La Difesa della Razza - anno II - n. 8 - 20 febbraio 1939

GLI EBREI NEL DUCATO DI URBINO C[ì, li ebrei cominciarono ad affluire nt'lle M.trche negli ultimi anni dell'età comuna• le ed al tempo delle Signorie. Tenevano banchi di prestito, valendosi di privilegi loro accordati dai Comuni stessi, a volle eccessivamente generosi: si ricordi il Con. siglio della c,tti di Fano, che in quan.nt1 anni incorse tre volte nella scomunica papale! I proventi dei prestiti do,·evano essere lucrosi, se ci è dato incontrare, ben presto, ebrei molto ricchi: a Montegiorgio, ad tsempio, ove sin dai primi lustri del Duecento si en.no dediati alle industrie del li:10, della lana, della concia Jellc pelli t.d aveva.no aperto un banco <li prestito; a Recanati; oppure a 1:ano, ove Galeotto Malatesta poteva togliere in prestito mille ducati per comprare Sansepolcro. Agli inizi del Quattrocento, ogni comune, da Ancona a Pesaro, da Fabriano a Ca.steldurantc, aveva il suo banco di prestito, che rimarrà per tre s«oli e più: :1d interessi che salivano pc:rfino al 37 % (comune di Gemona)! Nonostante gli «cessivi privilegi ottenuti dagli cbrci e la liberalità dc-i Comuni e dei Signori, si cbbno sin dai primi tempi cacciate di ebrei. Sono ben note quelle di Montegiorgio del I 291 e di An• cona del 1427. En concesso agli ebrei di cstrcitare soltanto il commercio e la medicina, con l'obbligo di pa~re le imposte e una speciale t.issa (taglia della Marca) alla Guncra Apetstolica; e qualche comune imponeva loro, dopo la metà del Quattrocento, il segno della «rotella». Vissero ovunque usai bene; ma quando, per le cacciate di Spagna e di Portogallo, orde di ebrei vennero a rifugiarsi anche nelle Marche, s'impose l.1 n«cssità di frenare ·la loro pericolOS;1 invadenza. Nel ducato di Urbino, gli ebrei vennero nel Duecento. ln mancan:u però di carte d'archìvio anteriori, solo dal secolo XIV è possibile ricercarne le memorie. I primi documenti si riferiscono ad un maestro Daniele, che verso il IHO en giunto da Vi18 terbo per esercitare ìl commercio cd aprire un banco di prestito. Mentre la città si al1.;.rgavae si trasformava da piccolo borgo medievale in centro del Rinascimento, i commerci suoi con i paesi ,•icini si inten• S,ific.a.vanol,e fiere ed i mercati aumenta• vano d'importania, sorgevano le industrie: l'arte della lana, la seta, la fabbricazione della carta, la maiolia. Ai primi ebrci che tenevano banco nella capitale del Ducato, altri se ne aggiungevano, stringendo una fitta rete d'interessi con ebrci di altri centri. Non agi,•ano però pulitamente neppur tra loro! Si ricorda, ad CSffllpio, l'arresto d'un isr1clita di Ferrara e la sua condanna in f0550mbrone, per frode a danno di un correligionario. Sapevano trarre preda dalle pubbliche calamità, sfruttando ogni occa- )ione di saccheggi e devastazioni, per comprare a vile prezzo oggetti preziosi. Nè u•cvano scrupoli per le usure: il citato maestro D,miele - come testimonia un atto del I. maggio 1441 - per diciotto ducati dati a prestito riceveva un frutto di diciotto denari per ducato, e ciò per nove mesi. Nel 1483 viene fatta società tra donna Lucrezia Drago e donna Rosa sorella di in.estro Isacco, per un allevamento di bachi da seta: come riferisce il Vernarecci. nelle sue Storie di Fossombrone, maestro Isacco ne approfitta, prestando il danaro, e mentre ricava un utile di cento ducati in beve volger di tempo, riesce a togliere a donna Lucrezia tutti i bozzoli della sua parte e due belle coppe d'argento ~emmato! ~ella capitale, gli appetiti degli ebrei t'rano stati frenati dal privilegio concesso dal conte Antonio a lsaia di maestro Da• nicle, riconfermato poi agli eredi. Accanto alle famiglie dei banchieri, altre ne vi,·e• vano in Urbino, dedite a commerci e a mestieri: tuttavia non tante dà costituire un,1, comunità ed a,·crc una sinagoga. Quest.i esiguit:i. di numero procacciò loro troppo larghe concessioni : tra l'altro, ad esempio, i: poter tenere a servizio, per l'esercizio delle arti e dei commerci, lavoratori cri. stiani: il che na contrario alle leggi cano. nic.hc; e l'essere i banchieri ebrei consi. derati cittadini (1am'l11am ria:11). In una monografia di Gino Luu.atto, sui banchieri ebrc-i di Urbino nell'età duèife, si ltggono nomi e si offre Jocumentatione della loro attività, sino alla devoluzione dello stato alla Chiesa. Apprendiamo come il tasso dell'interesse per i prestiti su pegno fosse fissato ad un bolognino per ciucato al mese (circa il 33 ~'ti) - una dcliùlta carezza per chi a\'eva bisogno! - e quello per il prestito chirognfario «: a carte o istrument'i » fosse ancora maggiore. C't'11 poi la frode, per esigere un intnesse maggiore dd legale, di far firmare alti per una somma maggiore di quella data a prestito : semplice galanteria ebraica! Ed era tanto frequente quest'uso, che do\'d:tt' essere pubblicata un:a proibizione agli ebrei di « riu, "' obbligtJzio11, o ttJNZ.Ìontpiit ,·h, ptr la ,,tra sorft ». Alla fine del Quattrocento i Monti di Pietà vengono a porre fine all'usura isnelitica, mentre l'atti,·a propaganda religiosa e la necessità di frenare l'immigrazione dc-· gh ebrei fuggiti dalla Spagna e dal Portogallo obbliga i comuni ad aprire gli occhi. Ma nelle campagne, non impedirono i Monti (che sorsero ad opera principal. mente di francescani), l'attività dei ban· chieri ebrei, che tuttavia ricevettero un fiero colpo dai ministri di Cesare Borgia: con forti taglie, quando fu invaso il Ducato. Il banchiere anconitano, Dattilo d' Allcvuccio, ad esempio, fatto prigioniero in l-'ossombrone, dove teneva banco, potè lihcrare se ed i suoi a,·eri solo confesundo il suo debito di « quattrocento ducati d'oro hrghi » a Ugo di Monca.da e a Bartolomeo di Capranica e un altro di trecentosettantacinque ducati a Pietro e Ferrante di Auguglia. Allora gli ebrei si diradarono, per tor. nare più tardi e ridi,·enir numerosi, sotto Guidobaldo li. Nel I )46 il duca autoriz. uva l'ebreo R:'lffaele di Dattilo di Fossombrone a fare prestiti per due anni anche nelle terre di Pergo!a con l'interesse del I) %; ed altri privileJ,!i venivano accordati i.egli anni seguenti, mentre g:li ebrei ricoprivano ovunque cariche note,·oli e accrescevano il loro potere; nnde Pio IY' intcr• ,·tniva perchè il duca ripristinasse le costitozioni. Il duca pubblicò, il 2 settembre I ~66. l'ordinanza: « Voltmo tht ptr lo ,a1•t11irut ri nostro Slafo dtbba110 gli htbrti porlar la brtlla Ji tolor giallo ti lt ftwmi11t 'fHalrh'a/Jro ui,,o 11pp.1unlt dr/ mtdtsimo rolort. Il rh1 faramro in !trmint di 1·t11fiti,1q11t giorni dalla p,,bblir112iont di 111,110,ti rht ,w,, possillo, 11è d#bba110 tt,1trt a/omo rhris1ia110, ,; thristia11aa 1,·r,111lo1r s,r,•ig10, o prr 11111,ior fallar lorn fig/1110/i,ti mtno ltntr I posstdtr bmi s/abili; anzi rht dtbba1to in/rJ ffNaltro 111tsidi tt,,,1int havrr/i 1:~11dNtli1 11/i,nalia thrilli,mi JOIIO prna d~lla perdila di 'flltlli ti altri da im-

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