l'arle, distinguere gli artisti da, c1arlatam, e quando la provvidenza ci concede d',n• controre un vero artista, un poeta, cerchiamo di amarlo, perché non sa fare carriera.; non l'abbandoniamo, perché egli solo podi• siede la religione della civiltà italiana, egli solo é copace dì vivere del fine dell'opera sua e non della sua persona: é ci~ che de• v'essere un italiano. Da questa religione lo devi primamente riconoscere. Ed ora giacché hai ricordato gli scritti di Giuseppe Pensabene. ti voglio ricordare il suo ultimo libro. 1nlìlola10 La raua • la d..-il16 {Unione Editoriale d'Italia, Roma, XVII. lire 7J. Leggilo e troverai nuovo ragione di ciò che ci hai scritto e del perverlimenlo bor• ghese dell'arle. Ti dico questo, perché li pouo anche testimoniare che Giuseppe Pensobene è di quei pochi che vivono religiosamente. Non so quanti artisti o quanti ciorlotoni gli hanno rimproverato questo e \ quel dileno. Chi non ne ha? Ma In lotto d"arte é lo religione ptima di tutto che conta. E la religione prima di tutto la vediamo nello vita. Leon.Udo Tabacchi ci scrive da Udine: Sono un impiegalo d1 banca ed appas• sionato lettore dello Rivista. Ciò che trovo di più interessante è il questionario che segnala 11 pensiero di giovani in cerco di verilà. Per noi llaliani tutto il problema della dìlesa della Rana mi po.re che si po~ svolgere entro questi due termini semplici e che il çopolo senza tonte filosofie gi6. conoace e pralica.: Callolicesimo e fascismo. Per la Chiesa è essenziale il risanamento sçirituale e fisloo dei popoli; esso è lo primo nelle terre di missione o fare s-c-uofe, ospedali. ecc. ed o valorizzare i lattori morali rcflrenando e r1tgola.ndo gli istinti, lm• i::edendo di conseguenza il frammischiarsi e la decadenza delle rane. Nella V"oslro Rivista però non sviluppate abba,tanza il pensiero oaltolico, e mi spiego; necessariamenle sar6. un perfetto Ila• liano colui che avr6. della vita un concetto conolico • fascista. ore, perché certi giovani ofloscmoH dal pensiero e da teorie ran11le buone forse per ollri> paesi ed allri ..,opoli. sentono lo bellezza e la potenza del cattolice1imo, invitate a oollaborare qualche aocerdote o magari vescovo che sia al di sopra dello 1nsullicienza dei nostri parroci o insegnanti di religione e lrattl della Religione in rcporto al problema della educazione e dilesa dello Razza. Cosl sfa. tondo I pregiudizi delle oenlinaia di stu• denti di cui accennava Dante Colombo, ai s;:etrò avere uno idea del grandiuimo va• lore civile della dourina cattolico la quale unila e V,Qtioata oon la dottrina fa&dala Cl lor6. roggiungere il fine che tulti ogognamo, che è quello di renderci fiaicamenle e moralmente migliori. Cosi ci scrive Leonildo Tabacchi e certo egli non Si à accorto che più di un sacer• dote giò ha collaboroto alle nostre discussioni e che noi abbiamo fallo invito e aperta la colloboro-zione ai tocerdoli. La prov. videnza non mancher6 di mandarci il IOC· corso di qualche bel soldato della Chiesa li'~ di, ~ Aldo Spallacci romano del Dopolavoro Mooao cl ha mondato un esuberante componimento inspirot09li dalle schiere delle donne fasciste che percorsero via dell'lm• ~ro il 28 maggio. Non lo possiamo pubbli· :c.-~.~··; :t' - ,.,- ~ Tra lo folta ..-eg,•tcni.on• d•I Bohr El-Gh<11a.l ca1e. Sono uno d1ecina di pagine. Ma non faremo a Spallacci il torto di dimenticare l'alletto e l'elevalo.sentimento che gli han• no inspirato le belle donne d'Italia. Nicola Buz cl ha scritto do Bari: La prelazione scritta da Jolanda De Blasl al Salua ad Salam di d'Annunzio, ho susci• toto una serrata critica da port• dello Sgr,nfia della rivista rnONTESPtZIO. E' fuori dubbio che lo De Blasl. pubbli• condo questi ricordi dannunziani, ha tallo opero malefica se intesa nel senso morale, nulla nel senso della letlerolura. Ciò che .!IOrprende è come mai, nell'anno XVII del• l'Era Mussoliniana, vengano alla luce si• mili rimembranze, eolo perchè roppresentano un angolo della v:ila viuuta dal Poeta a.bbruzzese. Anzichè proaentare a noi giovani un d'Annunzio puro, eroico, quale si addice allo nostro epoca, ci troviamo di fronte ad un maestro che vive in un continuo conlenato adulterio. Il d'Annunzio erotico è sepolto. ed é sacrilegio andarlo o turbare nella sepolturo . Quale sarebbe dunque questo bisoc;ino di metterlo in luce proprio in un momento grond• della nostra storia in cui l'Italia è all'avanguardia di ogni mOYimento moral•? Questa esaltazione dei sensi è anoora quel borgheslsmo, quello mentalità ebraica: e bolsoevizzanle, prellomente francese, , che tonto male ho apportato agli Ualiani dal 1876 ai giorni noetri. • Ma più interessante è il o::indido credersi, da porte della De Blosi, che ciò costituisca una ereditò spirituale • che apJ)«rtiene alla storia> e che, conseguentemente • è ricchezza di tutu >. Se la storia IOSH la geloca custode e lo conservatrice ossequiente di simili faccende, oddio Roma! Noi giovani non abbiamo bisogno di 1tuzzicantl, di arte per l'arte, di eroismi erolici. Ne abbiamo gi~ troppo del peso della nostra come. Certi esemPi pote•ano lor vir• tuosi e ricchi tutti i buoni italiani ontid• ricali e radical•massonl del succitato periodo parlamentare; ma oon gli italiani- di Mussolini, con noi gio.-anl dell'epoca imperiale, c'à poco do loro: non cl obbogliono le ricchezze delle grondi democrazie. Abbiamo Dio e il Duce e e-on ciò sentiamo di ese~r• ricchissimi. (da Schweinfurth • Nel cuore dell'Af1ka) Un'assìduo lellore, al quale l'anonimo non ripugna, ci ha scritto: Nel n. 9 della DUesa della Rozza. del 5 marzo XVII, a .pagina 40, titolo: Libertò di pensiero e intolleranza ebraica.: La •co01un.ìca cli SpinoSG, S. Perticone, ai legge, fra l'altro. che sul principio del 1670, ad Am. alerdam, veniva pubblicato il trottalo di un anonimo. attribuito allo Spinota, dal titolo: Troctatus theologico-polilico. E polchè non è la prima volta che 1u.llo Difesa ai leggono brani o addirittura JXJ9ine di latino o francese. 11 la notare che ciò è aoonfortonte, per coloro che masticano modestamente e sollanto il nostro Idioma, specie quando é dato di leggere argomenti interesB<Jnti, come quelli che trotto la Difeso. Lo scrivente, vostro assiduo ed appassioto lettore, che purtroppo non à poliglotta, prega la Difesa, anche o nome di h,.11ti I lettor: non poliglolti, - che forse sono in num•- ro maggiore di quelli che conoscono il Ialino e il francese, - di voler porre fine, In qualunque modo, al suaccennato inconveniente, e mettere tutli in condizione di comprendere quanto la Difesa scrive, ai lini superiori dì questa santa campagna anliebraica, la quale dev'essere totalitario e sopratutto inteso <kLI popolo. Cosl scrive il nostro anonimo assiduo e luttavia vogliamo dirgli che ha ragione Un;:~h==~e:e~i~~:t::~! ~ni~!, questa dobbiamo lare qualche eccezione I e non dobbiamo apcn-enlarci M, non dico un brano, perché questo non è mai a-:caduto. mo M incontriamo qualche parola dei noelti padri. Blaogno impararla. Una volta I contadini imparavano il latino a via d~ dire l'ufficio alla congregcnio• ne. E poi lo ritrovavano radieoto nel. loro dialelti; parlo. s'intende, dei dialetti dell'Appennino. quelli degli ontichinimi ltalid, che sono ancora Jallnlasiml. E il .-o!gare che ero M non latino? Bisogno persuadersi che gl'ilalia:n.i hanno il latino nel sangue. E' una lin9ua materna. La Chiesa- non ha lotto che mantenere questo materno contai• to. Ora la gente sente meno il latino, e meno per conseguenza l'Italia, perchè 1'è allontanato daJla Chieao. ed è di•entato tecnica e meccanica, la qual cosa è all'anticamera della barbarie, non degli affetti ci.-ili. ·
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