< Questo Pa... c:où ricco di materie prime ha raggiunto l'apice del suo aTiluppo intellettuale, commerciale ed industriale ma difetta di aapirmioni artistiche ed estetiche. C'è grande biaogno di introdurre tale elemento artistico ed estetico nella vita di questa Nazione, come correttivo del suo materialismo ognora crescente, e voi - figli del giardino di Europa - voi avete la missione e rimpegno di operare questa trasformazione col recare con voi il sentimento dell'arte, l'idealismo e la pura e bella religione della vostra razza>. [L'Arcivescovo di Boston citato in: Ugo Imperatori: I < Italia madre :>] Cl Contemporaneamente qualcosa di simile avvenne in Inghilterra, pet oper.a di ll)igo Joncs. Era sempre l'Italia che imponeva fondamentalmente la sua legge. Ma in realtà lo stile pieno, sentito, quello da cui per quattro secoli è discesa tutta l'architettura di Europa, non poteva raggiungersi se non con un solo intervento : quello degli architetti italiani . ••• Nel Sei e nel Settecento gli architetti italiani sono chiamati. dappertutto come maestri. In Francia, prima e dopo il Bernini, il Guarino, il De Rossi e il Servandoni; in Ispa_gna ed in Portogallo il Guarino, il Iuvara -ed il Sacchetti; in Boemia il Marini, il Caratti, il Bianco ed il Lurago; in Austria il Coccopani il Bibbiena, il Solari, il Bonacini, il Martinelli, il Quarenghi; in Russia il Trezzini, il Chiaveri, che operò anche in -Polonia e in Germania, il Rastrelli, il Michetti, il Rinaldi, e fino all'Ottocento già avanzato il Quarenghi, il Brenna, il Ruscay il Gilardi. Vienna, Varsavia, ·e specialmente Pietroburgo divcnn-ero nuovi grandi centri dell'architettura italiana: la. quale non trovava più, negli Stati della penisola, le occasioni sufficienti Era giunta ad una grandiosità, e ad una potenza che dopo di_ essersi manifestate a Roma, a Torino, a Caserta, ed in tante Chiesa di Jak (Ungheria.i. Portale principale dopo il restauro Mosca: Cattedrale dell'Assunzione. Architetto Aristotele Fioravanti altre nostre città, ora potevano essere impiegate nell'impianto di quelle straniere nelle quali strade, palazzi, monumenti, giardini, sorgevano in una sola volta, tutti , dunque, con aspetto italiano; e questo aspetto veniva di proposito conservato facendo venire sempre dall'Italia i principali architetti. Tale usanza fu continuata in Russia fin verso il 1845: cioè fino a quando· il nostro neoclassico, ancora fedele al grande sentire di Bernini, cd a· quello dei suoi grandi seguaci, Salvi, Galilei, Vanvitelli e Fuga, si mantenne immune da influenze. straniere. • el secondo Ottocento questo nostro primato cessò: cominciò il tempo dell'universalità alla rove eia. Non solo non furono richiesti i nostri artisti, ma fummo costretti ad ignorare qu~lli che volevano conservarsi nostri, che non volevano seguire f arte «europea ». Così in pittura rinnegammo la Scuola di Posillipo; trascurammo Piccio; e non ci accorgemmo, mentre tutti guardavano a Parigi, come Io stesso rinnovamento pittorico che si verificava colà, doyuto unicamente ad un riaccostarsi alla natura, era già avvenuto da noi, anche con maggiore stile, cioè senza cadere nel fotografico : soprattutto per opera èLi toscani e napoletani. Infine, vergogna di tutte le vergogne, dimenticammo Gemito. Per guardare a Rodin; e poi molto peggio, a Maillol e a Despiau. Oggi la situazione è agli estremi. Soprattutto dopo la guerra e il Fascismo Yi sono ormai tanti artisti che desiderano, che chiedono (ed alcuni veramente possono) operare italianamente. GIDSEPPEPENSABENE Un uomo politico, il Deputalo Fausto Ferraz, esaminando l'influenza del genio italiano nella formazione del Brasile, ha dimostrato < quanto i confini del mondo si siano allargati per la gigantesca e silenziosa opera dell'emigrante italiàno >. Un diplom~co. l'Ambasciatore Souza Dantas, ha sintetizzato in qu-te parole il valore dell'attività dei nostri in Brasile: < Se siamo •già grandi lo dobbiamo all1talia e agli italiani>. [da Ugo E. Imperatori: « Italia madre>]
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