LJDIFEDSE! LLA Il ~l'EIHZ. I\ \Bll. l'OST \I.E. 5 SE1.l'E!lllRF. ~\'Il " Uomini siate, e 1101t ,,ecure mulle, sì cl,e 'l Giudeo di ,·oi lra i;oi non rida!" (Vonle • Puradiso J"J .52 l'A GINE ii u, l'fil.ESW INTERLANDI SCIENZ4•DOCUUENT4ZI POLEUIC4 • OUESTIONJ\810
ANNO Il - N. 21 SOMMARIO 5 SETfEMBRE XVII SCIENZA A. TRIZZINO: PROSPETTIVE DEMOGRAFlCHE; GUIDO LANDRA: RAZZA E NAZiO~AUTA· IN ROMANIA: ENZO SANTA~W: PUREZZA lTAUCA DELLA GENTE PI• CENA: BRUNO JMBASCIATI: RAZZA E MALATTII: INFETTIVE. POLEMICA FRANCESCO SCARDAONI: I DISGREGATORI· GIOVAN. NI SAVELU: JACOB WASSERMANN, T. SALVOTTI FAT. TI E MISFATTI DI UN GIUDEO; ANTONIO PETRUCCi: IL NEGRO E LA CRISI DELLA CIVILT A'; G. DELL'ISOLA: LA flLOSOflA E LA RAZZA. DOCUMENTAZIONE MARIO DE' BAGNI: TRASTEVERINI CONTRO EBREI E FRANCESI; CARLO BARDUZZI: VICENDE GIUDAICHE NELLA BRITANNJA MEDiOEVALE. BRUNO BIANCINJ: COM!: SI FOGGIO· LA MASCHERA POPOLARE DEL GIUDEO: SILVIO LANDRA: RAZZE E PROFESSIONI NEI PAESI EXTRA.EUROPEI. QUESTIONARIO D',;,GMI t'EL DUCE. RITORNO AL CLASSICO; L EST[. TICA· GIORDAtlO BRUNO; RINASCIMENTO E TRASCENDENZA: POPOLO E BORGHESI: PRETI ERO!Cl. IL TAi.MJD: CIRCOLO DI C;JI 'i'URA EBRAICA. RAZZA ARABA ccc. oce PENSIERI DI LEOPARDI: INGLESI f FRAf'iCESI. IL RAZZISMO lN LIBRERIA I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLJCATI NON SI RESTITU!SCON0 GLIUFFICDI ELLA"DIFESADELLARAZZA"SI TROVANIONROMA - PIAZZACOLONNA !PORTICIDI VEIOI- TELEFONOfi/737- 62880 RIV S. A.OFFICDINIVEILLAPRERO-STAORINO REGISTRATORI DI CASSA PERTUTTE LEAZIENDE PICCOLE01MENSIONI LINEA ELEGANTE AZIONAMENTO ELETTRICO DIVERSTIOTALITZOZARI TASTORIPETITORE RISULTATSITAMPATI 2 ANNI DI GARANZIA - ....
IBANC~ <rOMMERCIALE · ITALIANJ$J M-ILANO CAPITALE L. 700.000.000 RISERVA L. 155.000.000 INTERAMENTE VERSATO Al 30 APRILE 1939-XVII :,
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Il ANNO Il - NUMERO 21 5 SETIEMBRE 1939-XVII 111.sc.: IL$ t: IL :IO UJ l)ç('III ,u:sl!. 111'1 NIIIIENO 91:l'ANATO LIRI!: I AK80NAMl!NTO ANNUO LIIU: 20 ABHONAlllU(TO St:111>.snta1U: • 12 t:5Tt:NO tL llOl't'IO Direttore: TELESIO INTERLANDI Comitato di reduione: prof. dou. GUIDO LANDRA prof. dott. LIDIO CIPRIANI. dou. LEONE FllANZI dott. MARCELLO RICCI. dott. LINO HUSINCO Segretario di redazione, GIORGIO ALMIRANTE IL POTENZIA.LE BELLICO ITALIANO • 1870 2·000·000 1938 9·000·000 SCIENZD!•OCUNENT4ZIONE POLENIC!. OUESTIONAmo 1988 15·000·000 L'articolo di Ji.. Trinino che pubbllchlamo nelle pagine seguenti documenta Il formidabile Incremento demogra• fico Italiano. DI tale Incremento è conseguenze un corrispondente aumento del poten.z.lele bellico dell'Italia. (facciamo notare che, celcolendo epprossimelivemente il potenziale bellico itelieno nel 1870, si è lenuto ~conto non soltento del numero degli ebitenti, me enche dei diversi sistemi di reclutemenlo e di oddeslremento militare). -l
PROSPETT el numero del 20 giugno scorso di questa rivi.sta. 50110 state riportate le prospcuive demografiche della Francia per il periodo di 50 anni che ,·a dal 1935 al 1985, de,sunte dallo studio di un noto specialista della materia, il signor Sauvy, alto fon• zionario alla S1atiJtique Cénéral de Franct. Egli fece. anzitutto. l'ipotesi che durante il cinquantennio anzidetto si mantengano Ùl1,'Clri«1i gl'indici di fecondità delle donne, e di mortaliuì complessiva in ciascun gruppo di clà, al livello cli.~si ebbe nel 1935; e in b:ise a rigoroso, laborio!O, lungo calcolo - molto apprezzato nelle sfere comJ)etenti - ricavò che nel 1985 la Francia dovrebbe ,·enire a trova~i con una popolazione di :U.231.000 abitanti. Dell11ipotNi sembrò allo &le:;M> Sau"y moho onimistica tenuto conto che la feçondità della donna è in regresso ininterrouo; ed in(atti ha continuato a. decrescere negli anni posteriori al 1935 in cui fu fatto il calcolo. E allora ammise una seconda ipole$i: che il taJso di /econdiuì delk donne franasi conlinui a dfmitluire in oia.wun truppo di età sttando il rilmo re&i.slrato , nel quinquennio 1930-1935; e che anche la mortoUtà, in cUlscw1 gruppo di dà, decresco secondo il ril"w del decennio 1925-1935. In questo secondo caso trovò che la p0p0/azUme francese nel 1985 dovrebbe risultare di 29.645.000 pers<>ne. Si è \'Oluto, ora, fom1ulare le pros-petth·e demografiche della popolazione italiana. per un J>eriodo uguale di 50 anni: partendo, cioè, dal 1938 per arrh•are al 1988, L'ipote!!i dalla quale si è parliti è la seguente. che sembra pienamente legittima: cioè. che la politica del Re&ime nei cinquanta anni iuccessivi all'Anno XVII mantengo inooriati i risultali che si sono avuti in questi primi 17 anni dal stu:t al>venlo. Infatti, partendo dal• l'Anno I (1922) i dati statistici della popolazione italiana dentro i confini attuali. $0110 !itali i seguenti: ANNI POPOLAZIONE ANNI POPOLAZIONE 1922 38.310.000 1930 41. 069.000 { 92 3 38,639,000 1 931 41.412.000 1924 38.929.000 1932 41.755.000 1925 39.296.000 1933 42.101.000 · 1926 39.628.000 1934 42.453.000 1927 40.001. 000 1935 42.809.000 1928 40,392.000 19315 43.151.000 19 2 9 40. 706.000 1937 43.504.000 ' ' 1938 43.979.000 I -· G
DEMOGRAFIC Dall'e&ame approfondito di deni risultati si conslat:i un andamento coerente, e .si può dire veramente tipico, delìa· popolazione italiana, esprimibile cioè secondo una ben definii.a legge matematica. La capitalizzazione della popolazione, infani dal 1922 al 11)27 è avvenuta secondo l'interesse composto dell'8.33 per mille; dal 1927 al 1933 secondo 1'8,53; dal 1933 al 1933 secondo 1'8,73. Vuol dire. che si è avuto un incremento, in detto interesse composto, in ragione del 0,20 per mille ogni quinquennio. Si è proceduto, allora, al calcolo della popolazione italiana per gli altri 10 quinquenni suCCCMivi. mantenendo rernia la legge degli aumenti anzideni. Nella seconda parte dell'articolo - evidentemente destinata ad uso degli studiosi competenti - Yiene dato conto dell'impostazione matematica· che si è adottata, e del rigoroso procedimento di calcolo seguito, In questa prima parte invece se ne sintetizzano i risultati per tutti i lettori. Nella compilazione del presente &tmlio è 1ota10di molto au.\i:io il noto tecnico Luigi Bossi che ha con me collaborato. Ferma restando, dunque, l'ipotesi che abbiamo delta, lo svi• luppo della popolazione italiana avverrà secondo i seguenti termini. ANNI POPOLAZIONE ANNI POPOLAZIONE ITALIANA ITALIANA 1943 45. 988.000 1968 58.359.000 1948 48,136,000 1973 61.391.000 1953 50.43 4.000 1978 64.645.000 1968 52.895.000 1983 68.1 42.000 1963 55,532,000 1988 71. 898.000 Nel decennio 1938-1948 aumenterà di 4.150.000; nel decennio 1948-1958 d.i 4.750.000; nel decennio 1958-1968 di 5.464.000; nel decennio 1968-1978 di 6.286.000; nel decennio 1978-1988 d; 7.253.000. Fra quaram·anni circa - cioè ~rso il 1978- la popola:.io~ italiana ,1aràil DOPPIO di quella /mnttse. Può sembrare molto il tempo che ancora manca per arrivare alla grande e fondamentale tappa: ma pensate che C!l80 sarà visto da non pochi di. noi. NELL'ANNOLXVII DELL'ERA FASOSTA LA POPOLAZIONE ITALIANA PRESENTE NEL TERRITORIO NAZIONALESAI\A' DI CIRCA 72.000.000 DI ABITANTI. Il Duce ha detto che bisogna abituarsi a pensare a decenni. Bisogna dunque tener presente nel nostro spirito e nella noslra volontà che fra 5 decenni, nel 1988, la popolazione italiana entro i confini avrebbe la spettacolosa densità di 232 abitanti per chilometro quadrato. Mancherebbe lo spazio per respi• rare solo. 7
1925. Mli Y69'ÌJOO Con m e n si indicano due date annuali qualunque; e con /Jm e />n. i ,•alori rispettivi della popolazione a quelle date. Poichè dopo un tempo infinitamente J>iccolo, l'aumento della popola.zioue è fu.nzione del suo ammontare preso per base (Pm), di un certo coeJ6ciente K, e della durata del tempuscolo con• sider3to (n.m), la legge della variazione della popolazione è C$pres.'3 dalla .seguente formula: I · Pn = Pm e K (o - m) (tt; base logaritmica naturale). 1936 1935 1934 1933 1932 1931 1930 1929 192 1927 192 I 92 5 _,,. /"/097, I La formula introdoua· e la sua trasformazione in: 2303 K = -.-----;;;- (Log P. - Log Pm) permettono di calcolare la popolazione futura conoscendone l'in. cremento logaritmi~, o di dedurre dai dati statistici dei censi• menti l'incremento logaritmico medio annuale di una data popolazione. Per gli Anni dal I al XVII del Regime (1922-1938) si ha: d p d a 6i. a Log p (Lo1 Pn • Log Pm) ; 19 2 2 -~-,--3-8 __3__7__00_-0-0--l---7-,5-8_3_9_9--1--------1-----1--- K o/oo l 1927 Il : 40.001.000 7,60207 1933 42.101.000 7,6:2429 5 li , 1938 I 43.979.000 7,64325 Nei 50 Anni succ::essivial XVII (cioè fino al LXVII del Regime) ~i deduce dalla formula: H 0,01808 0,02222 0,01896 8,33 8,53 8,73 K Log Ps = Log P. + 460 , 517 0,20 0,20
Anno 1938 1943 ! 1948 ! 1953 I 1958 I 1963 ! 1968 ! 1973 ! 1978 ! 1983 I 1988 I Kln•/- K/480,917 Log P POPOLAZION• 7,64325 8,93 o, O 193 9 . 7,66264 9,13 -0, O 198 3 7,68247 9,33 0,02026 7. 70273 9,53 0,02069 7,72342 9,73 o, O 2 11 3 7,74456 9,93 0,02156 7, 7 6 611 10,13 0,02200 7, 7 8 811 10,33 0,02243 7,81054 10,53 O, O 2 2 8 7 I 7,83341 10,73 o.o 2 3 3 O 7,85671 Nell'Anno LXVII dell' Er.a Fa~ista la popolazione italiana si aggirerà intorno a 72.000.000 di abitanti entro gli attuali confioi 43.979.000 45.988.000 48.136.000 50,434.000' 52.895.000 55.532.oo;o 58.359.000 61. 391.000 64,645.000 68.142,000 71.898.000 I A. TRIZZINO I 'lll '•' 938 1943 1948 19~ 1958 . 1%3 1%8 1973 1978 1983 IN Il ALIA.. '!°"?l)()(J •Nfl6IXJO 48'/~'()(/(J !f0ll41JOO5lm'()(J()Sf'SJZ'(J{J{} 51J51'()()() UJ91'()()()UU51JOO I PIANI QUINQUENNALI DEMOGRAFJçl:.- lì11J11ill 1935 1940 1945 1950 1955 1960 1965_ 1970 'l975 1980 l985 ...f INFRANCIA'-"M!W "'1•nJ(){) "'102WO IQUl8'/XKJ Jn'N(X)(J!4283«JO J?'(J(M'O<KJ 3m7'fXJOJ"'851JOOJt'!Jl()O() 19'645'00/J u
RAZZA. Il dr. J. Fàcàoaru dell'Unirn~ità di Cluj tKlausenburg) ha recentemente condono a termine una serie di .studi intesi a chiarire i rapporti esistenti tra razza e nazim~alità, da una parte, e razza e condizione sociale dall'altra. Questi studi ll.$Sttmono tanta maggiort importanz~ He:ido1tollt6 Tote I o •bilo" ti Romeni Ungheresi Tedeschi Giudei Ruteni. Russi Bulg.,ri Tuchi, Tertari, ecc. Tzigani Altri IO E NAZIONALITÀ IN quando si pensa che realmente in Homania esiste u11 problema delle minoranze etniche. minoranze etniche che - secondo i dati ufficiaii romeni, pubblicati nella Guida Economica della Romania ·- ~rthbero indicate in percentuale dallo :specchietto seguente: , .... , ..... , l'op. ul'b•"• Pop. rurale 11.052.197 J.632.178 14.420.711 100,0 100,0 100,0 72,0 58,7 75,3 7,9 11,2 7,1 4, 1 5,3 3,8 4,0 13,6 1,6 3,2 1,5 3,7 2,3 3,4 2,0 2,0 1,2 2,2 1,6 1,2 1,7 1,5 1,1 1,5 1,4 2,8 1,1 Contadine della BueoYina Come si '"ede da questo specchietto IJ popolazione rurale è prevalentemente ro• mena, mentre irn•ece nelle città è pren:- lente la 1>0pola.zio11eallogena, ad ecce· zione delle città llella ,·ecchia Romania. dove l'etemenlo romeno è ancora ì11 mag• iioranza. Il criterio che è sen•ito 1>er s1abilire le percentuali sovra riportate è stato essenzialmente linguistico. all'infuori che per i giudei; dal punto di vista confes. !-ionale irn1ece la popolazione romena - sempre secondo le stalistichc ufficiali - sarebbe ripartita seoondo la tabella clu: qui appresso riportiamo. Le due tabelle che pubblichiamo i!Ì possono pr('Slare a molte interessanti considerazioni sui rapporli tra nazionali~8. e religione; cosi per esempio noi possiamo dire che i Homeni sono in preYalenza di religione greco.ortodossa o greco-cattolica, e invece gli Ungheresi di religione canolica o cal..,inisla o unitarista, e i te- . deschi di religione luterana. e i turchi di religione maomellana, e i giudei natu• ralmente di religione giudaica, ma a noi
I e ti 9 I•• e Greco - ortodossi Greco- cattolici Cattolici Giudei Calvinisti luterani Maomettani Unitaristi Ballisti, ecc. Ahri . p~ soprauuuo mettere in e,,idenz.a come le sopraddette nazionalità 11ianodifferenti le une dalle ahre non 8010 per lingua e per religione. ma anche dal punto di vi.sta antropologico, rauiale; a questo proposito, come abbiamo aoce.nnato in principio, riferiremo sugli imporlantis1imi risultati degli 11tudi del Fàcàoaru. Il materiale di cui si è .&ervito quC$IO studioso era cottiluilo compleMivamente da circa )290 penone, delle quali 42-1 contadini romeni e 866 studenti dell'Uni- ,-enità di Cluj (Klausenburg). Cli stu· denti appartenevano a -difrerenli nazioualità e precisamente 4()6 erano Romeni, 214 Ungheresi. 63 Tcde!IChi e 95 Giudei. Il Fàcioaru per il suo 1uudio si è ser~ vi10 del:a nomenclatura adonata dal V. Eicbtedt e dal Welll5Ch con le rela1tve abbreviazioni, che noi I i portiamo per comodità del leuore: A = Alpino O = Oinarico M = Mediterraneo Or = Orientalide I' = PreHiatico (levantino) Mo = Mongolide Ne = Negride X = Atlantide (At:anlo-MediterraneoJ N = Nordico Da = Dalico (félico) O = Osteuro1,ide L'Au1ore ha poi considerato come indi. \ idui di tipo razziale puro quelli che prest.ntavano lutte le sci caratteri!liche che 11errnno per la diagnosi razziale, secondo il metodo del V. Eiclutedt, tipiche (cioè la statura, gli indi%i cefalico. faceiale e naule. il colore 'Clei capelli e degli occhi). Accanto agli indh'ldui di tipo rau.iale puro il Fàcioaru ha considerato anche quelli che preH:ntavano solo alcuni di dclii caralleri tipici della razza J)TeSa in consideruione. Kiassumendo i risultati di queete os1,enazioni e mettendo in5ieme tanto gli ,_ ......... 100,0 72,6 7,9 6,8 4,2 3,9 2,2 1,0 0,4 0,3 0,7 "•► _,,...... Pep. Mlret. 100,0 100,0 60,9 75,6 • 4,6 8,7 10,4 5,9 14,3 1,6 4,9 3,7 2,6 2•1 1,0 {o 0,3 0,4 0,1 0,4 0,9 0,6
individui dal tipo razziale a..~olutamente puro, quanto quelli che a tale tipo si av• ,,icinano, noi otteniamo la seguente laCo"t•dl"I Stude"tl bella che sta appunto ad indicare la di. stribuzione dei differenti tipi razziali nelle nazionalità considerate: Stude"tl Sh1dofttl Studenti I• I: I:• lomonl lomo"I U"9horo•I Tedeac:td Giudei A 53 32 17 2 4 o 29 48 28 8 17 M 193 166 51 6 23 Or 26 38 21. 1 4 p - 2 2 1 22 Mo 1 1 3 - - Ne - - 1 - - X 38 81 41 14 6 N 48 72 60 25 16 Da 8 2 3 2 1 o 28 22 17 4 2 Tol•1• iftdivldvi u•min•li 424 464 244 63 95 Costumi della Bucorino. 12 L'osservazione di questa tabella, anch,. se stabilita su un numero relativamente rislrelto di ossen•azioni, m<>!lra chiara• mente comP. ogni gruppo etnico sia differente dall'altro non solo per lingua e per religione ma anche dal punto -dì vi.sta dell'intima struttura razziale. Noi vediamo così che l'elemento predominante tanto nei contadini che negli studenti romeni è quello mediterraneo; ac• canto a qUes10e\emento mediterraneo pre. vale presso i contadini romeni l'elemento alpino e presso gli studenti l'elemento nordico e l'atlan10-mediterraneo. Neglì studenti ungheresi vediamo pre- ,,alcre il tipo nordico e accanto ad esso il mediterraneo e il dinarico. Presso i Tedeschi prevale in maniera quasi assoluta il tipo nordico; presso gli studenti giudei ,·ediamo infine il tipo pre• asiatico o levantino, scarsamente presente negli altri gruppi, raggiungere la cifra di 22. Ora il tipo preasiatico è stato dalla ll'\Oggior parte degli autori riconosciulo come componente razziale essenziale dei Giudei, ed è quindi interessante osser• varc come l'infiltrazione preasiatica pre• &ente negli studenti di tutte le naziona• lità è viceversa a$sente nei contadini, che evidentemente rappresentano il gruppo cinico romeno allo stato più puro. Questa differenza nella struttura raz• ziale delle singole nazionali1à ci appare ancora più evidente se noi mettiamo a confronto semplicemetite il numero di individui appartenenti a varianti razziali di alta statura (2). Varianli razziali di media statura (I): A, M, Mo, Or, O, P, Varianti razziali di alta statura (2): D, X, N, Da. Ques10 confronto risulta chiaro dall'egame della tabella che pubblichiamo più sotto. Appare quindi dall'osservazione di detta tabella come pres.,o i Homeni e i Giudei pre,•algono le varianli razziali di media statura e prP.:SSOgli Ungheresi e i Tedeschi invece (soprattullo per que• sti ultimi) le varianti rau.ialì di ah11 sta• tura. Naturalmente esiste anche una differenza sociale per cui a parità di gruppo etnico gli s1ude11tiromeni sono più alti dei contadini della stes~a naziO• nalità. Ugualmente il confronto ira il numero degli ill'dividui appartenenti a varianti razziali di complessione chiara e indh•idui appartenenti a varianti razziali di complessione ecura porta alla conclusione che i singoli gruppi etnici esaminati differiscono non solo per lingua e per TC"ligionema anche per sangue. Varianti razziali di complessione scu• ra (1), A, D, M, Mo, O,, P. X. Varianti razziali di complessione chia• ,a (2), N, O, Da.
entadll'll ••Meni StuM1111 ••Meni Stvden11 Un9hel"e1 I Stvth11tl TMe1ehl Stu .. 1111Giudei (1) 300 (1) 261 (1) 112 (1) 14 (1) 55 (2) 123 (2)203 (2) 139 (2) 49" (2)40 Ji:-t•dl11I ••M♦fll Studenti 11:eMenl I StuffntlTede1chl Studenti Un9he.-.s Stuff11tl Gluffl il) 339 (1) 368 (1) 164 (1)32 (1) 76 (2) 84 (2) 96 (2) L'osserva:,:ione di quest'ultima tabella mostra come tohanto pruso gli individui appartenenti alla minoranza tedctea le u. rianti rauiali di corr.plt;Saione chiara abbiano la stena importanz.a di quelle scure mentre vK:e\el"fa prCMOtulle le altre nazionalità prevalgono le varianli razziali 1eure. A parte la distribuzione delle uriant1 razziali nei gruppi etnici il fàcàoaru ha studiato and,e la dislribuzionc delle \·&· rianti rau.iali nelle con-dizioni sociali. Egli pertanto ha diviso gii studenti a seconda delle condizioni economiche delle rll!petti,·e famiglie nelle seguenti cinque 2 . 80 (2) 31 (2) 19 categorie: I. Categoria: mollo ponira, entrata annua 10.000 Lei; 2. Categoria: po\"era, entrata annua, I 0.000-50.000 L,; ; 3. Categoria: media, entrata annua, 50.000-100.000 L,; ; 4. Categoria: ric;ca, entrala anm.11:1~ I ()().(l()().500.000 L,L S. Categoria: molto ricca, entrata annua, 500.00Q. J .000.000 Lei, Le varianti razziali degli s1udenti romeni distribuite a seconda delle condizioni economiche è presentala dalla se~ guen1e tabella: . . M. l11dlwld\ll ..... cet .. •rl• c.ate9erla cate9erl• c ..... ,,. HeMlnaH Mo - 1 X 2 20 N' 1 17 D 2 50 M I IO A - 12 Or 2 12 o - - p - 1 Da - 2 r ... ,. 8 125 Come &i vede chiaramente da questa· tabella non tulle le varianti razziali sono distribuite ugualmente nelle dirferenli categorie sociali; del ~lo che C11ièta una ,ariazione del ti1>0razziale, indipenrlentc 2 • - - I 36 23 81 40 14 72 27 9 48 84 31 166 17 5 32 17 7 38 7 3 22 1 - 2 - - 2 229 92 464 dalla nazionalità, lo mostra con evidenza la seguente tabella. nella quale sono stati con&iderati collettivamente tulli g"i studcnt~ indipendentemente dalla nuionalilà a cui appartengono: • • I• :sa a cat•t•rf• cat.,erla calet1erla cate,o,la M\IMere ---- ---- X 3 31 62 46 142 Ne - - I - 1 N 2 43 88 40 173 Or 2 15 34 13 64 p I 6 15 5 27 M 4 71 122 49 246 A 1 17 29 8 55 D 4 35 42 20 101 o I 21 16 7 45 Da - 4 4 - 8 Mo - 2 2 - 4 T••••• 18 245 415 188 866 FUcrtrlce romeno (quodro cli H. Gri,;onNCO) Arriuti a queslo punto ci pare di a,·erc ttufficienlemente d1iarito al lellore quali &tretti rapporti uni~no da una parte la raz1a alla nazionalità. dall"ahra la razza alla condizione &0eiale. Questi studi, come ripetiamo. a.Mumono una particolare importani.a per quei pae.i dove vivono compaue minoranze etniche, le quali toi presentano quindi diver.&edalla popolazione pre,alenle non solo per lingua e per religi~ ma anche ,~r sangue. Rimandando il lettore, desideroso di maggiori noti1.ie sull'argomento. al lavoro dello studiOflo romeno apparso recente• mente sullo e Zeitechrift fi.ir R~nkunde », noi terminiamo questo artico:o. inteso a chiarire i rapport.i tra contttto di raua e concetto di popolo e nazione, ricordando come giustamente il punto 3 del manifesto rauiale del 24 luglio XVI, af• fermasse: e Il concttlO di rana è concetto puramente biologico. E.so è quindi. basalo su altre conl!idcru:ioni che non i concelli di popolo e di naiione, fondati C:Mentìalmcnte ~u considerazioni storiche, lingui· eliche e religiose. Però alla bue delle dif. ferenze di popolo e di nazione 1tanno delle differente di rana. Se gli Italiani 50110 differtnti dai Franccei, dai Tedc- !chi. dai Turcl1i, dai Greci, ecc., non è eolo perchè CMi hanno una liugua di- \ersa, ma perchè la costituiione ratziale di questi popoli è dil·ena. Sono state proporzioni di,·ene di rane differenti che da tempo moho a.111icocostitullc:Ono i diversi popoli, sia che una rana abbia il dominio aMOluto sulle altre, aia che tutte risultino fuse armonicamente, aia, infine. che pereà&tano ancora inateimilate una alle altre le di,·eiv razze>. GUIDO LANDRA 13
PUREZZA II Al A..ooli Pioeao • Porta 1\l6.Ua Fra le popolazioni haliane più pure ed attive tono i Piceni, oggi detti Marchigiani da1la denominazione atra.niera della loro Regione. Popolo Italico del gruppo Osco-Umbro, sottomesso da Homa già nel teno eecolo •· C., una ,·olta romaniualo, ti• per un:1 oerta fortuna nelle viC:Uukstoriche, sia per le 1ue Alc:ase qualità, seppe di fatto sfuggire al dominatore ed evitare contatti con lo straniero, (norito in queato dalla posizione e dalla morfologia del suo paese, la regione adriatica. çhe andava primicra• mente dall'Etino al Tera.mano compreso, ben dife&a dagli Ap• pennini: perciò rimase raz.zialmcnte puro. Chè infatti profittando delle guerre tra Bizanlini e Longobardi, fin d'allor:. raccoho intorno a VCM:Ovied Abbazie, fece in modo che il suo territorio (oue un poco risparmiato, e rimase nella maggior parte libero e dagli uni, che possedendo Ra,·enna e la Pentopoli grnitavano su di esso dal Nord e gli precludevano il ma.tt, e dagli altri che premevano alle aue 11palleda Spoleto. Molto probabilmente i Piceni d~ndono, come i Sabini. dagli Umbri; infatti eui si diffu.sero nella ~ione ettndcndo dai monti, coaiochè per ultimo giunsero al mare. Narra ap. punto la leggenda che questo popolo guidato nelle nuove sedi da un Picus (Picchio) •i chiamò Piceno e dette tal nome alla sua futura patria. Però le popolazioni a aud del Tronto ,i dist•ccarono gradatamente dal grosso: esei furono i Praettutii (Prt.tuzi} che poi daranno flOme agli Abruui con Capitale Jnteramnia (Teramo). diveni dai Piceni etnicamente per i costumi e pel dialetto, e loro ne.miei. Intanto a nord del Tronto, Hno all'Esimo, estendevasi r Agu Pi«nu.s abitato dai veri Piceni. · COii ti de.li~• subito questo naturale proceseo: i Piceni si ritirarono a 1ud; a questo movimento corrisponderà più tardi. con l'impero e le invasioni barbariche, un progressivo CAtenderti 1-·eno il nord; ma già prima che ,·i giungtMero i Romani. a Pa1aro e Novilara 1i erano 1t.abili1i nuclei di popolazione Picena inhamcllcndo!li ai Galli Senoni e agli Umbri che poi aaranno 159imilati. (Oggi è minima la diffcrenu ha le caratteristk:he somatiche delle due provincie del nord e quelle delle. due del tud. Anzi questa rientra in quel feno~no offerto dai caralleri aucceuh,amente di,·erti delle provincie Emiliano• Adriatiche). Anche i confini politici del Piceno andarono lenlame.nte spostandosi. seguendo e precedendo, sempre favorendo il relati".'.> •postarti ed aHermani della popolazione. Dalla regione Augustea (V) che comprendeva oltre all'agcr Picenus anche l'age'r Praettutianus, ti passa, dopo un lunghia&imo periodo di smembramento, al Piceno di Paolo Diacono (VIII Scc.), non molto differente dalle alluali Marche. Tal nome comparso sullo acor• cio dello Xl Sec., pre,·alse quando la Marca di Ancona comprese quasi tutta l'odierna regione e fu ufficialmente conrer• mato aolo nelle e Coiutitutione.1 l\larchiac Anconitanae > emanate dal Cardinale Egidio D'Albomoz. nel parlamen10 di fano del 1357. I confini attuali delle Marche sono nelle loro linee esecnziali quelli allora 1tabiliti e corrispondono a quelli etnico-linguistici. 11 popolo Piceno agriooltore e gueTTiero come tutti i popoli Italici, nonostante il lento cambiar di sede e l'ingius1iJicato mutamento di nome, ha consen·ato con l'antico sangue. immu• tate le 11ueattitudini e tendenze e le sue caralteri.stiehe 1piri• tuali. Molto attaccato alla sua terra. geloso del suo &tesso lu·oro e solo in questo Hducioso, do,·e,·a necessariamente a,·cre un grande amore all'indipcndenu che seppe difendere sempre con atavico SJ>iritoguerresco e tenace fierezza: con qucato api• rito combatti: per la libertà di Ancona U!ediata dall'Arch·eac:o,·odi Magonu, Stamura, una tra le più fulgide eroine Italiche. Con queeto spirito - primo in Italia- ·tra Giacomo di Monte• prandone insorse contro la tirannica usura degli Ebrei. E tutta la gente Pice.na ecauò Ira le prime cacciando lo Alraniero in quel 1799 che è il primo ,·ero grande e 1pontaneo mo,'imento oolleuh•o degli lteliani Oie il suo antico spirito combatti,·o non Ei aia esaurito, ma al contrario, 1ia italo tramandato e lratme850 col sangue, lo dicono i due nomi di Labieno e Corridoni, che uniscono due dà tanto lontane in un unico concetto di continuità. Un popolo coeì silenziosamente la,·oratore ed eroico, geloso quanto fiero del suo, non poteva abbandonare le occupuioni primiti,·e ed insic.me gli usi tradizionali. Ancor oggi. come ai tempi della sua indipendenza, come ai floridi 1em1>idi Augu!to e di Traiano, è eminentmtfflte contadino. E ~ le Mati.stiche ci dicono tolo che dà la maggior percentuale del Regno di popolu.ione 1parsa e dedita all'agricoltura. noi uppiamo anche le prerogath-e di agricoltore che lo diMinguono: zeìo e pM!ione. intelligenza e tenacia. Le popoluioni costic.re conservano le antiche belle tradizioni marinaretChc - peecherecee e commerciali - più note nell'età Traianea e nel Medioevo, specie in Ancona, contri• buendo a mantenere con1at1i e tuscitare legami con la Dalmazia. E ei pare che per mantene~i At.mpre.co,i uguale a 8C 1tCNO debba CMCre ben forte.
CA DELLAGENTE PICENA Oggi il costume popolare è - per dire il ,·ero - usato meno, e 10lo nelle na:hie feste. .. lndipcndentemen1c da questo l'&bito tJ)irituale ed immaginativo delle genti Picene è rimasto sempre lo steuo; i contadini e i pastori (che non mancano 11uimonti) tengono in gran conto l'ospite, indice di uno &pirito quasi patriarcale. E certe feste religiose, certi riti, certe usanze hanno COMervato tracce delle antiche lradizioni ube)1iche e dei cuhi agrari indigeni pre-cri• tturni. Espressioni tipiche dell'anima Picena, piena di religio&0 ml!ticismo, come quella Umbra, e di poesia sono le canzoni e a balocco> della mielitura, le leggende ancor vh·e di Totila &e9nfiuo e ucciso a Tagina, sull'Appennino Umbro-Marchigiano, e -di Cecco D'AK:o:i; la ftsta della e: Venuta> nella quale tutte le campagne celd:ira.no con grandi fuochi l'arrh·o, dal mare. della Casa della Madonna <li Loreto. Ma oltre a quet1to, che è colore e poesia in1ieme, i Piceni eseguono norme di diritto e morale proprio che ,·engono dalla loro· natura e la rispccçhiano: 1ono semplic~ spontanee e, quel che più conta. noatre, noatriYime. Il popolo Pi«no è 1ilenzioso e modesto; forse Jltrciò è poco conosciu10. I.a sua 1tessa rierezza è tacila. chiu11a,calma, ma non meno dignitosa " 1icura. Il suo carattere non è mai troppo allegro. è aohanto sereno e ci dà l'impre55ione che tal popolo s.ia pieno di buon senso, calc::olatore delle gioie come delle fatiche. Tutti questi caratteri etici si riconnettono al suo tipo fùico: statura media ma ,,·cita, capelli e occhi castani, talora neri e &curi, fronte ampia, più larga che alla, densa di pensieri ma sempre serena. Lo ,guardo calmo e profondo, la fronte decW ed il profilo volitivo - il naso è dirillo, le labbra appena ser• rate, la mandibola è robusta e il mento armonioso - esprimono la foru. di quella tempra e tutta la sua intima italicità. Ma e'~ di più: il popolo Piceno, contrariamente a quanto potrebbe ere• dersi dopo conosciuto il suo valore. del resto per nulla eccezionale, e nduto come non abbia s,·olto una propri.a politica indipendente. e non sia perciò ,iato ano re di grande storia; ha dato alla razza madre uomini illustri e alcuni dei maggiori genii Italici: Gentile da Fabriano, Bramanle, Raffaello. Alberigo Cen1ili, Ros.sini e il grandissimo Leopardi. Tutti nomi che parlano. Però questo popolo non ebhf:, come 1i vWe. causa le condl%ioni politico-sociali, !!imuhanee rioriture di grandi in un dato campo nè uno s\·olgimento suo di pensiero, arte, civiltà continuantesi attraverso i tempi, come altre genti haliane ebbero dal 200 in poi. E' questo il popolo l8\·ora1ore, fecon-do. tenace, 1ile.nzioso; popolo geniale e Romano, popolo puro di pngue e di spirito, italianissimo per pentiero e costume; è questo il popolo che abitando il Pteeno, enendo di slirpe e caraueri Piceni, dovremmo chiamare Piceno. ENZO SANT ARELLI C.eco d'~li CM Ja W\Cl lesione (quadro di Ci\lllo Cantolome-an. o.Da PinaooWoo co munale di Aacoli Pie.no).
RAZZÉE MALATTIENFETTIV Il probkm1 dei upflOrll t.,. rua umana e malatlH' 1nretm·e e da 1nfNIM>M, ossia ..,la,1~ a.uutc da ptl"llst-iti ri,·en11 (imi1ibili, microKopici e raacroecopici) ha 1ntereuato 1in dai ltmpi più rirmoti i medici e i biologi. In quett• ,tessa Rivi1ll 1hri articolisti hanno già tnill,Uo con una certa ampinu. la que,. stione dtlla ruu UJ111na, httore di v~i1po, taione o di refranarieù ali.e mala1tie c.tilu· :oonati e dlatcsiche; in qunte note ,...~mno irw«e .olferm.rci ~ni,colana,("nte aopra il fet, tore di p~11pcsizione o dì refnttalieti orp• n:ea di raZUi alle ,nabttie trumiMihili per con• ugio diretto o indirello, f■uore discu5to e d1 u1:luni anche totalmente n~to, che merita la più .. n, conaideruione <k&li 11udiosi. C.Om"ènoto. W presellD e la, ~•ruiooe di pa~iti petogoi od <orpo ~ anmli o t!~"Jj~\:n ~~1! 1~e:1i!'::t 1 \t!~:!n~ que.11 occorre un altro fattore non meno hn• port.,nte; 1 la pred.i.sJ)08~ione, e).e, al contrario delJ'in1muniti, è la e9,paclti che un wganitmo poNiirde .od •cqllisu, dì amllWlre di UNI de1cr11unata .,l.a,.til inf.enìn. La prrdltposizi,one è La ntwuntc di IIMNti ahri fattori IC'COOdari quali: il sociale, tetà, il w-~. la uagioM. il clima, t■limcntuione e. M'COfldo 1lc11ni, 11 rau.■. Influi no,i lutti K,li 11udiMi riconMCOno nella rar.u, un f11tore di predilpo■iLone ~pecifico alle, m■laui,c infellivc, e qlk'lb, eh-- non lo ~. 1piqano il pttt11kre d1 una m■.l■uia tra gli indi,.-i<hii di ana raa.1. p1uttotto che tra quelli di un'altu.. o con bttori geoclimatid o oon unJ. wrie di ragioni ICttMO~. Tra quetLc invocano le di, •·erse condWoni di vili e abitudini, l"alimcnu· zìone dift'crrntc, lo 1t.1to delle abitazioni, 1■ ICaflll pulW& penion,ak, la IU.nc■ DU d'igitne indidduk- e collettini, e«. Allri acludono la po■,iiìbilità che tali f11ton amb.ent11li JIOIMDQ,, ;anche ool tempo, produrre i,.na veri. e propri• prcdi1JIQ$)iione organica erediuma 1tlrll\ert0 le gc.nera&.ioni,aoprauuno te (lut-~te tono &0ttratte, ·anche pc.r bm·e tem, ro, alle originarie condidoni ambientali. Fìnoa ha tollduto CM la patologia non fa~ eia in 1Uhà dittiQicmì di ~: tutte le r■.a.e i•1 fondo IOf\O qgeue, e&li h1 detto. alle 11ewe lotte delrora•nWJlo oontro k malattie, poich~ non 1i 11111111 di qualità umane rnnate, ben1i th condìt1oni acqui~tc e mutaLi.li. Altrf ,1udio.i inl'Ctt, Ira CUI 11 Dt Giau, DOft MJHO ~I lutto la JONibilità, aJroeoo per cute ll'llathe, di uu imroun11à di ruz.a an,che e1tditarù, ma ntengooo che ai lratti eolt■nlo d, un'immunnà rela1h·a, da non J)(lteni 0011•ide ni.re vero 111ribu10 congenito 1,erenne. L'immunità di raua cioè, 11rc:bbe ,olo aJJJNI• tt-nte, pc.rchè litgau a de1crmina1i fattori .1.m• %-tali "™' au-~ P9Cuto apu i.a mode eoa-. tinuo e procnno per- JDOlte gfflnUioni. MlttbLuo 11.ui capaci di eonfcr1re, a i«OMJ ~ e.i~. refrattarietà o pmdllpo■i.&ione a certe ma. lanie infcuive. A ule ri111-11do,come k,-ge generale, alcuni to!tengono che fìmmun1tà, per una dala m■· bma, poeti anenir-e per una «mìta nalur•ltd1t1 e.li11uJ111 gli illdR·idui meno rnil!tenli e C::.· ,e""" I più adaui. Ahn 1tud10,,i infine, anche indipendentcmen1e dai f111-0riambientali e in epoca poli1icamc.n1e non ■o1ptllabile, hanno ammeMO, almeno per u,: ieerto numero di mala11if infetti,·e, che la rea■. aia ,,,. e propria e ìncondwoo..ta ra· &ione di predì:spoe:i&iooe rpnka. A no.lro modesto parere Il problema n eon16 sideralo aoCto d1fleren11 punii <L ,i.sta, ugL111-' do i f11tj caao per cuo. Cot.ì pouiamo riteMA! pU$1i6ca1e le teone dei n,eptnitti a.oluli, 11lorchè 1i o■1eni, 1r.1 gli altri, 1I çuo ck'Ua ■carlall1na ehe le sta1is1khe dàno più diflu11 Ira i popoli del Nord Europ,,. Evidentemente qui non 1i tratta nè di una; ma@giore predi· 1po,s.itio11edeali 1nglo-1ermanki e nemmeno di una maggiore i-unità ~i biaachi ckl ceppo la;iuo, .. piuuosto di UQ a«eMOrio fauore amkce.atale: il clmw. La pttd11poeiuooe dei ,11mi è ttrto una COI& del lutto labile, tRnei• ton.i. t ("On molta probàbili1à, nemmeno ere, 01L:1ri:.o, ..\nl"'(!re più numerosi tono gli esempi che reildono a.iu,tilìcabili le 1eorie di immunità o dì prc.diapo,IWODe ereclil■ria di f"UZ."l, su6cicn· L<.me:n1e C06Ulnl(-&ncbe per un «no numero di ger1t:rauoni, ma 1unavia aemp,e relati'FI, ,pertW: C1Clu1i,amente le:g1t1 1lrWOM di UA compkteo di bnori ambientali, che hanno potuto agire insieme per un lungo peri0tlo di 1-cmpO. Tipico ~. a quwo propotito, il ca&o degli ebtti di fronte al.la tu~rcoloti ed tn lf'MA! di fron1e .JJe .. latti.e i.Dfeuil-e. Cli <-brei utlatt1, -per la loro nota anenione ai lnori agricoli e per le aecolari mi,ure mtrittlu, d'ordiM ttl1gio&o e polilico, hanno condotto, di l())ito, ,ii.:. nelt.anl(,llle urbana, accen1r1mdoti, 1pe,cie in tempi più remoti, in quartieri 1ngais1i, chiuài, alJollall. In tal modo hanno acqu~t.uo, non una maMiore robUReZD compleaini, ma per oc.mila ,a,ituralc, una ~n a«-ena~ iMmuniti, relalin d1 n,ua.. Ed eccoci infine alle teori~ di coloro ciac, per certi ce,!, ammettono, nella ruza, l"eAi!tenza di un wiro ed aNOluto fauore di predispotiziooc.. I _,enitori di ~uesta teoria incomind1.110 la loro ditetllltOne par1.endo dal fatto bea ac«r• 1110 in natura, e.be ruae di,'C.ne della ■pecie affim.k_ ~ lltblibili Jll l'1f10 &rado alla ,1ct11 Merlone aperirnentale. Cosi i topi grigi di chiavica tono fntent.ibili alrinfet:ione carborw:hiou, mentre ne 1<1no aen■ibiHuiml I topolini bi:inch1, che non IORo ahro che una varic'ti all>ina dei primi (Aui). Ma anche nel campo cltlle 1nfc:&io.a1 n111r nl.i poaaiamo ricwdare il cuo dei giovani l,u. fali ('he 1<1nomeno fadhaen1e tubereoli~bih (ki coruuni viklli; il cuo del porc:ì ddl'\'orkahire che tono più rtsitt.enti degli altri 1) mal rOIS-50 dei 11Uni (LU!lig • Kondonl • Galcot1i), li caso del~ vacche a pelo rOIIO meoo rcsulenu delle altre 11finfeziooe nibuoolare (lh·eato). Ricordiamo pure r~pio elau.ico dei montcni frao«11 ed ~lgerfoi, 1 primi aitnsibili 11 c~ubonchio, i aecondì refn.uari (Borde1). Del thto lo &leNo Borde1, 1>ur non a,·endo 1'1nteru.ione d1 arri,·are a conc.lutioni ramali del lipo topr■etpoato, è il primo a ,!tenere che e in lc:si.___ge.nu■Je ■.~.-.ctlen,c.h,ele~ .,,-~ti, &IK'he relativamente \ÌCIM, Il dìM.inguono non 10lo pc.r i cantt('ri apparrnti d'aspeuo, d1 oonfottnuiooe, wa anche per particolarità molte delicate ed intime della. loro coatitu.iione =~se:~: 11~:,:· •~=~~ p?;;'tdici u~i~~ da una parie e rumalu.ra protellrke della .. cic-dalrattn. N11ie una com-luione ttreuiwma. Ma anche iucendo dal «•po puramente teorico, blitono falli aua.i proba.t.iTI di una predi!J)OliDoM 0tganica di rana in1eaa in 1ento M90lu1~ ci~ legata p~ponder■ntemente a• ca• ratte.ruliehe anatomofu..iologiche dc.Ile diveiw rane e non a fattori .mbieatali. Talì, ad eaempio, le OiMn'YUioni fatte per truppe ra1ialmeote mitte, pot;IC n-elle .81oondwoni ambientali, io e.Limi ouo-,i per tulli i &ingoli repar1i ruu■li. T11ì ancore le. "-lri• t:licbe comparalo fatte in. America e in Amtnlia, statiaticbe che .acqui.&tano un particolare ti• gni6cato, non tanto per gli indi.geni, qun10 per gl'immlgrati, lii• bianchi, Mri e gialli. E, nell'ancora inc:er10 mtooAni8mo dei feno- :: !lii:~=~~ ~gmc::::i~\a1~.t:~ti:: lore. dn-ono av-c.re un'US!ponanu notn-oliai.ma per la noftlll qotll~ Cli atudi falli • tale propoaito 1<1no •n.cor. pochi, ma inicreuan• tiuimi. Anclie da altre ngioni, aempre legate ai ca• nlleri della ruu, ma non co1111istenli jn mtt• c:u,ismi immunitari ,"Cli e propri, può dipen· due la m■q:iore o minore morbilità. Tale è il c:uo di q~lle malau.:e che venpllO causale d~ p1reui1i lratrMNi per mcuo dì ,ettori uima1i. come le :unu.re e Se moache. Qtleilli lnaeuì infaui, 1)1ù ■"IC.Ora dei mieror• p,nismi, poeaono ,en,ire innuen11ti da fattori ramali att0nd1ri, come il colore dc.Ila pelle, fodore dc.Ue tticrrtloui, ett. Nel c:a■o della febhre palla, le cil"C08Wllle fra cui rive e aguct ~~:-1no"' r~rm;:a~~- !r:::~ -= predi!po,ia;one è pur C::151 1ubordìnata alla biologia dc.I dinero (Gardenghi). La p1nicol.1l't' acn,ibil.i1à all'ì.afezione amarUliea dc.Ila n.ua hlanca io confronto delle raue di colore. tro- •erc:bbe una aoddilòf1oente IPlf"IU'oot, ecc:ondo Marc:houll e Suuond, nelle c,1perieme d, (Mj oondot~, nelle quali si è potuto COMtatare che (,. St~,omya ai lltacca e.on molta avidità ai l"anchi, mentre mostra ripugnan:u per La pell~ de! negro. Ani.i il De Ciua riferì.ce c.he, ira i biant"hi. :=t::~~ :,1~t ::-;;;,!~u:;; mediten■ flei. Oò farebbe pcnNre ad una quc: ■tiono p1ttip11amente di colore: tu111.via C. leoni cd ahri, riferi■cono l'opinione dì tropi• calif;li che r11tngono le zanure e91ere guidate, iw-U. preferenu, dall'odore e fol""lc dal &apor(' cklle !ICC~i cutanee. In ogni cuo La prr ftrtnu per i bianchi nrrbbo tanto più ,'"&lort-, i, quao10 parec:c:loe DMCnU&Oni IOIJO 1,ta1e fan~ 1U !ruppe mi.te, bianche e di colorr, poste nrlk- -11eue condaio.al aqib.ienul.i (8ourcyJ Jnycce la Ckmuta palpali",, la mo~ che tra• s.mc:tlé lo 9))e(.lale prot01.00 (un tripan0&0m1J della o,aJauia del eonno, aembra euere guidata principalnacn1e dal colore. polche CMa dà r1111. pre:Miooe di prrfcn"! ~~ dtì rwgn. O~ quanto abbiamo br""'c.men1e esposto, t' pur aempre poNibile compttndere che. ,e pc, niohe m:1!1111einfetti\·e il fauore nua non f in~bile e che 11t1 per ahre CIIO ha un valore, eoltaato--rdl1n-o, rutta'tD, per un oerto gruppo noa indiD"ettate d'inffflOlti e 1pecialme:01e d'1n fationi. la ruxa è con certezza da rit.enen1 fanore di unii ■■-Iuta predi1potWOne o di un1 immunità organka. Se m.1i, fl(>lrà IIOC1'.lradi.cuten.i, in alcun, c.ui, quale po8N eMCtt il 1e1tore e la funz.iooe ckU·organil.lDO più dire1tame111e ~gali alla d1 ft::11 o a!la prtdi•~- Coa questo aamo però lll"SQpre be" lonWti dal volere !tabili1t anche per il nmanente di qUNIO gn>UO e d1f licik:. problema, che 1u110 11a chiaro ed aceet lnbile. La q~lio1,c. è, ancor■ COIÌ coaipleu■, chf' altre O!Men"Uiofti ed altri ,1udi più etteti ~ n gorosi, potr1111,o, in molti cui, ICM'eTlire .olick- ■.-~1 ed imporne DUO\'e, BRUNO IMBASCIATl
)0►01>0 oltre un anno di politica ra:c- .:iale, e mentre una legisluione ormai co,npleta assicura la razza da ogni peròcolo di inquinamento, ci- sembra che, restando nel campo puro e semplice del• la discussione e perciò anclie della propaganda, alcune idee possano\ essere per• fezionate, sia sulla base dell'esperienza che su quella di una più accurata inda. fine. Tutto ciò per esempio che è stato ricci.so per difendere la nazione dal pe• ricolo giudaico si è fatto rientrare nelle mi.•mrerazziali e si è detto che il problema dei semiti non costilui,•a che un aspetto di quello generale della razza. Non diciamo che qui sia stata fatta una confusione: dal punlo di visla della legf.C e perciò dello Stato la questione non poteva essere posta diversamente; ma da q_uello morale occorre fare una distin: z1one. Noi diciamo ora che il razzismo è una cosa e l'anti.$emitismo è un'altra. Difendendo la razza da ogni pericolo di frammischiamento con altre razze, e perciò nnche da quello con gli ebrei, non ci rendiamo esauamente conto della minac• ria che il movimento giudaico coetitui- ~ce per tutte le nazioni ariane; d'alira parte un'azione antisemita, la quale più che -di difesa deve essere di combattìmento, ci allontana dal concetto fisico e morale della salvaguardia razziale. Quello. parte stessa della legislazione che .si 1iferlS<'eparticolarmente agli ebrei e che ha dovuto, per la diresa della n:izione, limitare la posizione da essi occupata nonchè le possibilità delle loro varie forme di attività, ci aiuta a precisare il signi6cato di questa distinzione da noi af• fermata. Si è detto, assai giustamente, che il problema razziale ha una base essenziaJ. mente biologica. Ora bisogna riconoscere che gli ebrei non costituiscono per le altre razzze un pericolo biologico. Essi non si frammischiano; da 4000 anni sono rimasti ciò che essi erano, attra,·erso tutti i climi, tutti gli eventi della storia. tutti i continenti. Se si fossero frammi- ,;chiati sarebbero stati assorbiti come tan• ti altri elementi; sarebbero entrati a far parte di quelle scorie che ogni nazione, in proporzioni più o meno sensibili, si porta nel proprio sangue. Sarebbero !!comparsi. Ma gli ebrei non sono scomparsi. Essi esistono presso tutti i popoli non a11o staio di fu!!.ione, ma in qudlo I DISGREGA di e 80spensione >. Es.si costituiscono in termine chimico una emulsione. Nel Talmud è detto: e hracle fu paragonato all'olivo nella sacra scrillura. Tuth i liqui• di mescol:iti si confondono fra loro; ~lo l'olio non si confonde con gli altri Jj. quidi. Così Israele non si confonde tra le nazioni Jel mondo>. Il che vuol dire che l'elemento ebraico s'infiltra nella compagine dei vari popoli e poichè mantiene contaui di solidarietà assolute e fatali fra tutte le sm• infiltrazioni effettua un'azione di disgre• gamento presso tutti quesli popoli. Tutto ciò vuol dire anche che menlre ogni al. Ira caua costituisce un pericolo per quella sriana in quanto si pub frammischiare con essa. quella ebrai.ca costituisce un pericolo in quanto e non vuole> fr3mmischiarsi. La nostra azione di difesa nell'uno e nell'altro caso non può essere la stessa. Bisogna dunque tenere conio innanzi tutto di queita spaventosa. ignobile. atrOCt"menzogna che regola tutta l'azione degli ebrei nei riguardi delle altre razze: es.si praticano da 4000 anni uu razzismo che è stato definito e es&• sperato> (ed è ancora dir troppo poco), e predicano l'antirazzismo presso tutti gli altri popoli. Bisogna aggiungere che questo loro razzismo de,·e es~re co,L~ide17
rato con ammirazione e riconosciuto CO· me la dimostrazione di una immensa, te• mibile potenza. Ciò detto bisogna continuare a preciiare la noslra e d~tinzione •· Noi dicia• mo dunque che le nazioni di razza aria• na, sono il punto di vista puramente bio• logico, corrono il più grave rischio, e specialmente quelle mediterranee. dal frammischiamento coi negroidi. Abbiamo visto poco tempo fa passeggiare per le vie della capitale una iagazza· bianca al braccio di un negro. Lei era bellissima; bionda, -alta, elegante. Lui apparle• neva alla specie più pericolosa; quella cioè dei negri europeizzati, con camicia candida, cra\'alta sgargiante, capelli un• ti, pettinali a pecorelle. Non sappiamo quali fossero i rapporti fra questo negro e questa italiana . .Ma uno spettacolo di tale genere, aMai frequente in Francia do,·e costituisce una prova di quella ro- ,·inosa decadenza che attraversano colà la razza e la nazione, è insopportabile 'in casa nostra. 18 Questo episodio ci riconduce nel ,·ero campo della difesa della razzs, In base ad esso noi pt:W1iamoammettere in modo definitivo il seguente principio: e Tulte le ra:.::e fo/eriori tendono a /rammi,. 1chiarsi con k ra:.:.e superi.ori•· Ciò, quando si realizza, equivale nient'altro che ad un annientamento: le razze inferiori infatti mescolate con quelle supe• riori non migliorano menomamente e per. dono il loro principium individuoticmU;' quelle superiori invece cadono nel dis• solvimento e muoiono. Nel punto primo della dichiarazione degli studiosi fasci• sti pubblicato l'anno 11corsosul problema della razza è dello che affermare che esistono e le razze umane non vuol dire a priori che esi.stono razze umane supe• riori o inferiori>. Ci pennelliamo notare che è venuto il momento di precisare meglio questo punto e di dire che ci SO· no delle razze che hanno creato la civiltà del mondo e altre che le hanno se• guite a più o meno grande di!tanz.a. La responsabilità delle une dinanzi alla sto• ria non è uguale a quella delle altre. Ciò è tanto più importante in materia di difesa razziale, in quanlo le razze infe• riori, come 8'è notato più sopra, len• dono a raggiungere quelle $Uperiori, non già nel caRJp0 in~Hettuale e .spirituale, ma soltanto col mezzo assai più facile del frammi&chiamento biologico. Gli ebrei si considerano razza supe• riorie a tutte le altre, si proclamano il e popolo eletto>,· e non vogliono fram• mischiarsi. Le razze, concl»dendo, muoiono in tre modi : 1) per decadenza .spontanea; 2) per frammischiamento; 3) pelChè ucci• se da forze estranee. li primo C880 .si verifica quando ha luogo la contrazione Jemogralìca: il secondo quando una fu. fione di razze diverse a1rnienta ditTeren• ziaiioni nobili"ime prodotte da millen• ni di 80fferem.e..di lotte e di conquiste: il terzo ad opera esclu~iva dell'azione giudaica. Quest'ultima per arrivare al suo scopo si serve di tutti i mezzi, i qua• li vanno dalla rivoluzione comun~ta alla guerra universale; ma Soprattutto si serve dei ptimi due modi, cioè del deperimento demografico, che si sforza di provocare con manovre 11i vario genere ie quali si &\'olgono sul piano morale e su quello materiale, e della fusione delle razze. QuC8t'ultimo è il punto che de- \'e essere consideralo con particolare at• 1enzione. Gli ebrei cioè, come tutti possono aver notato mettendosi in contatto con 'le loro idee e specialmente giudi• cando la loro propaganda di questi ul• timi tempi, sono e antirazzisti• per CC• cellenza. Però così facendo non intendono determinare il franunischiamento della propria razza con quella ariana; ciò ucciderebbe quest'ultima, ma ucciderebbe anche la loro. Essi ,•ogliono semplicemente produrre la fwWne degli ariani coi ru:groidi. Solo facendo cos.ì arri,•e• rebbero all'annientamento delle razze su· periori e all'a.s.servimento di tutti i popoli alla mafia di Israele, come hanno dichiarato apertamente i <Protocolli> dei Savi anziani di Sion. Ai tre pericoli suindicati bisogna con• frapporre: l'azione demografica, quella razziale e quella ant~roita. Ma quest'ultima deve svolgersi sopra un piano separato e non sulla bue di regole generali; .sì bene secondo il luogo e il mo• mento e come ·se si tratta.Me di combat• rere una guerra vera e propria. FRANCESCO SCARDAONI.
. ' §<iwl.wdo !IUI filo di gomma di una t:~i1 iti1 EJ)eitacolosa, Jacob Wauermann 11'in.,inua nt"i grovigli più torluosi dell11 ,•ita e Jella psicologia ,oci•le. piazu le ..ut" \f'nlo~ appunto là do,c i erooicchi cj lramulano in labirinto. Le sfumature, ì !-Ottintt'fi, le formule a doppio e tripli« fondo del dialogo sociale, hanno per lui il rilmo di respiro della 1pon1aneità. T une le reti ehe e,eeolidi COn,·enzione hanno infittito intorno alla genuinità della natura umana, !10110 per il \l'Hsermann la tra.ma di vene in cui scorre il suo ean• gue d'uomo 50Ciale. L'opera più propri:1 di questo scrittore 1>01rebbe t=aerc quella in cui ti ra,à la 11oria di un ,•iaggio di cento chilomelri, tutto ondulazioni ,di zig t.ag, per coprire la di.iitanu di dieci ~ntirnetri Ira due punii. Proicllalo da un singolare impulso di tensione. il WU!ermann parie in realti in ogni libro per un viaggio ,ubacqueo nello strano lago della AOCialità: dO\·e basta un n~lo di luce, un filo di suono per determinare fantomatici eambiamenli di colori, e una nuova ombra d'increspatura s,com1>0nea 1ua ,·olta questi colori. in altri, più densi. incroci di 1onalità. Il Wasserm■nn sale e &eende per i cerchi. che tubito si di.saolvono, del compromeuo e della dumatura, di cerchio in cerchio prOttdendo alfinfmilo: ,·olontariamente preso nel circolo vizioso di un ingranag• gio fine a M: tln&o. Quando riaffiora. quest'uomo riaffiora pe.rò solo. grondando d'acqua incolore; e agita nel vuoto la &ua tortuot.a sonagliera di spilli. Perchè il caso Wasaermann è probabil• mente più complesao del ca,o di altri scrillori giudei della Germania pre-hitleriana, come a eaempio quell'Arnoldo Zweig che qui steuo abbiamo considerato di recente. Un personaggio del libro più noto del WaMCrmann, Il auo Mauri• 11u~. è un ebreo che tenta di e\'adere dalla «rchia inferiore della sua raua, a55imi• lllndo, pe.r cosi dire, la tecnica di vita dt ffOccidente. Ma l'espcrimt:nlo non ha .~ltrt' determinanti all'infuori di una rab• hio~ \Olontà di affermazione individuale: impulso demoniaco, dlC ti colora a volle di dumature misticheggijlnti, ma cl,e finiM:e per karicarsi nel caos dell'a• marchia morale: di· qui la ca· duta Aubitanea e I■ ACOnfitt■. E' la storia di tanta parte della gente giudea, degli antichi t' dei n<>!lri tempi, aolo isolata e aettntuala nella spinta propulsi\•a. Ma in quest'accentuazione appunto è la ca• ratteristica che contraddistingue il Wa~ sermann scrittore. La sua ~iva compenetrai.ione della teçnica sociale è, senza pos.!,ibilità di dubbio, l'indice più signifieativo di una ten• sione interiore. di una sorta di ,·itali.smo h!.ico, allucinatamtnte desii e come ml• gneti:nati dinanii alle apparenze di un mondo d'intelligenu e di lusso, che in de6ni1iva è il più eccilanle il più con• sentaneo per il germinare di quel vita• lismo. Ciò è tanto ,·ero, che tra le pa• gine 11rlisticamenle migliori del Wasser• mann aono da porre quelle in cui, pttei• !!8tnente, è • riprodotto se.nz'ahri fini il gioco 1ubacqueo delle sfumature e dei tranelli dialogici, o in cui sono esempli• fica le figure che si risokono pc.r intero nella socialità: professioni&ti, rappr~- tanti ufficiali, magistrati, ecc. Va ag• giunto che di rado può capitare di rile• 19
lrr<u1le Za.n~wilL unò de.i pila.atri del aioni•m::i vare, in 11110scrillore, un cosi completo annullamento, cioè una così completa fo. sione, con il ritmo della convenzione SO· ciale. Come altri, in momenti dì feliciti, crea il proprio mito lirico, il Wasser• mann si protende verso il mito della !IO· cialità quotidiana: con un &0mmovimento, con un brulichio di scatti, con una ade5ività di partecipazione, che sembrereb• bero a momenti sfiorare qualcosa come un sadismo dei nervi e dell'intelligenza. Perchè appunto i sottintesi e i traboc• chctti della com,enzione. le souigliezze dei compromessi, le levigatezze verbali attraverso cui balena e si nasconde l'insidia di una pa.Mione o di un pensiero, p.aiono dare pieno sfogo a taluni elementi, c-ontrastanli e complementari, che, così 20 rh·elati, si palesano propri del tempera• mento del Wassermann. Ci riferiamo alla scaltra acutezza dell'intelligenza e alla tensione del ,•italismo; all'ansia -di sapersi consape,•olmente presente al centro di un mondo straniero e all'ironia .guardinga del controllo e dello stacco: .notivi che, fondendosi o diraman,lo~i mentre seguono il ritmo della vits socirile, e1primo110 di questa vita le più souili sinuosità e gli aspetli J)iù ambigui, per giungere freudianlrnente al torbido fondo psicologico. Il Wassermann muove e rimuove le quinte, cacciato nel labirinto dei fondali tra la ribalta e il retroscena: ride aperto. in tutto pago, di questo gioco di specchi, che tende a concludere il mondo in due convenzioni: quella sodale, spietata ed egoista, e quella freu• diana, che spiegherebbe l'altra cOn le mo. livazioni melmose della libido originaria. Si tratta di momenti centrali, dissolvitori, la cui insidia è costituita dal fallo che il Was.sermann trasmette a essi l'immediateua della sua tensione, sostenendoli con una fitta trama di rispondenze tra scena e scena, tra motivo e motivo. Egli nega implicitamente rapprcsenlando: le sue tensioni. le sue raffinatezze, i suoi l!catti si risolvono nella negazione pura e semplice. Così asserragliato nel circolo vizioso del materiale, lo scrittore gira a tondo su sè slesso per rilrovarsi infine solo in 1111 deserto di apparenze; e allora agisce quell'ecce.,.so di spinta a cui si è acccn• nato più sopra. I dive~i elemenli che giungevano a un grado di fosione nella rappresentazione sociale, si scindono e .si sviluppano singolarmente: cioè il Wassermann passa dalla rappresentazione alla nega.i:ione ragionata. Alle scene tessute a colpi di spillo, alla sottile abilità 1èi dialoghi e delle descrizioni, succedono d'improVviso, con un passaggio a prima ,•isla sconcertante, pagine e capi1oli di tutt'altro tono: il dialogo diventa sfogo, arringa e concione; i personaggi si. tramutano in simboli ideologici; la l'appresentazione sconfina nel commento !lpertamente polemico contro la società e l'uomo sociale. E' un mula.mento di piani. che in definitiva $Copre, pertino esageratamente, i retroscena interiori del \ 1 ;:assermann: lo scrittore, senza saperlo. i- preso nel suo medesimo gioco di specchi. Jn realtà - la deduzione è agevole - l'impulso polemico è alle radici del 1nimo e del secondo \Vassermann. Il suo polo è costantemente il mondo straniero; l'impulso si accende e si concreta, tra guizzi e sussuhi, al momento del con• tallo con una diversa vita organizz.ata; si dilata e disperde subito dopo, passando oltre. in altri sussulti contro quella ,•ita in cui non è riuscito a trovare il suo centro. L'ecces.so di tensione si rile\·e• rebbe dunque, nella sostanza, dato da un doppio rimbalzo: dal proiettarsi dell'impulso verso la socielà occidentale, sentita e vista nel meccanismo cs1eriore e non nella dinamica dello spirito, e, mancato l'innesto, dal ritorno al punto di origine. Gioco di contraccolpi. proprio del 1emperamen10 ebreo; gioco che il Wassermann ~pre per spaccato dall'interno: diciamo l'incapacità giudea ail'autonomia costruttiva, politica. morale, sociale; la fatalità del legame giudaico con altre società organizzate, superiori, che contemporaneamente si guatano e si negano. Siamo di fronte a un ovvio femminilismo di razza, in cui è la spiegazione dellt' uc• oenluazioni e delle scaltezze, intuiti1e 1·
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