lorme minori (villanelle, villotte, canzoni alla napotuanu, frottole ecc.). avendo cultori celebri quali Claudio Monteverdi Carlo Gesualdo Principe di Venosa, ardito innovatore, e Luca Marenzio detto il più dolce cigno d'Italia. Ma questa nostra terra che IÙ sempre prodiga di genti e di opere d'arte volle affiancare alla musica vocale quella strumentale che, sino al Cinquecento, era rimasta ad espletare còmpiti molto modesti. L'organo, per il quale nei primi tempi si era trascritta musica vocale, divenne lo strumento più apprezzato, e per esso si venne formando uno stile pclfticolare e adatto alle oaratlei:istiche dello strumento: « riceroari. » « preludi » « in• tonazioni > « toocate » e « lantasie ». La scuola veneziana dàtta legge anche fuori patria, mentre Girolamo F,escobaldi, organista in Son Pietro. rifulge per il suo puro stile italiano, ricco di equilibrio e di !uminosità, Il liuto ha la sua letteratura e i suoi autori (Vincenzo Galilei, F1ancesco da Milano e Simone Molinaro). Molte di ~ueste composizioni furono rivelate al nostro pubblico dalle magnifiche eÌtlborazioni orchestrali « Antiche arie e Danze > di Ottorino Respighi. Il clavicembalo, e gli altri strumenti affini, ebbe.ro anch'essi i loro compositori fra i quali Domenico Scarlatti, figlio di Alessandro, napoletano, che portò per il mondo la bellezza della sua arte. Il violino divenne il principe degli strumenti rendendo qelebri i liutai italiani quali Gaspare da Salò, Maggini, Amati, Gua,mieri e il sommo An. Ionio Stradivario e la schiera dei compositori Bononcini, Ba.ssani, Vitali, Torelli e Arcangelo Corelli del quale I' • OP<>IQ Quinta > (sonata per vio- - sUd:1atori ambu.la:nd": di G, W
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