I L Fra tutti gli italiani all'estero quelli certo che si trovano nella situazione più precari(l e più difficile sono gli emigrati in Francia. Innanzi tutto essi sono assai numerosi, così da costituire la colonia italiana più forte fra quelle che non sono in terre transoceaniche; molte cifre vengono indicate al riguardo, quelle ufficiali però sono senza dubbio inferiori alla realtà, chè una larga parte di emigrati riesce a passare attraverso la rete, se non elastica, certo assai irregoìare del controllo della polizia; noi crediamo che, in cifra tonda, essi siano circa un milione; ora questa enorme massa di italiani in una sola nazione straniera più che mai risente di tutti quegli inconvenienti e di tutti quei danni che sono propri e particolari della emigrazione. Inoltre bisogna notare che qui si tratta di una nazione europea. In America tutti sono stranieri; la differenza fra essi è data soltanto dalla loro più o meno recente emigrazione. Il concetto di cittadino acn~ricano, sia nel nord che nel sud è ancora alquanto teorico e dovrebbe risultare per l'appunto dalla fusione delle razze bianche europee che si sono concentrate nel nuovo mondo. Qualunque sia la sua possibilità di realizzazione sta il fatto. che dinanzi ad es-sogli emigrati delle varie nazioni europee si trovano nella stessa posizione. Ciascuno cioè interviene, in misura . più o meno diversa, alla composizione della nuova amalgama, nella quale non potrà • dunque essere considerato come elemento estraneo e separato. Ma in Francia gli italiani si trovano in mezzo a un popolo dalla nazionalità ben definita, di civiltà millenaria, con una sua missione politica, con una sua posizione storica: Peggio ancora : questo popolo non solo può da un momento all' al- .tro marciare contro la loro patria, ma attraversa per l'appunto un periodo di grave decadrnza demografica il quale fa sì che mentre da una parte esso ha bisogno del1' apporto straniero, dall'altra, per ragioni psicologiche facili a comprendersi, è indotto a considerare con particolare astio questi stranieri e a far loro sentire ad ogni istante che essi sono tali. , Gli italiani in Francia non sono perciò dei coloni che vanno a fecondare terre nuove e a creare, col loro contributo, nuove nazioni; sono semplicemente dei lavoratori i quali vanno a dare man forte ad una nazione esausta e a far rifiorire delle terre abbandonate, per il fenomeno ebra~cp-comunista, caratteristico del tempo nostro, con conseguente inurbanamento delle masse. In Francia gli stranieri tutti sono chiamati spregevolmente métèques. Essi sono 34 da due a tre milioni. Ma nessuna distinzione morale o materiale viene fatta fra loro. L'eccellente e tranquillo lavoratore italiano non è considerato niente di meglio di tutta la schiuma internazionale che dalle frontiere più remote e più diverse va nella nazione della libertà, per organizzarvi movimenti politici, alimentare la mala vita, farsi aiutare con i pretesti più inverosimili dai pubblici fondi, affollare gli ospedali e le prigioni. I maltrattamenti di cui le autorità francesi gratificano per sistema la massa degli emigrati non vengono pertanto risparmiati in alcuna misura agli italiani. . Bisogna aver frequentato gli uffici della Prefettura di Polizia di Parigi per cominciare ad avere una idea del modo con cui i nostri emigrati sono trattati in questo paese. Mancano sale"di attesa; oppure esse sono insufficienti. La folla enorme che vuole procurar~i, supponiamo, la carta di identità, si addensa dall'alba alla sera tardi, nei corridoi, nelle scale, nei cortili. Il sudiciume, il fetore, l'umidità dominano quivi implacabili. Quando lo stranièro arriva a penetrare in uno degli uffici e si presenta all'impiegato d1e si deve occupare del caso suo, è considerato corrie uno scolaretto o, peggio ancora, come un delinquente. Gli vengono somministrati urli in testa e insulti senza pietà. Chi scrive queste righe poichè una volta, credendo di far bene, aveva staccato da un •documento un pezzo di carta che vi era stata incollata sopra qualche mese prima, non si sa bene a quale scopo, fu condannato a incollarla di nuovo lui stesso, e poichè la colla non si trovava, si dovette attendere non so quanto tempo, e .finalmente quando la colla arrivò l'operazione ebbe luogo, non senza una certa solennità, i:iel mezzo del lurido ufficio e sotto gli occhi feroci degli impiegati e delle impiegate. Ma coloro che vanno a far la coda in uffici d'altro genere,- come quello per esempio degli indesiderabili, e che sono sotto la minaccia dell'espulsione, sono trattati addirittura come bestie. Bisogna rievocare questi dettagli, a mo' di esempio, per far capire quale è il tono dell'atmosfera in cui vivono gli italiani in Francia. La popolazione con cui· essi possono talvolta stabilire dei rapporti di una certa cordialità, nella massa, continua a considerarli in modo ugualmente ostile. Quando si aggiunge a tutto ciò la tensione costante dei rapporti politici fra i governi democratici e le nazioni totalitarie, con relative discussioni e polemiche di stampa, si comprende più facilmente la situazione in cui vengono a trovarsi questi nostri emigrati, la quale non è soltanto pericolosa, ma anche paradossale. • L'assistenza dunque che i nostri Consolati, i Fasci all'Estero e ope·re varie del Regime, hanno organizzato per i nostri· emigrati, è stata in terra di Francia assolutamente preziosa. Questa assistenza è morale e materiale ed è caratterizzata dalla varietà innumerevole delle sue forme; essa va dall'aiuto finanziario puro e semplice alla cucina economica, dalla protezione legale al soccorso sanitario, dalle facilitazioni dei viaggi all'invio gratuito delle partorienti in Italia, dalle colonie marine e montane alla Befana fascista, dalle scuole alle organizzazioni sportive, al Dopolavoro. E' una gara che si. svolge continuamente in Francia fra gli italiani più abbienti per venire in soccorso di quelli poveri. Tutto ciò dà luogo ad una consacrazione costante della italianità e ad una esaltazione sempre più profonda dell'amor patrio; ma praticamente non costituisce una soluzione; praticamente purtroppo va a vantaggio esclusivo della nazione sfruttatrice la quale non soltanto ha degli ottimi lavoratori che col loro sudore contribuiscono enormemente alla sua vita e alla sua prosperità, ma ha anche chi assiste questi lavoratori perchè essi siano sempre nelle condizioni migliori e quando, per esempio, si ammalano, abbiano mezzi propri per curarsi e non vadano ad aggiungersi all'enorme contingente di stranieri che affollano gli ospedali frances1. Quando a Parigi, o in qualsiasi altro centro della Francia, vi trovate in mezzo ai nostri emigrati, specialmente se ciò avviene nel corso ·di qualche festa o riunione in queste nostre « Case degli italiani » d1e il Regime ha fatto sorgere dappertutto, quasi per incanto, siete presi da una grande emozione; sembra a voi quasi incredibile che in terra straniera una italianità così viva possa resistere, imporsi e dominare. Se tuttavia fate qualche considerazione del genere un- po' pessimistico cui si è accennato più sopra, vi accorgete che tutto ciò non potrebbe durare eternamente. Anche· infatti se gli italiani in Francia restassero puri attraverso tutte le future generazioni, finirebbero, essi eternamente stranieri e perciò privi di tutti i diritti, col costituire in mezzo alla nazione che li ospita un settore dalle possibilità limitate e perciò di condizione inferiore. Allora vi rendete conto esattamente del carattere necessariamente precario di questa nostra emigrazione.
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