La Difesa della Razza - anno II - n. 19 - 5 agosto 1939

QIJISl'IONl52 PAGIMI DIRETTORE TELESIO INTERLANDI

ANNOII - N. 19 SOMMARIO 5 AGOSTO XVII T. I.: PREMESSA. LA CONSEGNA DI MUSSOL/NJ, raccolta_ ~omplera delle frasi ,ulla rcu-.za contenute negli Scritti e Discor,i del Duce SCIENZA GUIDO LANDRA: VARIANTI RAZZIALI DEL POPOLO JUGOSLAVO; EDMONDO VERCELLESI: RAZZA E SPORT. POLEMICA G. DELL'ISOLA IL GIUDAISMO IN CATTEDRA; C. A. CREMONINI. GLI EBREi CONTRO LA SPAGNA. DOCUMENTAZIONE CARLO BARDuzzt: EBREI IN POLONIA; T. RAFTOPULOS: L'ETERNA ELLADE; GINO LUPI! RAZZA E CIVILTA' DEI PERSIANI: SILVIO LANDRA: RAZZA E OCCUPAZIONI PROFESSIONALI. QUESTIONARIO LATlfONDO: ARTE BORGHESE; n LOSOflA E OECA DENZA; CARDUCCI: IL GHETTO INVISIBILE, oc<:. ecc. PENSIERI DI LEOPARDI: SIATE ITALIANI. A QUES1"O '''UMERO È ALLEGA1'O UN FASCICOLO DI OTfO PAGINE COMP/IENDEN1"E GLI INDICI PER AUTORI E PER MATE:11/E DE:L PII/MO ANNO DELLA RIVISTA I MANOSCRITTI ANCHE SE NON PUBBLICATI NON SI RESTITUISCONO GLIUFFICDI ELLA"DIFESADELLARAZZA"SI TROVANIONROMA · PIAZZACOLONNA !PORTICIDI VEIO)• TELEFONO67m - 62880 0 ANCACOMMERCI lE IT llAN MILANO CAPITALE L. 700.000.000 INTERAMENTE VERSATO RISERVA L. 155.000.000 AL 30 APRILE 1g3g.xv11

• ANNO II · NUl\lERO 19 5 AGOSTO 1939. XVII ESCI'; IL & V. IL 20 DI OGl'II Ml:St: UN NUMKkP Sltl'AMATO LIME I A81'C)N,U11:NTO .-.NNUO LIMI;: 20 ABUONAMP.NTO SKMF.STil:AUl • 12 V.!ITKKO IL DOl'l'IO Direttore: TELESIO INTERLANDI Comituo di redHioue: pror. dott. CUI OO LAN DR A prof.dott.LIDIO CIPRIANI· don. LEONE FRANZI dott. MARCELLO RICCI · don. LINO BUSINCO Segretario di reduionie: GIORGIO ALI\I IRANTE SCIENZA•DOCUUENT4ZIO POLEMICOAU.•ESTIONJ\810 D ~ ... .....,".._·.."·.."~..._..,,..,_ qU(1llro frucicoli folti di più che mille pagine, hanno parlato e parlano tutti ill Italia e moltissimi oltre i confini. L'apologo del « padre, il figlio e l'asùw » sarebbe la pagina celebrativa più acconcia. All'estero gli studiosi la elogiano, gli ebrei la vilipendono, gli antifascisti la denigrano. Ma in Italia? Come sì ricorderà, l<i. rivista ebbe un successo iniziale strepi• toso; la tiratura salì vertiginosamente, fu smellliUl l'asserzione circ<, l'indifferenza degli Italiani ai problemi razziali, fu necessario ristampare ogni quindicina le copie rum preventivate; poi I.a iirat11,rasi stabilizzò iJd ur, livello che è tuuora sorprendente. Ma il giudizio dei lettori è vario. Contentarli lutti sarebbe come prendere a modello il padre dell'apologo. C'è il professore che trova la rivista poco scientifica e vorrebbe più cromosomi, e c'è la signorina che la vorrebbe più« di varietà»; c'è chi la vuole meno illustrala e chi vuole le pagine a colori; c'è chi vorrebbe,« oramai». seppellire la questione degli ebrei e chi ci af/ligge con incitamenti alL'azione; e' è eh~chiede meno sciema e .più polemica e chi alla parte polemica pre-

ferirebbe tutta documentazione. l'apologo insegna qual conto bisogna /ari! di tanti discordi pareri;· e dunque la rivi5ta continuertì. ad essere quello cM è, t!Qle a dire un /a.scicolo di divulgazione scientifico, di documenta• zione preziosa, di polemica vivace. I lettori continueranno a trovare nell'ultima sezione della rivista cordiale ed intelligente ospitalità, ch.iarimellti. precisazioni e orientamenti; e quella periodica e continua revisione di concelli e di cognizioni che è risultala più che utile, necessaria. la politica razziale ha avut.o le sue leggi; queste leggi nofl SOilosoltallfo lettera, ma spirit,o. Esse diventan-0costume dell'Italiano nuovo. La noslra rivista è lo strumento di questa evoluzione. Noi dobbiamo chiarire le posizioni razziali che hanno provocato la legislazione razziale, e darne la giusti/ico.zione scientifica e storica. Non è opera d'un giorno. l'interesse dei lettori c'è, addirittura imbarazzante; spetta a noi non delU<lerlo,appagarlo. Correva l'anno ,1885 (cinquantaquattro anni or sono!) e si discuteva fo Italia di questioni di razza, con particolare attenzione agli ebrei. « Con giustizia severa e con piena ragione noi possiamo dire agli ebrei: se volete essere in tutto uguali a noi, incominciate a non mutilarvi, facendovi volontariamente diversi da tutti gli altri uomini. Questo non è soltanto un rito . cM .si conserva per tradizione e per inerzia; è il .simbolo sanguino.sodelr abisso cM scavate fra i:oi e noi». Era Paolo Ma.n1egazzache così sc_riveva sul « Fanfulla della Domenica». Gli rispondeva un. ebre'!, con gli stessi argomenli che fino a ieri circolarono nella .stampa ebraica ed ebraizzata: che non ci sono razze, che gli ebrei sono uguali ai non-ebrei, che !XJtle:- zarsi col ferro cJ con l'acqua è diversità senza importanza, che il progresso intellettuale ripudia ogni distinzione fra uomini. Poi la discussione tacque; evidenlemenle gli ebrei ebbero il sopravvento. Ebbene, la Rivoluzione fascista doveva riportare alla luce la grande questione. Quidquid latet apparebit. Ritrovare il proprio genio, liberarsi dalle contaminazioni, essere finalmente se stesMJ: ecco il compilo dell'Italia fascista. S'alzò la voce di Mussolini. Non vi pare che con. il viatico di Mussolini si possa esser contenti del proprio lavoro e decisi a intensificarlo? T. I. 4

LA CONSEGNAD ,~-SOLINI . . . .,, .. ► 1 ..·-.., .·-~·'.__.,\<-; . ., . , . . RACCOLTA COMPLETA DELLE FRASI SULLA RAZZA CONTENUTE NEGLI SCRITTI E DISCORSI DEL DUCE eUa razza· è in relazio e con la conquista del 'Impero,,

o « 11dolore ci percuote ma non ci abbatte. Ci forgia. Qui si rivela la nobiltà della nostra stirpe. Tutta l'Italia oggi è un cuore solo. Tutto si riduce alla nostra qua· lità fondamentale e gloriosa d1 italiani•· (" L"Ollerkt .., 2 nonmbre 1917. S. • D.. •ol. ), pog. 276). e Dobbiamo avere l'orgoglio della nostra rozza e della nQ'i!ra storia». (~ndo diacoiwo di Triffte, 16 Jeb• braio 1921, S, D.• Voi. O, pag. ISO). e In cinquant'anni di vita. l'Italia ha realizzato progressi meravigliosi Primo di tutto e è un doto di fatto: ed è la vitalità della nostra stirpe, della noe:tra razza. Ci sono delle nazioni che: ogni anno devono compulscn"' con ~ e:., la i:;:reoccupazione i regi.stri delJo stato civile, porchè, o signon. è appunto in questo disquilibrio che si producono le grandi crisi dei popoli, e voi sapete a chi alludo. Ma l'Italia non ha di queste preoccupazioni. L'Italia faceva 27.000.000'di abitanti nel 1870; ne ha 50.000.000 adesso: 40.000.000 nella penisola, ed è il blocco più omogeneo che ci sia in Europa. Perchè, a paragone del blocco i::>oemo, ad esempio, dove S.000.000 di czochi, governano ·7.000.000 d1 altra razza. l'Italia non ha che 180.IXlOtedeschi nell'Alto Adige, immigrati in cx:tSa nostra, non ha che 360.0CIOslavi immigrati in casa nostra, mentre tutto il resto è un blocoo unico e compatto. E accanto a questi 40.000.000 in Italia, ce ne sono J0.000.000 eh~ hanno straripJto m tutti i continenti, oltre tutti gll oceani: 700.000 italKmi sono a Nuova York. 400.000 nello Stato di San Paolo. dove la lingua di stato dovrà divenire la lingua italiana, 900.000nella Repubblica Argentina, 120.000in Tunisia, quella Tunisia alla qualo rinunciammo in un momento di minchioneria colossale; quella Tunisia che abbiamo riconquistato attraverso l'opera meraviglioso dei coloru s1aliani che ivi hanno trasportato le loro tonde. che oggi lavorano per la reggenza francese, ma che mollo probabilmente lavoreranno domani sotto la reggenza italiana ». « ... Pnmo pilastro fondamentale dell'azione fascista ò l'Italianità, cioè: noi siamo orgogliosi di essere italiani. noi intendiamo, anche andar.do in Siberia. di gridare od alta voce: "Siamo italiani ". Ora noi rivendichiamo l'onore di essere italiani. perchè nolla nostra penisola. meravigliosa e adorabile. benché ci siano degli abitatori non sempre odorabili, si ò svolta la storia più prodigioso e meravigliosa del genere umano>. (DiKorso di Triffte, 20 Htlembre 1920. S. D., .ol. D. pa,gq, SS-96 • 100).

, ,,., ,_ « Come è nato questo fascismo. attorno al quale è cosl vasto strepito di passioni, di simpatie, di od.ii, di rancori e di incomprensione? Non è nato soltanto dalla mia mente o dal mio cuore: non è nato soltanto da quella riunione che nel marzo 1919 noi tenemmo in una piccola sala di Milano. E' noto da un profondo r,erenne bisogno di questa nostra stirpe ariana e mediterranea, che ad un dato momento si è sentita minacciata nelle ragioni essenzjali, nella esistenza da una tragica: follia. e da una favola mitica che oggi crolla a pezzi nel luogo stesso ove è nata». « ... Ci si contendevano i termini sacri dello patria, e c'erano in Italià dei democratici, la cui democrazia consiste nel fare l'imperialismo per gli altri e nel rinnegarlo per noi, che ci lanciavano questa stolta accusa, semplicemente perché intendevamo che il confine d'Italia al nord dovesse essere il Brennero, dove sarà fin che ci sarà il sangue di un italiano in' Italia. intendevamo che il confine orientale fosse al Nevoso, perchè là sono i naturali, giusti conlinl della Patria e perchè non eravamo sordi olla passione di Fiume e perchè portavamo nel cuore lo spasimo dei fratelli della Dalmazia, perchè infine sentivamo vivi e vitali quei vincoli di rozza che non ci legano soltanto agli italiani da Zara a Ragusa ed a Cattaro, ma che ci legano anche agli italiani del Canton Ticino, anche a quegli italiani che non vogliono più esserlo, a quelli di Corsico, a quelli che sono al di là dell'Oceano, a questa grande famiglia di SO milioni di uomini che noi vogliamo unificare in uno stesso orgoglio di razza>. (Diacorao d.i B0l09Po, 3 aprii• 1921. S. D. voi. Il, pag, 156 e 157). « Il Fascismo si preoccupi de'. problema della razza; i Fascisti devono preoccuparsi della salute della rozza con la quale si la la storia». (Dilcol'IIO oll'Auguateo, 7 novembre 1921 S. • D. Voi. n. pag. 202). « Celebrare il Notale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà, significo esaltare la nostra storia e la nostra razza. s1• gnifica poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l'avvenire>. (" P<ZNCto • AY'Yenire ... 21 oprile lffl S. • D. Voi. D. pa.g. 227). 7 -

■ ' « L'eclissi della nostra stirpe s1 cquarcia nel 1915 e tutte le virtù sopile, ma non spente, della razza balzano al primo piano e ci dànno la vittoria immortale ». (Alle Medaglie d'Oro, 8 gen.nalo 1913. S. • D., Vol W. pag. 4?). « lo dichiaro che prima di amore i francesi, gli inglesi, gli ottentotti amo gli itabani, amo cioè ccloro che sono della mia stessa razza, che parlano la mia stessa lingua, che hanno i miei costumi, che hanno la mia medooima storia>. (A91i operai del Poll9ratico. 28 9en• naio 1929. S. • D., Voi. m, pag, 30). « Tra i PoPoli, nonostante le predicazioni, nonostante gli idea- !!smi, rispettabili, ci sono dei doti di fallo che si chiamano razza, che si chiamano sviluppo, che s1 chiamano grandeua e decadenza dei popoli e che conducono a dei contrasti, i quali spesso si risolvono attraverso la forzo delle armi». {Per le oon•enr.lonl di Wcublngton, & Jebbroio 1923. S. • D.. Voi. m. JX19, $4). 411: Roma testimonianza e documento imperituro della vitalità della nostro rozza>. (Allo nuoTa Mele dei mutilati, 11 mono 1923, S. • D.• Voi. JIL p09, 88). ■ L1 t: Il problema dell'espansione itahana nel mondo è un problema di vita o di morte per la razza italiana•· (D probi.ma dell'-.iii,g-Tcrsion., 2 opril• 1923, S. • D.. "°I. Jll, pa9. 98). « Vorrei, o a.ignori, richicnr.are la vostra atten2ione sul prodigio di questo rinnovarsi della nostra razza. che balza in piedi, all'annunzio del cimento. si batte e vincei>. (L'OrUi<unm.a d•l Naatro auurro, 21 oprile 1923. S. • D.. •ol. lii. pa:9, 103). « Non tutto ciò che fiorisce e quasi esplode in questa spec'ie di primavera della razza, è destinato a rimanere: lo sappiamo; ma sappiamo anche che taluni capovolgimenti spirituali lasciano tracce profonde. Lasciano agli imbelli o ai purissimi il compito e la noia di sofistioare. sulla sincerità del patriottismo rurale. Siamo appena agli ini2i di un nuovo periodo della storia italiana». (D FQIICllPDOal Rw-a.li. 25 ma99'° 1922.. S. • D.. Vol O. ~. 289). e ... lo sento tutto il fermento potentissimo di vita che agita la nuova generazione della stirpe italiana, Voi certamente avrete meditato qualche volta 1,u questo che si patrebbe chiamare un prodigio nella stona del genero umano: non si fa della retorica se si dice.. eh~ il popolo italiano è il popolo immortale che trova 54mpre una primavera per le sue. speranze, per la sua passione, per la sua grandezza>. lii problema dell'emigTCQione, 2 oprll• 1923, S. • D.. Voi. Jll, pa9, 98).

- « Voi siete dei virgulti superbi di questa razza italiana che era grande quando glì altri non erano ancora nati, di questa razza italiana che ha datQ tre volte la sua civiltà al mondo attonito o rimbarbarito, di questa razza italiana che noi vogliamo prendere, sagomare: forgiare per tq,tte le battaglie necessarie nella disciplina, nel lavoro, nella fede :.:.. (Al popolo di SaMCrrl,,..11 giugno 1923. s. e D., TOI. lii. Poti- 1S9). « Al di sopra delle' volontà singole ed individuali, c'è ormai in ·aJo e in potenza una magnifica volontà collettiva: una volontà collettiva. di tutto il popolo italianctche oggi è compatto, solidale, omogeneo, attorno. _al Fascismo, in quanto il Fascismo rappresenta il prodigio della razza italiana che si ritrova, si riscatta, che vuole essere grande>. (Al popolo di Piaçe111a, 18 ,;fogno 1923. S. • D., •ol. lii. pag. 168). . ..., « Altri popoli invidierebbero ed invidiano questa Nazione proletaria, prolifica, e intelligente. saggia, laboriosa, serrata in una piccola e divina penisola, troppo angusta ormai per la nostro razza». (Al popolo di Venesio, 4 giugno 1923, S. e D., voi. III. pag. 116). « Essendo il Fascismo un movimento irresistibile di rìnnovazìone della rozza, doveva fatalmente toccare e conquistare questa Isola dove la razza italiana ha le sue manifestazioni più superbe>. (Al popolo di Cagliari, 12 giugno 1!23. S. • D., nl. UL pa9. 163). « Il Fascismo è un fenomeno religioso di vaste proporzioni storiche, ed è-il prodotto di una razza. Nulla si può contro il F oscismo: nemmeno gli stessi fascisti potrebbero nulla contro questo movimento gigantesco che si impone». (Al popolo di Cremona. 19 9ìu9no 1923. S. e D., YOI. IIJ, pa9. 170). « Roma è sempre, e domani e nei millenni, il cuore potente del· la nostra razza. E· il simbolo imperituro della !lostra vitalità di popolo>. (Per la Sagra dei Combattenti, 24 giu• gno 1923, S. • D.• Tol. t!L pa9. 181). « Voi rappresentate veramente il prodigio di questa vecchia e meravigliosa razza italica, che conosce le ore tristi, ma non conobbe mai le tenebre dell'oscurità. Se qualche volta api:x;rrve oscurata, ad un tratto ricomparve in luce maggiore». (Il 1• AnniT•~ario della Marcia su Ro• ma. 28 ottobre 1923. S. e D., '+'OI. m. pag, 227). « Parlo a te, Italo &:dbo, uomo della mia terra, vorrei quasi dire · della mia. rozza se io non mi sentissi intimamente, quasi ferocemente, uomo di uno sola raz.za. la razza italiana-.. (Celebrcuione Perugina della Ma1çia ,u Roma, 30 ottobre 1!23, S. • D.• '+'OJ. ffi, p(l99". 234, 235, 238 e 2:l9i). o - -

« La nostra lotta non era diretta contro l'Esercito, al quale non ces• 5ammo mai di tributare l'attestato della nostra più profonda e incommensurabile devozione. Non ere. diretta contro la Monarchia, la quale ha gloriosamente inoomato la tradizione delJa nostra razza e della nostra Nazione -- « ... Roma è veramente il segno fatale della nostra stirpe; Roma non può essere senza l'Italia, ma l'Italia non può essere senza Roma> « Il nostro destino di popolo ci inchioda alla storia d1 Roma. « Noi prendemmo Roma per purificare. redimere ed innalzare Utalia, e terremo Roma solidamente finchè LI nostro compito non SOià totalmente compiuto, E siate tranqui!Ji, o cittadini, state tranquilli, voi legionari delle Camicie Nere. che l'opera sarà continuata; sarà continuata con una tenacia fredda, oserei dire matematica e scientifica, Noi marceremo con passo sicuro e romano verso le mete infallibili » « Poruomo nello spirito il sogno che fermenta anche nelle nostre anime: noi vogliamo forgiare la grande, la superba, lo maestosa Italia del nostro sogno, dei nostri poeti, dei nostri guerrieri, dei nostri martiri. « Qualche volta io vedo questa Italia nella sua singolare, divina espressione geografica; la vedo costellata delle sue città meravigliose, !a vedo recinta dal suo quadruplice mare. la vedo popolata di un popolo sempre più numeroso, laborioso e gagliardo che cerco le strode della sua espansione nel mondo. « Salutate questa Italia, quesla divina nostra terra protolta da tutti gli lddii. Salutalela voi, o uomini dalla piena virililà, salutatela voi, vecchi che avete vissuto e avete ben spesa la vostra vita. salutatela voi o donne che portate nel grembo il mistero delle generazioni che furono e di quelle che saranno; salutatela voi. <> adolescenti che vi • alfocciate allo vita con occhi e con ~nimo puro. Salutiamo insieme e gridiamo insieme: Viva, Viva, Viva ritalial •· IO (C.lebrcn.ioa,e P.ru!pOa della Marda ■u Roma, 30 ottobre 1123. S. e D. •o• lume lii, po9. p.t.. 235. 231 e 239). « Gli à che le razze OOgnot,.. dal Mochterraneo hanno germi inesauribili di vitalità». {~po■ta Primo De Ri .. ro. 22 oo•em, bre 1923, S. e D~ •ol. ID, pog. 276). -· - « Non ci vergogniomo p.ì d1 essere 110:ianì: abbiamo !"orgoglio! Abbiamo l'orgoglio, o concittadini, d1 essere italiani e di appa:rtenere a questo popolo, che ha trenta secoli di civiltà, che era grande quando là non erano on• coro na11: questo popolo, che ha dato per ben tre volte al mondo attonito il sigillo della sua potente civiltà, questo popolo che oggi vive composto, disciplinato, ordinato, ha un'espenenza storica di incalcolabile valore, perchè si tratta di scegliere fro le teorie brumose, antivitali, antistoriche e il nostro quadrato romano spirito la• tino che si rende conto di tutta la realtà, che affronta la vita come un combattimento e che è disposto a morire quar.do l'idea chioma e la grande oompana della storiri batte•. {Al popolo dj Cata:nio, Il m<NJ9lo 1924. S, • D., •ol. IV, po99, 122-123).

« Se domani ci !osse un altro Governo più comodo, più tranquillo e più liberale, io credo che questa vecchia e giovane razza italiana esprimerebbe un nuovo Fascismo>. (Lo politica intema al Senato, S dkem• bre 1924. S. e D., voi. IV, pag. 418), « li moto interventista che dila• gava nelle piazze ... rispondeva a un bisogno incoercibile della nostra razza». (O v.-nticinquennio di RecJno di Vittorio Emcmuele m, 6 giugno 192S. S. e D., voi. V, JX19. 104). ■ ,.,_.,.,. ■ « Capace di miracolo è stata, in ogni tempo, questa nostra razza italiana che mi appare ognora, quando io ne faccio oggetto delle mie meditazioni, un prodigio singolare della storia umana>. ( Al V CongrH&o Agricolo Naz.ionale Coloniale. IS aprile 1926. S. e D.. voi. V, pag. 322). « Qualcuno, in altri tempi, ha affermato che lo Stato non doveva preoccup:nsi della salute fisica del popolo. Anche qui doveva valere il manchesteriano "lasciar fare, lasciar correre". Questa è una teoria suicida. E' evidente che, in uno Staio bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo, deve essere al primo rx,sto». « ... Bisogna quindi vigilare seriamente sul destino della razzo, bisogna curare la razza, a cominciare dalla maternità e dall'infanzia>. (O discorso dell'Aacemione, 26 ma9• qio 1927.S. e D.. ...ol. VI. pa99. 39. 41. 42). « il piano della bonifica integrale è gigantesco... E' la terra riscattata e, con la terra gli uomini, con gli uomini la razza». (Al Gran Rapporto del Fcucùmo, 14 Ml• tembre 1929, S. • O., .,..ol. vn, pa99. 128 e 129). . .., « Genovesi. voi appartenete ad una razza che io amo, una razzo asprigna, di poche parole, ma di propositi tenaci, una razza che ha fatto la sua fortuna in condizioni difficilissime, che ha osato, che ha varcato i mari e gli oceani; una razza non di semplici mercanti e di semplici trafliconti, un~ rp-zza che ha dato eroismi sublimi in tutte le età, che ha conquistato gli oceani con Colombo, ed ha dato una passione formidabile alla nuova Italia con Mazzini, che ha dato CQn Mameli il poota della repubblica romana e con Balilla, la giovinezza che · spezza l'oppressione dello straniero>. (24 maggio a Genova 1926. S. • D.. "t'"OI. V, pag. 342). Il

« Quando mai ini Italia si vide una unità morale più profonda? Forse quando i'Italia era divisa fra dieci rissanti partiti e alcune più o meno internazionali massonerie? Quando mai, in Italia, si vide un Regime cosl ansioso, C'Ornar il nostro, delle sorti del popolo? Io vorrei invitarvi a diffidare di coloro che parlano un linguaggio troppo involuto ed ermetiC'O,dì colofq che hanno delle sintomatiche "tolleranze .. in un'epoca di ferro C'Ome l'attuale, che hanno l'aria di scoprire a, ogni istante le più lapalissiane verità. Non vorrei che si trattasse di genta fascista per errore, stanca di questa nostra Italia ordinata e severa, e forse nostalgioo dell'Italia gesticolatrice, chiacchierona, superficiale, carnevalesca che i nostri amici d'oltr'Alpe. restati all'Italia del 1914, sono "d~olati" ohimè, di non trovar più». (Al Gnm Rapporto del fasciamo, 14 Ml· tembre 1929, S. e D., •ol. VUI, pa9in. 128, 129, 143 144). « I medici debbono insistere perchè la vita si svolga in forma più razionale. Ci saranno. allora meno malattie in giro, meno tubercolosi. meno ooncro, un minor numero di indebolimenti che sono i risultati di una vita che, essendo diventata, nel ciclo dell'attuale civiltà contemporanea, estremamente più movimentata e dinamica, ha bisogno di compensi di altro natùra, altrimenti. non \iene. Tutto quello che voi farete nel vostro oompo per abituare gli italiani al moto, all'aria libero, alla ginnastica ed anche allo sport, sarà ottimo non solo dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista morale, perchè gli uomini che sono forti, ~no anche sagg~ e sono indotti a ?lon mai abusare delle loro forze C'Omelo seno invece i deboli, i vinti, quelli che qualche volta hanno la crudeltà della loro debolezza >. e·· In.cono ai me,did ", 28 gennaio 1932. s. e D.• YOI. VlD. pa99. 21, 22). « La preparazione della nostra gioventù è fatta per ringagliardire la razza e darle le attitudini al " self control " al senso di responsabilità e di disciplina>. (Meu;a,ggio al popolo americano, 1 giu• gno 1931, s. e D.• •ol. vn. pa9. 278). · « La pace con onore e con giu· stizia è la pace romana, quella che dominò nei secoli dell'Impero. di cui vedete qui attorno le formidabili vestigia. Pace conforme al carotiere e al temperamento della nostra razza latina e mediterranea, che voglio esaltare dinanzi. a voi, perchè è la rozza che ha dato al mondo, fra i mille altri, Cesare, Dante, Michelangelo, Napoleone. Razza cmtica e forte di creatori e di costruttori, determinata ed universale ad un tempo, che ha do1o tre volte nei secoli e darà cmcora le parole che il mondo inquieto e con:fuso attende». (Atte Comi~ Nere fiorentine, 23 ottobre 1933, S. e D.• YOI. vm. pa9. 250). . .. « Chi vi ha visto sfilare ha avu · ta la profonda e quasi plastica impressione della nuova razza che il Fascismo sta virilmente foggiando e temprando per ogni competizione >. (Agli Atleti d'Italia, 28 ottobre 1934. S. • D., YOI. IX, pag. 141). -·· « Mai come in questa epoca storica il popolo italiano ha rivelato le qualità del suo spirito e la potenza del suo carattere. Ed è contro questo popolo al quale l'umanità deve talune delle sue più grandi conquiste ed è contro questo popolo di poeti, di artisti, di santi, di navigatori, di trasmigratori, è contro questo popolo che si osa parlare di sanzioni». (D diKor.o della mobilitcn.ioa., 2. otto• bre 1935, s. • D.• YOI,DC.• pa9. 220).

■ « S1ete voi che rappresentate la razza nel suo significato pi\) profondo ed immutabile. Voi non fate i matrimoni misti; i vostri amori non escono dalla cerchia del villaggio o tutto al più della provincia. E quindi, quando arrivano le grandi crisi dei popoli, voi non avete dei problemi familiari da risolvere. E' anche per questo, non soltanto per questo, che io vi addito alla profonda gratitudine di tutta la Nazione>. (Ai bonilkotori, 26 ottobre 1935, S. • D.. n>I. IX. pc19. 222)_ « Questo soluto va a tutti i rurali itohoni, a tutti i contadini d'Italia, a tutti coloro che lavorano la terra e che, per questo fatto mi sono particolarmente vicini. Poichè la terra e la razza sono inscindibili e attraverso la terra si fa la storia della razza e la razza domina e sviluppa e feconda la terra ». (Ai i.d•li deUa tena, 3 maggio 1396. S. • D.• •ol. X, pog. 81). « Hanno diritto all'Impero i po4 poli fecondi, quelli che hanno l'orgoglio e la volontà di propa· gare la loro razza sulla faccia della terra. i popoh virili nel senso più strettamente letteraJe della parola». (Al popolo di Lucania, 'rT a~to 1936, S. e D., •ol. X, pag. 163). ■ -..:i..i--- « Sappiate ed ognuno sappia che anche nella questìone della razza noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcuno o qualcosa è semplicemente as 4 surdo •· {Ai 9raduati AT<m9uordillti. 30 lu9lio 1938}. « La parola d'ordine è questa: entro alcuni decenni, tutti i rurali italiani devono avere una casa vasta e sand dove le generazioni con4 tadinè possano vivere e durare nei secoli, come base sicura &. immutabile deUa razza». , : « ... L'Italia ha il privilegio di essere la nazione più nettamente individuata dal punto di vista geografico. La più compattamente omo4 genea dal punto di vista etnico, linguistico, morale. « La potenza militare dello Stato, l'avvenire e la sicurezza della ncrz.ione sono legati al problema demografico, assillante in tutti i JXIesi di razza bian.ca e anche nel nostro. Bisogna riaffermare ancora una volta e nella maniera più perentoria e non sarà l'uJtima, che condizione insostituibile del primato è il numero. Senza di questo tdtto decade e crolla e muore. La giornata della Madre e del Fanciullo, la tassa sul celibato e la sua condanna morale, salvo i casi nei quali è giustificato. lo sfollamento delle città, la bonifica rurale, l'Opera della Maternità e Infanzia, le colonie marine e montone, l'educozione fisico, le organizzazioni giovanili, le leggi sull'igiene, tutto concorre alla difesa della razza». ('" Sinte.&i del Regime w. 18 marr.o 1934, S. e D., YOI. IX, JXl99"· 35, 39 e .0). 13

.. Tipo rcruktle Erico (Ra.,o.En-v-ino). Souo gli au.spici dcll'b1ituto d'lgicnt di Lubiana il noto antropologo jugoslavo 8. Skerlj ha COnt'J>iuto negli uhimi anni e11tcsericerche che sono alte a darci una idea abba&tanu esalla della composi.riopc rauiale del J>Opolo jug081a,·o. In queste indagini l'autore ha adottato una nomt:nclatura particolar-e e ha inln~ dotto alle comuni cll.S$iftcazioni raniali alcune modificazioni. per cui è neceMario riusurnerc bre,·emente il criterio che lo ha guidato. Egli ha diviM>innanzitutto le nrianli rauiali che !)ONORO trovarti in Jugosla• via in ITC gruppi e cioè: a) Gruppo Dinouurico, b) Gruppo Euruico. e) Gruppo Eurafricano. Il gruppo Dinolaurico compttndett:b- ~ la razza dinarica, la ran.a Yvide, e la raua norica. La rana dinarica descritta dallo Skcrlj corrisponde al tipo dinarico già noto dai tempi di Laponge; su di caa è inutile soffermarti. La rana savide corrisponderebbe in- ,-eee, grOMOmodo, al t.ipo nordjugMlavo o alpino - pannonlCO di altri autori. Si avvicina molto al tipo dinarico; tut• tavia ne diR'eriKe per una a;tatura alquan• to minore, il cranio ancora più brachic,e(alo, le e&tremiti in relazione al tronco ancora più lunghe che nei ,dinuici \"Cri. il colore degli occhi non è però tcuro sei V A1Rl1lAN1r1 10,JEJLJp•40, JP 40►1L40► come nei dinarici ma tende piultO!IO al irigio e talora all'auurro. 11 colore dei ca1>elli è più chiaro che nei dinarici. La ra:a:u norica corri!lponde inn!cc al tipo detto da Lebzeher dinarico biondo. L'upello della faccia è simile a quello dei dinarici ma più addolcito. la forma <klla 1es1a tende all'o\•ale e l'indice cefa, lico è ai limili della ,·era brachi«falia. L'occipi1ale, che nei dinarici è mppiat• tito, è qui in,ttc piull05to arro1onda10. Il corpo è nell'insieme più snello che nei dinarici; il colore degli OCC;hi è chia• ro. grigio nelle donne. azzurro 1~1li uo• 11 '"""'' 2: AJ1,.r•c■id" ) :-.. ....... 4 .\IIH1lde rana alparmenide il gruppo euruico prt'• :ff'nlerfflbe la rana pannonidc. Come ~•· tura questa i!i u·,icina al 1ipo preccdenlt' ma !i pr~nta più appN&ntila. •pttil" nelle donne. La lunghezu dcli<' gambe e d<"llf' braccia •arebbc alquanto maggiort. la forma del eaJ)O brachicefala, i CaJJcllì piullo.slo ehi.ad. La ra:r.7a bahica, che appartitne an• cora a (1uesto iruppo. corr~pondeo: al tiJ)O dello comunemenlc bahico orientale. Pr~nla aflinili con la raua prttfik-nl<" Le rmM prindpali della Ju.goeLcrria, mini, il co1ore dei ca11elli biondo sloppa o anche rot88Jlro. Il viso appare spesw copeo:.rtodi eCelidi. Pa!&ando al ~ruppo demo dallo Skerlj euruico, qufflo presenle.~bbe inna.nii tutto una razza detta alparmenide. Que• sia rana avrebbe cosi dei tratti comuni a! tipo alpino e a q~llo armenide. La stalura è piuttosto piccola, il capo rolondo, brachicd'alo, il nuo di forma va• ria, dalla concava alla convCMa. Il lronCù largo con bacino ampio. Il colore della pelle, dei capelli, e degli occhi è pi_µll05toaeuro. Aooanto alla mt'nlt dbcriua: ~ nt differenzia 1u11a,ia per una slalura alquanto maggiore negli uomini e minore nelle donne. Il ca1H) i iperb1achicc(alo. la forma della faccia rclonda. il nlUO diritto o concavo. il co• lcre degli occhi grigio o auurro. il CO· lore dei capelli molto biondo in tutte le gradazioni dal colore stoppa al rou&!lro. PaAM1ndoal teno gruppo· rauiale de• serino dallo Sktrlj e da lui detto curafitCano, que!to comprenderebbe innanzi· tutto la razia mediterranea o pelasgica. carallerizuta dalla statura piccola. dolicoce(alia. colorito Kuro.

tmlll 1RlA.ZZ1l~1L1l JJ lU Cli, ,o_s ]L 1' \V ,o_ Accanto alla ruu mcditenanea ,•~ne descrilla un•ahra ratta della atlanlide e•• rotteriuata da una statura alquanto maggiore che nella precedente e da qualche altro particolare. r,;eJ gruppo euraf ricano l'autore jugoslno comprende ancora la ran.a nordica, che corrisponde a quella che è comunenwnte deecriua dagli altri autori. la razza fèlica e rlalica e infine due ahre rane poco note: la ,i,tulide e b skandide. La ,•i.51ulide p~nterebbe una. statura piuuosto bassa, una forma del capo e della faccia piullosto ollungata. gli occhi grigi. i ca1>elli biondi. In com- ' 6 , I 9 NorW• BalliNf flltNMM. lhdilttrHl4e plH$0 carallen simili al:a razu nordica ma ridoni di scala. La razu tkandide pre5e11ta capo dolict>ride, faccia ovale allungata, naso diriuo, occhi scuri e capelli biondi. Secondo lo Skerlj le razu: 1ipiche della JugO!lavia sarebbero la dinarica. la sa,. vide e l'al1>armenide, che nell'insieme costituirebbero il 55% del tipo maschile e circa il 50% de~ ~i1!0femminile. Il letto gruppo con la raua nordica. mcdilerranide, vistulide e !!kandide CO· itituirebbe insieme circa 1'8% del resto. E' tipica per la lOna costiera la grande 1>ercentuale di indh•idui di rana a1l1n1icte arfine quindi alla mediterranea, per la zona alpina la razza suide .,er la piauu• ra la ra.zza alparmenide e infine per la t.ona centrale la raua dinarica. In COmJ>ICSSO la zona centrale si prescnlcrebbc come la più omogenea dal punto d: vista raniale mentre imece nelle ahr.- t.One ai pow>no lrovare molli elementi di rane acceasorie. Così sono caratteristi 1•er 111tona alpina accatito ai &uidi. i noridi. kaltidi e nonlidi; per la zona di pianura accanto agli alparmenidi i pannonidi. noridi e baltidi. La lOna «:nlrale im·ece prC2-Cnlacome abbiamo dello quasi assolu1a predoini• nant.a di dinaridi. La zona costiera pr~nta accanlo agli atlantidi, mediterranei e vi.stulidi. i di. naridi che &0110 comuni del resto a tulla la Jugoslavia. Apparirebbe quindi dimostrato da qunti $ludi dello Skerlj che l'unità rnziale della Jugoslavia Mrebbe essenzialmente data dal trinomio dc11e razze dinarica, alparmenide e sa,•ide. ·- Tipo ran.ale Ent90rirùc:o. In ba.se al risultato di que:,te ricerche e stato poHibile compilare due carte di 110tc\·ole intere"ISC1~r lo studiO!-o di problemi rauiali. La prima carta presenta la dislribuziolll· delle t1t raue ti1>ichedella Jugoslavia. e della raua atlantide che sarebbe propria della raua. costiera. La ~onda carta presenta imett la dislribut.ione delle rnie aeces50rÌe:. Come appare evidente dalr«ame di qucsle due carte la zona centrale è la più pura con assoluta pre\'alenz.a di elementi dinariei e alparmentdi. d'altra parte. è anche la zona do,-e le razze •~rie SO· no quasi del lutto mancanti. Le rane periferiche ai pr~nlauo in- ,·ece n~no omogenee IOprallullo la regione alpina do,e predomina la popolaziorw= d, lingua slo,·ena. Molto eterogenea si presenla auche una ampia zona del ~ud della Serbia e 11lquanto meno la zona orientale e una parte della pianura pannonica. Molto cte:rogena :!Ì presen1a anche la zona costiera. il che è facilmente eom1>ren1ihile. Poco comprensibile è imece i: fallo che lo Skerlj ritiene di ner messo in evidrnu circa la forte percentuale di nordidi nella zona costiera, percenluale anai simile a quella che si osserva nella regione alpina. 13

I ,eri tipi dinaridi s"incomincerebbero a tro,•are venendo dal mare solo nelle zone montuose più elevate. L'Os&Crvuione delle due carte mostra quindi chiaro coma in Jugoslavia le difforenu ambientali e quelle razziali vadano di pari passo. Appare poi •nchc evidente come Cli.sta nel centro della Jugoslavia una zona di dir.aridi autoctoni, che occupavano la re• g:.one prima ancora dell'apparire degli Slavi. Le serie craniche di Gluinac e altre antiche serie cranic:he bosniac:he, studiate dal Weisbach, (111110pensare agli antichi illiri, ed è anc:he intereuantc ricordare come altri studi abbiano di.moslrato come gli elementi mediterranei venuti in p11.ssa10in conlallo con quelli siano &lati rapidamente brachiccJaliuati. Del resto anche gii studi del Lebzeher concordano nel ritenere preelava l'esistenza del tipo dinarico in Jugoalavia. A risultati analoghi a quelli dello Skerlj è giunto il Males. dell'htituto Cen1rale d'Igiene di Belgrado. Questo autore ha distinto nella popola2ìone della Jugoelavia i seguenti gruppi razziali: l) Nordico; 2) Dinarico; 3) Mediterraneo; 4) Oatcuropide. Il gruppo rauiale nordico sarebbe per il Malet, scarsamente rapJ>rc&enìalo in Jug~lavia e quasi each.11i• vaniente nelle regioni set• tentrionali. Oi grandi.Mima impor• lanza invece per la compo• aizionc auuale della popo· lu:ionc jugoslan è stato il gruppo ranialc dinarico. Il gruppo rau.ialc dina•· rico sarebbe a sua volta suddiviso, secondo il Males in due tipi dinaridi e in un lipo dinaride. Oinaridi aarcbMro il tipo razziale dinarico e il tipo ra:nialc cnegovinico. Il tipo ranialc dinarico ru già descritto nel 1595 da fra' Serafino !lazzi come li• dalmati ed an,loga de..cri1ione r u ratta nel tn4 da padre Alberto Fortis. Il 1ipo raz.ziale enegovinico corri1pondcrcbbe a quel tipo che lo Sberly ha descritto con il nome di rH• usa.vide. Dina.ride è im·cce per il Malts un tipo dinarico di complessione chiara e di ,talura alquanto minore. UNA RETTIFICA DEL SEN. FALCK Nel n. 17 (anno D) della "DifNO: della Razza", a pag. 17, • stato pubblicato che il aen. Falde appartiene alla rana ebraica. Dobbiamo adeeeo ]X'ecisa:re che, sebbene il cognòme Falde sia effettivamente portato da molte famiglie giudaiche. tuttavia il aen. Falck non à ebreo. come Nulla da una amentita pubblicata dal "Popolo d'Italia'' del 29-9-1938-XVI. llJ Alla deterizione di que:110 tipo dina• rico biondo il Males ha dedicato divcni lavori. Un altro tipo pure dinaride illuttrato dal Male& è 1tato da lui detto tipo rH· ziale ~rico perchè particolarmente diffuso nella zona di Era presso U:Uce. Anche nel gruppo rauiale mediterra• neo il MalCIIdistingue dei tipi mediterranidi e dei tipi mediterraneoidi. Mediterranidi sono il tipo rauiale mediterraneo e il tipo raui1le atlanlomdilerraneo. Mcditerranoidi ~rebbero invece altre forme particolarmente diffuse nella Serbia meridionale e orientale e dall'aspel· to inlermedio tra i tipi del gruppo dinarico e quelli del gruppo mediterraneo. Il teno gruppo rauiale preso in consideruione dal Maleii è quello O!leuropide . ..\nche questo gruppo si presenla suddiviso in rai1.e osteuropidi e razze osteuropoidi. Osteuropide 58rehbe innanzitutto il tipo c:omunemente detto lapponide e poi ancora il tipo rauiale pannonico, che corrisponde alla ruza omonima descritta dallo Skerlj. e ancora il 1ipo razziale alpino che corrisponde alla raiu alpina della g,neralità degli autori. Anche il MaIcs conviene nell'idea dello Slcerlj che la maggior parte dei Serbi e dei Croati sia coslituita dal gruppo raz• tiale dinarico, Il Malo aggiunge anzi che anche in quei Serbi e quei Croati nei quali il tipo fisico dinarico non sia presente è sempre possibile trovare l'inRu.sao..lelle qualità psicologiche proprie dei dinarici. le quali hanno informato tutte le note ciniche dei Croati e dei Serbi. GUIDOLANDRA

]P!r coloro che non lo sapessero esiste anche una, medicina sportiva che ha lo scopo fondamentale di eoncorrere ad allevare sana e robusta la nuova gene• razione. La sua importanza è veramente grande se si pensa che molte defor• mazioni fisiche vengono in buona parte eliminate con una appropriata forma di ginnastica e che corpi gracili e poco sviluppali e quindi soggetti ad ogni genere di malattie, aumentando le loro possibilità muscolari aumentano nnche la capacità reattiva dell'organismo al male; le funzioni divengono più regolari e l'individuo si avvia rapidamente alla normalità. Anche questa è una forma di razzismo che il Fascismo pratica su larga scala da 17, anni, basti in proposito ricordare le numerose istituzioni che fanno capo alla G.I.L. ed ai Dopolav<;ro, nonchè la mattutina lezione radiofonica di ginnastica; alla quale non sempre viene data dagli ascohatori, la giusta importania eppure, dal genere degli -esercizi suggeriti, si può affermare che si tratta di una vera e propria lezione ,di medicina sportiva. In linea generale possiamo dire che data la grande capacità funzionale di adattamento dei nostri tessuti, sempre che non vi siano gravi deficienze fisiche o particolari condizioni patologiche, lo sport è po~ibile per tutti i giovani con indiscusso profitto del loro sviluppo; tenendo presente però che una elevata prestazione sportiva non si può raggiun• gere a volontà, ma è richiesta una specifica predisposizione che interessa 1anto il temperamento caratterologico quanto il lato fisico-meccanico. Per il lato fisico-meccanico hanno grande importanza la statura e la corporatura mentre per il primo è necessaria la velocità ,d'intuizione e lo spirito agonistico; i lan• ciatori, i saltatori, i corridori di ~dio. percorso sono ahi in media m. l,76 e mentre i lanciatori sono pesanti i saltatori e corridori sono leggeri e s\·ehi; i ginnasti, i lottatori e corridori di lungo percorso, sono in generale piccoli ma i lollatori sono pesanti mentre i corridori sono leggeri. Per quanto' con-

cerne l'ampieua delle spalle noi tro\•iamo spalle larghe nei ginnasti, lottatori e lancia1ori. in essi. tranne che nei ginnasti, è ampia anche la cintura dell'anca: nei calciatori la cintura delranca è ampia mentre le spalle generalmente sono normali~ Ora appare evidenle che men1re alcuni dei caraueri riscontroti possono spiegarsi fisicamente, allri non pomno ritenersi coral• teri accidentali, ma specifici ed intimamente connessi alla costilutione; e ciò è provato dal rauo che quei generi di IIJlOrl,ad 0te.mpio. che ,·engono \·inti da indi\idui ahi e pesanti sono un incontrutato dominio dei Paoi con indh idui di aha statura; e quando nei paesi con individui di ba~• slatura, si riscontrano \'Ìllorie per tali generi di sport, questi vincitori a.ono per il loro paese eccez.ionalmenle ohi e non in(eriori agli altri nelle re.tienti misure. Nella pratica sporti\•• è 11lato dimostrato che per raggiun• g«-re una buona pr~ta.zione corporea, anche !!pecifica. è necessaria prima una buona educazione generale del fisico. Agli individui a corporatura snella vengono generalmente rncconuan• dati esercizi che in generale \·engono eseguiti da indi\•idui robusti: per lo ,,,iJuppo muscolare è indicala la ginnastica agli attrezzi, la lotta. il canottaggio. il nuoto che de,·e particole.r• mente raccomandarsi agli individui magri perchè, M<:Ondo StUhmer, i nuotatori sono lo stimolo dell'acqua fredda acquistano un pannicolo adiposo. Per lo sviluppo in lunghezia &0no partirolarmcnle indicati gli stimoli ad urli intermittenti delle ossa lunghe, quindi gli eterciii di saho e di corsa sono più in• ditali ,di quelli di atletica di fon.a. Net giO\'ani leptosomi ~e'll'T01" = gracile u•~ = corpo) è anche indicata la lotta perchè es11adai giovani non viene eseguita come prestazione di (oria ipa come esercizio di ,·elocità, abilità, prontezza e coraggio. Grande inAuenu ha pure lo sport ai fini del portamento; inraut. un cauh·o portamento del corpo per ri)ll§Ciateua della mUSCOlatura generalmente scompare con il rafforzamento di questa; e parlando del portamento di una pet$0na M>IIÌntcndiamo quello di un essere normale cioè sviluppato nelle giuste 18 propor:tioni giacchè è intuitivo che il portamento di una IM"r• sona grassa sarà ben differente da quello di una magra; lo stesso 11ipuò dire, per un obeso, per un nano, per un gigante eec. Varie sono le cause che determinano un canh•o portamento del corpo: una stretta atti nenia e1iate tra qu~to e le atth•ilà giornalmente esplicate dall'individuo: lo studente, come l'impiegato cd in generale tulli coloro che trascorrono una gran parie della giornata cur"i 11udi un la\·olo, mostrano una tendenza più o meno spiccata ad esser curvi anche quando cam• minano. Vice\·ena come è differente da essi il portamento di un militare! L'uso con1i11uodi tenere eretta al ma.saimo la persona ha abituato l'individuo ad •\·ere un portamento inecttpibile. [' noto poi che una rigida posizione ereua del buito. facilila grandemenle la respirazione che nelle persone curve è resa più difficile per un anormale o incompleto fonzionamcnto degli organi ad essa attinenti. Tipica è l'andatura del marinaio in terra (erma. che di la sen1azionc che il terreno gii debba ~ere sono il peM> del coi-po e che debba rare un COn.!idere\·olc sfotto per manteneni in equilibrio. Si noti infine d,e parlando del portamento di una penona ci riferiamo iper lo più alla sua maniera di muo,•eui, di camminare, tralasciando ntt1uralmentc quelle t.ottili osscn•azioni che potrebbero interessare il modo di rimanere seduto, di coricarsi. di dormire ecc. Un brutto portamenlo dell'addome è generalmmte una con- &eguenza del portamento del torace e del bacino; IIC è dovulo al porlamcnlo del torace gli esercizi di compenuz1one di queslo correggeranno anche i difotti addominali; ma se il profilo della linea addominale (addome inarcato in avanti) non viene mi• gliorato modificando il portamento della C85S8 toracica, allora si può determinare un buono sviluppo dei muscoli dell"addome e come conseguenza un huon portamento di e»o. Tra g:i C$Cr• cizi s1>or1ivi che determinano un onimo S\'iluppo dei muscoli dell'addome. sono particolarmente indicati la corsa di bre\·e perco™>. la lotta e la ginnastica. Lo 11,•iluppo dei mus<::olipoi è dh·er.o secondo il @enere di sport praticato, in(ani se noi oueniamo i mu.3COlidei corridori di lungo percol"!O li lroH'· remo :,ollili, cioè conformati in modo da rendere una buona resistenza e durata: in questo ca&o la fona non entra come fallore es..'l!nziale per la riuscila del;a prova. J cuhori di atle, tica pesante. eseguendo esercizi di Jlura foru, hanno musco• latura grOS5a: i corridori di bre,·e ~rcorso, i lanciatori. i sailatori. irn·cce, che de\'Ono accoppiare all"agilità anche un cerio quantitativo di forza hanno muscoli più M>ttili degli alleli pc· santi ma comunque pili grossi dei corridori di lungo percorso. In ogni modo si tenga presente che lo 11viluppomuscolare polri ollene~i. con adeguai i cserci&i fino ad un certo grado che è limitalo nell'ambito dc:la disposizione costituzionale. Una particolare cura richiedono i piedi nella 1>ratica !òpor• tiva; il porlarli in foori durante l'~rcizio, conduce focilmcn1e ai piedi piatti, questo @inota di frequente nei corridori i quali per non tenere i piedi paralleli .soffrono spesso anche alle articolazioni metalar80-'8langee specie nel secondo t terio dito, que!t'ultimo incon,·~iente può essere eliminato con una buona faM:iatura mentre non altrettanto (acile sembra la correiione del piede piano; in lutti i modi sono in .u!IO .cserci&i che inlf'- ressano la palma del piede, come quello della pnlla sospesa che viene praticato stando stesi sul dor50 e con gli arti in(e. riori solleHti nno la palla da 80Spingere. Per concludere si può dire che la pratica sportin non sola, mente rinforia i muscoli e l'organismo lutto, ma permette anche ad individui deformi o addirittura mutilati di ottenere lusinghieri ri11ultati dai loro corpi menomati, e Mallwiti ha dimostrato che mutilati di una gamba possono, dopo adeguata preparazione, ultare in alteua fino a m. 1,55, cd ugualmente ben~ riescono anche nel lancio del giavellono; i monchi di un braccio riesçono ollimi rematori: §CllU braccia Unthan fo valenle nuolalore e tuffatore. EDMONDO VERCELLESI

IL Sfogliando un g1 , edita a Ve- po_te\ r?mani, dd :iczia nel 1586. e curata. 1 1 ·olcsse ,saperlo, da un tait. primo o. g 1, e e v mva sima genti: Oua,,iano Mirnndola. e scorrendo 1>Crle abbondanti pagìne nelle Manlia, a più pura rana italica: prio nel cri- <111ali,come è detto nella prefazione, si contengono fiori còlti stianesimo, anzichè una fine, trova,,a la s aha c. approi11tutta. la 1>0esia latina: mi sono imbaltuto in alcuni \'Crsi di priata manifestazione. Boezio, tra11i dal « Dc consolatiouc philosophiac •, cosi belli, Quuti pensieri mi venivano così di s_fuggita, e ,,j si aggiunchc sono sta1i per mc una rivelazione, e mi hanno indotto ad gc,•a pure un altro: qua~to ,•ano e stupida.tPC:ntc distruttore, del alcuni pensieri sul mo<lo di considerare la storia di tutta quella giudizio che in tutto il Rmascimcnto si avcvll(dclle lettere latine, poesia. Ecco. int •.nto alcuni dei versi: è stato il prcconceuo, ven1110-su col Dc Sanctis, e sviluppatosi O fo11J11/0r{' della sfera slcllalo, Clu: fermo s11l mo e/orno soglio Volgi il ciclo co11 ropido giro, T11 ,irlrinvcr110 dir disperde lr foglie Stri11gi il giorno ton indt1gio più breN, Poi q11mtdo /t'n1ido. è 1·{'111110 frstolr Agili srgni le ore della no/te. Lll, llm for::tJ regolo t·arìnmenlc fmrno: Cosicd,;, dopo du il soffio di Bore" le lw to/1{', Ricomfocr Zrfiro ogni. volto le frondr, E di q11ci semi rhl' Arlliro J.u già 1·isti, Siria br11<ia le messi già olle. Nfrnlr, sciolto doll'tmtico, legge, L11scia /'opr,-,, dr/la sua stagion{'. I pensieri che mi vcni,·ano, sulla storia della poesia latiu,1, leggendo questo -cd altri brani di Boezio, erano precisamente <1uesti: noi ignoriamo la storia della pOcsia latina; o piuttosto: essa ci è stata interamente falsata; sia, in principio, dalla filologia, che, per ragioni puramente grammaticali, cc l'ha arbitra• riamentc ristrC'tta; sia, ancora di più, dallo storicismo che, sistemando a forza i poeti e le opere, nelle sue succcssiopi, o, come esso dice, « nella dialettica del divenire>, impedisce di conoscerli dTeuivamcnte. In altri termini, nel nostro Cinquccc1110, quando non c'erano nè i filologi nè gli idealisti, ~ le nostre- cose ~ette• rttric si giudicavano naturalmente, si pensava che la poesia, essendo lega.la. ad un po1>0lo, vive finchè questo popolo vive, e rwrciò si sapeva che il romano Boezio, poeta del ses10 secolo, poi colJ'Estetica, che la poesia didascalica, non possa essere, in nessun caso, poesia! Fu la condanna a morte della intera, o quasi, p<>csiadell'Italia, dai tempi d'Augus10 sino ai !)rimi dell'Ottocento; condanna che eseguimmo colle nostre mani, ser\'endoci di ordigni stranieri, ed alla. quale, a un certo punto, non potè sfuggire neppure Dante: ridotto dal Croce nella maniera che tutli sanno. Non ,·'è dubbio che, in gran parte, ,·i abbia contribuito appunto il divieto che impone l'Estetica di con• sidcrarc come poetico, ogni componimento che narri, o esponga, o spieghi, o dl·SCriva; anche se nel farlo, sappia far ri,•iver~ nel lettore la vita della na1ura, o sappia, com'è il caso ,!ella J>OC· sia di Boezio, ·guidarlo fino alle sfere più alte. e Avarizia della generosità>, come esclama\'a nn grande satirico; < stnpidicà delrintc-lligenza >, come do,•rcmmo dire noi. Ma. accanto a tali pensieri, che mi sorgevano dinanzi ai versi di Boezio, veniva a poco a poco un altro, che mi colpi,·a non meno, anzi mi induceva a fermarmi di più. Pensa,·o: <1uc.sto,fino a tutto il Rinascimento. fu il libro che nessuno studente italiano era in diriuo d'ignora-re; questo il libro dal quale certamente Dante apprese, per la prima volta, il senso della parola filosofia. Quale alto e ~tico senso; quale guida drit1a e ccnissima ! La filosofia, allora, nelle scuole, non era una «materia>: nè, come oggi dicono gli idealisti (che non si .limitano ,solo, come vedremo, a - dirlo), la successione, sempre in moto, dei di,•ersi sistemi. Per gli idealisti la filosofia è lo stesso che la s1oria della filosofia: nessun principio sicuro, nessuno stabile rìfcrimento che pennetta d'innalursi: è un'altt.rnati,•a continua di aff~rmazioni, di cui nessuna è vera, se non in rapporto a quella che l'abbia immedia19

Emico Ber"9aon mmènte preceduta. E' vero solo 1uttociò che è nuovo: queslo i: l'unico criterio della \'Crità; dimodochè nessun principio potendo rimanere con saldezza, tanto val: allora presentare, tutto in una, volta, quelli che fino ad oggi si sono pensa.ti, mettendoti sullo stesso piano, e disponendoli secondo la loro successione. E da un punto di ,•ista simile, gli idealis1i oggi guardano la filosofia; nè, come sopra ho dctlo, si limitano solo a guardarla, ma, quel che i: jX"ggio,1:ainsegnano; e, quel che è di gran lunga. a,sa1 rl<'ggio, 11011 la insegnano solo agli adulti, nelle comunicazioni accademiche. ma sono riusciti a introdurla obbligatoriamente nelle scuole; dove tutti i ragazzi italiani, lino dalla più tt'nera ct3., vengono addestrati a questo modo. Ora. si rifleua un momento. Sul' libro di Boezio si avviavano .:I tcm1>0di Dante, i giovani alla filosofi.a: sopra un libro, cioè, che, ad un'alta bellezza, ad una chiara ispirazione, uni\'a un orientamento sicuro, e una certezza assoluta. Donde veniva questa ctrtezza? Dalla fedeltà, norl a molti, ma ad un solo punto di ,,ist.i.: qudlo della civiha romana e cristiana. Dalla scelta di una via, che era la sola naturale: nella quale i giovani si a,•viavano utilmente, perchè sentivano che era quella della loro razza e della loro civiltà. Non tutte le filosofi.e,ma la filosofia, non i pensieri <ii tutti i tempi, buoni t catti\'i, tllili cd inutili, confacenti e non confacenti, resi sacri solo dalla loro appartenenza al e divenire storico•: ma un pensiero uni<"o, ben fermo, ben definito, ben alto: sorto dalla profonda namra del proprio popolo. Cosa si può pretendere da uno studente delle scuole medie, messo contcm1>0rancamente dinanzi ad /\-ristatile e a Spinoza, a S. Tommaso d'Aquino e ad 1-lu~, a Vico e ad Hegcl, a Galileo e ad Einstein, senza che la parola di un libro o dj un !!"acstro, scelga 1~r lui in modo opportu,110, cioè in modo che la scelta possa es5çrgli proficua? Ma non si tratta di scelta, mi pare di sentir dir(', a questo llunto, gli idealisti; non si tratta <li preminem;a: S. Tommaso e Spinoza, Galii.::o ~ Einstein. smio, 1:iernoi, neccssarii l'uno all"n!tro; poichè fanno 1)anc ugualmente del • dil'cnirc s1orico :.. Il giovane, nè del resto alcun altro, ha il dirillo di scegliere. Egli· deve solo contemplare la storia: che è runica verità: ma presa in tutto il suo S\"Olgersi, non in ogni singola affermazione. Non c'è nè il bene nè il male, nè il giusto nè l'ingiusto, nè il vero nè il falso, ma solo la storia, che è percio la sola verità, e, insieme, la filosofia. Ma allora, si può snbito rispondere, non vale assolutamente la pena di insegnare ai gio\'ani questa filosofia; anzi bisogna evitare di farlo, per non ;ù1i1uarli ad una scuola di sofistica e di scetticismo. In che cosa \lìff<.rh•ano. infatti, da questo, gli antichi sofisti? Con quale di20 ritto si può chiedere di essere tenuti più da conto di loro, e si può diffondere il proprio insegnamento, non solo tra i più adulti, come essi facevano, ma anche tra i pili giovani, come sono ai nostri giorni quelli che frequentano le scuole, chiamate medie? Può essere stimato ancora possibile che. in una cosl piena rinascita nazionale. in una così forte rifioritura del carattere, qual"è quella che, in 1anti modi, si va promO\•cndo in Italia, si debbano vedere, nei libri S<:ritti per i ragazzi, jdee affatto distrutth•e, quali quelle dell'ebreo Spinoza, espos_te r:r filo e ix:r s~~no, scnz_a un'ombra di commento, che possa indicare un gmd1z10, un distacco, da parte dell'autore? Vico, platonico e cristiano, messo accanto a St>inoza, giudeo cd ateo, Galileo, classico e cristiano, insieme ad Einstein, rela1ivista e giudeo, tutti, italiani ed ebrei, italiani ed inglesi, italiani e francesi, ugualmente sullo stesso piano, seni.a distinzione, senza punto di vista, solo con !"unico criterio dell'appartenenza al di\•cnire? _ Ed c,,:co intanto, un cscmptO tangibile: un libro di filosofi.a m uso, negli ultimi anni, per i Licci scientifici: dal titolo: • Il Problema della Scienza nella storia del Pensiero> (Firenze, edizione Le Monnicr, 1930). In mezzo al fluttuare storicistico di cui ho accennato, in cui i concetti più c-'Scnziali per !"umanità, com:: Dio. la morale, la naturw, e quindi, giù giù. la razza, la famiglia, la nazione, la icgge. sono abbandonati, senza alcun punto !;1:~~~ s: 1 1v:;gio,v~~~ze~:e ,~:~~!~~;, ~~~/~~~a~:;10i 1 ~r: 1 ~z;~tt a dei gio,·ani 1a cui età ,,a tlai quindici ai <liòotto anni, i tre punti forse più ne\'ralgici ~i tutta la storia della filosofi.ai ~ tr..: punti in. cui la civiltà dell'Italia e dell'Europa, r,er esscn•1s1 fa. talmente impigliata, ha corso e corre i suoi più gravi pericoli. Essi sono il panteismo, o per meglio dire ateismo, dell'ebreo Spinoza, l'intuizionismo dell'ebreo Bergson, e il relativismo pseudo scientifico dell'ebreo Einstein: i tre che stanno, uno al principio e g1i altri alla fine, del periodo, speriamo il più acuto, della degenerazione moderna. Ecco, intanto, come è presemato Spinoza (voi. 11, èap. Vili, pag. 5.l e segg.): e L'ola"drsc SpiNt>::a ha u11 t·rro cHllo pa to ragione, cartesianamentc intesa. co~11c conosccn:" chiara e distinta, cQ1nc sapere che nella matemot~ca hn la sua form(I tipka di esplica:;ionc. E' il metodo geo,n.drico cl1'e rgli applicò rigidamc,ile al .mo capobworo fisico e tnorale, t"Btica. Q"c/la fonua di ragionllnu"to, fredda e rigida 11ellasut, impcrsonaJitci, è per flfi lii meglio adalta aJJa 11alMradrl suo soggetto ~• ,lei suo fine, che è fa determìno:;ionc d'ut1 ordine 1miversale: 11uo1ifesfo::ioncd'una Necessità impersonok, d'un principio da cui og"i rc.ri..-tuud'antropomorfismo è bm1dito. J; mondo ,mwno, cul gi1wco delle sue p11,1.rionir,ie"tra in que.rlt1 cotena, cd è .rludialo C0'1 la sli'ssa freddo impa.ssi-bilità, coii Clfi .ri studiono le linee, gli ongoli, i cùrpi; cd inoltre notJ è la.sciato alcuna pos.ribilitii per uno fede cht.· ammetta altro Dio all'ì,1fuori di questa Necessità natHralc. Ma appu,tlo .riffa/la impa.Jsibilità fredda nrlfo con/ct11pfo:ionc dr.U'ordi11cncassnrio dcUa Natura .ri converti' in t1morc per Dio ... Q"clla cont.:mplaàt>ne dello Nalur(t non dtì tanto "il senso osn1ro, bensì l"a.p/)re,isione luminoso dell't1.ssoluto, la cosci.:,i=a di formare u"a co.~a.fola con l.'cs.r<'rceter,w e infinito ... [aie pote,ite afftalo mi.1tico, da cui J pervasa l'opera suc1, disti"fl"C il 11al11mlismo .rpino::.fono da quello di J-lobbes, sollcrnndolo ... in wna sfera do-:,·cai più alti 1•alori dello .rpirito è data possibilità cli pieno riconosci,ncnto. Rivive nella sull dottrint1 lo spirito rl'/igioso tl1e ii1/o"ma. lullc1 la storia del popolo ebreo, di cui egli. ,fu figlio. E a dt1re a questo spirito religioso 1" espressione e Ili fornta rigorosamente imman(,itistico e p,1nlci.stico clic è propria di liii, contribui.•cono .rio l'lrntico .rtoici.ono, per wi Spi110:ra ebbe grt111.dea1111111ra::.ionc, sia il neuplotonismo otbraico medioevale, di CHi ebbe co11osccn:;a profonda, sia Ìl1Ji,ic il nal:~roli.rmo religio.ro del NOstro Hi.rorgimcuto, cÙlminCI" ,: ,icl sisU,na di Bri•nO . Propr;o così: senza una parola di riserva. Proposizioni gravisstTTle,da cui è scalzata la nostra civiltà: sofismi che co11duco110, come immediata conseguenza, alla confusione del bene e . dd male, dell"ordine e del disordine, all'annientamento d'ogni morale, vengono presentati, a dei ragazzi, senza neppure l'ombra d'un a,,vertimcnto: anzi con un tono addirittura elogiauvo, precisamente per l'Elica, che viene dc6nita, come s•~ visto, e un capolavoro metafisico e morale,. Si traM::ura pt:rsino quell'c imparzialità, di fronte al divenif"e storico , che gli idealisti, hanno

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