La Difesa della Razza - anno II - n. 4 - 20 dicembre 1938

Jon1ariamen1e subilo dal luteranesimo dcl1a cultura, e prima dì hrUo l'esigenu non clas,sica d'una scolaresca di buona famiglia hanno guastalo anche le scuole del dero. Ad un ragauo di buona famiglia manca per educazione e costume l'umanità a cui ma.s.,Ull4mentedeve volgerlo l'educnione cJasgica. Dalla J)rima infantia in lui prende piede e si sviluppa il contrario del comune e volgare dell'immaginazione classica. Buona famiglia significa purtrop1>0 borghese, e il borghese vuol cogliere l'utile dall'cducaUone, è, come dice Fichte, cor· rotto fin da1l'infanz.ia con la faccenda del fani una p"5izione. Non so se ciò vada bene per -la scuola tecnica; ma alla classica le cosiddette persone per bene non po:u,ono chiedere insegna• mento ·•,cnu snaturarla. t una scuola tanto necessaria quanto inutiie e non può ser• vire ai borgl1esi. t la cuslodc del genio nazionale ed ha bisogno di ragazzi naturali. t poetica e suoi allie,·i sono quelli naturali e in un certo modo insensati. Oo,•e incominciano le classi sociali incominciano interessi non di.sintcrnsati e poetici; dove incominciano le classi, inco• minciano la riflnsiooe e la psicologia, finisce il dominio del· l'immaginHione: 1>erciògli allievi della scuola classica li po· tele trova.re soltanto negli strati meno clusificali de) popolo e piìt a contano della natura, come i carupagnuoli; se inlendete quello che scuola cl:assica significa, dovete andarli a cercare nel popolo. Si deve fare della scuola cla56ica la scuola del popolo. Si de,•e innanzi lutto distruggerne la ralsificazione ancora RodoUo Mor9heri: Moteniitb. (opero F ... ntoto al conco.-.o di Son Remo). vigente, e non rermarsi al ginnasio, al liceo: blSOgna rifare anche :a (acohi di lettere. Ristabilire l'antica lettura dri classici, l'antico arreno del latino, greco, ila'.liano, dell'illustre im• maginazione volgare dell'arte clusica. E promuovere ragionieri nali tutti i signorini capaci di farli la definiz.ione di un secolo, un autore, unA poesia. · Leggere per innamorarsi, per impauire, non per i!truirsi. non in quanlità. Leggere i fondatori della ci,·ihi clM!!ica, poeti e narratori epici, i loro libri, e abolire I~ anlologie, quesle sobill"t.ioni dei concellini esletici; abolirf' il lellerario, qu(:jta cillà dei dirilli dell'uomo, dei k:nU furore e senza gruia. Ecc. Quindi menere i figli del popolo in condizione di r~uentare questa $CUola e ricenre educazione classica senu spendere un soJdo. Mi ricordo quando con ,·enti lire al mese ed anche senz.(11 spendere niente, il (iglio d'un contadino pote,•a andare al seminario e rim:rncrci fmo alla licenza li~ale. La 01ie!a ha sem· pre capilo e sempre rC30 possibile ,1uesto; ma la Chiesa tende a rare dei sacerdoti, e siate certi che non si lascia sfuggire gli allievi meglio dotati. Entrali al lffl.minario.quelli di maggiore immaginazione ,·i trovano illusioni bastanli per continuare nella milizia ecclesiastica. Noi dobbiamo invece aducare soldati. poeli. e non celibi, secondo il volere di Dio. Dobbiamo avere semi• nari 11os1ri,dove i ragazzi del 1>0polopossano leggere Omero e andare a cuallo, senza spendere un soldo. pE"rchèsono il sangue giovane della nazione, e l'Italia sarà. se ~i ci saranno. Questi seminari occorre rare e !§elUÌnaridel popolo debbono diventare i collegi, a cominciare dal collegio naiionale. La nazione non può sperare nulla da qutsti allevamenli di figli di papà e inve« occorre che i _figli di papà crescano coi ra· gaui del popolo e finiscano di essere imbalsamati dal galaleo delle ambizioni paterne. Avremo così. forse minor numero di promotori di società anonime, diplomatici, 1mbblicisti; ma il tessuto nJZionale ci guada~nt'rà; e poi, se non ci si tro,·ernnno bene. i 6gli di papà se ne potr311noandare alle scuole tecnicht'. tanto essi chiedono alla società quello che non possono chiedere alla nalura, e farsi fare altri collegi dai loro papà. Chiamar nazionale un collegio. che non è del po1>olo.polt\'8 soltanto l'ipocrisia d'una n:cchia classe corrotl3. t tempo di capire questo ~inonimo di popolo e nazione, principiando d.1! l'educazione. L'impronta nazionale al collegio nazionale de,·e ~re data dall'educazione classica e d.>i 6gli del po1)olo.Questi bisogna mandarci. E bisogna sceglierli, non (arli scegliere dai filosofi, se~gliere anzi quelli ancora dotati di qualche stupore. e diciamo pure, di qualche naluralt" .o;lupidità. come l'a,•evano i poeti. Sceglili magari ululi, ma non furbi, se non vuoi fradiciare l'opera lua. Sopratutto lascia che si scelgano da !!è. Fidati delle loro illusioni. della loro facoltà d'illusione. quamfè fona d'illw,ione tulla naturale, non sociale. Abbiamo bisogno di natura, non d"intelligenza, basta con quest'altra specie di imbecillità nuionale. La scuola eletnf'.ntare, che è la scuola di tutti, è la principale società di figli del popolo. Là bisogna andare a cercare gli alJie,•i della scuola classica, senza lrascurare ahre sorgenti. Questo dev'essere un compito dei maestri elementari, ma occorre che gli stessi macslri siano educati da una scuola diversa dalla cosiddetta Kuola normale, che, sebben.- migliorata, è ancora una di quelle aberraiioni i1aliane, di quelle abdicazioni, che abbiamo ereditalo dal periodo del 1876, di infelice memoria. t il frullo di quella pedaiogia psicologica e di riflessione che solo lo smemorarsi e imbastardire potevano produrre, in un paese come l'ha'lia. Uscili da un buon liceo pedagogico. i maestri saranno al c:.:iso di capire gli allievi adalli alla scuola classic!I e designarli. E occorre completare l'opera dei maestri con ispezioni, conversazioni. esami, e mettere alla pron i non de- ~ignati. i \'Olontari. Ecc. MASSIMO LE1J

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