Una, emigraz.iooe precariae paradossale Voi proverete una sensazione analoga se viaggerete nel sud-ovest, fra Tolosa, Agen e le regioni prossime. Qui gli italiani sono affluiti in gran numero specialmente dopo la guerra e non soltanto per esportare delle braccia ma anche del denaro. Sono note le vicende per cui alcuni speculatori francesi, cl' accordo con qualche ignobile caporione del fuoruscitismo italiano, riuscirono a vendere a prezzo basso delle vaste terre abbandonate e inf ecoode a degli italiani agiati, e a farle popolare da altri, in cerca di lavoro. L'operazione durò pochissimi anni, nel corso dei quali beo 100.000 italiani emigrarono in queste regioni, e oltre mezzo miliardo di lire fu investito nel- !" acquisto delle terre. L'affare fu pessimo chè le terre, vera_meote aride e quasi pietrificate, malgrado lo sforzo dei lavoratori italiani, diedero pochissimi frutti. Ciò permise però alla emigrazione italiana di svilupparsi e di prender veramente possesso della regione, come non era mai successo in alcun altro paese europeo. Sono sorti così dei villaggi italiani; con scuole italiane; chiese italiane; ospedali italiani, tali da farvi credere, quando ci eravate, di essere veramente in Italia o comunque in terra italiana. Ahimè, a un certo momento il gendarme francese o un qualsiasi funzionario della repubblica sopraggiungeva a ricordarvi la realtà della geografia politica. E allora che restava più della vostra illusione? • Qualche anno fa a Agen c'era un prete italiano il quale, sollecito soprattutto degli interessi dei padroni francesi, cercava di far venire dall'Italia dei mezzadri e di favorire come era possibile l'emigrazione. Questo prete pubblicava anche un giornaletto nel quale si leggevano comunicati di questo genere : Per evitare perdite di tempo a noi e richieste di spiegazioni. i connazionali che ci ch.;edono delle mezzadrie sono pregati: 1) di dare esattamente la composizio11e delle loro famiglie, con l'età di ogni membro: 2) di dire se hanno economie tali da poter vivere un anno senza bisogno di anticipi da parte dei propt·ietari. Coloro che 11011 hanno 1111 centesimo di riserva, che devono domandare i soldi per -m-•-~---~ I, ' ,:.~ti .. ..,i,r--·c• f," . J;t .. .. dei mulini" dell'architetto italiano Guglielmo Boccanegra, ad Aigues-Mortes: località tristemente famosa per un massacro di lavoratori italiani. il viaggio, è meglio che abbandonino l'idea di prende1·e terre a mezzadria. Conti11cerebbe1·0coi debiAi e finirebbero nei debiti. Preferiscano in q11esto caso andare come domestici ». Come si vede si domandavano uomini con quattrini; per la Francia era in realtà un grosso affare poter ripopolare le sue campagne, ma questo affare diventava ancora più vistoso per il fatto che delle magnifiche e prolifiche famiglie italiane, come ne abbiamo viste ad ogni momento in viaggio sulle linee francesi, avevano con sè anche i risparmi sufficienti a vivere per un anno; a nutrirsi cioè esportando delle lire italiane. Se nel clima imperiale dell'Italia di Mussolini il rimpatrio di tutti gli italiani appare più che mai necessariò, questo· degli italiani di Francia oltre che necessario appare urgente. L'emigrazione è sempre stata un'enorme passività per l'Italia; quella in terra di Francia, per le ragioni su esposte, è una passività maggiore di tutte le altre. Ma ragioni morali e spirituali intervengono fortunatamente a convincere sempre più gli italiani della loro inutile presenza nella repubblica e a determinare fra essi correnti • di riflusso verso la madre patria sempre più intense. La coscienza e l'orgoglio della razza li avevano sempre nettamente separati dalla massa francese; ora li inducono a ritornare. Si è infatti assai spesso parlato della facilità con cui la Francia potrebbe assorbire nella sua compagine etnica l'elemento italiano. Non è vero niente. Valga come prova il seguente episodio. A Grenoble, moltissimi anni fa, capitarono per puro caso alcuni abitanti di Corato. Costoro ci si, trovarono bene e fecero ven\re le loro famiglie. Subito dopo le famiglie vennero gli amici, e poi altre famiglie ed altri amici e così via di seguito, in modo che dopo poco tempo dei 40.000 abitanti di Corato ben 15.000 si trovarono ad occupare un sobborgo completo di Gr~- noble. Si diceva in quel tempo, non senza un certo buon senso : questi coratini sono giunti a Grenoble, dopo aver attraversato l'Italia, come in un baule; non conoscono le grandi città italiane; la città più grande che hanno visto in tutta la loro vita è Grenoble; come potranno evitare ·di subire il fascino della vita francese, e in ogni modo come potranno fare in terra di Francia propaganda di italianità? Ci viene ora riferito che questi nostri emigrati, pur senza conoscere le nostre grandi città, pur senza essere troppo al corrente della nostra vita nazionale, sono ora più italiani che mai, celebrano tutte le nostre feste, inneggiano al Duce, e sarannc., forse fra i primi a rientrare. Che significa tutto ciò se non che la buona razza italiana è una realtà che non si smentisce mai? FRANCESCOSCARDAONI 35
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