doe11111t•ntazic,11e IL PROBLEMI\ DELLJ\ R/\ZZJ\ ~EL Rl~OR(ilME~TO Il problema della razza, chi ben consideri, presenta due aspetti: un aspetto positivo, con l'affermazione del principio di nazionalità; un aspetto negativo, con la difesa di questo principio conlro gli attacchi, gli inquinamenti, le insidie., che ne ~la• colano più o meno copertamente lo sviluppo e il po• tenziamento. Durante tutto il periodo del nostro risorgimento nazionale, il primo aspetto del problema, che ne costituisce la fase di mera impostazione, 1i può rilevare nettamente, da Romagnosi a Man• cini. Il primo costruisce la sua dottrina dell'etnican::hia su premesse evidentemente nazionali e, in questo senso, razziste. Il secondo svolge, dalla celebre prolusione torinese, 'il si!!tema giu• ridicamente compiuto dalla autonomia statuale sulJa base del nuovo trionfan\e principio della nazionalità, che dall'arena politica si espande per tutti i piani della qostra vita spirituale. fino alla codificazione positiva. Dopo Ire quarti di aecolo, il problema, che ha avuto dal Risorgimento l'impostazione, e11tra nella fase della soluzione, prrisenta l'altro suo aspetto, che abbiamo chiamato negativo: dopo l'affermazione, viene il potenziamento, la difesa di questo valore fondamentale, halzato al primo piano della storia nazionale. Dunque, nessuna frattura con fa linea del risorgimento, ma continuità processuale e s,·iluppo reale e concreto. Il Mancini, nella ricordata prolusione del 22 gennaio 1851. afferma che e: la razza :t, espressione di una Klentità di origine e di sangue, è un importante elemento costitutivo della Nazione. E' sotto questo rapporto appunto che la Nazione più ritrae della famiglia. Dopo la iniziativa di Linneo, la storia naturale dell'uomo è dh·enuta argomento di profondi studi, grazie ,i qu31i l'antropologia può oggi dirsi in possesso di questa verità, che tra gli uomini vi ha una evidente pluralità di razze». Qual'è la differenza che passa fra le razze? Qu11l'è l'inAuenza di questo fattore sull'indole e sulla civiltà dei popoli?? Sono questioni che il Mancini si propone, nella sua fondazione del diritto pubblico e che allra\'el'$8nO tutto lo svolgimento del pensiero ila• liano: filosofia, economia, diritto. « Coloro che vogliono caldeggiare la restaurazione de) diritto de11egenti - dice il Mancini - si devono convincere della necessità di profondar la mente anche negli studi di storia naturale dell'uomo, perchè i rapporti inter• nazionali p06S8no nel campo della scienza appoggiarsi alle basi più sicure ed innegabili di fatto :t. 11Mancini è fennamenlc con• vinto e: della durevole persUten:a di certe proprietà trasnie.uibili nella razza e che di ceri-Oinformar debboM lo spirit-0 na.- =ionale ». Qui è il nucleo di una ,·era e propria coscienza razziale; e: è questo !IOMratodi se stesso, questo fondo di qualità fisiche e morali, che ai hanno comuni coi proprii fratelli. che l'uomo amar .suole nella ra.:.:o onde na.sce: ed è questa piu grande analogia di sentirpenti e di tendenze, che compone un u vincolo più kMCe fra &li indit·idui di uno mede.sim<i ra.:.:a. in confronto di quelli che le sono estranei>. Il principio, ammettiamo pure, non è nuovo. Nella ste~a corrente del pensiero pubblicistico italiano, si può risalire fino a Vico; e, fermandoci all'età del Risorgimento, a Romagnosi. come abbiamo dello. Dalla tesi romagnosiana, il Cattaneo aveva ricavato la sua dourina della « psicologia delle menti associate :t. che è un'anticipazione brillante della « Voelkerpsychologie :t 0 « psychologie dcs peuples :t, che ebbe tanti e illustri cultori in Germania e in Francia, da Steinthal a Durkheim. Ma dove questo priocipio rauiale opera potentemente, è sul terreno politico in senso streuo, in quanto dà la base incrol• labile al programma nazionale dell'unità e dell'indipendenza. e: A ogni popolo la sua terra e la sua libertà :t. E' la formula del '48, in ciò che questo anno fatale portava di vivo e non perituro. Per due generazioni, questo principio razziale si svolge in tutta la .ricchezza del suo contenuto positivo, sostenendo il gigantesco sforzo della Nazione. della « razza » italiana, che loua,·a per la sua libertà e per la sua uniti. Il concorso. la solidarie1i, la timpatia di altri gruppi etnici. - si ricordi la presenza di polacchi, magiari, tedeKhi nelle nostre file - era il riconosci• me.nlo de) valore universale della formula del nostro Risor• gimento. L'ebraismo non diede e non poteva dare alcun effellivo con• tributo alla lotta delle nazionalità, Non poteva I\Cntire alcuna identità di ideali e di internsi coi popoli che sanguinavano per la conquista di un bene che la razza ebraica aveva disconosciuto. Essa )oliava per il dominio della terra, e non per il riscatto della della sua terra. Essa mira,·a a una forma di dominio, in cui l'unità di sangue era rimpiazzata da una astratta unità di cultura e spirito: il dominio economico. E dove non ))Oteva perseguire questo programma, mirava alla conquista del potere politico. attraverso la-distruzione, precisamenle, di tutti i valori nazionali e di razza. E cosi la staria del razzismo è entrata nella sua seconda fue; che è quella, come abbiam detto, non più della semplice affer• mazione; ma della difesa - in senso larghissimo: legale, poli• tica, eugenica - dell'unità, della efficienza, della compalleu.c. e quindi della capacità d'azione del nucleo netta.mente definito ad individualità nazionale e razziale. A un cerio punto cioè, In minaccia della di<ssoluzionc irreparabile di questa unità, falla dei valori della natura e della civiltà, non potè non essere a,·. \'ertita. E la '61.tMA indifleren1a, la $lessa ineriia dei nuclei eslra• nei non combattivi, fu percepita anch'essa come una minaccia. L'azione dello Stato, per .la difesa di questi valori, ci si presenla dunque come la continuazione dell'opera svolta per la sua stC$SAcostituzione: per l'unità e per l'indipendenza, che fu il compito e: razziale :t de.Ile generazioni che ci hanno preceduto, $. PERTICONE
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