La Difesa della Razza - anno II - n. 19 - 5 agosto 1939

questionario ~4-0. Pciolo Zòrbono d1 Len1inl (Siracusa) ci ha SCTIIIO: Con lieto animo ho letto su tulti i giornali la tanto aUesa notizia: il via all'attacco con• tro il laiilondo siciliano ordinato con inllese:ibile energia dal DUCE, promotore di tulle le più sanle battaglie• La nostra battagliero rivista può menare il vanto di aver colpito giusto nella noterella del « queshonorio,. 1n cui si diede ospita• htà al mio scritto « Latifondo siciliano>. Abbiate unita alla mia la voce possenle del popolo siciliano, la cui commotione alTiYa alle lagrime, noi gndare alto ne~ cieli il più potente W. il DUCE! "4,,,te,~ Aldo Ber,g,onsoni ci scrive do Bologna. Seguo col più vivo interesse la vostra Ri· vista fin già dal primo numero. Sono con• vinto che la 10110che avete Intrapreso con• lro la borghe:iia sia uno lappa importante che bisogna raggiungere. Ormai mi sembrano sullìcienti i numen dedicati lino all'ultimo fascicolo per dimo$trare al Jellore la compattezza della nostra razza, sia ontropologicamente che biologicamente, e negarle tale valore sarebbe una Qut111tione di pura ignoranza. Cc$l i- prossimi numeri dovrebbero essere dedicali alla evoluzione del pensiero e dell'azione della nostra razza nelle tappe più salienti della storia, e quindi il fattore deci• sivo, dopo la dimostrazione della parte più scientWca, sarà dello spirito. E questa Rivista porterà il popolo al punto di euere orgoglioso di appartenere alla grande famiglia. Vivono e prosperano fra noi. striscianti come serpi, dal viso bonario e umanitario, pronti in qualche momento a critiCO'fe la grande opora intrapresa dal nostro Duce, e ad inquodrarsi faticosamente sen:za entusiasmo nei giorni solenni dolio Patria: i borghesi. Anche nel campa dello spirito hanno le loro tende e vorrei che losse capito il male che arrecono ancora que.sti_ apP\lrenti italiani nel campo delle Ar11 hgurahve. Basto guordore una loro operp per intravedere quanto amore essi abbiar.o per gli artisli slranieri, ebraici e francesi in genere. Ccmbottere qùesti insoddisfatti, questi dilhdenti. quEista negazione che avveleno gli artisti di buona volontà. Per anni od anni abbiamo sopportato le loro brutture ed oro: che la rana ritorna al!a grandeua dobbiamo distruggerli se vogliamo che ritorni autoctona come la sentirono i no61ri padri. Bisogna esiliare dall'arte lutto ciò che ha fetore di internationalismo, cubiamo, piCOllsismo, di freudismo ed altre negazioni. Con tanta fon.a di rinascita per gli eventi che viviamo dobbiamo avere il corag. gio dì bandirli dalle Organizzazioni Fa$CiSte per meglio Individuarli e per il bene che ne avrebbe l'Arte nostra per assurgere alla grandeua che fu. Da molti anni il popolo non ama pii) le Mostre d"Arte stancatos~ di questi degene• ratori. Sono troppi quegli artisti che hanno creato sulla falsa riga del genio ebraico e slroniero. Si tomi allo composizione che è vanto e potenza dei nostri grandi artisti, che seppero aflronla::e le più aspre fatiche per vivere nel colorb e nella forma l'immaginazione della noatra rana. Giotlo, Beato Angelico, Masaccio, Michelangiolo, Mantegna crearono e non scimmiouarono. Altro che lìori, piantine g=e, ventagli sul broccato, taz-z.ine di eallè e rilratlini- coi cappellini olla stella cinemalografical S1 ammil'ino le fatiche dei giovani e dei vecchi che vivono con le opere che raffigurano, i legionarì, i conladmi, le madri ed I ligli, la terra e le battaglie, che il borghese non vede e che non può vedere mancandogli l'org091io d1 essere Italiano. 'J,il,o,»(,i,a e, de,cad ~ Il fascista universitario, Gaetano Abelo:. ci scrive do Niscemi (Co:llunissena) tra l'altro: La hlosofia, quale coscienza rillessa dell'uomo sull"essere proprio e delle cose, contemp)ondo spesso problemi che non trovano ingranaggio alcuno nello svolgersi della vita, altro non fa che slorpiare il medesimo cercando di modificarlo mediante formule ideali che per non esser,: consoni al vero si dimostrano nocive. Perciò essa, la filosofia, quando sorge? Quando l'uomo o gli uomini, incapaci di allrontare lo realtò, la luggono e la cercano nel tempo istesso sollo la forma ideale. Allora al lare succede la contemplazione e si lenta di scoprire nei profondi pozzi della riflessione quella veritò che sempre sia a galla chiaramente visibile. Allora si ha la decadenta. ~~ felice Bertocchi di Cremona ci scrive da Roma; L'avanguardista del Liceo Virgilio dì Roma che proteslo di non essere borghese fa pensare all"oltro del Liceo Scienlilico di Vicenza che, nello scorso numero della Difeso: della ftaaza, domandava come e quando Leopa:rdi combottè la borghesia Se a differenze esteriori di classe o di posizione sociale, conispondessero sempre di• versitò di caratteri morali, tante questioni sorebbero semplificale e la definizione del borghese diventerebbe inutile. Non dico CO$a nuova, rammentando a Savoini che ogni uomo, grande per opere 9randi o di animo, non può mai essere che antibs)rghese: anche se dolio borghesia non porla o scrive mo:i: pensi o Dante, Miche• !angelo, Garibaldi, Verga, San Frances;:o, Manzoni. Cavour. Se Savoini dubito che Leopa:rdi posso- es• sere messo vicino a questi nomi, si lasci, per il momento, guidare dal giudizio altrui (che non è il mio) rimandando il suo, de• linitivo, a un'età più matura; quando avrò capilo che non c'à un solo modo d'essere eroici. S, osserverà che non ho ancora dehmto ciò che intendo per borghese. Confesso che una definizione non la so dcne: quesla spe, cie non à catalogata in nessun trattalo d: zoologia o la questione non sta nell"essere o no borghese ma nell'esserlo il meno possibile. Ma ecco a chi e a che cosa mi fa pensare la parola borghese: ai rivoluzionan d1 pnma de, vent'anni che appena ghermito un impiego diventano CO!lservatori col codino e si comprano le pantofole e la pollrona con la ciambella; a coloro che, vili, negano l'eroismo; dc• boli, dubitano sistematicamente dell'onestà. agnostici, tollerano la lede crisliana, perchè serve a mantenere fedele la moglie e buoni i ligHoli; a quelli che mettono pancia, se ne va:-itano • credono proprio che essa d1stin9uc l"uo!Tloserio da quello e che ho ancora grilli per la testa>; a quelli che credono allo perfezione propria e delle proprie opere; a quella specie di viltà cho ci fa bland. col più !orti, i11lffricie viperini quando sen• tiomo dietro di noi una classe che ci ai> prova; a cM pensa che dopo i vent'anni lare ginnastica, all'infuori del moto necessario per raggiungere H tranvai, oltre che pericoloao, sia anche ridicolo; a chi sussurra che sta bene la "Bonifico, l'Impero, lo Gil, ma che l'Italia, ormai, ha già avuto, ed ha avuto molto; che ora l"lnghilterra e la Francia sono stanche di pa:- zientare; che quel che è andato bene In tempo di sanzioni può anche mancare, e finisce con le Irosi della Beata Pigritia e di Santa Fila: e Quando finirò?>, e Dove si vuole arrivare?>; a chi si chiede: Perchè isolare gli ebrei se a me non hanno lotto niente di male? (chi dice cosi, se lo potesse, proporrebbe una legge per far pa.ssaro l'autobus, che lo con• duce a casa, per la porta dell'ufficio); a quelli che considerano il caffè indispensabile come l'ascensore e la bottiglia d: acqua calda $0110 i piedi prima dei seltont'anni. Forse ho aggiunto, ma certamente mance mollo o compiere il quadro. ~ Romolo Gentile, studente liceale, ci ho scritto da Roma, mandandoci una Junghissi ma noia riguardo allo acri11o di Giuseppe 'Grieco sulla poesia catducciana. Romolo Gentìle non si è nemmeno accorto del litolo che mettemmo allo scritto di Grieco; Jiguratevi $e si è preoccupato di quanto siamo andati dicendo sulla lingua, l'immaginazione, 11punto di vi$IO, così della dviltò, come della poesia ilaHono. Caro Gentile, non J)O$Siamo ricominciare og-ni momento --do capo, dobbiamo tener conio almeno di, quel poco, che s'è discusso. se vogliamo andare avanti, e in questo senso, li preghiamo di ritomare sulle tue osserva-zioni, di aggiornarle, e alloro le pubblicheremo senza meno.

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