La Difesa della razza - anno II - n. 21 - 5 settembre 1939

e non da incomprensione o protervia, la Chiesa di' Roma. e: El mundo .. poco> era stata la frase di Cristoforo Colombo alla vigilia di acoprire il nuo.-o mondo. E Bruno, travolgendo la concezione tolemaica. superando anche quella copernicana. schiude agli occhi degli uomini del Rinascimento la visione meroviglìoe.a dei mondi infiniti e, lungi da! ro.s• se,gnarsi all"inozione, pur riconoscendo la proprio incapacità a raggiungere il vero, cioè la conoscenza del lutto, si abbandona al suo e eroico furore >, in <:ui si a.flerma in pieno l'umano vcdore, in cui si concreta quella che è !'es.senta dello spirito umano: l'azione; mentre Spinoza, dopo avere, e:more geometrico>, dimostro.la l'Eli• ca, si rifugia meschinamente nell'c amor Dei intellectualis >. Li, nell'u0mo latino allascinoto dalla gloria nuo•a rinaacimOntale, è l'olferma%.lone suprema della no.tro grondeua, l'inesausto aspirazione alla conquista del vero, l'ansia perenne e sempre Insoddisfatta di appagare U no.tro spirito; qui, nell'uomo dello sin09oga, alieno da ogni poesia, impotente a driuor l'oli verso mete sublimi, è il calcolo freddo, il muto ro:zioclnio, cui 10CC01TOnola pedanteria propria. dei giudei • la pertinace insistenza nel volere ad ogni costo fare qualcosa anche a.e nofl risponde olle intime esiger\U dello spirito. Ed è questa lo ragione per cui ogni coaa che sia il parto di una mente giudaica debbo assolutamente mancare di spontaneilò e di vita, e -per CUi il .glude<1 mai potrò es.sere cr80tore, artista e poeta. Ma torniamo a Bruno. lo credo che, dopo aver esaminato anche con la maggiore impar- :zialitò l'opera sua, prescindendo anche do quelli che possono essere i fattori esterni, cioè o dire la ritrattai.ione delle proprie dottrine fieramente respinta • il supplizio del rogo slolcamente aHrontcrt,b. nessuno sludioso di lil0$olio sia rimasto sen:za ammira- :z.lone per questo pensatore meraviglioso die • b.n !unQi dal voler sminuire con la sua dottrina la concezione della divinitò, quale ero definita nei dommi chiesastici, ma che cerca invece di polenziarla, nella speronzo suprema che la Chiesa, conquistata dalla nuova conce:zione, obhiq, od a<:C091ierla e a farla 1ua. E quando s'otcorge che vano è lo sua opero_ che anzi lo conduce olla morte, ei non la ri!iuta, ma impavido l'affronta. Il suo panteismo è certo incompati• bile con la religione cristiana e nessuno mai ha sognato di scendere in ,ua difeso.; mo esso trova la sua giustificazione so lo si inserise$ nel periodo in cut sorge: nè v'é pericolo alcuno che esso abbia ad influire sull'onimo del giovani, nè tanto n:,.eno ad Iniettarvi pericoloso veleno, Orbene, .. il Rinascimento è una noetfd gloria, non .olo perchè lrionla In easo lo visione del bello nella aua intera estrinsecazione umana e e~:~1~• ~~r=r:~l~~il~~f vl~:~ ~d~:n~ • dell'universo, la lil080lia di Giordano Bruno non pu6 esaere staccato dal movimento spirituale del Rinascimento, che anzi possiamo benissimo affermare essere gìun10 con Bruno al suo olorioso epi.1090 e aver esaurito la sua lunz:ione. Resti dunque Bruno :ielle nostre IC'Uole. e non a ,empllce titolo di e curioaitò del paasato •· Lo suo conquisla, ralfermru:ione cioè dell'infinito, inesauribile attivilò del nostro spirito perennemente teso o raggiungere l'i?T09glungibile vero, troverò nel Fichte e nei romantici facile accoglienza: il che ci prova che, dal punto di vista lil0$0liOO noncliè letterario, il Romanlici.smo poleva beninimo sorgere in Italia. E invero non comprendiamo in che sen. so il Dell'Isola abbia voluto lare dell"ideoliarno un prodollo giudaico. Sarebbe nostro vi. viuimo desiderio, qiacchè ho paria10 di Impellente nec.uil6 che i giovani siano Illuminali su quesle delicate questioni, che egli ~::: ~u:•~~C:;e~~ro ea'io ~~~19 8:!'. ri:~ maggiore ampieua. Kant, sopra tutti gli o.Itri, attende di essere tocoalo con meno leg. gereua. ~ ,e, ~ Il nostro collaboratore Giuuppe Dell'bota. ecco che cosa risponde a ques1e lettere, che riguardano il suo serìllo sull'inse,gnomento dello filosofia: Sono pienamente d"accordo su quanto si allerma, cosi bene, in una di esse, che lo verità è una, e sta al disopra di ·tutte le rozze; mo é necessario aggiungere che la rouo che vi si à di ph). accostata è lo noatta, che l'ha saputa esporre nello più alta di tulle le filosofie: la lilogofia di Tommaso. Quanto a c:i6 che lo slesso cameroto dice, porlando del lesto di lilosofia del Lomanna, che cioè, In taJe testo, venga messo in luce e condannalo, in modo compren sibile agli allievi il lato distruttivo di certe dottrine, posao, diroU avendo il libro l!lotto gli occhi, che io stesso per quanto ml ci provi, non riesco ad accorgermi di alcuno condanna: non vedo altro. a propoailo degli ebrei, S~noio e Bergson, che una HJ)Oai• :zione, piuno.lo elogiativa. delle loro dottrine. Un altro camerata, domanda se i ire fondatori, come egli dice, della moderna critica d'arte, Fiedler. Hildebrond, e von Moar6ea stano stati ebrei. Gli rispondo subito che le loro dottrine sono certamente ebraiche; e ci6 ha ancora più importanza del loro atto di naacito. Tonio più se ai trotta di ariani. le loro opere sono un esempio del J:lf'Olondo male che l'influenio ebraico ha UtCOIO alla civiltò. All'ultima di queste le11ere. che Porla di Bruno, rispondo semplicemente che essa m.t sembro con~pito in modo storicistico. Infatti, vi ai esalta Bruno e vi si esalta contemporaneamente, la Chiesa, Ti si giuslilica, nuova necessario esigenza, il pantei• smo, e vi 1i giustilica ugualmente la premura della Chiesa di dilendere la dottrina della trascendenza. Tuno viene po,sto in dipendenza del momento storico quindi anche la verllò, che in se stessé non esiste, e varia. secondo i tempi, proprio come pensano 911 idealisti. Inoltre, non rlesoo o comprendere come l'autore dello lettera veda in Bruno, per uSQie le 1ue parole, c:l"espressione Più completo dell'uomo del Rina&<:ìmento •- Il Rinoscimento italiano non fu panteista (per quanto 91! ideali.sii, do un pezz:o. senza fondamento lo affermino); esso non fu ropp~esentoto, perci6 dai filosoli del tipo di Bruno, i quali non rappresentano ciò che è propriamente italiano, ma, se mai, lilosolie decadenti, sulle quali, da lunoa r:iano s'era sen1i1a l'influenza delle sette immanentistiche ebraiche. Una dì queste, divenuto lomoaa. lu quella dei chossldisti, che era tutta londala su quell'esaltazione e dell'umano valore• e su quella e essenza dello spirilo umano>, di cui porla l'autore della lettero, Il vero Rinascimenlo italiano era ben kn9i da tutto questo. Investigava lo natura, in cui l'uomo sente l'opera di Dio, ma che non si confonde con Dio: l'inlinitò della natura non è l'ìnlinitò di Lui. come pensavo e1TOneamente Bruno; e 1an10 meno l'uomo, esaltando l'c:eroico f~ro,-e >, pu6 nella indagine dì questo infinità, identilicarsi con Dio. & ~ ,eW(o,~ Da parie nostra vogliamo dire al camerata Valen1ino di 'non indlllgere troppo olJ'eloquen:za delle parole superflue, e aperla. mo ch'egli non se ne abbia a mate, non Moretto: Un proieta (nella oappellci dol pc:dano M<1rtinen90-c.acrresco). richiami gli ambasc!atod, e rompa le relazioni, come ha fallo Grifo; perchè volemmo fargli vedere che il suo scrivere ero un modo di eludere U pensiero. Dobbiamo essere abbastanza umili da riconoscere che la coltiva lilosofia ci ha aHontonoti dolio eso11ezza dello lingua Italiano, lo catti.-o lilosolia e la cattiva letteratura; e da volerci aiu• tare gli uni e gli altri a C'OrT&ggerCdii questa vero e propria e massìmo calamitò ncniona. le. Uno che maltratta la proprio lingua, vuol dire che è imbarbarito. Questo non è certo Valentino a dord ragione di dirlo. Ma egli

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