del paese no.n li abbia molto convinti dell'utilità per i lavoratori di dedicarvusi. L'Argentina ha infatti, ohre che il Parlamento, i] Senato ed i Ministeri nazionali, altri quattordici parlamenti ed altre quattordici serie di ministeri, e per di più ha ancora ventiquattro governatori, uno per ogni provincia o territorio. Tutto questo, a cui sono da aggiungere le spese municipali, non è fatto per semplificare la vita ordinaria e co ta a chi lavora la bellezza di sei miliardi di lire all'anno. Ma la passione degli immigrati italiani e dei loro figli è invece fortissima per la Patria lontana: que ta passione proruppe magnifica durante la Grande Guerra, e durante le sanzioni. Ed in quest'ultima occasione furono proprio i figli degli immigrati (( quali, pei: la legge argentina, sono considerati argentini), quelli che invasero le piazze ed i teatri di ogni città, protestando in assemblee indimenticabili contro l'attitudine del governo del paese, e specialmente contro l'incomprensibile ultrasocietarismo del ministro degli esteri del tempo, che non si sapeva a che cosa ohbedisse. L'entrata brusca ed in massa dei figli degli immigrati italia11isulla scena politi.ca dette allora la misura di quanta fosse la loro forza, e sgomentò non poco le camari.lle politiche, le quali ebbero la sensazione di una pressione, alla quale non avrebbero potuto resistere e che !e avrebbe cancellate pe! empre: ma gli italiani ed i loro figli, appena passato il giusto sdegno, tornarono a disinteres arsi della politica argentina, accompagnando invece con la lcro fede e col loro entu iasmo la guerra d'Etiopia e la creazione dell'Impero, che nè le san-· zioni nè il ministro Lamas èrano cf'rto riusciti ad impedire e nemmeno a ritardare. Il comple"-SO magnifico d'energie morali e materiali rapArchitetto Vittorio Meano: Palazzo del Parlamento argentino E per quel che riguarda le rimesse in Italia, anche ammettendq, con molto ottimismo, che per cinquant'anni esse sieno state di cento milioni di lire all'anno dall'Argentina, avremo un totale di rimesse· di cinque miliardi di I ire. Tirando le 5omme, l'emigrazione in Argentina significò per l'Italia una perdita materiale di trecento miliardi di lire, con un ricavo certamente inferiore a cinque miliardi. Vale a dire che ogni emigrato, che era costato all'Italia 100.000 lire, restituì in medià appena 1600 lire in cinquant'anni, os ia meno di 32 lire all'anno! QUOTA DELLA Bl()fJHEZZA 'l'OTALE. POSSEDUT_.\. OD A.MM.INISTRATA D-~ l'l.'ALIANI TOTALE della ricchezza · nazionale argentina Proprietà agricole . . . . . . . . 91,6 Industrie e commerci vari . 22,4 . . . . . Arsenali, Ferrovie e Beni Stabili . . 12,- Servizi pubblicì gestiti da privati . . 14,- Titoli ed oro . . . . . . 4,- (espres i in miliardi di Lire italiane) Totali 144,- presentato dai nosLri emigrati, che avrebbe infinitamente giovato all'Italia e fosse stato impiegato in Patria, fu dai po'1iLicastri gi11dei e giudaizzati sperperato be tialmente, proclamando la « necessit,à » dell'emigrazione, che « s/olfova le regioni troppo popolate» (era cioè benefica come la morte!). proclamando altresì l'« utilità» dei « rivoletti d'oro» Juzzattiani, che sgorgavano come sangue dalla emigrazione stessa. Per avere .un'idea della balordaggine di tali affermazioni. e dell'enorme perdita, anche materiale. che l'Italia patì ma-ndando i suoi figli a colonizzare la terra d'altri, basterà ricordare che secondo i calcoli concordi degli economisti, un uomo Ji vent'anni veniva a costare alla azione, per gestazione, parlo, allalt3mento, asilo, scuole, istruzione ed avviamento prof essionale, cura di malattie, ecc., la somma di 100.000 lire, che egli, nel successivo periodo della sua vita, dai venti ai sessant'anni, e nella sua qualità di lavoratore, rendeva alla collettività del suo Paese. Per ogni, emigrante, quindi, la perdita economica fatta dall'Italia non fu in nessun caso inferiore a 100.000 lire. E cioè la sola immigrazione in Argentina costò all'Italia trecento miliardi di lire. QUOTA POSSEDUTA OD AMMINISTRATA DAGLI ITALIANI Pere ntuale Posseduta Amministrata TOTALE della ricchezza ~argentina 16,5 26,8 43,3 47 O/ o 4,- 6,4 10,4 47¼ - - - - - - - - - - - - 20,5 33,2 53,7 37 o,o Ed oggi la grande massa dei nostri emigrati ha l'anima tesa verso il nuovo richiamo che il Duce le ha riYolto: sono g1i umili e forti lavoratori che si prodigarono per un amaro e scarso pane in terra straniera, e dei quali ben pochi .- uno per ogni duecento appena - conquistarono un po' di benessere o di ricchezza attraverso improbe fatiche e prfrazioni infinite; sono i fratelli di quelli che vennero da lontane contrade a combattere con noi in Etiopia, sono tutti i dispersi per il mondo che il Duce rivendica all'Italia, e pei quali l'antico sogno del Poeta. sussurrato· tante volte col cuore stretto come da una impossibile speranza, appartiene ormai all'imminente futuro: La. madre l•i t-•uoltutti alla sua mrnsa i figli suoi ... E d'ogni terra. ov' è sudor di schia11i, di soUoterra, ov'è stridor di denti, dal ponte ingombro delle nere navi, _,:diiamerà l'antica madre, o genti, in una sfolgorante alba che viene, con un suo grand,e ululo ai quattro venti fatto bal:.are dalle sue sir~ne. MARIO DE' BAGNI 4S
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