J\rislotel• occorre dire ciò che s'acrompagn:a. Poichè, questo travisamento della Grecia :aria, questo ritorno degli istinti asi:atici non è evidente-- mente solo un port:ato francese. Contro di noi il colpo è ancora più diretto, perchè vi si aggiunge l'altro motivo consueto: l'odio contro Roma. Se si scpravv:aluta Meleagro, se ne trae subilo una conseguenza contro Virgilio. Se si es.alta Epto.iro è naturale che ne risenta S. Tommaso. L'estetismo dei super raffinati francesi ed ebrei non può essere che :auai severo contro la solidità e l'umanità degli scrittori l:atini. Ccmbattono, senza saperlo, :anch'essi per iJ re di Prussia; non hanrio la benchè minima idea delle responsabilità che si assumono. Immersi in una specie di nebbia estetica, mancano completamente di senso delle realtà. In mezzo alle opere del mondo classico, il loro stato d'animo è intenmente romantico: d'un romanticismo dolcia. stro, lezioso, appiccicaticcio, noioso: che consiste nel cercare il sublime anche tra i rifiuti, e nell'essere sempre' in attitudine di « goditori ». Dinanzi a qualsiasi cosa essi si comportano come un collezionista d'altri tempi che scrutasse colla caramella sopra un quadro impressionista, Sono, in fondo, delle ottime persone: ma hanno un gran guaio: che sciupano, scio .id accostan'isi, anche le opere più belle; e intanto_. per il loro mestiere, hanno a che fare proprio con le opere più belle. La direzione sernitic:a nella quale oggi sono trucina1i, cioè la loro predilezione per gli :scrittori siri:a• ci, greci solo in apparenza, ha per noi questo vantaggio: cht- li tiene, fino a un certo punto, lontani dai veri classici. Ma intanto ciò non toglie una confusione gra.vissìma; perchè, con questa predile. zione. diffondono una falsa idea della grecità, e allontanano molt.1 gente dalle letterature antiche. Quanta maggiore critica, quanto maggiore discernimento s'aveva, in questo, una \·oha ! Si partiva da una considerazione che, era, in fondo, ranista. Si guardino, :anzi. tutto, i nostri progenitori romani..; che pure tanto conobbero, e predilesstro, la letteratura greca. Si guardi Cicerone. Egli non dimenticò mai d'cssecc un romano; e ,•olle, in quella ldteratura, cercare quello, che più si confacesse al carattere romano. Si ricordi ciò che egli .scrisse all'inizio delle« Tusculane ». Si guardi Seneca, (spagnuolo, ma d'antica famiglia italica) e in generale, tutti gli stoici latini; si guardi Marco Aurelio. Chi è che non av\'ertc la grande differenza tra la loro dottrina, che pure portava il nome di stoic:a, e quella da cui in apparenza sembrava imitata? La quale, d'a.ltra parte, non era la creazione d'un greco, ma d'un autentico semita, ci~ di Zenone detto Jo Stoico, che, figlio t"<I erede di mercanti fenici, solo per ca.so, essendosi rn:ato ad Atene, vi si iniziò alla filosofia. Lo Stoicismo di Zenone aven infatti la ferma d'un immanentismo meccanico, privo di elevazione morale, che doveva riuscire necessariamente insopportabile al carattere ario: tanto che Panezio, un autentico greco, nato a Rodi e quindi di stirpe probabilmente dorica, lo modificò profondamente: e vi introdusse una concezione delle cose non solo più re:ale, ma sopratutto più umana. Cicerone pot~ così diventare il suo divulgatore; e far cono. sccre questa dottrina nel mondo romano. Ciò mostra come i Rom:ani sent·issero la razza anche nella filo• sofia; e come, sotto l'apparenza comune della lingua, sapessero ben distinguere l'orientale dal greco. Cosa che si ripet~, nel nostro Cinquecento; quando, in tutti i trattati, in tutte le antologie, si separav:a rigorosamente ciò che era appartenuto alla vera grecità, platonica ed aristotelica, da ciò che invece sapen, anche lontanamente, d'asianesimo. « Alcuni falsamente affermano», oppure « stoltamente dicono», e simili, erano sempre i proemi che si face. vano precedere, a principii tolti della filosofia di Mcnippo di Gad:ara, o di Zcnooe lo Stoico. Oggi si fa d"ogni c-rba un fascio; si parla di classici, solo perchè si leggono "autori, che :adoperarono le lingue classiche; e si è giunti a tal punto che lo studio del greco, che fu la lingua d'Omero, serve per presentarci, sotto veste estetici, la corruzione orientale o i veleni filosofici, cbe, venutici dal. r Asia, infettarono il mondo antico. Questa, pcr i grecisti _alla francese, sarebbe la grecità. Ma oggi che s'è ritrovata l'Italia; ché essa. ci si va di giorno in giorno rivelando: è necessario, insieme a tutte le altre cose, che essa c'insegni anche a conoscere i classici. A conoscere, quindi, anche l'antia: Grecia; come nei grandi tcmpt, la conobbe; e qua.le seppe trovarla, affine a ~ stessa, nelle opere migliori. G. DELL' ISOLA
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