il mondo non esiste. o, se esiste, non può es:;ere co• nosc::iuto. Ciò che esiste è unicamente il · pensiero. Oggi i karlliar;ii e gli hege. liani affermano su per giù la me<lesima cosa; m11. come il vi\'O senso della nalura. che a\'evano i greci. e che dimostrarono così chiaramente nell'arte. nou ,nebbe potuto essere offu- :scato,senza una forti!,sima ;nfi!trazione le\'antina, che trasformò di fallo, neg;i uhimi secoli, la loro ci\'i;ta, e della quale Ari• stotele 11011 fu che l'ultimo e più geniale oppositore: così, nel tempo oggi chfomato moderno, l\ant ed Hegel non sarebbero po• Iuli giungere allo stCMiO paradosso di Protagora, senta che la pcrceiione immediata del reale. ed il conceuo di sostania, che , stanno alla base della naturale, e perciò veritiera., cognizione delle cose, fossero stati confusi, e . a poco a poço sopraffalli, dal sempre più invadente razionalismo ebraico. Voltaire • Parigi.: Muaeo Nas.ionale neoplatonici avevano giù fortemente cornpromesi;o. Portando ancora oltre la tendenza astrattislica e razionalistica della sua razza, ridusse il mondo a un sislema di relazioni. Ciò che \'enne dopo non fu che una const<guenza. Ma quello che ora quì importa no• lare, quello che più inie• ressa, ai fini di una cliiarificazione, indispensabile a noi italianì ,è sopratutto questo: come mai questa corrente ere1ica, dol'ula ad una infiltrazione orientale, e che, ai suoi temµi. fu sempre nettamente respiuta da quegli scrittori. come Vico, che più si allenessero alla tradizione i1aliana, si è potuta oggi confondere nientemeno che col Rinascimento? Come mai. quando si par, la della filosofia di Pico. Pomponani, Vanini, Campanella, Bruno, si aggiunge la qualifica pomposa di filosofia -del Rina.scimenlo? Questo, infatti, è ;•uso. seguito ormai da un pe:tzo. nelle storie della filosofia. che si scrivono in ,Italia; L'opera cominciò dal Rinascimento. Ma non che coincidesse in alcun modo con questo: anzi gli fu, quant'a.hra mai, opposta. Qui sta, precisamenle, l'equivoco. li Hiuasoimento fu un portato italiano: quindi, per natura, classico e cattolico: mentre quella lenta ·opera di disgregazione della realtà, e di vanificazione della sostanza. ai danni della meravigliosa filosofia di San Tommaw, cominciò quando, alla metà del Quattrocento, una forte ondata di asianesimo penetrò, in Italia, attraverw due l'ie: i sistemi neoplatonici di Plotino, Porfirio e Proclo, fattivi conoscere dai dotti greci, 'emigrati da Costantinopoli, e sopralulto la Cabala, che i due ebrei Jochanan Ben lz.sak, e Mitridate, insegnarono al giovane Pico. La Cabala era la ,dottrina d'una setta che serpeggia\'& tra gli ebrei sino -dal IX secolo (pure senza fare parie dell'ortod<>M1ia talmudica) e che, con la filosofia dei neoplatonici, della qualt: era fortemente impregnata, aveva questo di comune: consìdera"a il mondo non come creazione, rilel'ala e <listinta, ma come continua emanazione.di Dio. La realtà, in questo modo, veni,·a a dissolversi in una nebbia ml!tic:a, che confondeva ì lineamenti delle cose, e queste, perduto ìl loro carattere di sostanza, divenivano apparenre, sotto cui si nucondeva, unica realtà, lo spirito. Tullo j1)Somma, tenden a di"entare spirito: passo, già evidente. \'erso l'idealismo. L-3 Chiesa avvertì, fiero da quel momerito, il pericolo: e condannò alcune delle dottrine di Pico. La Cabala e i neoplatonici Tiaffiorarono in seguito, in lutto il Rinascimento, e insieme a mofo·f stoici ed epicurei, pure allora riegumati, orile quali sem.brano non essere ispirate ad altro se non al bisogno di dimostrare, che tutta la filosofia, da;le sue origini fino ad oggi, tende necessariamente all'idealismo. Ora, 'S8ppiamo bene che cosa sia l'idealismo. Oggi l'uhim:r. moda è di chiamarlo e umanesimo>; appunto per consacrare quella insidiosa confu5ione col Hinucimento. Anzi il termine è: e umanesimo modern9 >. Che significa, in so5lanza, la riduzione d'ogni. cosa all'uomo, anzi alla sua ragione, e la negazione, la più completa di ogni oggetto, sensibile o tra.scendente. e quil1di di ogni verità. Ne volele un esempio? Ecco come un compilatore dell'enciclopedia Treccani, parlando d'uno scrittore antico (se v'inleressa saperlo, il pseudo Longino) parla dell'arte e della natura: e Il comune concetto della poesia come e mimesi> come rappresenla:io,u: naLurali.Jtico deUa realtà, ~ superato ubbastu11u, dcciwm.cnre; in luogo della « mimesi» si delinea la e fantasia• la quale è in rapporto, non già con una presun/a. realtà esterrm, beruì Ctln r <anima> del poeta». Vi raccomando quel e comune concerto», quel e -superamento», quella e presunta realtà es1erna » e quell'c anima•· messa tra virgolette; come se fosse una stohena parlarne. Il peggio è che dell'umanesimo moderno si parla da tempo nelle aule delle nostre scuole: sottolineando icon questo termine sempre la stessa merce idealistica. Quanto ciò possa corrispondere ad un modo italiano di sentire, non occorre 'spendere del tempo a cÒnfotarlo. G. DELL1SOLA ginarono tutta una serie di eretici, dichiarali o nascosti, da Era- • ~------------------, sm.o a Pomponaui, da Vanini a Campanella, da Socini a Bruno, Nel proMimo numero: il quale, appunto, partendo dall'indistinzione cabalistica tra spi- a OD O L F o F RE B C K ■ rito e natura. credette di poter identificare Dio nella infinità degli spazii, rivelata allora, dalkrrno,·e ricerche a!lronomiche. Il "Della letteratura tedesea tempo per l'ebreo Spinoza era interamente maturo. Egli diede.. 8 ■ l I a r a z z a " il colpo decisivo a quel concetto di soetania, che la Cabala e i
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