La Difesa della razza - anno II - n. 21 - 5 settembre 1939

ELARAZZ ~1oiri~mo. Boezio era :stato uu puro aristotelico. E' 1u1~rfluo parlare di tu Ila la patris1ica cattolica; cl,e •'era formula, in manif"ra mirabile. ,ul modo di &entire latino. Ed è ,u~rrluo, inrine, parlare di S. TommtiO, Ji D1mte. e, negli uhimi 1empi, éi Vico. che imptrn.iò sopra Ari.:totele la sua lotta contro l'inYa• ~ione cartesiana in Italia. \.ico notò ~ubilo che quC$la fortuna di Cartesio, implicaH1., in ..05t0,nza., ii risorgere, improniso, innaturale. della filCMOfia d"Epicuro. Estranei!Sima alla noslra tradii.ione, ed in ~enuale. a tulto i"occidente cattolico, dopo circa duemila anni di bando. Ga.;.scndi l'a,·e,a rio,umata in un libro pubblicato a Lione, nel 1617, dopodichè era di\/enuta un sostegno della nuova filosorin il n~te razionalismo e 1nateriali!nl<> rrancese Eu, dunque, la ,twa antitesi che riappari,·•· ora. sono un'altra forma: la •t~~a che era staia chiara, rino dai tempi più antichi, tra l'una e l'altra categ<1ria -di filosofi, l'una &emprc accella a;l'ltalia, l'altra da essa cos1an1emente respinta. Ora, la categoria rtsJ)inta. la categoria pe:ggiore, che ri!uhava da uno aearto ini.tisto fino dai tem1>idi Ci~rone, si p~ntau. un'altra ,olla, in ,es1i fran- ~i. Anche da un'altra parte, era stato fallo un .simile la,·oro: l'ebreo Spinoza an-va rime!!so a nuovo Zenone, e, con lui, lutto il peagiore stoicismo. In.somma da queslc due parti; dalla Fran• eia e dagli ebrei, l'Italia ,cdc,a allora di.strulto il suo lungo ll\oro di rC\isione. ~nn mi ~mbra inutile, a quctlO punlo, una bre,e ~nazione. L'Italia e la Grecia ebbero, nella filosofia, divcrM>com• porlamcnto: l'una, fu più ferma ne: man1e11ere la \'erità, una ,olla 8COperta; l'altra. meno ferma; l'una, J>Olèperciò crtare una dottrina. che oggi conta duemila anni di vita; l'allra, Mbbme a,eoe l\uto Aristotele. ini.tia1ore di questa dottrina. non l!I compreee. la dimenticò subito, e sosti1uì, al tuo pos10, Zenone ed Epicuro. Ciò 11ìgnifica che le due rau.c, per quanlo simili, t"rano. fino dall'anlichità, nolc,olmcnte distinte: l'una era più ana a co~n·are la ,·erità. l'altra, ~no alla. Ma ciò non implica. come alcuni credono, che esistano tante ,·erità, quante. rane. La ,erità è una: 1>ertolti i popoli e per lotte le rane. Negarlo, aorebbe cadere in quel relath'ismo, che, a1>punto la dottrina della rau.a, s'è proJH)!ta di comballerc. La dheNità delle razze porta perciò, la dhe.N.ità delle atli• tudi11i, ma non delle cose, che fondamentalmente esi.510110,e d1e. in (frado maggiore o minore, possono essere conoKiule da tulli. Dalla diversità delle a1tì1udini che 10110 prede11tinatc in _ ogni raua, derÌ\'ano le dheue civiltà. Quella della Grecia differh·a. come s'è dcuo. dalla italica, per la sua incostanza dinanzi al ,ero: che la portò impronri.same:nle ad una caduta, la cui grnità può constatarsi in Epicuro. Nulla di più 11inistro della 11uapolemica « contro il primo Aristolele >. La 11ua,,iuoria segnò la fine d'ogni ,·erità. Ecco che cosa dice di lui Cicerone: e Hh-olgl&imoci ad Epicuro: egli ci dirà che un dolore, per quanto piccolo, è aempre un male mag• giore della più grande ,·ergogna >. (Tusculane, libro aecondo, capitolo dodicesimo). E più ohre, (libro 1erzo, capitolo dicias• '>t"'ttnimo): Di~ Epicuro che è felice colui, il quale gode dei pia~ri prC!lt'nti, e pensa che ne godrà, o in lulta o nella maggior parte della sua ,·i1a. senza che alcun dolore inten·enga: o, se inten•enga e @ia forli!!imo, che sarà breve; se più prolungalo, che conterrà più di piacere che di male. Pensando a que&lo ~rà (elicc. specialmente se •i oonten1eri dei bmì già ricevuti. e non a, rà timore. nè della morte, nè degli Dei>. G. DEIJ."ISOLA 20

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