La Difesa della Razza - anno II - n. 13 - 5 maggio 1939

')~ & la. 'U(.oWUi, della,~ Il nc»tro collaboratcwc. OiuMppe Penubene, ci manda la ~ucntc lettera: Xulla ptù ndicolo, quando cl penso. e nulla pià doloroao, della llOrtc da lungo tempo ri• ltt'Yala alla lettura dci classici m ltaha. Per cluPc1, intendo naturalmente i nostri, laum e ita.h.an1. Da molti d1 noi ,·cngono rn,eriti, ma da lontano, studiati e non conoeciuti; e, quando qiakuno ne parla, è con k, ittsso tono con cm potrebbe parlarne uno stl'3n1cro, dctKtc~ di moetrarc delle cono<cntc cndclop«hche. 1-'toomc-novim.rm,nte cuncll!o, di un popolo ~acca lo da. 51) ,tesso. che. a un certo punto cl.dia 1ua storia, hadunenticato la sua lingua, ed ha comm• dato a parlarne un'altra; siochè in1bat1utoo un giorno nei suoi proscniton, non ~ stato più m ~d:;,m~=l~~1~i~~~n~a:1a~: :,7ù capace di ren<lttSCne dawt'ro ra.gione. S'era detto ~i:1 11tlla.008tra Hwl!lta ,I tempo in CUI QUelilO distacco~ a,•,cnuto. I'-!: il\'\'COUlO do6 nel ~kento, quando il modo d1 considerare ogni cosa, e ptt<'.Ò aoc~ le 006C dcll'ltaha, ttMaodo d1 eMtte il rl()ftro. cioè quello del Hma1c:1mento, ,·t com•crtito, p,,r noi, nel modo francae-. lla~ima di~r.u.:ìa che J>Oll&,a capitare a 1111 popolo: per cui, pur rimancndo matena.1mente Lo st~. t'è visto t~hcre i propri pcnAttl, cd il modo d1 esprimerla quu., un tordomuto che, eucndo stato una volta padrone delb. parola. ha dovuto poi contentarsi d·un -kStema arti6dak-. con cui~ d1 non JJOtt'rcomu• n.care ìntcramentc. Ora. t appunto il modo fra.o«se di i.t'ntm.•e di a1prin1en:i che c1 1mpcd1<;<:e d1 rko~re comecosa nostra i cL,.WC.i. Proi;,rio a 11 uNto dobNmo 8Cffll, oggi, IOno per not d1w:noti ogJ{Ctto di nlmione, cioè da filologia odi moda lcuerana; ~. m ahn temuni, da ~1 è nato 11 classi• cismo Xè Virgilio pcr J:hntc, nè l..1no per Macchi,,velh port.'l\'111\0 al cla!18~1no: erano, al contnuio, la p.,rofa più vh•a, b 11:mda p1il i.teura C\11 potessero ruaturalmenle afhdanJ. Erano, inlonuna, dò che è 11padre per i IÌ8li, n1<1uanto- ~ a\'e\-ano anzìtutto questo requisito: ~re dello 1teMo aanguc. La con~enza di tutto q~to è grave. Da pitl di due RCOli la letteratura 1tahana c. pii) m generale, il modo 1t.ahaoo di ,·edere le coee. è stato mteramcnte devbto. Siamo ormai al ~':i ~i~t:tt~~~~~= i=~r;J~~ CCii,tcdClCbi O, dòch'è J)t'ggJO, ebrei Dobbiamo pcnuadcn::1 d1 quC$tO, ccn::at'f', in tutti I mod,, da rimcd1ar\'i. r.-r prima OO&a., farLo, al più presto, capu-e nelle ICUOlc. Ed 1spir.1rvi la J)('flUMIOl'le che I! a.uurdo ,'Olcr continuatt a 1'0ttoporre gli tcnttori latmi e ,taliaru ai noe-tn r..gau:1. dando !:>io,!?!no °';~~:n.~~a~ier;: 6~:tt 10~1! ricl.$mOh~ehaoo, e l'cstct15mo; mentre ~ urgente, :al coutr.1rio, fl)~ntlcre, co,nc ,ma volta hai auggerito, 1 buom mctod1 n(Nl:tn.tramandataci dal Rinucimen6o. e eh<', J)ef' c1u:mto insi• di.ali. duravano ancora al tcmJJO di l.t'05)3rdi. chi.I~ ,tato appunto l>Ct questo, l'ultimo grande .:nttore 1taliaoo, Oopo d1 lui, come tu sai, specialmente pN'O~ra d1 J)c ~net ili, la malattia è cominciati\ a d1ve11tare gr:n 1-Muna. I da~1ci 1tahani debbono lcggc-n.ialla manffl ~~ 0:!/1: 1= C:'J~~ e:i:z~~n:::a ::: a~ ptt antolof::~. ma alla. m2mera oggctth<a: mediante ampie c dirette letture, che mettono aiu.itutto a contatto l giovani con la vita cd i ptt1 che qucih tenitori ,·olevaoo rapprnentaf'f'. Torn,\l\(10 ora alle quNHoni trattale da Arn,Jdo Corrieri, è chiaro che sia cosa del tutto aupernua andl\r ettcando il teocbr010 e il d~io fondo nella condotta comune ad ebrei e patrioti. e di ebrei patrioti, come Manln. Il tatto è che O to9Uo d•Ua ccmaa da au«h•ro. in una piantagione d•lla. Somalia l'SSI anche senu. volerlo la,•or.uono ~runa causa che non era (1uelb di Roma, mA la ncgadooe d1 noma. anche dopo la nmaurazione. E.ui 1n ~~t~ :1:~:~~ fid~~~ ! 1 ·:::~ ~~:i,rrr::: liana non fOMC esistita almeoo dal tempo d1 ?~:!:•,;, 0 t•1~~tnrm~~~!~az!~:.ll~~elar: ravano per l'unità palriottica e la crca:tione della patria europea delle patrie, Furono la forza centrifuga di H.om.a. F. a,c, ,•uo1 ,-edere 1 fondo delle cospirazioni pa.UiotttChe successfre alla Hmaurazionf", caro Corrieri, k'~i Verga, questo autoro grandisaìmo. tantopptù grande qu11ntopp11~ tenuto in aord,na dalla pubblicità borghese. I.a foru poetica di Mastro Don Gesu:ildo di Cio,-;umi \'crg.l li dovuta al fatto che questo hbro ~ una. storia degl'itaHani. un grande CJ1p1· toLo d1 qu<'lla 5t0ria, che daMC dm.gente e progr.1mmi scolasttCi riuACiroooa tencrct na,coa;ta. e che dcv·~ ancor.t. «:ritta, dev'f'Merc AA• COr.l incornindat:a a insegnare ai raaazzi, che continuaoo ad apprendere la storia dei galantuomini, a formarsi su quella, a conoecere il lato france9e de,i:li av\'cnimcnti italiani, a tt:ac· cani tempre piò dalla natura, che ~ 11 modo come fummo avviati a farci borghCSI. \'erg:i ci fa ,•edere tra l'altro 11 problema della tern, dOJJO la HNtaur.11:ionc, che tutto rcttaurò, tranne I diritti del ~. quali er.\no pnma dcll'e,~ione feudalé; ~rchè con la Restaurazione, lo 51>irito reazionario della ri,-oluzionc borghese prete anche i go\·cmi. preoccupati ora non pià dcl popolo, che era 1u,to l'onore della politica dei n=. ma della (luiete. Verga ci fa \'Cdcre il probiema della terra. dopo l'e\'crsione dei feudi, fatta dai galantuomini del rcgno di ~~~odU:~a ald=~::et~:~ol~n:::~ me~ del tlenaro, come neva voluto l'onore borghetoe. come. difendendo il popoLo, non a\<eva fino aUora \'oluto Ferdinando IV. E.endo l'usurpa rione il fatto pfausibdc-, d nocciolo. il prin• ~~o :~rct~e~~~~!~~btana:;~!~ e~ faccia, anche se i decreti borbonici ebbero lo ,teuo ICOpO, parlarono la stessa lingu11;, l'IOn solo dei toecani, ,na dei disooni di Cavour. dei decreti, trattati e delle l~i dcl decennio piemontese; e IO ti vkne da Jnangere. nd toccare con mano, che un pae,,e come l'Italia abbia distrutto la sua. tradizione popolatt. per diventare una colonia della mcua calzetta. europea. \"c.rga dunque dc-.cn,·e un av\'cnimeoto circa. d,:U'anno 1820 ~ l'asta delle ter-ro comunali ,l'un paese ,iciliano. Le comun31i uano terre dc-1 \•1llani, quc-lle ehe il Oorbono 3.\'eva difet0 d;i.lle continue usurp;u:ioni dei galantuomini, come laggià si chiamaY.lno I borghc-si, finchè fra.neni e Jj:abntuomini non 11 erano impadroniti del rn;no. e con l'cvcn;ioM, non avevano S.'lllC'1toLi. cos1ddrtu proprietà libera, per cui feudi, de1nani, uni"~it:\, tutte le 1.n'n!, c::iJdrro, cd anzi ttStarono In mano di paglietti e mn'Canti. Le terre comunalì di cui parla Verga, IC le .l{Odeva 1I b.1.rone Zacco. pagando la lustra d1 un canone, colth•aodolc. come può coltivare cb1 non è agricoltore, rna 11en1 che era. indetla ruta, cioè la penochc.a lonnalità, con cui le terre venivaoo aggiudic.-ite al ba.ron fottuto; l'arricchito Mastro Don Ce«ul\klo volle concorrere. Volle cioè che s1 facC'l!IC! una vera asta. Il barone, sebbene squat• trinato. cntrò in gan, e alla fine dovette cedere al portafogli di M.anro Don Gcllualdo, col cu0tt 1licno d1 odio. ,\ quel cambia.mento, succC$$C una nbe.llione di villani. una sonm10!1$1.. Dobbiamo f'SM!re tutti uguah - gridavano i contadini. L'ugua81ian~, clc-i villani. si sa. era <1uc-lla d'a\'ffe la terta. E quakuno 110Hiavaa,egretamente nel fuoco. - °"" vogliooo le terre del comune - diMe il canonico Lupa a Don Gesualdo - e domani ,·orranno le vc»tre o le mie. - Appunto] Bì,ogna aiutan,i - rispose Don c~uaklo - ~r non andare in fondo al cesto. U1,ogna teneni a galla. se non \'Qgliamo cbo 1 v1lla.nl ti ICl'Vano con le sue mani. E per tener-si a ttalla, decisero di u,ccondaro i vili.ani, pttndcre la dìrez.ione dcli.a..ommossa, portarla oltre la qu<'slione ,·cn e ICOttante, e per far quNto 1,1 fecero carbonari, l..a. notte stessa andarono alla riunione dei carbonari, la vendita, come 1imbohcamente era chia.inata. C1 andarono 1I nouio, 11 fannac.L'Jta, ,I medico, il b.lrono Za«o, 11 canonico Lupi, Ma.strio Don Gesualdo, tutti i ,cal.aotuomin1 dt"I pacac. l..e '°")>!'Ne, le ICC'ne,le ta.cito meravigUe, nel riconoM:us1, trovan,i là luth riuniti. come IMI ti fOMC"rO data la ,-oce. Il mo,;mcnto dei villani era ormai nelle k>ro mani, l.'1ndomani, IO m.al oon ricordo, giuMC 11na comP3&n1a di IO&dati, A rapport0 dal eapit.a.ooandarono naturalniento i g31antuouùoi. Essi furono i p.aci6cator,. I sai• valori del paese, J...a tempe,ta. ~. Era ter· vita a persuadere i galant·uomin1 che la rivalità. 61

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