spuò afferma« con una mta ,;, ... rena che se all'inizio degli imperi troviamo una famiglia, aJlo sparire di essi ci ,•iene incont!(> uno scapolo. Non sarebbe privo di interesse tracciare la storia della decadenza dell'istituto famigliare, specialmente per determinare le ragioni che conducono al celibato - quc• sia piag~ delle nazioni e degli imperi -, in vista di accertare una delle cause più importanti della decadenza di un popolo al comando. Il destino dei popoli ha in pugno i celibi come un'arma, e quando crede giunto il momento per avviare una stirpe verso la china e il precipizio libera i suoi strumenti che rodono a poco a poco un popolo come la fillossera la vìte. Antica i:aaachera del H parauita .. Difficilmente si sbaglierebbe identificando la storia del celibato in Roma ,con quella della sua decadenza. E' appena credibile anzi che l'Impero possa csMrsi formato in un periodo nel quale infierivano le piaghe dcl divorzio e del celibato, e bisogna pensare che il fenomeno fosse precipuo della classè dìrigente, e che il popolo romano ne fosse immune. Ben inteso, celibe è altrettanto colui che si sposa a cinquant'anni e il maltusiano ammogliato, chi tradisce, in sostanza, la famiglia. Di questo tradimento alla famiglia, che poi si risolve nel tradimento alla propria stirpe, gli antichi avevano orrore. Tu11e le origini delle società umane sono piene di questo orrore d!I. ~clibato. Alla baSe della famiglia primitiva è uno strano miscuglio di sangue e di superstizione che tiene uniti i singoli membri e li distingue da quelli di altre società familiari. Pure, crediamo che, assai più dd ,•incolo religioso e non ostante i numerosissimi riti tramandatici dai testi, sia stato il vincolo del sangue quello che ca. rattcriz:zava gli appartenenti ad una famiglia. La religione del sangue e delle superstizioni bisogna cercarla in uno dei pri. mi e più profondi fenomeni che abbia colpito e sbigottito l'uomo: la morte. J1 concetto che gli antichissimi avnano della morte è assai diverso da. quello che si è formato in tempi storici relativamente recenti a noi. Una trasformazione. li morto continuava a vivere in un'altra vita, ·conservando i bisogni essenziali che lo tenevano legato al mondo terreno. Di qui le offerte di focacce e di bevande, gli oggetti di vestiario posti nell'urna, e i gioielli alle femmine e i giocattoli ai bimbi. Non è a dirt che tali pie deposizioni avessero carattere Sffllplicemente ~imbolico, poichè: recenti ritrovamenti archeologici hanno messo in luce dei canali scavati dalla superficie della terra dritti giù nel sepolcro a tcstimoniare il vivo uso che i defunti avrebbero dovuto fare degli olocausti. Per conscn·arsi tali tributi - nella fi. ducia che solt·anto il morto onorato e frequentato dai parcnti aveva felice vita nell'al di là, oscura e triste il trascurato -. era necessario provvedersi durante l'esistenza. una generosa discendenza e tenerla stretta. intorno al culto dell'a\'O. • Oh padre~. esclama Oreste dinanzi al cadavere di Agamennone, nelle Cocfo,,., di Eschilo, • finchè: io sarò vivo tu accoglierai banchetti sontuosi, ma quando io sarò morto non avrai più la tua porzione delle agapi funebri di cui r morti si alimentano•· Il celibato ua dunque un delitto, un dc- . litto perpetrato verso il proprio sangue e i propri morti. Dalle innumerevoli citazioni nei moltis- ,simi testi rl'ttlastìci, di riti funebri, di leggi, di consuetudini gentilizie, dovremmo argomentare che l'umanità abbia per millenni conservato questo orrore del celibato. Almeno fino a quando lo sforzo di astrazione mentale ha creato gli dei. Epperò, se dopo la creazione degli dei, vale a dire dopo la creazione di una vera religione, la quale aveva le proprie divinità c:tonie e stigit, funebri in una parola, che servivano al culto dei defunti nè più nè meno come le divinità celesti servivano aL l'augurio per i vivi, se dopo tutto ciò diciamo, il culto dei Mani si è a lungo e profondamente conservato nelle tradizioni di famiglia, quale altro vincolo Eòe non quello del sangue rimaneva a tenere congiunti i vivi ai propri morti e a continuarne la discendenza? · La vita serviva a rendere dolec: e benefica la morte. Per la tema che i .sacrifici non fossero fatti con quella purezu d'intenti, con la $01lbcitudine e l'affettuosità nc<:essarie, gli estranei ne erano rigorosamente respinti, anzi, il loro intervento rendeva nullo il sacrificio e solo i Innumerevoli sono le citazioni greche che attestano l'uso delle tombe di famiglia nelle quali era proibito dalla legge seppellire C$tranei. Solone \'ieta assolutamente l'inumazione se non di consanguinei (Cfr. Cicerone: Dt Ltgib,u, II, 26). Anche i romani avevano lcgfi consimili e l'uso delle tombe famigliari. Sanguffli.s cqn"4nctio, eadem habere monu,utnta maio,,-um, ii.sdem vti sacris, stputc,,-a ltobert com,nunia : i consanguinei debbono avere gli stessi monumenti degli antenati, compiere gli stessi riti, avere gli stessi sepolcri. (Cic.: Dt Off.). Avere numerosi figli, con la sicurezza di numerosi .nipoti significava assicurarsi una vita. beatamente eterna. Il celibe era un essere inutile quindi, un traditore della famiglia, un traditore dei propri morti: quel che c'è di più repugnante. Questo vincolo di sangue, esclusivo in una socie• tà famigliare, che dapprincipio era soltanto rivolto ad onorare gli estinti, gj trasformò a poco a poco e divenne il necessario perpetuar-si di una gente, di una stirpe. Alla famiglia, alla tribù, alla gente infatti non potevano appartenere altro che uomini dello stesso sangue o nati nell'ambito famigliare, e tutto dove,•asì sacrificare a questo vincolo, fosse anche la salvezza della patria. Come dov~va essere vi,·o questo scnti- ,rnento, se in piena guerra Annibalica un Fabio, allora comandantc dell'uercito, lascia il campo a Minucio suo sottoposto e
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