La Difesa della razza - anno II - n. 21 - 5 settembre 1939

LAFILOSOFIA In so.t!lanza, i gre<:isti, hanno prC$0 oggi questo allt'ggiamenlo: non con.!iderano più la filosoria greca come la consideravano i nostri antenati romani; i quali anche quando ne fo-,sero grandemente attr,ii, mantcncuno &empre un riscrbo, una scelta, resi nece:ssari1 dalle indoli divene dei due po1>0li. Prerl(Ìcvano ciò che sentivano loro confacente. respingevano ciò che stimavano contrario. E ciò non solamentt', (come ho arnto già occasione d'aca:nnare} per la parie di quella filowfia, che, partndo ireca nella lingua, appartcnen in realtà a naiioni non grech,•, ma anche f>tr le opere della ,;tessa grecia aria. 0-.i, Jliù di Gcerone. fu un entusiasta della filowfia di quest'ultimo.'? Eppure, ecco come ne introduMe lo studio, nel primo libro delle TujCulanc: e E' iilala &e:ntpre mia opinione che i nOM.ri &e0priAsero, per proprio coruo, ogni cosa con più sapienza che i Crtti: che rendessero migliori le dollrine, che a,evano accellate da quelli in quanto le a,·cvano ritenute degne d'un ulteriore hr.,,oro. Poichè i c~tumi e le islitui.ioni della vita, i valori della casa e della ramigHa noi li tuteliamo, in rta:là, meglio e con maggiore ampiau; quanto. poi, alla repubblica i nostri antichi la rego• larono con leggi cd istiluzioni usai migliori. Che dirò delle cose militari? Nelle quali i noslri molto sono stati valenti, sia per il coraggio. sia, ancora di più, per la diM:iplina. Certo, quelle qualità. che hanno a,ute non dalle lettere, ma dalla natura, non sono da paragonani. nè con le grtt.he nè con quelle di nessun altro popolo•· Così. con molta chiarezza, Cicerone; dalle cui parole, come si ,ede, t-0rge anche il concetto. ripreso poi dal Leopardi e &\'i• luppato nello Zibaldon<, che ciò che ,·iene dalla natura. non può cuere dato dal ruioeinio, e il risultato di questo è tempre infinitamente inferiore. Ma, tornando al punto iniziale, cioè l'al• teggiamen10 indifferente dei not.tri grecisti, e la loro incapacità di riserbo dinanzi ai prodotti di quella filOfOfia, di qualunque specie essi fossero; e confrontandolo col fermo e naturale alleg· giamtnto dello scritlorc latino, oltre a nolare la differem.a, c'è da aggiungere un'altra considerazione. Il lavoro fatto dai n06tri antenati; la scelta i1wolontaria e continua, operata sopra una ch·iltà e un carattert. affini ma distinti; l'acquisto di ciò che si conface,•a, il ripudio di ciò per cui~ se;ntha, an·er.llone; tutta l'e,:perienu aecumuìatasi per il direuo e ,,ivo contatto dei popoli; esperienza prolungalHi nel mcdioe,·o. rivh•iHca1ui nel rinasci• mento. per il nuo,•o, improvvi~o rifiorire degli 1tudii del mondo antico: quC!lo modo. tipicamente italiano, di con08Cere e di giudicare la Grec.La.oggi dai grecisti, è stato interamente dime:n• ticato. Essi giudicano in quabiHi altro modo, anzichè col no• stro: e, meltendosi necessariamente contro natura, non ne ricavano buoni risultati. Ecco, per cominciare, un t:11empio.Era stata te.mpre tradizione italiana, fare dei 6loso6 greci due categorie, Nell'una si md· te,·ano Talete, Anauagora, Platone, Aristotele; nell'altra Senofane. Parmenide, Empedocle, Leucippo, Democrito, Oiagora, Epicuro, Stratone, Zenone lo stoico. L'una era considerata, ora più ora meno, da ac«ttani; l'altra, pressocchè tf'mprc da reepin• ger1ai. Per C9Cmpio,Cicerone, se non u-eva potuto aderire in modo diretto a Platone e ad Aristotele, pure ne a,,eva accolto le dottrine, allru·eno il sistema eçlcllico di Antioco d'Ascalona; ed aveva, d'altra parte, re.spinto severamente Epicuro. Seneça, per quanto figuri come stoico, non solo (come si vede in lanti pa._-f6idelle 1uc tragedie), a,·c,·a u-uto chiara I.idea arislotelica di Dio, unico, superiore al mondo, e motore di tulle le COAC, ma a,c,.t profondamente disistimato Zenone, il fondatore dello 28

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