T ' .. .. . ,. DE LA REPUBLICA ARGENTINA CON SUS REGIONES AGRICOUS Y GANAOUll'S. ,---, ~ - (--. - L--.J ---- C::J ..... _ C::J ~ . --, .. ...-. C:J . . i,atachlca, Hi,aclal- __ .,._........., ••••• um11ae ... ......-. ti .. .. .. Le quattro regioni dell'Argentina: 1. Zona nord o boschiva; 2. Zona ovest o dei vigneti; 3. ~ona est o dei cereali; 4. Zona sud o della pastorizia ][)) iversi anni fa, un autore inglese - desiderando dimostrare la parte avuta dalla Gran Bretagna nella messa in valore dell'Argentina - scriveva, ed i' giornali di Buenos Aires pubblicavano: « Lo scopritore dei fiumi Uruguay e Paranà, che fu anche il primo a seminare il grano in terra americana, nacque in Inghilterra, ed inglese era uno dei due inviati in lspagna co.i frammenti del metallo :,che diede il nome al Rio de la Plata >. La circonlocuzione lasciava nell'ombra tutti i nomi: ma se è esattissimo che dei due incaricati di portare a Carlo V i campioni dell'argento sud americano uno era inglese - e si chiamav.a infatti Roger Barrow -, è pur certo che chi aveva dato l'ordine al Barrow, chi aveva risalito e scoperto il Rio Paranà, •chi aveva seminato il primo grano in Argentina, ed aveva dato il nome al Rio della Plata .non era affatto inglese, per la sèmplicissima ragione che si chiamava Sebastiano, Caboto. Non solo, m.a fra i finanziatori della spedizione di Caboto al PJ.ata, figuravano, oltre Car_lo V, altri tredici azionisti, dodici dei quali erano italiani, ed uno solo - il suddetto Barrow - era inglese, mentre sulle quattro navi di Caboto viaggiavano non meno di trenta specialisti italiani, fra i più esperti marinai del tempo. • ' Nelle spedizioni successive, del resto, cioè in quella di Pietro Mendoza, in quella del Pancaldo ed in quella del Cabeza de 42 S CO P R_l-_-1-0 R I VALORIZZATORI IMCIVILITORI Vaca gli italiani continuarono ad avere parte importantissima od addirittura esclusiva, come furono pure i primi colonizzatori dei luoghi, tanto che quando Juan de Garay fondò Buenos Aires, sui quaranta compagni che ebbe e fra i quali divise i terreni della nuova città, figuravano almeno dieci italiani.· E lo stesso nome di Buenos Aires sembra sia stato suggerito dalla devozione che uno di loro, il sardo Griheo, già fedele aiuto di Pietro -da Mendoza, professava per un'immagine di N. S. della Buon'Aria, che egli aveva recato seco da Cagliari. Ai primi coloni laici seguì l'opera imponente delle Missioni formate in m.assima parte da Gesuiti italiani, che incivilirono le regioni dell'Alto-Paranà, conquilstando l'anima degli indiani, costruendo chiese immense dappertutto e creando un ambiente fattivo, tutto pervaso di altissima poesia. Per avvincere alla nostra Fede quelle popolazioni semibarbare, i Gesuiti usarono il più dolce dei richiami profani, la musica; navigando sui fiumi in piccole canoe, qualcuno di ]oro suonava il flauto, e la nuova .armonia si diffondeva dolcemente nel silenzio solenne della natura primitiva: a poco a poco, dai boschi accorrevano a frotte gli indiani, che seguivano dalla riva i•l cammino delle barche finchè i colloqui e l'opera mis-· sionaria si iniziavano. Più tardi, desiderosi di mantenere un ambiente di letizia fra i neofiti, i gesuiti italiani li educarono a celebrare le nostre « Sacre Rappresentazioni :i> per le feste di Natale e della Settimana Santa, e fu ancora il genio <!ella nostra razza che ammansì e conquistò quelle tribù primitive. Mai il mito d'Orfeo ebbe più alta realizzazione, mentre i Gesuiti stessi. da Simone Bandini a Giovanni Guglielmo. compilavano i vocabolari delle lingue indigene, il Brasanelli ed il Cattaneo insegnavano a costruire dhiese e case, il Ferrufi.no, il Beatillo, il Blasino, il Cataldino, il Dario. il Macioni, il Manchiano, il Moscardo, il Mazzetta, il Ripario ed rl Serra, molti dei quali vittime della loro missione, si occupavano del sistema coloniale locale ed insegnavano nelle prime cattedre da loro fondate, compiendo quell'opera di dissodamento e di direzione, la quale si svolse nei due secoli che precedettero la grande immigrazione delle masse italiane. Ancora, ai primi dell'Ottocento, i più tenaci propugnatori della libertà commerciale che porta all'indipendenza argentina sono sempre italiani. E le onne di tanti pionieri sono poi calcate daJle formidabili schiere dei nostri emigranti che si susseguono per quasi un secolo ininterrotte, fino a costituire oggi coi loro discendenti il nucleo razziale massimo della popolazione. Nel 1819 infatti, l'Argentina aveva appena 615.000 abitanti, ed oggi ne conta circa dodici milioni. E' evidente che quei
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