spirito cimco; cd echeggiano come una sinistra risata comr,1 unta la civiltà antica. Ride di Omero. ride di Socrate. ride di Alessa11dro. ride ili Scipione, ri<lc di Annibale-. ride persino, senza nulla eom1>h'II· dtrne, di S. Ignazio. che. rotto Traiano. avc,•a subito eroi• camente il suppli:uo delle beh-e. Scri11ore brillante ma fatuo, giunge, nelle sue fantasie, sino all'csubcrantc cd al gonfio: ha, insomma, quelle stesse c.-.raneristicht che dis1inguono oggi tanti scrittori ebrei, anch'essi creduti brillanti, rn:t in fondo mono. ioni cd animati dallo stesso odio comro il mondo a.rio. La filosofia cinica fu, nella sua sostan:rn.. lc,·a1uina; ma 110n meno l'altra, che le fu compagna, ndl:t de,•iazion,e che successe ad Aristotele. Dico la filosofia s1oica, fondata dai due kvantini: Zenone di Cizio, nell'isola di Cipro. e Crisippo dì Soli, in Ci. licia. Su Zenone il giudizio J)iù profondo fu forse quello dd· l'italiano Gio\'enalc. Questi <wc,·a un grnn fiuto della natura degli uominJ; cd in una delle su..- satire (Xlii. 121). disse eh('. nella sola tonaca, egli diffcri,,a da Diogene. Era. infaui, egual. mente, un distruttore; solo, a differenza dell'altro, a\'C\'a hisogno d'ammantare, qucs10 suo fondamentale istimo, di ragionamenti filosofici. La natura ,era. per lui, il principio costitutivo dì tutti gli esseri, la causa uni,·ersale, la ragione, fa legge; Dio medesimo. ;\bbass.a"a sulla terra qn('I princiJ)io che Platone a\'c,·a collocato nel ciclo. Annullava. interamente, l'o1><=radi Platone: c. nel suo odio di :isiatico, pet questo genio ddla Greòa aria, non potendogli (X'rdonarc la sua nobiltà. e quel tendere all'aho, che ,,cni"a dalla razza. oltre ai sofismi. come la sua dottrina ddl'e,·i<.!tnza (ripetuta, poi, da Cartesio), non riSJ)armian\ neppure le ingiurie pili volgari. Non occorre dire come questo panteismo sia stato in tutti i temili (anche quando non iossc apertamente confessato) la filo. sofia dei Je,·antini. E' un motivo che viene dalla rau:a: la quak, come disse Goethe (eh(' ebbe modo di OSS('r\'arla nei moderni ebrei) « ha una tendenza spicca1a per tuno ciò cht- è 1crrcstre e momentan('() •· (Schopcnauer, che conoscc,·a gli ebrei. fece pure questa osservazione). Viene a mancare. per conseguienza, ogni criterio di verità: non essendo, q11es1a.snperiOrt' al mondo, ma dipendendo dai rap1>0r1i o dalle successioni, sem1>r<',·aria. bili, tra le cose. Ne ,·ii::ne che il rag:onare si riduce ad un:t \'UOta dialettica. ad una sequela di sofismi, J)m·i di qualsiasi "alore. Fu il più costante rimpro,·cro mosso dagli amichi a Diogene il Cinico· (Mu.seo Copitohno • Roma) Zenone. Carneade, per comballere i suoi libri. dice\·a di do,•cr prendere. prima, una buona dose di ellèboro, ondl' schiarirsi buire a offuscarla, è utile ricordare alcuni fatti d,ella decadenza la meme. Cicerone se ne burlò, pili d'una ,·olla. nelle THSCH· <lella filosofia greca. Contemporaneo di Aristotc::le fu, come unti lime. Seneca, che pure J)assa,•a, per stoico. ne rise \''1lcntieri, e sanno, il cinico Diogene. Questi era di Sinopc, colonia greca non si astenne dal de))lorarne i J)ericoli. ddl'Asia Minore. Ma non era, assai probabilmente. 1111 ;'TeCO. Ma quello che si spinse a un pun10 massimo di im1>11denzafu Aveva una profonda àntipatia pcr tutto ciò che ~tassie della l'ahro s1oiro lc\•antino, Crisìppo. Anva scriuo un numero proGrecia aria. Il suo continuo sarcasmo, non era che llll assalto digioso di opere, di cui Diogene Lacnio ci ha consenato i a tutto ciò cui essa, fino allora. :wcva creduto. Era un sarca· titoli: ma esse non dove,·ano essergli cost.1.te molto la\'oro, smo, fatto non per correggere. m.a per distruggere: scopo sol- giacchè non si faceva scrupolo di ro11iare quelle degli altri. tanto a se stesso. Odia,·a, per conseguenza. Platone; il quale Avc\'a inserito la Mcdeo d'Euripide in una delk sue opere; cd l'a,,,e, a soprannominato: Socrate in delirio. Era, insomma, nel il grammalico Apollodoro dice che non gli sarebhe rimasto carattere. un vero le,•antino; cd è probabilissimo che fosse di quasi nulla, se gli si Loglicssc quanto non era suo. La ricerca <111cstarazza la quale do,,c"a a\'ere molti rappresentanti a Sinopc. della ,·erilà non era la cosa che più gli importasse: 10110 il suo D'altronde, J,enntini furono i suoi più famosi seguaci. Mc• studio 0011sistc,·a nell'a",·ilupparc gli an 1ersarii in argomenti nippo, di Gadara in Fenicia, venduto come schiavo, e riscat- capziosi come questo: e Ciò che tu dici passa per la tua bocca: tatosi, era andato, da gio\'ane, a stabilirsi a Tebe; ed ottenu. tu dici la parola «carretta•• dunque nna carretta J)aSsa 1)Cr la tivì il titolo e i diritti di cittadino, s'era dato all'usura, ed tua bocca~- {)i)purc-: « Ciò che è in Megara, non è in Aten,e: ,·i a\'eva ammassato, con sì degno mieuo, una ricchezza immens,a. sono uomini in Megara, dunque non ,·t-ne sono in Atene> Dopo tuttodò, e per colmo di scherno, faceva il filosofo cinico. Oppure ancora: « Voi a\'ete ciò che non avete J)('rduto: voi non Ecco come Luciano, n,ei « Dialoghi dei morti>, lo fa descrivere avet,e perduto le corna, dunque iwete le corna>. E cosi ,·ia da Diogene: « Costui ~ uu vecchio calvo, che porta un mantello di sreguito. tutto buchi, aperto a tutti i venti, e reso ridicolamente diverso Sembra incrNlibile che in un'età in cui esistevano le opere dalle liste d'ogni colore, da cui è rappezzato. Ride sempre, e .. di Aristotele. ci si potesse perdere in simìli sciocchie:ue. ).fa schernisce, il più delle volte, i Jalsi filosofi>. Levantino fu pure la Grecia non era più la Grecia; e le opere del suo più grande uno scrittorie, non di prof,essione filosofo, Luciano di Samosata filosofo giacevano nell'oblio. Solo l'Italia, alcuni secoli più in Siria, le cui operette cd i cui dialoghi sono tutti imbevuti di tardi, doveva risuscitarle. G. DELL"ISOLA 16
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