La Difesa della Razza - anno III - n. 3 - 5 dicembre 1939

ANNOIII - N. 3 SOMMARIO 5 DICEMBRE XVIII DOCUMENTAZIONE ENNIO PORRINO: LA MUSICA NELLA TRADIZIONE DELLA NOSTRA RAZZA: GIUIJO SILVESTRI: CONTINUITA' RAZZIALE NELLE FAMIGLIE ROMANE. SCIENZA SlLVESTRO BAGUONJ; SCIENZA E RAZZA; LUIGI CASTALDI: EREDITA' DELLE AITITUDINI PSICHICHE; GUIDO LANDRA: GLI STUDI RAZZIALI IN U~HERIA E IN BULGARIA. POLEMICA UDIO CIPRIANI: RAZZE E METODI DI CONQUI. STA; JOKANN V. LEERS: COM'E' STATA PREPA· RATA LA GUERRA. QUESTIONARIO RAZZA E POPOLO: LA RIVOLUZIONE MERCANTILE; LA SCUOLA DI ROMA; PIANO AD ACCUSARE; LO SPIRJTODI CARTAGINE, eec. PENSIERI DI LEOPARDI I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLICATI NON SI RESTITUISCONO GLIUFFICIDELLA"DIFESADELLARAZZA"SI TROVANIONROMA- PIAZZACOLONNA !PORTICIDI VEIO!- TELEFONO677ill • 62880 1-N VENDIT IN TUTTE ,__..,.,I.~E~~I~.,IBBER 2 Dalle Cuerres navales de demain del Comandante Z ... e H. Montéchau l Prefazione del Maggiore A. TRJZZINO LA SENSAZIONALE RIVELAZIONE DEI PIANI D'ATTACCO DELLO STATO JlfAGGIORE FRANCESE CONTRO L'ITALIA

LA·POLIZZA DEL RURALE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLEASSICURAZIONI TUTTI GLI AGENTI DELL'ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI SONO PRONTI A DARVI OGNI UTILECHIARIMENTO. CONSULTATELI E VI CONVINCERETE CHE IL GARANTIRE LA SERENITÀ DI VITA VOSTRA E DEI VOSTRI CARI È ANCHE PRECISO DOVERE DI OGNI BUON CITTADINO a

LlDIFEDSE!W I 11 ANNO 111 • NUMEl;!O 3 5 OICEM DR E 1939-XVIII t:5Ct: IL S t: Il, 20 1)1 OCi'òl lllllESt: UN NUM.t:MO i!lf.l'AkATO l,IMl:I I Altl!ION,UU:NTO ANNUO 1.IMt: 2:0 AIJIIONAM)'NTO Sl'.Ml>STMAl,t:, 12 1,s·rt;NO IL 1)01'1'10 .. Direttore: TELESIO I TERLA DI Comi1110 di 1:eduione: pn)f. ,lo:>11.GUIDO LANDRA prof. dott. LIDIO CIPRIANI • doti. LEONE FRANZI dou. MARCELLO RICCI· <lott. LINO BUSINCO Segreu ..io di reduione: GIORGIO ALM JRANTJ-: SCIENZA•DOCUUENT4ZIO POLEUlf4 • OUESTIONJ\RIO

aliiWii/ik§INEiikilid hlJ1/Ja DI La va:stuà e J~mpor1onza dei problemi Poùtici ed econo.. mio del nostro secoJo hannq reso Ja vita umana tutt'altre che conlempfotJva e serena. L'urto d'mreressi, iJ fluttuare degll avverumentr. 91'1nterrogo11vi sempre nuovi dJ Ironie 01 QlJQh conbnuamente veniamo a trova.ro. hanno reso l"umarutà di oggi più dinamico. mo anche più eccitabile, e Ptì irrequieta Non sono conoesse SOste ed abbandoni, nè fonra:sbchenv nostalgiche Urgono il temPo e 9J1 avvenimenb. e gli uom.,j. ru sono costretti o vigibre ed a v19,1Jarsiper non essere m breve « superati > dagli eventi In tutto questo agll~i di 10111 e d1 sentimenti, il prob:fe. ma deU-ane resto. come tempre è slato, uno dei maggiori e dei più profondi Esso però non si presento con c:aratten di urgenza e d, md1spensobih1à e qumd1 sembro che non eslSla o che pof-

p1ti molto lievemente nell'ombra, o che addirittura agonizzi. trovandosi in contrasto con le necessità del momento e con lo spirito dei tempi. E poichè queslo equivoco è molto diffuso, ne nasce una grave incomprensione verso l'arte e gli artisti ed uno totale ignoranza di quei sani principi che dovrebbe.re essere alla base di valuta7.i.oni estetiche e di indirizzi artistici. Non è quindi mutile d1 1an10 m tonto che i musicologi e (quando questi non lo fanno) i musicisti, svegUno i dor• mienh e li richiamino alromore per l'aria, ricordando loro soprottuno certe verità non mai abbastanza tenute in cons;deraz1one. Oggi come non mai occorre una grande arte. E' necessaria, perchè lo vuole l'umanità che nel londo dell'animo anelo sempre alle supreme bellezze ed alla bontà (elementi essenziali di ogni arte); è necessaria perchè ogni epoca storica affido alle opere dello spirito il còm• p;to di farsi lromandare nei secoli. Ma un'arte grande non nasce se non vi è una preµ::iraz1one culturale e una chiara direttiva di marcia. Non si può sperare di giungere a una mèta se s'imboccano vicoli ciechi. E' evjdente che è sempre affidato ai singoli artisti ed alleloro opere il còmpito di risolvere i problemi della crea- - Senta Cedlìct ": del Cara•a99lo L'ARTE DI CASTA ABORTISCE . L'ARTE DELL'UMANITÀ CREA Da una lettera giovanile del DUCE

ztone art1shca, ma è anche vero che un sano nutnmentc culturale ed una chiara coscienza delle tradizioni artistiche della propria razza sono necessari a chi dovrà c::reare ed agh uomini che dovranno giudicare ed oocogliere l'arte del loro tempo. Non sarà quindi inutile insistere ancora una volta sul tomo della musica nei rapp:>rti con la razza, sia per ciò che riflette il passato come per ciò che riguarda l'avvenire. In genere l'arte musicale è stata un po' m arretrato con gh avvenimen\i storici. ma a me sembra che in questo nostro secolo tempestoso e drammatico la musico abbia mvece seguito di pari passo gli eventi politici. Il periodo Aiù tonnentato possiamo ormai considerarlo lontano: non tanto per gli anni trascorsi, quanto per lo distanza spirituale cho ce ne separa. Era l'epoca quello in cui all'estero, nella internazionale? Pong1 e nella Berlino non ancora Nazista, fiorivano tutte le mode più strane e più volubili; dove !'a.rie era divenukl la bisca dei pi\J eterogenei giocatori tra i quali trovavi l'uomo d'ingegno e il volgare ciurm01ore Tutto un artificio allucinante. gli estetismi più esasperati si mischiavano alle false filosofie, le proclamate «purità» a11e cacofonie cerebrali. Si volevano distr\;ggere gli eccessi dell'Ottocento. il « lellerario • della musica romantica. e si creavano altr! eccessi. oltre «letterature>. Se qualche grande artista si eolvò fu proprio per virtù del suo personale talento e a dispetto del tempo e dell'am ... biente in cui viveva Questa babele artistica corrispondeva allo diffusione delle leone disgregatrici dell'internazionalismo, quando ai pnnopi costruttori dell'umanità e della religione si soshtwrono quelli demoblori dt un ebraismo anlisoclale ed anbumano e quelli cor;ruttori dell'ateismo Un po' in ritardo anche in ltoha giunse l'eco d1 queste giostre artistiche, e cosl, come sotto pallidi raggi di un sole invernale anche da noi maturorono i fruth d1 un'arte Internazionale, che adesso, lortunatomente, sembra orma! sorpassata. · La povertà delle idee lu celata sotlo i borbogli d1 uru e dissonanze, le diUicoltà di coslruzioni architettoniche lurono elim1.'\0te proclamando la necessità di una libertà che ero anarchia. fu delinito volgare e oleogrofico tutto ciò che nell'a.rte tendeva a una « espressione » per slu9gire alla necessitò di « esprimere »! Ma poic!1è ciò non sarebbe stato suflioente al consolidamenio .delle nuove tendenze., si creò un movimento cii stampa (specialmente nelle riviste) che agl in questi due sensi: · l• enunoare i postulati del nuovo, o meglio dei nuovi «verbi» dell'arte« moderna» e« lanciare» i rappres• , tltv1 confrotolh stranieri; 2" neutralizzare l'influenza dolio grandi opere doll'arte passata e di quelle di autori contemporanei che si tenevano sull'indirizzo di una musico tradizionale. se pur moderna. Ciò fu veramente deleterio per l'art~ nostra e per l'educazione del nostro pubblico. L'eccessivo insistema nell'ese9uìre musiche di carattere estremista e soprattutto la propaganda negativa contro opere antiche o contemporanee di vasta eco popolare gettarono la confusione-e lo smarrimento nei pubblici di tutta Italia. che cominciarono a disertare teatri e sa.le da concerto · ·

.. Conce-rto c«mp+atrti "': del Giof9}0ae Alle numerosuss1me forme sperimentali seguirono poi i coeiddetti e rjtomi »1 Gli iconoclasti riappesero ai muri le loro sacre immagini! G\oo:cchinoRossiJV,,Vincenzo Bellini, Guseppe Verdi ebbe~ ro l'onore di essere ammessi a Jianco (ma un po' piò. in basao) dell'ebreo Schonberg e del suo allievo Allxm Berg, nei loro templi. E se Ve.rdi- per esempio - fu riammesso, lo fu non tanto perchè aveva scritto il Rigoletto, I" Aida o il Fai.staff, ma soprattutto per I Due foscari, I Masnadieri, Simon Boccanegra e (perchè no?) Stiffelio e Obero Conto di S Bonifacio! (Questo Verdi è più interessante: dice• vano!). Diciamo pwe francamente che in arte non v'è e ritorno• coel come non esiste il « nuovo »l Ciò soprattutto perchè troppo spesso il «ritorno» nasce da una imitazione di acbemi e di maniere antiche, e il «nuovo» è ricercato attraverso i meui e la tecnica e non approfondendo nel cont.uuto espreui•o. Mo un vantaggio tuttavia ha trotto la nostro più recente arts musicale dai voluti «ritorni>; e cioà sono state abban donate certe posizioni insostenibili, certi atteggiamenti snobistici e internazionali. Si è ritornati al senso della tonalit~. della quadratura, della chiareu.a, della eufonia, ossia o quelle che sono state le tradizioni artistiche della nostra ror,,0 Si è cos\ riconOSClutoche la musica deve poter raggiungere il e massimo rendimento con i meui piò. semplici » tornando ad ossere « comunicativa, emoU.vo, espressiva». Ed ancora non piò. «europeismo> od« internazionalismo», mo nazionalità ed univerw.alità in arte. La prima come condizione necessaria per la potenza e l'originalità del contenuto e della forma nella creazione; la seconda come riprova delle possibilità di commozione e di espansione inerenti all'opera già creato. In uno lettera giovanile il DUCE si esprimeva in questi termini: • .. ...l'arte rivendica: la aua eaema ogni qualvolta ai tonti comprimerla nelle vuote formule di un rigidismo accademico. La poe8ia ha grandi affinità con la muaica. In questa, c:osa vi è da capire? Nulla. Cosa iVi à 'da sentire? Tutto". E piò. innanzi: "L'arte è l'eepressione della. folla - a lei li comunicano - quali ondate ner.OH - i &emiti della moltitudine", L'arte di cerata abortiace. L'arte dell'Umanità crea ". Era quindi logico, anche per le sane qualità degli italiani, che la nostra arte, dopo il periodo di smarrjmento, dovuto soprattutto ad influenze straniere, ritornasse alle fonti che dettarono. per la nostro musica, quei saldi principi che lo fecero gloriosa ed inconfondibile nei secoli 9

Cosi ravviso, anche per questo nuovo atteggiamento, una contemporaneità di evoluzione tra l'arte di questo nostro secolo e il cammino storico degli eventi. Il Fascismo rinnova l'ordinamento interno, afferma i principi della razza a tutela ed a potenzi.amento dei caratteri fondamentali del nostro popolo; la musica italiana trasporta nel campo artistico' le stesse premesse per il conseguimento delle pj.ù alte mète. Si rinnovelli cosl per la nostra Italia Fascista la gloria dei secoli scorsi, che videro l'incontrcmtata egemonia della musica italiana sul mondo ~tero. I(./ J'I Sin dai primbrdi del Cristianesimo la musica accom• pagnò l'evoluzione dell'era nove1la che schiuse nuovi orizzon\i al pensiero umano e nuovi ideali all'anima delle collettività. Nessuna arte più della musica, rifuggente da ogni materialità, poteva aderire al nuovo movimento spirituale. Si spegnevano le grida bacchiche i suoni delle orgie prolane e nascevano i canti dei martiri e dei fedeli. Dall'o• scurità delle catacombe sorgeva la luce di un'arte pwa, nata da ispirazio!V più alte e profonde. Anche se non si può con certezza dire quale fosse il caratterei dei primi cantici cristiani, una cosa è sicura ed anche significativa pe,- la ricerca di un carattere fondamentale dell'arte italiana: che a differenza della musica greca prevalentemente sot1omessa alle leggi metriche !etFrati in coro (Incisione di Urs Gtol, e Statuto ot Privilegia ordini$ .. Canto Gffgori<mo carlhuaionaì1 >. Basilea 1510). terarie, quella nuova si orientava decisamente verso forme sempre più melodiche ed assolutamente vocali, giacchè i primi cristiani rifuggivano dall'accompa• gnamento di strumenti che troppo ricordavano loro le pagane feste dei greci. Questa vocalità e melodicità costitul poi il sottile. ma N'"l.ace filo che uni e caratterizzò l'arte nostra nel volger dei secoli e dei periodi storici. Attraverso l'ordinamento di S. Ambrogio, Vescovo di Milano, si giunse alla riforma di Papa Gregorio Magno che, verso il VII secolo codificò il nuovo canto che fu detto gregoriano e istitul la Schola Cantorum romana, la quale assolse per più secoli il còmpito di conservare le più antiche e pure tradizioni.

Il canto gregoriano dall'Italia si diffuse in Inghilterra. :n Germania. in FJQncia, in tutta Europa opponendo runilò spirituale di una sola musica codificata agli urti e alle profonde discrepanze derivanti dalle varìelò etniche dei popoli europei. I c:anb gregoriani, intonati dal sacerdote, venivano ripresi dal coro, creando un primo elemento di dramma che. oxentuato nel racconto della Passione e sviluppato in segilito da altre forme dì canto e di 1ecitazione, sfociò nel dramma liturgico ed infine nelle « Sacre rappresentazioni >, Verso il Trecento fiorl in Firenze l'Ara Nova, che in contrasto con l'An antiquo. portò un nuovo soffio di vita risolvendo problemi di mensuralitò, trovando nuove espressioni e nuovi effetti e distaccandosi del tutto dall'arte sacra. a-. ia IDGKhera di• eff9"9 ccmtl ca:maaciolffdu. IFrontespWo • cCanzonl 'per andon in mmchera per camasdal•-··• f'uenze 14...) Nel Quattrocento commaò a decadere l'An Nova e la musica italiana aubl l'inDusso dei Fiamminghi che. attratti dallo splendore delle nostre corti principesche, .cesero m Italia a fonda.re scuole e a impartire i loro insegnamenti. Ma il genio kttino doveva ben presto riprendere il sopravvento ed, emancipandosi da correnti e indirizzi stranieri, tornare o dettare le leggi della bellezza, delrannorua e dell'originalità. Mentre a Venezia i Gabrieli creano mirabili opere sacre e profane nelte quali felemento espressivo e drammatioo prendeva maggior piede, il grande Palestrina a Roma, compie la sua riforma, che non lu di meui ma di espressione. Combattendo contro tutti :gli aridi arie• Organo • caa.lori. (Do Sc:hUnck. e Spi-ve I ct.r Orgelmoker > etc. Molnz 1511) fici di un tecnicismo contrappuntlStico fine a se atesso. Palestrina raggiunse la perfezione della forma. la bellezza delle linee melodiche, lo trasparenza delle voci e della polifonia. Non fu il più « moderno » dei suoi contemporanei, e pure, riossommand.o in sè tutta una grande epoca, esercitò grandissimo e decisivo inOusso sull'arte religiosa e fu un antesignano. nel segno della grande tradizione Romana. A fianco della musioo religioea fioriva in Italia - ed anche questo è nostro vanto - una musica profana di grande bellezza. Il Madrigale jn ispecie trionfò. tra le altre

lorme minori (villanelle, villotte, canzoni alla napotuanu, frottole ecc.). avendo cultori celebri quali Claudio Monteverdi Carlo Gesualdo Principe di Venosa, ardito innovatore, e Luca Marenzio detto il più dolce cigno d'Italia. Ma questa nostra terra che IÙ sempre prodiga di genti e di opere d'arte volle affiancare alla musica vocale quella strumentale che, sino al Cinquecento, era rimasta ad espletare còmpiti molto modesti. L'organo, per il quale nei primi tempi si era trascritta musica vocale, divenne lo strumento più apprezzato, e per esso si venne formando uno stile pclfticolare e adatto alle oaratlei:istiche dello strumento: « riceroari. » « preludi » « in• tonazioni > « toocate » e « lantasie ». La scuola veneziana dàtta legge anche fuori patria, mentre Girolamo F,escobaldi, organista in Son Pietro. rifulge per il suo puro stile italiano, ricco di equilibrio e di !uminosità, Il liuto ha la sua letteratura e i suoi autori (Vincenzo Galilei, F1ancesco da Milano e Simone Molinaro). Molte di ~ueste composizioni furono rivelate al nostro pubblico dalle magnifiche eÌtlborazioni orchestrali « Antiche arie e Danze > di Ottorino Respighi. Il clavicembalo, e gli altri strumenti affini, ebbe.ro anch'essi i loro compositori fra i quali Domenico Scarlatti, figlio di Alessandro, napoletano, che portò per il mondo la bellezza della sua arte. Il violino divenne il principe degli strumenti rendendo qelebri i liutai italiani quali Gaspare da Salò, Maggini, Amati, Gua,mieri e il sommo An. Ionio Stradivario e la schiera dei compositori Bononcini, Ba.ssani, Vitali, Torelli e Arcangelo Corelli del quale I' • OP<>IQ Quinta > (sonata per vio- - sUd:1atori ambu.la:nd": di G, W

lino solo) ebbe diffusione in tutta Europa divenendo opero di testo indispensabile per lo studio dello strumento. Le forme estreme ed antitetiche che erano nate (polifonica l'una, monodiCXJl'altra) dovevano prima o poi incontrarsi per creare quello stile dal quale sorsero poi, per amplificazioni, le forme sinfoniche. L'inizio di questo trapasso lo troviamo ne11a e Sonata a tre• per due violini e violoncello. Un'altra forma musioale ebbe nascita in Italia: il « Concerto• che, coltivato dal Corelli stesso, ebbe in Vivaldi un rilormatore e perfezionatore ed in Ve,racini, Tartini e Geminiani dei propagandisti che .impEUllronoall'estero portando 11 verbo della Patria, sebbene spesso gli stranieri si muoveasero per venire da noi ad imparare l'arte della mUSICO La terminologia m~cale italiana à adottata in tutti i paesi d'Europa a dimostrare la nootra riconosciuta supe-,- riorità, ed Handel compone concerti alla mcmiera di Corelli, o Bach si abbevera a Vivaldi. In Italia BoccherifUe Sammartini crearono nuove forme nel quartetto e nella sinfonìa precorrendo i compositori atranieri; ed in Italia nacque l'« Oratorio• primo di p:ssso;ro m Germania, rendendo celebri il Carissimi, lo Stradella, Leonardo Leo et JommeUì. Ma, in questa fugace l'QIS,SegnD, ai valori originali della nostra arte attraverso i secoli, non si può tacere dell'opero lirico che à stata certamente la maggior gloria dell'arte rnusia:de italiana. Lo spirito del Rinascimento, individualista, esaltava la monodia in contrapposto alla polifonia, mentre l"Umanismo rievocava la tragedia greca, nel desiderio di creare qualche forma d'arte analoga alle grandi opere elleniche. Cosl in Firenze, nel Palazzo di Giovanni Bardi, con le aC'C8S8discussiofU sulla musica drammatica, fu gettato il seme dell'o-pe,ra liriCXJ,che ebbe lo aua prima realizzazione nella « Dafne • di Rinuccini con la musica di Jacopo Peri. rappresentata nel 159◄. Claudio Monteverdi, arrio::hendo la forma melodrammatica della Camerata dei Bardi con nuovi elementi e con una maggior valorizza::z.ionedell'QrChestro, dette a questa formo artistioo nuovo impulso: ph) nutrito il recitativo. più ari060 ed espressivo. Nel 1637 a Venezia .i teatri di musioo furono aperti al pubblico, portando coel l'opero dai ristretti circoli intellettuali a contatto del popolo. Ciò valse ad orientare questa forma d'arte verso nuovi orizzonti. Intanto il ~e Mau.arino introdusse I' opera in Francia, dove il composito.re italiano Lulli divenne )'autore più popolare. Coesi la Germania subi nel oampo melodrammatico l'influenza dei compositori jtaliani: Cavalli, Cesti, Stefani, e gli stessi autori tedeschi imitavano le opere italiane. L'opera lirica che aveva imperato a Venezia passò a Napoli con Scarlatti, Pergolesi, l'Qrpora, Piccinni, Paisiello , Cimaroaa. 13

"-"°"" .........,........,.. ... ,,,.....,.... Nell'Ottocent . ~~;..iiìiiiiìiiilÌlillillll■- lirmamento det ml!!"e RossinÌ. Beli' . Cosi ro r .genu musicali d 1 "'· Donizetti e V . d_ette il ti: ~e\'i"= costitu\ il m~ tuuo il mondo. erd1 brillarono nel sino a Masca n· a melodia all'Eur~g1or_vanto della n Con tanta g I~ Puccini la pro . pa intera, manten ostra ?rie e l'Italia strada che d,;;~;1a alle nostre :;,~I egemonia nel tea~;od~ !ncontrastata ag~_rtel".azionale ;~uire la nostra a~t;~7 è dWìcile intu;~;' moi"diale. ·1 I a In paesi ed possa servire ~g· oggi e di doman· qua e è la v1a e l'eternità ammonire che sol ~ come per il pass I. · 0 /ove è la voce de~~ost=m:\~ -:::- '"'·""''o .,.,.e c-,4,.,•.a Po1t1t1.'Vo "'•~ t:SSIO poa:\S() """""."-.°

Romo • Arco cli U1ono Quodrifronte CONTINUITÀ RAZZIALE NELLEFAMIGLIE-ROMANE La adu1.i deJl'lmpcro Romano d'Occidente coincide con la scomparsa de:ll'anii- .:1 anstocrnia J.itina. Nelle liste dei consoli dd tempo di Romolo Augustolo non ricorrono otmli più i bei nomi cM per s«oli hanno; ~gnato le 1appe di un ammmo fuJgmtc di gloria. Attorno ai Cesari onNJ eh secoli il patriliato ronuno eu st.110 ,opptanrato da 0$C'Uripto"inciali sal1ri in alto talvolta per me-riti militari più spcs.so per la maggiore adattabilità al carattere d, Imperatori provinciali anch'essi o per altre caU5Cnon sempre dogiabili. )pccic net periodi difficili che ndl'lmpero non fu·ono rui quando sul P:alacino M .1.,"Vicffldav.a.no con rapidità di baleno 00ndott1cri miLit.ui innalzali e sbalzati da.I troao <U.111 solubilità di eserciti mcr«nari J,e \i,•tvano in margine al mondo romano, cJ ~rancr quasi completamente alla su.1. l.OnlP3gine CÌ\'de. Ai romani rCSl'a.\',l il Sc-- na10 e attra,·crso il grande btitulo tfllmandatosi in.aJtcrato nella sua SINttura essi ~ tcrono mantenere unità all'immffl.saconqui51.t indipendrotcmcnte dall'insi2;bìliti ddl:t, .1.utoritl imperiale, Questo fino alla grande Ki:sionc dell'Impero in Occidentale: e 0ricnra.le. Poi_ poco a poco, altri popoli, che prcss.a,•ano ai con(ini troppo ,·asti, le divttSC nusc - troppe e collaboranti ad un fine unico di dissolvimento - soprattutto l'etc-rogcne:iri dei popoli che compoocvano l'immenso aggrcgito. sopn.ff«ffO la grande Razza e Roma per un momento parve sommersa. Il primo grande ciclo tta compiuto; ma &il da cinque secoli una Idea supcriote che in Roma 2\'tva posto la sua roccaforte garantiva di un nUO\-Oe più luminoso dominio del mondo. Roma a,·eva iniziato la sua rinl5Cita ancor prima dell:l caduta scnu soluzione d1 coot1nuità. Gli stori<i tardi e malignetti - che da noi furono accohi come taumaturghi proprio in Italia, proprio a Roma - tentarono dividere le sue epoche per attribuire: b. seconda a gmte che con la precedente non a,•cvanessun rappono di sangue.Come se un popolo fosse stato cancellato per sempre dalla storia. Petfino genealogisti :iccrcditati - quanto poco questa Kicnza è stata curata in Italia! - preferirono tagliar corto sulle ocisini delle maggiori nuove famiglie: attribuendone la diJCffldenu o a pcnonaggi immaginari JUi quali la aitica. 50r'V01ava o a rane straniere. Veramente quest'ultimo fu \'CUO che durò per tutto il McdlOC'Voe si prolungò 6n quasi a ic-ri. Solo nel Rinucimento talune (amiglie CC1'Clrono riconnettere: le loro origini a genti romane.

che portano diversi cognomi, nel 500 un ramo della famiglia - i Boezi - cumula,·.i. co&>nomi d tre delle maggiori genti: Anici, Manlii, Torquati. Di tale stirpe era il S:n.'.\• tore Severino IJoezio yìttima di Teodorico. S. Greqorio • Urbino, Galleria Nazionale fino a noi, spesso con i loro 'stessi cognomi. Al tempo della deposizione di Romolo Augustolo grandeggiava netr Urbe la Gens Anìcia, d. origine 1talica molto antica e facoltosa, tanto che, alle immense rovine dei ripetuti saccheggi - causa noo ultima dell'irrimediabile decadere dell'aristocrazia - potè saJvarc, non solo se stessa, ma contribuire :il mantenimento delle città e al fulgore deiraffermantesi p:ipa.to. Il più grande Papa. del Medioevo, Greb'OrioMagno è della Gcns Anicia; della Gens Anieia è un'altra immen53. figura cristiana. Benedetto da Norcia, fondatore del Ma ben pre-sto il cognome di questa gente scompare per ,-ssere sostituito dal titolo di Conti Tuscolani; e per altre 14 ,·ohe un Anicio sale alla cauedra di Pietro. L'ultimo papa dC1 Tuscolani fu Innocenzo Xllf - il nome era o,mai tradizionale dopo Innocenzo Ili, r Augusto della Chiesa - nel 1706; l°ultimo papa romano priml delrattuaJe Pio Xli. Nel secolo scorso la gloriosa famiglia s'estinse. Almeno so:ondo i genealogisti della Consult:1 araldica i quali hanno il torto di considerare le fo. miglie soltanto dal punto di vista nobiliare; e l'altuale legislazione nobiliare, anzi, lo stesso concetto di nobiltà, eredit:i.tc con la legge s:ilica dal Mcdioe"o è ben diverso da quello romano che aveva il solo titolo di patrizio per tNlti i componenti della gens. La re:1ltà è diverSa; oltre ad un ramo insignito di nobiltà ·esistente in Toscana all'ufficio anagr:ifico del Governatora.to di Roma esistono - dati del 22 no,·embre scorso - ben 2672 Conti, e d'un·a1tra famiglia romana, i Cesarini, di cui è quasi certa l'origine classica e che do\'cebbc essersi estinta nel 168), -· quasi trcccnt"anni fa, esistono. sempre in Roma, 52~ membri. eos·era accadu.to io realtà? Semplicerr.rnte questo: molte famiglie romane erano emigrate .i Bisanzio al tempo della divisione dell'lmP"ro; di molle altre s·era estinto il ramo principale nè più nè meno di come è accaduto r«eotemente per talur:e moderne, aJtre si ritirarono negl"immensi possedimenti terrieri, altre ancora nei secoli, cambiarono nome. Ma indubbiamente alle origini della seconda fa.se di Roma presidiarono genti romane, che attraverso centinaia di fusioni son giunte Roma • Palauo a punt(I di diamante 16 monachismo occidentale. Alberico Senatore, rantagonista di Ugo da Provenn, figlio, fratello, padre di Pontefici (Sergio III. Giovanni XI e Xli) è un Anicio. Da questa gente uscirono ben di«i grandi casati. Gli Anni, Aùcheoi, Pinci, Petroni, Massimi, rausti, Boezi, Probi, Bassi e più tardi i Conti Tuscolani, poi Conti d' Anagni e Segni detti i Conti per antonomasia. In questa grande gente era aHluito il sangue migliore dell'aristocrazia romana tanto che a simiglianu di certe famiglie nobili odierne D'altra p:irte delle di«i famiglie ~scite dalla gens Anicia credo che d'una sola Roma • ChiHa di S. Gregorio

,i:i estinto il cognome poichè non m'è riu. scito trOvare traccia nè in Roma nè fuori: gli Allcheni. Ed è facile comprendere tale sparizione nella difficoltà dì pronuncia che l:;, storpiato tante parolt'. I Pinci e i Pctroni per esempio sono ,:cmunissimi in Roma. un po· meno sono forse i Fausti, ma se ne noverano 62 membri; dt'gli stessi Boezi, chi lo crederebbe?, vi sono otto componenti, e i Bassi sono }06. Un cenno a parte merit2no i Massimi. Famiglie di quo:o cogno~ uscirono dJ quattro gcn1i, i Fabi - la grande gcns Fabia che si reputa"a discendente di facole, come dire precedente a Romolo - i Valeri. i Se-rgi - la ge1ue di Guilina - e gli Anici. I pili rt'nlOC:di ocumenti mcdice\'ali sui Massimi sono due lapidi sull'A,·cn1ino, una dcll'891. rifcrcn1isi ai Ma~imi Anici, un'al1ra pure sull'A,·enti. no. nel Monastero dei Santi Alessio e Bonifacio del s«. X senza pili precise indicazioni. Nelli tradizione della principal:: fomiglia Massimi attualmente esistente, i Massimi detti popolarcsamcnte delle colonne, dal loro palazzo al Corso Vittorio, 1..heBaldassarre Peruz.zi costruì ispir.indosi ai mcdelli della Roma repubbliona, essi 1pp.ir1ercbbcro alla &ens Fabia, comunque è indiscuSSJ.l'origine romana. A Napoleone d1e ncga,•a tale possibiltà uno dei Massimi allora a Parigi lanciò una risposta rimastd memorabile: « Non lo credo nean- ~hè io Maestà, ma nella nostra famigli:1. ~i Jic'c così da allora». Comunque attua!mcnte, e dai dati pr;. cisati del Governatorato di Roma, vi son l86 per. sone di questo cognome. Un°altra gnnde fa.mi. gli di cui orm;iì neuuno meite più in dubbio le origini romane, è quella degli Orsini, ramo dei Boboni che complessivamente ha dato cinque papi, 30 cardinali, 62 sroa• tori, I patriarca di Gerusalemme, I Gran Maestro di iblu., oltre una pleia. de di personalità minori. In origine essa aveva le case nel Foro Boario, presso l'arco di Giano Quadrifron1e e s«ondo Marchetti Longhi che ha particolarmen1estudiato le origini degli O r s in i , avrebbe preso il primo nome Ji Boboni dal luogo stesso delrabita2ionc. ma anche un'altr:a ipotesi po<rebbc darsi e ci~ che esso foSSt"uno di quei contorcimenti tanto frequenti nel Medi~·o, di Boeli; poichè nel ,•olume A111fq11i/alum di Gior- ~io Fabricio a pag. 21 si dice che al /"'1111 Q11adrifro,u si dava il nome di casa di Boezio. Il nome di Orsini ,•enne più tard; e fu forse patronimico da tal Orso della famiglia. forse ebbe origine da una spiacevole avventura toccata ad un Nmbino delb Roma . Palano Ma,timo delle Colonne Boezio - Roma, Polauo Borborini famiglia presso il teatro di Pompeo sul quale gli Orsini erano fortificati. J\wìcinatosi il ragazzo ad un·ors.a di pietra che faceva parte della decorazione dell'antico edificio le cacciò una mano nclle fauci s~• lanette ma la ritrasse urlando ihè una vi. pera annidata nel monumento !"avevamorso. Da quel giorno sulla fascia che di"ide in due lo stemma di nsa Orsini fu post:1 r effigie dei serpentello. Sempre secondo il Longhi anche la rosa che campeggia nella prima partizione doRoma . ex chi•sa $onta Maria in Grottopinta I?

\<..'tlericordare il soggiorno nella rocca sul teatro di Pompeo presso il campo di Flora, ora de' Fiori. Lo scudo originale era a bande rosse e argento che restano nella seconda partizione. Dal teatro di Pompeo,. passarono a quello di Marcello. dopo che l'ebbero abbandonato i Savelli ma sull'ingresso elevarono in memoria le due orse di pietra. Complessivamente gli Orsini romani - la casata è estesissima anche all'tstcro - sono circa se-iccnto (199). Di origini più antiche degli Orsini è la famiglia romana dei Santacroce, purtroppo estinta nel ramo principale ma fiortnre in altri rami distribuiti in tutta Italia. I suoi pafazzi bellissimi sorgono alr Arer.ula ed una via le è dedicata col nome originario di Publicolis ed una chiesa: Santa Maria in Publicolis, gentilizia dei Santacroce nella "ia omonima presso il no<o palazzo a punta di diamante. Essi vantano dunque discendere da Valerio Publicola che successe a G. Bruto nel primo consolato quando questo, per la parentela dei Tarquini dovè lasciare Roma; il cognome Santacroce sarebbe dovuto ad un cavaliere della sens Publicola l·hc accompagnò a Gnus.alcmme Sant'Elena 1n.1drcdi Costantino allorchè questa si recò in 'ferra.santa aJla ricerca de!Je reliquie di Cri\h.> e rinvenne fra l'altro la Santa Croce. f: b. noce entrò nello stemma diviso oro e '" rosso con le due mezze croci di colori opposti a quello del campo. Anche i Cenci si dicono d'origine romana usciti da una gens Cintia o Cincis e da Cintia; recano le mene lune sullo scudo. Ebbero. un papa nel s. X, Giovanni X, e que- .to è già sufficiente a decretarne una bella antichità. Sta di fatto che a Roma benchè scarsamente rappresentati esistono tanto i Cincis che i Cinci (dalla gens Cintia) che documentano la foodateua dell'asserito. Benchè meno numerosi di altre famiglie i Cenci sono 286 e i Cencelli. che do, 1rebbero es.seme un ramo cadeuo, }9. Naluralmente non bisogna prendere per oro colato tutte le asserite disccnden~ romane sorte dopo il XVI secolo, ma per le precedenti, attese Je condizioni politiche piuttosto sfa\'orcvoli a taJe origine si può ben essere fiduciosi. Nel I 100 poi tutto le famiglie di una quaJche distinzione discendevano almeno da un console; tiptca è la genealogia d~ Cesi che han fatto vagare i loro antenati dalla Grecia a Roma e da Roma in Gallia per stringer parentela con tutte le famiglie illustri delle diverse epoche storiche; press'a poco com'era ?-(caduto precedentemente nel Medfr,evo, quando dopo la morte di OC'siderio, senza eredi, sorsero oltre cento famiglie che dimostravano Ja loro discendenza. diretta dall'ultimo re d'Italia. Anche Dante si diceva discendente J,H;li antichi romani e precisamente dagli Elt~1. ramo dei Frangipane o Frangipani, nobilis. sima famiglia di cui ignoriamo l'originario cognome poichè fattuale le fu imposto dal popolo per una di quelle distribuzioni di pane che nei periodi di carestia le case patrizie largi\'2nO al popolo. Benchè sia estin1'2 nel ramo principale da secoli vi sono pure IO persone che hanno la prima forma <lei cognome e ij la seconda. Gli Elisei sono 64. Alighieri a Roma non ,·e ne seno benchè ahre famiglie d'altro cognome si dicano discendenti dall'Ali- ·ghiero. Na1uralmente anche fuori Roma ,,i sono famiglie che si dichiarano d'origine italica. e sulle quali sarebbe interessante fare ricerche; principa.lmeote nelle città iosa.ne e in Venezia. Così gli Strozzi di Firenze che si dicono di famiglia proconsolare. i Buondelmonie pure di Firenu che professa\•ano legge romana, e questa della legge professata è forse la più auendibile delle testimonianze in un periodo in cui ciascuno seguiva la propria legge nazionale e i tribunali giudicavano secondo la legge ro. mana, longobarda e salica indiffercn1emente. Pure di Firenze i Paui, benchè originari di Fiesole; qui difatti csistè la fa.miglia di t.r. M. Paccius e una di un Pacilius. Anii i fiesoiani, per a,·er ospitato i Fiorentini dm.tnle le in\'asioni ed essere a queste più \'Ohe sfuggiti si dànno in massa per italici. Dalla gens Pansia discenderebbero i Pan. ciatichi di Pistoia che recano per emblema il (igno bianco dal collo nero che Caio Vibio PJ.nsia, il maggiore dei Vibi, a\'C'\'a ccmc insegna delle sue legioni. Caio Vibio morì in Bologna per le ferite riportate nella battaglia che sostenne in favore di Ottavio et:nlro Mar<.'Antonio e in questa città ancora nel 1300 era opinione radicatissima che i Panciatichi fossero suoi discendenti. A Roma vi sono solo 2 persone distaccate da Pistoia. Le famiglie veneziane meriterebbero in questo elenco un posto a parte. I Mogemco di Venezia per esempio si dànno come discendenti della gente Cornelia, i Condulmero s'asseriscono tribunizi, i Giustiniani diKendono dalla Casa Angela Fla"ia che rtgnò in Oriente; dubitare dell'antichità dei Tiepolo è a Venezia quasi offesa pubblica e di fatto essi erano rappresentati all'elezione del primo doge Paolo Lucio Anafesto nel 697; gli Orscolo furono fra i primi a ricoverarsi nelle isole alla discesa dei barbari; quello che interessa è soprattutto che questi cognomi sono diffusissimi - bastano per tutti i Giustiniani che a Roma sono 184 - e Jo sono finanche nelle isole dell'Egeo che furono a lungo sotto Venezia e in DaJmazia. Campo di'studio vastissimo alla do- ~umentazione sulla razza italica pe-r chi ne avesse voglia e possibilità. GIUUO SILVESTRI

se1enza SCIENZAERAZZA Molte scienze hanno contr ibuito e cont.nbuiscono coi loro metodi di indagine e coi loro risultati alla impo,sta- 11one e alla soluzione del problema razziale. Possiamo aggiungere che nessuna scie nza, vecchia e nuovo, che abbia atbnenza colla ricerca dei complessi e molteplici lotti che l'uomo nei suoi diversi lati di studio offre all'es ame degli studiosi e degli artisti, è estraneo al problema dello rozza. Se è vero che nessuno oggetto di studio è più mteres- aonte allo spirito umano qua nto l'uomo stesso, è anche vero che forse nessun lato di studio dell'uomo è cosi attraente e importante quanto quello de lla razza, a cui ciascuno p er legami profondissimi e indissolubili è legato. Gli intimi e profondi $80llmenti che ci legano nella compagine della famiglia e della patria, sono gli stessi che formano 11nu cleo centrale della nogtra stirpe o raua. Delle diverse scienze che han no in ordine di tempo, e secondo il loro sviluppo storico . contribuito a far conosce.re e illustrare il problema razziale. furono in nanzi tutto le selenze morfologiche, ossia l'a natomia, nel senso trochzic,. noie della parola, e lo mo.rfo log1a;come le stesse scienze. dopo il Rinascimento, furono le prime a far conoscere la struttura del corpo umano. Partec,p::uono poi largamente le con06Cenze etno logiche e geoantrop::,g.rahche. in quan to fornirono i documenti e i materioh d1 studio roccolt1 con dJligenzo e scrupolosità sempre maggiori, quali i moderni mezzi di indagine e da raccolta hanno permesso coi loro raptdi prog.ress1. Tra 1 pionieri e i precursori della scienza della razza. trovian10 infatti illustn ma,rfo)ogi do u n lato e illustri viaggiatori dall'altro. Nella raccolta dei vrui dati, allo scopo d1 porre ordine in un materiale cosl ricco di dati, come appunto si rivelò sin dall'inizio, un notevole contributo lornl la stotisl!ca, da parte del più eminente cultore e fondatore d1 esso, 1IQue• tèlet, al quale dobbiamo anche una notevole mèsse d1 OS· servazioni, che hanno anche oggi valore non indilferénte. Adelio Ouetèlet (nato a Gand nel 1796, morto a Bruxe!. HALLER 1n

' .,_ ,:{J~?~~- 1., .Y,_7. , . ,_., 'V~~ ,r-:'r· les nel 1874) astronomo e matematico, riconosciuto come il fondatore dello scienza statistico, deve la sua celebrità alle due opere intitolate Fiaic:a Sociale: Saggio intorno all'uomo, (comparvero tradotte nella nostro lingua nella 81bhoteco dell'Economia mista, 3• Serie, Voi. Il). Nella primo esten• dendo il calcolo delle probabilità alle scienze morali e pohtiche, giunse a stabilire che anche le dilferenze. ad esemdio della statwo: del corpo dei diversi individui umam, misurati tutti nell'istesso età, si pOiSSOnoraggruppare secondo la legge dei coefficienti del binomio (legge binomiale di Newton) che rappresenta graficamente è quella della figuro seguente. ~-"1 ~~ . . . ~·- t.; 'ty-~...... ~ - ~\ . ~~~:~ ' I t, ·: '""': <. Quando s1vuole raggruppare un certo numero di m1swe o grandezze diverse si A procede comunemente facendo una media dei diversi valori, sommando tutti i doti e dividendoli per il numero dei dati osservati. Con tale procedimento si C11tieneuno semplioe media. o meglio. una mediana, che non dà alcun rapporto tra i doti stessi. Se invece (ragiono Ouetèlet) si raduna un nu• mero di uomini per es. 10.000 di un paese (diremmo oggi :azza) per dedurre la loro medio altezza. distribuendoli Laoncudo dQ VlnCi {1'S2,1519) il più 9rQnde 9enio di nostra stirpe. • uno dei più 9randi, •• non il più 9rand•• d•l 9•ner• umano, col suo ..,cutiaaimo sguQrdo ceppe abbracdo.re • dominClfe tulle le Kiettu • tulle I• arti (pit1u1a •. scultura, arcbJl•ttura, mu.aica). Vid• • scrut b con melodi strellameate adentifid. malemaUci ed •11Gtti, la struttura • il tipo a.ntropol09ico dell'uomo. Preconendo di Hcoli il Quelilet e i aucceHori applicb mJaure .. atte alle "'ari• parti d•I corpo, ape clalmenle d•tla part• pl\l nobile, qu•lla d•I •olio. J Multati di qu• ala mlrabll• antropometria Egli raccolH in qu•lla mera•i9lioaa raccolta di dlH9ni, eh• formano 0991 I ma99lori taeori di tanta c•lebri collHlonl ilo:lla.a.e • atn:uilere. dei quaU riprodudamo qui aoltanto alcuni pochL cbe ben dirno1lrano i m•todi esatti di ricerca del Grande maHtro • le ave mera.t9lloH conquiate.

secondo 1a grandezza di loro statura eccezionale, tanto quelli di bassissima che quelli di altissima, si trova chi! sono rarissimi e si poesono situare agli estremi (a e A) dello curva Mano mano che Cl allontaniamo da quesu estremi, troviamo gli individui che vanno aumentando o diminuendo di statura, in numero relatìvamente maggio• re. sino a giungere all'apice della curva (Mm) che rap. presenta la media statura e il numero massimo degli in• dividui. A questo numero massimo di individui corrisponde li tipo medio di Quetèlot. Molte obbiezioni sono state opposte a questa .dottrina, che non credo qui di ricordare. P,eme irivece rilevare che . dati utilizzati da Ouetèlet furono do lui tratti dalle misure della statura, e dello sviluppo del corpo umano del peso del corpo, della forma muscolare (dei .reni e della mano), del ritmo respiratorio e cardiaco; ossia di dati al• cuni morfologici e altri fisiologici, quali potevano essere raccolti a quei tempi su individui vivi. Estese lo sua inda• gine anche a individui di rozze diverse, e non escluso dallo sua considerazione i dati segnalati dagli antichi popoli (egiziani, greci e ,omani) e dagli artisti del tipo ideale delle 'proporzioni del corpo umano. In tale indagine fu pre• Confroatcmdo il dt..gno eh• rapp-•ffnla il •uo Autoritratto (n•lla llbliot•ca R•al• di Tori.no) cOi ~nl eh• rivuardoao 1• propon.ioai Olla tHta umaaa (d•lla R. Galleria d•ll'Acead•m.ia cli V•neda. d•lla Bibllol•ca Real• di Wlnda-or, • di Torino). al ril••a aoa aolo il m•lodo d•ll"analiai mal•mallca • v•om•trka d•ll• •ari• porti d•J Tallo. i cui dati formano la ba•• d•lla rleo.tnl:r.lon• d•i rapporti d•ll• dl,...n• parti, ma d.imoatraao anche eh• quHI• m•tlcoloH • riJN,lul• miauH furono eae91.1it• •ul proprio •olio (lac•ndo aatraaion• doli• proliaH apJN,ndicl dei ptill della barba • d•I captiJU). la ci.b Eql1 • ,a osuqul•nl• al pHc•tta eh• d•ttb n•I suo Trattala d•lla Pillura. col qual• f•« la proionda .-.rTaaioD• palcol09ica eh• 09ni plttor• conoac• • riproduc• innatui tutto (onch• iaccnuaaJN,•olm•al•) le latteo• d•lla propria ~raoaa. 21

DARWIN ceduto in modo maroinglioso dal nostro Leonardo da Vinci. Primo d1 darsi olla corriera delle scienze, Ouetèlet confessa che i suoi sguardi erano rivolti alle belle arti che lo attrassero sempre allettando le sue ore di libertà, e se non gli lu dato di coltivarle colla necessaria assiduità, non cessò mai di studia.re con curo le dottrine che formarono 1 grandi artisti del Rinascimento; come pure ebbe relazione con parecchi artisti del suo tempo. Porlondo {nel oopi.tolo S del libro I della Antropometria) sui limiti dell'arte e della scienza. Quetèlet espone molte considerazioni che possiamo·due vére ancora oggi, mettendo in rilievo la differenza che esl.Stetra l'opera del fotografo (daguerrotipo) e il pittore. Ma più importanti sono le oeservazioni che egli fa quando tratta delle facoltà psichiche e delle espressioni che il volto e il corpo, insieme colla parola e colla voce, manifestano cosl diversamente secondo le fisionomie e gli individui. Il Quetèlet. educato allo scuola deUe scienze matematiche. e abituato alle misure strettamente morfologiche. è stato anche il primo a riconosoere che i caratteri dei vari individui. forse più significativi della loro vita interio.re, non possono misurarsi col solo sussidio delle sciente anato. miche e morfologiche. Esse hanno biso;no non solo di essere integrate da altre scienze capaci di metodi più fini e più profondi, di scrutare i fenomeni della vita, ma anche dal largo sussidio delle arti. Non ai può tuttavia negare che forse il massimo contri• buio scientifico al problema razziale, allo stato attuale, è 22 lomito dalle scienze anatomica: e morfologico. allo stesao modo che il maggiore contributo negli altri o:unpi della biologia deU'uomo e degli altri viventi è stato apportato dall'anatomia e dalla morfologia, nel senso più ampio della parola. Basta ricordare che i criteri delle diverse classificazioni delle razze umane, ancora riprodotte nei vari trattati, han• no per basi fondamentali i o:rratteri più appariscenti della conlo.rmazione dello scheletro, specialmente del cranio, del colore della pelle e dei capelli, della forma dei capelli e dei peli ecc. Un grandissimo contributo in questo camJX) ci viene oggi dalle riproduzioni fotografiche dei vari poJX>li e razze, che certamente quando è ben scelto. vagliato e ordinato. potrà, insieme colla raocolta fonografioo dei canti e dei linguaggi. dei costumi, degli abbigliamenti e delle vesti ecc. formare un documentario di curiosità e di attrazioni dei vari musei antropologici ed etnografici. Tutti questi materiali morfologici rappreNntano utili documenti, quando siano integrati da dati sicuri non solo sulla !Qro provenienza. ma anche di tutte le diverse condizioni di età, ecc. ossia di tutti i movimenti interiori o psichici dei quali esse sono le espressioni esteriori. Come un esempio evidente della d.ivenità che una stessa persona può avere rappresentata solo nel volto, secondo l'età e l'abbigliamento, il modo di portare la barba. val• gono le riproduzioni fotografiche del grande fisiologo sviz• zero A. Haller, e del grande naturalista inglese, C. Darwin

Come è avvenuto per tutte le scienze biologiche, l'indaginè. morfologica dei vari individui di diverse razze non si deve limitare agli aspetti delle forme esterio;i, ma deve penetrai-e negli aspetti delle parti nascoste, ossia di tutti gli organi interni. dalla vita e dalla attività dei quali provengono i movimenti, gli atteggiamenti, le reazioni riflesse e volontarie, i sentimenti e le attività più elevale connesse coi sentimenti e colle attività più elevate DCII...,_ l'Wcla ..... eala ............ ....W. c1e1r.._. .., •A.OIn conclusione, possiamo affermare che nessuna scienza, come nessun campa artistico e culturale è estraneo al vasto complesso problema della razza, appunto perchè i membri di ogni razza sono uomini che si differenziano da quelli di altra razza i,or caratteri morfologici anatomici, funzionali, morali, artistici, culturali, di linguaggio, di adattamento alle particolari condizioni di ambiente e di clima. Lo dello spirito. Non esiste ancora {se si escludono alcuni tentativi frammentari di qualche organo, come il cervello, esaminato nella sua massa e nelle sue circonvoluzioni) una anatomia e una morfologia degli organi interni delle diverse ,razze. Ma è ancora un'altra se ,nza; la medicina, nei suoi van rami delle malattie e dell'igiene, delle difese organiche individuali contro l'invasione dei parassiti, l'aggressione di animali velenosi, di orotozoi e microbi patogeni. che ho dimostrato e va dim ··: .:ando come le diverse razze umane si comportano in modo diverso, avendo a(Xluistato alcune di esse particolari resistenze ed immunità a molte malattie. che sono o J,'.>OSSOensosere esiziClli per nuovi immigrati. Si comprende coine questo vasto problema della cosiddetta medicina coloniale può assumere una grande importanza per tutte le imprese di colonizzazione, quale ad es. incombe oggi all'Italia nel suo nuovo grandioso destino de1l'Jmpero. studio del problema raz~ ziale, come quello dell'uomo considerato in senso astratto {come si suol dire tipico). implica, investe e comprende tutte le manifestazioni fisiche e morali dell'umanità. Si confonde quindi col problema dell'umanesimo, ma con un aspetta e uno scopo particolarmente attraente e interessante, in quanto prescinde daUa considerazione ideale {e quindi artificiosa) dell'uomo tipico unicO e medio, ma pone oggetto della sua indagine la realtà obiettiva dei vari uomini e individui, che popolano e che hann~ popolato la terra, riuscendo a dominare e sopravvivere alle lotte imposte dalle dure condizioni di vita di sc..ggiomo e di alimentazione dell'ambiente, come dalle lotte imposte dalle razze vicine per il dominio dovuto alle proprie doti superiori. Fissare (identificandole opportunamente) queste doti superiori, per rafforzarle nei viventi di oggi. rappresenta un altro còmpito che è cer-tamente il più elevato, degli studi scientifici razziali. Sll.VESTRO BAGUONI Db-tttore dtll'latitulo di n.lol09WI Ul"IQ.et d•llo 8'910 ua1••m1a: di ltOl"CI

-'._\. Veduta di FirenH del 1500 ~\. nche il patrimonio psìchico dell'individuo non 15-fuggealla telligenza in generale più che quello delle singole squisite doti legge generale dell'eredità biologica; esiste cioè un'eredità psi- intellelluali. Il De Candolle (1873) dimostrò il trapasso deltacologico cui nessuno può sotlrarsi o disubbidire. Ee.sa si rivela lento matematico nelle famiglie Bernouilli, Euler, Hersçhel; fu certamente nelle qualità psichiche generali e comuni alla !o1la però prudente nel generalizzare questi esempi. Continuando su degli uomini; ma gli studirnii più moderni sostengono che es.sa questa strada fu più esplicilo il Ribot ( 1887), il quale ricersi manifesta anche in peculiari abilità mentali acquisite, fino cando l'eredità dei talenti nelle famiglie, affermò in pieno l'ealle abilità superiori. Nel 1869 il Galton raccolse una e lista sistenza dell'eredità dello spirito. Il Moebius (1901) ammise d'imparenlali » pittori, 5euhori, musici, giuristi, letterati, per l'ereditarietà dei talenti musicaJe e matematico, e riconobbe parquanto egli si proponesse il problema del1a ereditÀ dell'alta in- ticolarmente • •nnato » quello poelico. Il Kammerer (1912) am-

rei/ea#iludini psickic mise la dispo11i:tioneereditaria alle doti musicali, acqui,ite con lo ,tudio, con l'esercitio, e aggiunAe come vcr~imile l'er edità delle altitudini manuali, tec11iche, a 1uonare strumenti. furono forti W!.Sertoridell'eredità psichica llllperiore anche il Purso n, il Buccola, ecc. Tuttavia, per la verità, non mancarono contrasti al riconos cimento pieno di questi conceul, tanto che tale diballito ha fauo uno dei capitoli più compiesti ed imponanti della Genetica. Sopratlulto il \VeiMm■ml ( 1892) e i 11uoiseguaci ti opposero all'eredità psicologica; l'Odio (1895, contras1ò le assen.ioni del Gahon, al massimo accordando al (attore ereditario la c oopera• zione col fauore ambientale. e concludendo con una ,ua formula: e il genio sia più nelle cose che negli uomini>. Negarono ogni forma di eredità psichica. compresa perfino quella generale, il Pellacani e il Conklin i mentre altri, quali il Lugaro e il Patrizi. sono stati inclini ad ammettere una preparnione ereditaria ·del patrimonio psichico nelle linee. generali. Ma una ricchiS&ima documentazione della pouibilità di ere ditare le attitudini psichiche è: quella recata da C. Pieraccini (1924) ndla sua poderosa opera: la Stirpe dei Medici di Ca/uggiolo. Oltre ad un'acuta a dotta anali.!i paicometrica della Famig lia Medici, egli ha ricercato le leggi dell'eredità biologica in ahre dodici antiche rinom~te ramiglie fiorentine: Alberti. Ah o,•iti, Coraini, Ginori, Guadagni, Niccolini, Pa,s,erini, Pecori-Gir aldi. Ricuoli, firidolfi, Rucellai, Stroni, prendendo come pun lo di partenza per ogni famiglia il primo maschio deceduto attorn o all'anno 1400, e Kgucndo tutte le linee che da questo stipite sono derhatc, in linea maschile, fino all'eetinzione di ognuna di esse. facendone una minuziosa~ intercsaantìuima disamina geneal ogica storico-biologica. Alcune di queste famiglie han dimos.trato chiaramente, in tale analisi, un bilancio mentale composto di q uelle doti che sono più proprie dei gruppi .ociali dominatori: la fierena, l"orgoglio. il coraggio, il dispreu:o della vita, una not evole energia volitiva; così le famiglie Rica..oli e Firidolfi, 11ellequali siffatte doti 1.rapauarono inahera1e per succe&Sivegenerazio ni, e rCllisletlero lungamente anche dopo il cambiamento di luogo, di abitudini, di rapporti sociali, quando t'inurbarono, luci ando le avite terre e castella. ln\'ece altre di queste famiglie. qu ali la Niccolini, furono del tipo intellettuale. operoso, morale; specialmente nel particolare ramo dei Niccolini disceti da Lapo di Giovanni per la linea di MCMCrOtto ed Agnolo suo figlio, fu tradizionale l'alto valore inlellcttualc. culturale. ecico. dando un gettilo ecceiionale di uomini psichicamente extramcdiani supc• riori: il 43,69%, cifra addirittura meravigliou. Tra queste antiche famiglie fiorentine, considerate globalme nte in tutti i loro rami, rifulge nell'analisi psicome1·rica, per perFiresue • VUla Beole della Petraia .. Ritomo trioaJ.ale della apedi&ione coa.tro l barbarNCbi N

2S centuale dei valori p~ichici, quella dei Medici, che appunto fu la dominatrice di Firenze e della Toscana; il 38,7% dei suoi membri vissuti oltre il diciannovesimo anno furono psichicamente mediani e al disopra di csa!Ì si elevarono il 22,58% di paramediani superiori e il 9,68% di superiori 8S$Oluti; mentre, per esempio, la famiglia rh·ale, gli Strozzi, ebbe 1'83,15% tli muchi psichicamente mediani, ma ~olo il 14,61% di paramedia. ni superiori e nessuno di intelligenza superiore assoluta. Dai numerosissimi dati esaminali, il Pieraccini ha dedono che accanto ad una ereditarietà mentale globale. convi\'e quella ,di specifiche forme spirituali, e l'una e l'altra si realizzano per nggruppamenti, che tal\'oha continuano in lunghe strie genealo. giche. L'obbiezione più gra"e, come ho accennato, e come fu particolarmente avanzata dal Pellacani, dal Conklin e da altri, è che l'eredità psichica non ;sarebbe dovuta, in tulio o in parte, a veri e propri Fa1ti ereditari, ma sarebbe alle dipendenze dell'ambiente, per una capacità di recettività e reattività personale all'ambiente famigliare e sociale, nel quale l'individuo si trova dalla nascita fino al completo sviluppo intellettuale e morale. La parte trasmissibile non andrebbe, secondo costoro, al di là degl'istinti; il resto non sarebbe eredi1abile, e se rivh·e nei discendenti è accidentale favoreggiamenlo dell'ambiente. All'influente dell'ambienle e dell'ec.lucuione naturalmente non sì può negare importanza nolevole. nella delenninuione del )!a· trimonio psichico individuale; il complesso di ricordi, di abitudini, di pratiche, di esempi, di allività famigliare e sociale, influisce cerio !'ìUI particolare agsetto cerebrale individuale. [ chi volesse in pratica distiriguere le singole influenze dei due fattori - organismo umano ed ambiente - nella formazione della psiche di un individuo, urterebbe in gravi difficoltà. Ma una quantità di CRmpi mollo significativi può trarsi dallo stu· dio dell'eredi1à delle tendenze, dei gusti, delle passioni, -dei ta. lenti, della condotta morale, esempi che dimostrano come essi possano ripeter!'!i nelle linee genealogiche anche mutando le con• dizioni ambientali. Un caso singolare è questo, fra i tantissimi: Leone Daudet è uno dei più espliciti avversari dell'eredità psi. cologica; eppure egli stesso offre un luminoso esempio di e eredità letteraria:, famigliare. Da Alfonso Oaudet, che ebbe un frate! lo Ernesto autore di romanzi e 11Crillsi torici e che a"eva sposato una scriurice, nacquero il romanziere Luciano e Leone, il quale ultimo, quasi volesse sollrarsi a tali influen1,e, studiò medicina, ma finì anch'egli nelle lettere, sospintovi da questa ere· dità parentale bilaterale; e quando il figliuolo Filippo perì tra.

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