La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

Ma ul}'altra dote è ancora presente nell'Italiano: l'ina~taccabilità del suo spmto .. tetragono ad ogni influsso ambientale sfavorevole; un vincolo indissolubile ha infatti sempre legato, lega e legherà l'italiano alla terra, culla della sua razza, lo co·nserva italiano nel pensiero, nelle opere e nei costumi, fa della sua casa un lembo lontano di Patria, della sua famiglia un focolaio di •pura razza. Ed una prova inoppugnabile di tale indissolubile vincolo che lega l'italiano all'estero alla terra dei suoi padri recentissimamente l'abbiamo avuta durante la guerra ita'1o-etiopica. Prima ancora che la Madre Patria lanciasse il suo appello a tutti gli italiani del mondo fu il sangue stesso, fu la razza a suonare la diana. Dai più remoti angoli del globo giunse l'offerta dei figli spontanea e generosa. Un brivido di entusiasmo si comunicò per tutta la terra ovunque albergasse un cuore di Italiano. Si sentiva l'ora della riscossa, l'ora della gloria solenne; il sangue di f Roma fremeva anelante di tornare al posto che gli spetiava nel mondo, degno della sua storia, degno de1la sua tradizione, degno della sua razza. Ho conosciuto questi italiani all'estero, volontari d'Africa. Nella stessa Divisione, fummo vicini di accampamento per qualche tempo sulle infocate sabbie di Bur Scibis. • Anni di vita •in un ambiente straniero avevano fatto di essi tipi a prima vista dissimili, a seconda del paese di provenienza; molti non sapevano che poche parole di italiano; lingue, costumi diversi avevano esercitato a lungo la loro azione su di essi, spesso sui loro padri e sui loro nonni. La prima impressione che si riportava era di trovarci di fronte ad una eterogenea legione straniera. Ma bastava osservarli per. bene, parlare con essi, P- poco a poco ogni differenza sfumava fino a sparire, fino a che si sentiva di avere dinanzi un gruppo <l'uomini granitico, in tutto simile alle folle entusiaste della nuova Italia. Ciò perchè appariva l'anima, l'anima sinceramente, indistruttibilmente italiana, l'anima essenza della razza. Ed io ti rammento, ed un brivido mi percorre -la schiena al ricordo, ignoto camerata, rude lavoratore dallà folta barba ferrigna che ,per la terza volta, una per ogni guerra, eri tornato ad offrire il tuo sangue purissimo alla terra dei tuoi padri. Ricordo ,le tue parole entusiaste, piene di fuoco e d'amore che mi costrinsero, e con me tutta la sala dei" « C~dhi », a Mogadiscio, a restare immobile, la forchetta in aria, un nodo alla gola, ad ascoltarti. Perchè tu parlavi dell'Italia, di questa terra che solo di sfuggita conoscevi, come solo sa parlarne un grande amante; tu parlavi del nostro Duce ed una infinita riconoscenza traspariva dalle tue parole mentre narravi ciò che era un italiano all'estero prima e ·dopo di «Lui»; ci dicevi a.el rapido risveglio dell'orgoglio del sangue ai primi segni della rinascita della Patria; ci parlavi della nostra razza, del suo vafore, della sua grandezza con la tua voce vibrante, comunicando ai nostri cuori la tua fede immensa nell'avvenire di essa. MARCELLO mcci 53

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