assunto come loro metodo didattico. E si capisce: Spinoza. per essi, è tutto. E' lui che hai stabilito contatti, tra rimmancntismo delle sette ebraiche, e il razionalismo di Cartesio: per cui, dopo due secoli, pot~ fiorire Hegel. Gli idealisti hanno ben ragione d'essere grati a Spinoz.:.. Vediamo, ora, come il nostro libro si accosta ad un altro punto non meno scabroso. non meno nevralgico; e, ciò che ha pure importanza, assai pili vicino a noi nel tempo; voglio dire !"intui• zionismo dell'ebreo Bergson. Ecco in qual modo lo presenta ai suoi giovani lettori: « Gl.i scritli d~ E,u'ico JJergso11 IIO_KnOcwuto 111111 ,·is<man:;a mo11diale deJlc più vaste e pro/011de, cspre:ssWne, cu,che artisticamct1tc fomi11osa, di qucllu tenden-za, tra 1,iistieo•ron1a111ieae prammatistica che ,: un(I dei trulli cara.tieristici dello spirito c1.>nlcm/)oranco. Egli comi"cia co11 1m esame (J)lalitico dcUa vita. psicliica. Ordi- •wriu,nc11te si considera110, coH Kant, co,ne cssen::tOli olla. nostra cspcn"cn:;a, le forme dcll'intu~io,ic spa::S<Jle di quella tc,npo• rate. .. Per il Bergson quuta è una figura:;io"e della vita psichica,, del tutto defor11wtricc dello rc<Jleno:ur<1 (ii ula ... Gli stati di CQJCÙ'H&haoNno proprio q1,esto di raraltcrishco, che si COHtPe• nclr<Jnodi conliH110 reciprocamente: non si. giustappongono o si s011raJ,pongo110l'un l'al.J,-o, ma per cosi dire si fondo110 in una 1mità, nella quale 0911uno trac dagli ultri un SHOt<mo originale, sì che og11uno. sci.tso dagli altri, 11011sarebbe più quello clic è, perde,-cbbe la stia fisonomia. Lo spirito è scorrere perenne e perenne creazione del nuo--.,o,è « écoulemcnt , che co,ifinuame11te tJrricchisce il suo contenuto qual-itati.;o..• Ma come deri,:a da quest'io p,-ofondo, che vive nel te111po,l'io .rnp1:rficin/c che s,a::iuli:;:;a i, s11oi rlatif E d'ondc s'origina lo spa::io stesso, su cui il tempo è ri<<Alcato,e in cui fc cose sono roJlocalc e al!ineatcf Qr,i n·apparc il consueto motivo pra,nma· ti.sti,:o. Sono i bi-sog,ii pratici cl,c portano a un fra::io11mncnto dello corre11tc dclL'espericn::a immediata, e quindi a una, solidi/i• ca::ionc di questi frammenti. In quella c0Hti,1ui.tà "wbile d'im11fagini, che coseìtuiscc fe-speric,i:;a e clic è la vera realtà, noi ri.taglklmo grt4ppi d'immagini più o mc110 fissi, dai co11tornì ben determinati, che si. prestino ad uscre oggetto di uHa comu-nc intesa tra i var·ii individui e p,mli d'appoggio per le nostre pretltsio,ii: questi gn1ppi d'im,nagini sono le «cose, t:he noi « percepiamo • nello spa::io. Còmpito della filosofia è liberare lo spirito da tutti quirsti ui1cmi pratici ed intellctlt4oli. Dobbiamo t,4ffarci i-.. quella corrente profonda e llSct1ra, in C11isi risolve l'essere co,,,c « slancio vitale>. come ct•oli4::ioHepcreHncmcnte ereatn·cc di forme e di esseri sc,npre 11uovi. Dobbiamo soslilr,ire all'intelligen:o di.scor• siv~ organo della scicn::a e dcUa pratica, J'intui:ionc, per la quale si perupiscc fuuiià coH1plessa e indistinta dell'essere, sotto il ticlo delle costru::ioni framnientarie che la. ricoprono; si vive il dinamismo j,,gge,itc e ritmico del ,-cale, si gi,mge ti condensart•, in ogni termii1e del nostro pnrsie,-o discorsivo, una ,,edul'o sintctW:a dcU't111iverso ,. Anche qui, come si \'Cde, non una parola di risen,a, 11011 una 1Xlrola di <:0mr.1cnto, che mett;i sull'av\'ÌSO, i ragazzi, dinanzi a qursta polveriu:azionc di ogni realtà: dello spazio e del tempo, <legli oggetti e della coscienza. Spinoza negava Dio identifi.can• dolo col mondo meccanizzato; Bt"rgson, nostro contemporaneo, è andato ancora pili oltTe: ha distrutto ;1 mondo, e l'ha ridotto ad una uuvola di sensazioni. Egli ha portato nella filosofia ciò che il predominio ebraico portava contemporaneamente nella pittura coll'impressionismo, nella letteratura col simbolismo, nella musica coll'atonalisrno, e così via discorrendo. Di tutto ciò, nel nostro libro, neppure una J>arola: al contrario, i grandi elogi che abbiamo visti in principio: e una risonanza mondiale vasta c profonda, una espre9Sione artisticamente luminosa •• proprio della tendenza, tra mis1ico•roman1ica e pramma1isti<:a, che è uno dei tratti ca.raneristici dello spiri10 contemporaneo. E il Fascismo? e l'Italia? e il modo di sentire della nostra razza? Come mcra"igliarsi, allora, dinanzi a fatti, come l'arca• nismo dei ragazzi- di «Corrente>, se si pensa che essi, qualche anno fa, quando froqucntavano ancora il liceo, erano obbligati a studiare su libri di tal fatta; e, se li ,studiavano, non p,otevano che averne il fruuo che in realtà ne hanno avuto: il quale discende, dritto dritto, da.ntambiente di Bergson? Si può dare loro francamente torto? Essi ci risponderebbero sufoto: siete voi ad a\•er torto, siete voi a non capire: comunque, dovete essere per lo meno degli arretrati: p,oichè noi siamo e l'espresskmc di una tcndcuza, tra misrico-romantica e pranunatistica, che è uno dei tratti caratteristici çlello spirito contemporaneo•· Ci è Hato inse• gnato così nella scuola; e l'Ì possiamo indicare il libro e la pagina. Ora io sfido a rispondere ad un tanto forte argomento. Dopo la 1>0h•crizzazione di Bergson, ~ovrei parlare, ora, della relatività di Einstein. Essa, nel nostro hbro, chiude la terna dei grandi ritrovati ebrei. Ma preferisco di faTne grazia al lettore, Tanto, le constatazioui sarebbero le stesse: attitudine molto benevola, da parte dell'autore; e n~ssun comn1ento, nessun giudizio, che serva ad orientare 1'2..llievo.D'altronde, siamo franchi: se anche i tre ebrei non ci fosse,v, ma ios5'Cro rimas1i al loro 1>0sto Bruno, Hobbu, Cartesio, Berkeley, Kant, Hegcl e Croce, forse: il guadagno sarebbe molto sensibile? Non si tratterebbe, press'a poco, della mcùcsima cosa? Al di so1lra di essi si proict• terebbe sempre la nera ombra di Spinoza; e la disgregazione di Bergs<>n si ritroverebbe, non certo risanata, in Croce. La contaminazione ebraica, c'è, oramai da !CCOli, in tutta la filosafia dell'Europa: essa si chiama idealismo; e ()()mincia dalla Riforma. Non rimane dunque che liberarsi da tutto l'klealismo; e fermarsi all'unica filosofia immune; che è perciò la più sana; e, fino a Vico. fu la sola dell'Italia. Cioè <:uella che ebbe per maestri gli stessi maestri di Dante. Bisog,1a ritrovare 11 coraggio di dire questo ai gio\·am. Bi• sogna rifarsi la convinzione, che non più il metodo idealista, del divenire storico, in cui tutti i sistemi hanno Ub~ale -valore, ma quello classico, d'un solo :sistema, il sister.ia dc11·1tali:t può ri• spondere alle condizioni di oggi. Bisogna che dalle nostn.: scuole escano degli italiani: con una ooscienz.a .diritta, decisa. chiara. mente fascista. Bisogna dunque pregare gli idealisti, di restrin• gerc i loro insegnamenti solo a quelli che "orranno riceverli; ma per le scuole, e i libri di testo che vi si adoperano, permettere che, messi da parte Spinoza, Bcrgson cd Einstein, e, accanto a loro, HobDes, Berkeley, Kant, Hegel e Croce tparlan• done al pili come di curiosità del passato, legate solo a certe circostanze di luogo e di tempo), solo a pochi indi-riuare tutta l'attenzione e l'amor-e dei giovani, quelli che sono stati sempre i maestri di filosofia dell'Italia: dico Aristotile e S. Tommaso. E sostituire la loro lettura, nelle classi del liceo, alla lettura, che ancora vi si fa, di Kant e di Hcgel. Sembrerà strana• questa proposta? Ma assurdo, se mai, è stato, finora, il contra-rio. Tutto, meno che il punto di vista dell'Italia, si è insegnato, fino .td oggi, dai nostri filosofi. G. DELL'ISOLA
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