rinnova non può corrispondere che ad una dotu;ione eccezionale, non può esser ragionevolmente richiesta come un dato normaie. Come dicevamo, a che la tensio~, divenuta latente, si ridesti prima che sia. troppo tardi e subentrino i processi dell'automatizzazione della. razza, occorre un ostacolo, una prova, quasi una sfida. E' allora che avviene la crisi e la decisione: col modo del loro reagire, le potenze più profonde, metabiologiche della razza dimostrano allora se esse sono state più forti delle contìngenze e dei destini di un certo periodo di storia. Nel caso della reazione p08itiva, nuove potenzialità vitali vanno, dal profondo, a risa.turare H circuito T&Zziale.Un nuovo ciclo a.scendente s'ini. i:ia, per quella razi:a. In certi casi, è perfino possibile che proprio l'incrocio - naturalmente, mantenuto 4n limiti ben precisi - ~h·a una funzione del genere. Ciò è noto nella zootecnica. La < razi:a pura :t, in certe specie animali, è il risultato sia della presef\•azione dell'eredità1che di un sapiente incrocio. Noi •non siamo del parere del Chamberlain, che inclinava ad estendere una veduta del genere alle < rane superiori :t dell'umanità. Tutta\·ia, è un fatto ben provato che in certe famiglie aristocratiche, le quali, con la loro legge del sangue fongo i seeoli sono J'unico campo sperimentale finora avuto dal razzismo nella storia, alcuni incroci hanno appunto avuto la virtù di prevenire l'imbastardimento per estinzione o degenerazione interna. Qui - lo 11ottoliniamosi tratta di una prova, non d.i una regola. Di una prova, anzi, che può anche significare una sfida pericolosa al sangue. Ma il pericolo ridesta. Dinani:i all'elemento eterogeneo introdotto dall'incrocio il nucleo omogeneo è chiamato a riaffermarsi, a ridurre a ,è ciò che è e11tra.neoa,d esercitare di fronte ad esso la parte che ha il < dominante :t di fronte al < rece:.oo.sivo :t, nel campo delle leggi di Mendel. Se la reazione è positiva. il risultato è un risveglio. Il ceppo. che sembrava C$8USIeOd esaurito, si rav. viva. Ma se già troppo si era sCC$io, se l'eterogeneità, è eccessiva, la prova rallisce, ed è il rapido e definitivo tramonto. Ma il più alto strumento di risveglio inlerno della razza è la lotta, e la suura sua più alta espressione. O1e il pacifigmo e l'umanitarismo siano fenomeni solìdali all'internazionalismo. alla democra:iia, al cosmopolitismo e al liberalismo, è cosa affatto logica - lo stesso istinto antirazzista presente negli uni si riflette e conrerma negH altri. La volontà di lh•ellamento sub. razziale, insita nell'internazionalismo trova nell'umanitarismo pacifista il suo alleato, incaricato ad impedire che la prova eroica: vada a guastare il giuoco, galvaniu.ando le forze super• stili di popoli razzialmente non ancor del tutto sradicati. E' però cosa singolare - per quanto significativa nei riguardi degli errori a. cui può condurre una impostazione unilateralmente biologica del problema razzista - che la teoria razzista delle e scie. :tioni a rOve!ICio :t, quale fu espressa, ad esempio, dal Vacher De Lapouge, ipartecipa, in una certa misura, di quella &tes.,aincom• prensione circa ciò ehe hr guerra può significa.re positivamente per la razza, nutrita, qui però a ragion veduta, dal democrati• smo internazionali.sta. Infatti con questa teoria &isuppone che ogni guerra ei risolva in una eliminazione progres.,iva dei migliori, degli esponenti della razza ancora pura dei vari popoli, facilitando così una involuzione Vèduta unilaterale: perchè considera solo quel che nello scomparire di alcuni va perduto, non quel che in ben più vasta misura in altri si desta attraverso l'esperienza della guerra e che altrimenti, mai si sartbbc destato. Co§& ancor più evidente, se poi non consideriamo le guerre antioche,le quali in gran parte furono comballule da é/ikJ mentre gli strali più bassi da esse erano ri.sparmiati, bensì, le guerre moderne, che impegnano
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