La Difesa della Razza - anno II - n. 18 - 20 luglio 1939

questionario Paolo Zt.lrbano d, Lenum (Siracu:!.C) c1 scrive; Un capo pnma d1 sorgere esiste nel cuoio popolare. Ogni grandu rivolo,mento 30Cia,e e stato 1mperaonato sempre da un animoso condottiero eh& ha fallo nlulgere 1utte le doti della Razza. li dopoçiuerra è alato un iremendo avvicend0t'$i d1 copi, portati dalla maree travolgente e inesorabile d•lla co11c1eon:r.a popolare. Sono però rima.sii al governo solo pochi capt che oggi formano un lutto inscindibile con la Nazione. Mussolini ha riverberato sul PoJX)lo il suo amor po;. trio, la sua lede nella collaborazione, il prest19io dell'aulOl'itò dello Stato Elico. La coacienza popolare Mnt.a la neceuitò improrogabile dello Stato Etico. Il Popola non va dietro a lanta:,mi d'irre-oH utopl:e, ha un senso pratico capace di sviscerare d un colpo tolo ogni opera leg11lativa e leggervi dentro il movente morale d1 chi l'ha generata. E' coal che il Popolo sente 11Capo. per d1v1na opera d immaginazione che lo accomuna ad esso e imprime un senso reli91oao olla miasione della nos1ra esistent.a. Si avvera cosl il grande comandamento di Cnslo, e Amatevi gli uni gli altri>. Il Co;:io eomun1oa col Popolo per meno del Governo, ma 09ni grcnde capo ha una maniera personali&sima d1 dirigere e far lunzionme la macchina governativa. Lo Stato Etico si avvia a pas.si da gigante verso la sistemazione totalitaria della moralitO m 09n1 branca del Governo. Il Capo dello Slato Etico fu divinato da Dante net due mirabili veni dell'Inferno: < Questi non ciberà terra nè peltro. ma sapienza o amore e virtute >. Questo significa In volgare contemporaneo Il Copo dello Stato Etico non sarò un propr1etario, nè un banchiere, ma 1.mvaloroso saggio, amante 001 suo Popolo. io, Ma«,, e,tico, d,e,i, ~ Benissimo, caro Zòrbano; però ti v09lio dire che la JXUO)a slato non mi piace nè con la ma1u:,.cola nè con la mmuK10la. Se ne riempiva la bocca la vecchia e delur.Ta scuola tedesca. l'operaia fila.ola della ri- ·,oluz1one lrancese, che fece tonia parie della nostra tnlhnima educa:uone lrancoluterana. Un tempo diceva.mo repubbli::a d'ogni reggimento, a principiare dalla monarchia. Stato ha un S1gnllicato lutto poli• lico. anzi sollintende la pwcla polihco. E sothntendo altresl quella presunzione barbarissima della rivoluzione francese, che pone lo stato pohlico sopra ogni ahra cosa, che è stato naluralmente 11miglior modo d1 mellerlo nel fango. S1ato otico poi è una dehmzione inventata dalla !ila.olia dei mercanti. Tu sai che- questa hl0$0ha. mco- :runciata con Carlesio, si chiama nel suo '..lllimo comple1&1vo aspetto idealismo. E so- '.ebbe meglio dire ideiamo, dehnluomsmo, n=. ecc. Sono sian gndealisu a mettere ;·accento suil'otico. E se Il renderai conto del congegno della socielò uacita dalla nvo- :utione francese, vedrm altresl a9evolmen- :e che 1deohsmo ed euco o kn buom allau formano la pasla e per cosl dire il teuuto organico d1 quella societò. Se la nostra sorte dovesse dipendere dallo stato etico e dalle belle delinizioni saremmo sp:ieciau. Tu stesso dici che un grondo capo ha un modo suo di governare. E che insomma il lotto è che il capo sia religioso. Se il capo fosse un banchiere, un affarisla, un p,-o.. prifltano, benestante, sii certo che le dehmzioni sarebbero tutte o posto. Ma lu non 11 saresti potuto ricordare del Veltro di Dante. E' la religione di Mussolina che ti ci ha lotto penso.re; è che Mussolini vive del llne dell'opera sua, co:no l'artista. Ed è mere• dibile quanto siamo lontani dal ncordarc1 che la nostra è la nazione degli ar1isu. Lo v&ch nello stento che me11iamo a COJ)lre che cos'è borghesia. Basta leg9eni la vita de91i artisti e dei santi per capire il con• trario di borghese; ba.sta leggere la vita dei no:Un artisti per eo1>1re che cos'è italiano. e perchè è contro natura euere borghesi. E noi che non 11iamo mtisti? Voi che non siete artisti non ci rompete le scatole con lo vostre poncie. Quando le illus1om che l'uomo mette nel lino dell'opera sua e che 1ono la religione dell'mte, avranno npre:Kl il loro valore nationole. allora le illusioni che i borghesi mettono nell·outomob1le, nella carri•r-:a, e nello sociotò, limranno di es• sere illu11on1 e non potranno più esaltare 11 borghese, e questa degenerazione della rozza finirò di esistere, perchè ogni uomo natu1almente p,enderò più gusto a cos1rui• re un a:ralro, una ccrrrozza. che a !requentore i ristoranli di moda e 11 bar d1 donna Coccodnlla. Mentre invece il borghese con l'mgegr.o e anche col denaro degli alln la costruire vomeri e COITOZ:teo la cavare mi• n,ore, unta a!tro gusto, che l'utile. Altro che il Ime dell'opera IUO I li suo Ime • il vivere, lo vita. co.n egli dice. Essere qualcuno ; questa è una !rase borghese. Un pre1unquanquero. Quanti ce n'erano in Italia. 1,a,e;,u,a, H,OK, uol~ Giuaeppe Grieeo d1 Vico Equense -:, ha scntto Vi espnmo, benchè 1n ruardo, la m10 piena solidonetò riguardo alla questione dello studente Dante Colombo di Milano. E in un·allra queslione ancora non poqo lare a meno di ospnmervi. ptù che il mio plauso, la mia gralitudin•. voglio dire sulla questione dell'abbrutimento lilosolico della lingua ilaliana. Benissimo I Le voslre parole a Grifo avrei voluto scnver!o io. Ma non lasciate cadere questo questione. Ritornateci sopra ancora. Fino alla noia.. Porchè orma, è tempo che i filosofi d'Italia discen• dono dai loro ccutelli di nuvole. Che p:irhno chiaro, italiano. Si laeciano copire, che è 11nostro genio. Quanto poi alla mia lettera precedente che voi avete dello di non poter pubblicare perchè bisogna abolire il tu ed io, le questioni personali, non aarei Giuseppe Grio-co, se vi dicessi che tale decisione mi abbia fatto piacere. Tu!tavia, comPfenden• do 1I vostro punto di visla. non posso !a,e a meno d1 approvwv1. Però ad una co:ia spero eh• !ah, le11era abbia :;.e1v1to, vogi10 dire a convmcerv1 che quando porlo dt qualche coao, e specie se ne parlo male. 10 non parlo ma, o vanvera o per preconceth che è 11 mo-io democrauco. Ed oro veniamo alla poesia. Promeua ded.ica1a ai poeti di ieri d1 oggi e di domani 10 non chiodo 01 poeti - p:irlo naturalmente dei poeti impropnamente delli p:itriollici, perchè ogni veio po&• ta è umpre patriottico - di euere degli eroi, cioè di dimostrare all'atlo pratico di soper veramente combattere e monre per quella Patria che fanno 099et10 dei loro conii o per la quale vorrebbero che tut.i fossero pron1i a versare il loro sangue. lo non chiedo tanto. sebbene un ;:,oeta che sappia lare anche questo - e ce ne sono stah - sarebbe per me l'ideale. A me basta solo !a loro poesia. ESSQ è '\m dono c->sl grande che si può, anzi 31 dove perdonare lullo a chi Ci la questo dono divmo. Perciò è un assurdo tacciare di borghese un poe:- to. Un poe:ta non è mai borghese. Non lo sarO mai. Il poeta è un dono di Dio. Ascoltarlo bisogna, cercar d1 comprenderlo. e sopranuuo, nspenarlo, perchè egli solfre tanto più dei piccoli uomini - lxxghesi che con un po· d1 cultura e una grande sci0e1:0 presunzione nel cervello, si atteg• g1ano a cnhc1 dei poeti, essi che non sa• pranno mai scnvere una poesia. E sono borghesi questi. Borghesi lrod.ic1. Anche se fanno prolessiono di anhborghesismo. Cosi m 1 è occoduto di sentir tacciare di borghese Carducci. Borghese il poeta delle Odi barbare, o delle Rime nuon? Borgho11e colui che od onia d1 tulto resto sempre un poeta? E c:1: i.cno. d1 grat.ia, gli anhborghes1? E dico questo io che non amo Carducci, io che non credo - ma un giorno ci no creduto ed è staia una gronde delusione - alla favola di Carducci poeta della nuova Italia. Ma io amo la verità. Carducci non • 11nostro poeto. E 11a bene. La sua Italia non è la noatra. Fra lui e noi c'è un abisso. quello stesao che Jtep:Jro l'Italia della Ime dell'Ottocento do quella di oggi. Profondissimo abisso. Ma per questo io non di~~ mai che Carducci sia 11010 un borghese. Anche se egli credette più alla patria europea che alla patria italiana, anche se fu cantore di Parigi e dello Rivoluzione Francese. Perch• poi un poeta non è infallibile, anzi direi che è più soggetto a sbagliare dGi piccoli uomini che non comp1ronnc. mai 1n lutto lo loro vita - misera vita - un solo allo d1 audacia. E non crede10 che l'audacia consista solo nello shdare la morte m battaglia o in qualsiasi otto d1 valore. Anche a essere poeta ci vuole audacia. Fede. Essere poeta vuol dire credere nella dea più misteriosa e più 1rad11rice che spesso - !roppo spesso I - dopo averti \neon• toto per annt interi, dopo averti preso '.a 91ovmeua, alhne Il lasaa solo e disilluso ud aspettare la morie. Ma torniamo a Carducci, voglio dire alla suo poesia. che è quello che interessa. E questo è un punto che è bene mettere ,n chiaro, perchè molh, troppi, sembro che lo dimentichino. A costoro io porrei una do-

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