè l'opinione dei diversi lettori, vi si spri• giona un tale ellluvio di italianità sano, ch'io non riesco a trovarne l'uguale in alcun luogo allrove. Mi piaco che la questione della raua non si dibatto più in un campo strettomento biol"ogico e antigiudalco, mo che si oSlenda pure alla lorTD.azione d0 uno spirito italico, ereditalo da Roma eterna, amatore dello lantasia e della realt6:. amatore soprattutto delle grandi realizzazioni. E non poteva prestarsi terreno più adatto a questa rivoluzione degli spiriti, di quello creato in Italia dal Regime ~ assimilato, per lortuna, da una buona parie di noi, di noi speciO:• mente che siamo giovani. Poichè è bene soppiato ch'io sono studenle del primo anno di Ingegneria e provengo dal Liceo Clas• sico, che - nonostante l'inquinamento borghese - fu per me. palestra di serie discipline classiche al seguito di Cicerone e, soprattulto, di CeSOte e Virgilio. Amo l'Italia, la ten-a che mi nutre, e il suo cielo e il suo aere benefico di giardini incantati pr&6$0 le rovine d'un tempo glc, rioso. Ed amo perciò anche gli italiani, 1 veri e i falsi, poichè stimo che quesfultiml abbiano soltanto smarrito la via di Rot.aa e sia carità cristiana Il ricondurveli. Per questo ml pioce tonto quHta Vo::tro rivista. che profuma cos\ della nottra teno, e il suo Questionario. vero Liceo dell'italiano nuovo. Io vi sento l'onelilo d'un popolo che vuol liberarsi di cento pregiudizi malvagi, di ve· Ioni inoculatigli dal giudaismo e dall0 inter• nazionalismo, che vuol correre la sua vita gloriosa, e a volte incespico ed OrTO per poi correggersi vicendevolmente, bonariamente; uno lolla insomma meritevole del favore di tutti noi. che ci senliamo italiani, che tendiamo le monl verso lo Nit.e di Gr&- cio e di Roma, e che abbiamo tonia do\. ce:ua, tanta audacia. e siamo falli per essa. Cosi scrive Graniti. Egli Ci promette inoltre uno scritto sulla razza e il lavoro. AUendiamo questo 3eritto, e l'esamineremo con tulio l'interesso. 11.a+t,o, ad ~ Luigi Vi91ia, da Napoli .. ci ha mondato uno protesto, diciamo cosi. protestante. ri· guardo a ciò che scriSàe Gio,vio Attili sul protestanti. Egli dice in sostanta che 1 protestanti italiani siano buoni italiani e servano la patria con amore e in silenzio. Sullo stesso argomento, Franc•KO Jemma, da Cillanova Da molto tempo volevo inlervenire; (li seguo fin dal primo numero e non li nascondo che percorro km. IO per comprarti) ma !nlinite cause mi trattennero. Oggi, depongo ogni indugio. Vari col• laboratori si sono interessati d1 protestanti e di protestanlHimo. Questo argomento. inleres.sandom1 molto, mi spinge a larti alcune domond&· Chi sono i prolestanti? Che signilica pro• testantesimo? Ve ne sono protestanti italiani? Quanti $0no? Cristiani evangelici e protestanti sono tutti una cosa? Quale antitesi vi è ira fascismo e prote- 'llantesimo? Un italiano puè essere protestante sen:.a venire meno alla sua dignità d'italiano? Che relazione vi è fra Protestantesimo e Rana? Vi è nel pro1estontesimo qualche dottrina nettamente anlitaliana? Nel n. 22 (anno Il), lo zio di Giorgio Atlili, indica al nipol& con lriste:.:.a un prete protestante. .Jlerehè, povero :.io, lutto quella triste:uo alla vista di un reverendo protestanle? Attili \ancia ace-use contro i protestonli (Zorbano non la menu). Per non essere tacciato di facilone è necesaarìo documen• tare le ace-use. Abbiamo bisogno di latti e non di parole. Caro Zarbano e Attili. è buono cercare i nemici dell'Italia e del Fascismo, fare un po' di pulizia in certi angoli, il Duce lo. vuole; però ricordiamoci che ci vuole coraggio é mettere ca.rte in tavola con nome cognome e l°&lenco delle- accuse. Gli italiani vogliono vedere in faccia, ad uno ad uno, questi proteslanti. che secon• do Zarbano gongolano intravedendo la ca• duto del Fascismo e secondo Anili si di- :nostrono sempre tremendamente acidi con noi itoliani per tutto ciò che è itoliano. (I protestanti di cui parlano Auili e Zorbono sono italiani?). Se veramente è cosi come dicono Attili e Zarbano che cosa si ottende o prendere provvedimenti? Fin a que-sto momento però mancano i documenti. e son quelli che ci vogliono per primo. Se non li sa trovare nè Attili, nò Zorbano, perehè non li irovi tu, cara Difesa della Ra:.za? Se questi benedelli documenti mancano, è necessario che i collaboratori si asten.gono dal parlare di proteslanti e di protestantesimo. Bisogna colplre i rei, non g\'innocenli. Il metodo Attili e Zarbano se l'accusa non è fondata, porta confusione, suscita odio, ser.- :.a alcun beneficio, e diventa strumento in• volontario d'ingiusliilo contro una minoran• za che- ha bisogno di proiezione e n.on di vilipendio. f,o, ~ cU ~ Cosi scrive Jemmo. E9li e Viglia honno fallo osserva·zioni non prive di fondamer •. to e di opportunitO. Porchà prender5ela con i prote*1ant( se, pur profes.sondo una religione dìven;a da quella della moggior parte degli italiani, rispettano le lèggi e amano la patria? Quanta gente non professo - anche senza saperlo - idee politiche del ceppo protestante? Ebbene, I»$· siamo per questo escluderla dal comune della nazione itoliona? Non ci passo nem• meno per la testa. E se ci sono prolestanti, che per ovventura: non amino l"ordin-, delk: nazione itoliano e manifestino un sen• Umento a quesfordine contrario. non sia• mo noi, che dobbiamo occuparcene, e se ce ne occupassimo, causeremmo un disor• dine. perchè usurJ)Oremmo l"ulficio dell'autorità, sen:.a poterlo rimpim:zare .. Il nostro ullido è un altro e vuole che innanzi tutto alziamo le vele. perchà si lratto di guardare e comprendere il vollo dell'Italia, ciò che non si può lare senza ornarla, e amarlo non si può senza sangue, natura, nazione italiana. Se bastasse la testa, per essere italiani, Lutero sarebbe rimasto collolico. E non avrebbe cercate Dio con la ragione, ma con le vlaceri, con gli occhi, e l'avrebbe visto in Giouo. Ma• saccio, nostri massimi teologi. come Raffaello e Michelangelo. E· dunque un uf!i. cio di natura, il nostro, non di ragione. D: pende da un alletto, non dall'utilit6:. Ed è quest'affetto che ci la considerare ilalìana la religione cattolico, non lo protestante; che ci la amare e ricono3eere ita• liani, quelli che hanno affelto d'itoliani, l'olfeno di Dante, Machiavelli, Gravina. Vico, Leopardi, Manzoni, Vergo; non l'alletto di Lutero, Gro:.io, Puffendorl, Loì.e, Car1esio, Kant, Hegel. Marx. Sorel, ecc. Considerate queste due genealogie, f capirete che la midolla italiana è canolico. Prendete i due capostipiti. e comprenderete i successori. Capirele ch& cos'è l'Ila• lia, che cosa l'Europa. Dante è il padre della tena civilt6: del mondo. Lutero il ra• zionalisto di questo civiltà, il copostipito dello rinesslone dol Rinascimento, il fonda• loro dello riflessione europea. Se volete capire l'Italia, non dimenticale che ho seguito la sorte della Grecia ome• rico. Se volete capire !"Europa, non dimen• ticote ch'essa è naia, come la Grecia è morta: con la ragione. La decodenza greco fu la rifles&ione dello Grecio omerico. All'istesso modo. l'Europa è nata dolio ri!les• sione del Rinascimento. La Grecia decod. do, por riflessione della propria civiltà. L'EurOJXl nocque per rifieuione d'uno civillà. ch"essa non aveva creato. Non è una nazione decaduta, l'Europa, ~ non è nom, meno uno nazione; ma è nato decadente. Simile allo Grecia celta, ma aenza lo lor· za d'una stessa lin9uo, riflesaiva anzi cominciando dolio riflessione della lingua lo• tìna, l'Europa è una società di mercanti e di commessi viaggiatori della cultura. per• chè la rillossione tira all'utile, e rimpia:t• -za con la cultura la mancan:.a di persona• lttà: d'immaginazione linguistico. Commer• cio di materie e d'idee. Una impresa mot• can:1le. Questa l'Europa. Non lo vedete sotto i vostri occhi che rideole degl"imperi europei è quello di dosare lo sussistenza dei popoli, con il ricotto delle cosiddette materie prime? Abbiamo gl'imperi della ma• teda, e pe~ l'impero dello materia si fonno guerre, non por altro onore. 'Guerre per tener soggetti i popoli alla materia. Quanto non ho lavorato anche il laboremus protestante, non diciamo alla sconfitta deU-fnvln• cibile Armada, ma a coitruire il patrimonio dei miliardari? J! patrimonio? Lo spirito cortaginese d09li europei. Di questo si !ratta. Non ve lo ha detto Marx cho lo so• stan:.a: dell'umanit6: ha la stessa iniziale della parola materia? Chi meglio di lui ve lo poleva dire? Egli europeo. EgH ebreo, cioè di sangue merconU\o o semlla, come i cartoginesl. Ora, caro jcmma, è certo che il Dio di Cortogine non è cattolico, ~ che Cartagine è una queslione di vila e di morte per Roma. Luigì Stampacchia, do Roma· Leggo con piacere la vostra rivista. Specie dal giorno in cui avete oggiunto il Questionarlo. E· stata una cosa salutare. Gra:.ie ad esso io ho chiorito molte cose nella mia mente. lo direi, però, che la vostra rivista dovrebbe. enere letta di più.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==