~l G~U A~SMO NEllA MUS~CA N cl 1850, sotto lo pseudonimo di K. FTei• gedank, Riccardo Wagner pubblicava nella !Vcue Zeilschri/t /ii.r Alu.sik di Lipsia uno 'scritto intitol11to: « Il giudaismo nella mo.sica•· &so ,enh·a poi inserito in francese in un giornale dì Brusselle nel 1369; tradotto in italiano era riportato nella Rii:i!Jta Musicale Italiana solo ~ nel 1897. Co studio è di capitale importanza per la 11ua mera,,iglioso. chiareua e geniale pre,•ìggenz.11;andrebLe riprodono per intero, ma poichè lo s-pazio ce lo ,•ieta. ne citeremo j. passi più salienti. Scrin: il sommo musicbta: e Noi non aLhiamo bisogno <li pro,are che l'arte moderna è dh·entala essenzialmente israf'lita: è un feno• meno che colpisce ognuno e che cade sotto i -.engi, Bisognerebbe rimontare troppo addielro nella storia della nostra arie se noi vole»imo ,.piegare questo fenomeno. Ma se a noi importa, prima di ogni altra cosa, emanciparci dallo spi• •rito Jel giudaismo, bisogna pure che consideriamo come cosa della più alta importanza il renderci conto delle forze di cui -Oisponiamo per la lolla. Queste forze non le attingeremo in una definizione astraila di queslo fenomeno, ma nella cono~n,:a completa della natura di quel sen• timento inn.lt"o e im·olontario, <'he !Ì manife.3111 in noi sollo forma di una ripuguania is1ir11iva per l'elemento ebraico. Confe:!$$ndo francamente e studiando questa ripugnanza im.:incibile noi ci rendiamo conto di ciò che noi odiamo nell'elemenlo israelila; ciò che noi av-remo ben conosciuto, potremo combattere; mostrando completamente ignudo que• sto cattivo gei1ìo noi potremo già sperare nella vittoria; poichè esso non è forte che allorquando è avvoho nelle tenebre, delle quali noi stessi, umanitari pieni di bonomia, l'abbiamo ricoperto af6nchè il suo aspetto ci facesse minor ribrcuo. L'ebreo. che ha il suo proprio Dio, ci col• pi$Ce già nella vita ordinaria ~r il .suo aspclto e.steriore: a qualsiasi nazionalità noi si appar• lenga, si trova nell'esteriore dell'ebreo qualche cosa di straniero, 'che ci rcpugna tOVTanamente; non si vuole avere nulla in comune con un uomo che ha un tale aspeno. Ciò è stato sin qui considerato come una di~grazia per l'ebreo; ma ai nostri' giorni noi conosciamo che egli non sta peggio per ques1O; dOJ)o i succesei che ha olle· nuto. egli può considerare come una distinziooe la diHerenza. che esiste tra lui e noi! Senza occuparci dell'eHeuo morale che produce que• sto spiace,·ole fenomeno naturale, noi ci limi• !eremo a dire, a riguardo dell'arte, che que.3ta esteriorità non t-arà mai agli occhi nostri un ,oggetto che r11rte po.s1,a riprodurre; l'arte ~ ·~ w~ Coricatu.ru di Stuuber (1851) o
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