La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

Emigrazione d.alle· diverse regioni d'Italia nel periodo _1915-18 -·I}\(·] 3oo-5oo f:-:-:-:-1 501-100 1~-~-\-1 70/-/000 H A lt H D così_provvede. Oh ! come sarei contenta d1 vedere la signorina quando si fece la pri~ ma cornunione ass.istere alla sua festa, e prendere anche io uno comunione ch_eforse non dovrò prendere più che in queste parti è assai difficile avere un_ prete italiano, volesse Iddio mi potesse ritrovare per un pogo almeno nel nostro paese e rivedere il nostro vecchio arciprete ... Per le persone che sono veriute o ricevuto tanti saluti ... ». •Per misurare quanto - •in questo argomento, ed in tanti- altri, del resto - la letteratura- si sia allontanata dalla vita, sarà bene citare subito, dopo queste lettere, Ùn passo qualunque del De Amicis sugli emigrati, per esempio il seguente : « ...que_lla povera contadina italiana vista di lontano, con un bimbo in collo _nato sul Paranà, _con altri figlioli attorno nati jn Italia, davanti a quella p,overa •capanna. sofìfaria • su cui sventolava la nostra bandiera, in mezzo alla scon:finata pianu- •ra della Pampa d'America, rappresentava per noi l'amor dì patria e la santità della famiglia nella forma più poeticamente. dolce, triste e solenne che possa concepire la mente uma:na ». 26 ~/ 3 00/· 000 o o A N o (dalla conferenza tenuta a Trieste nel gennaio 1887: « I nostri contadini in America»). O De Amicis, dolciastro veleno che i nostri padri ed i nostri maestri hanno, a noi giovani, con spietata regolarità propinato, o involontario responsabile di tante fra. le nebùlosità che affliggono le nostre speranze letterarie; se tu invece di veder « di lontano » - come di lontano, in genere, nei tuoi libri, hai veduto la vita - quella povera contadina del Paranà, se tu ti fossi avvicinato a lei, e urna- . Gli Italiani all'estero presero sempre . vivissima parte agli eventi della Madre Patria: « Nell'ansia dell'ora storica che attraversa l'Italia nostra, ebbe a scrivere Padre Gregari alludendo alla guerra nostra africana, i missionari di monsignor Scalabrini, plaudendo ·allo slancio della Colonia Italiana di Boston nell'inviare soccorsi per i feriti e le famiglie dei caduti, promossero il 30 novembre 1911 nella loro chiesa un solenne suffragio per gli eroi caduti sulla apiaggia cifricana. » [Dal bollettino ufficiale della « Italica Gens >.] namcnte l'aYe-ssi interrogata, indagando in che veramente consistesse, quali forme assumesse nell'animo suo l'amor di famiglia e di patria, ella certo ti avrebbe yisposto con parole assai simili a quelle ùella contadina abruzzese che abbiamo citato. Ti avrebbe accennato a Domenico, o Piero, o Tonino, il più piccolo dei suoi tìglioli, quello che le pesava sul braccio, e t'anebbe narrato <lei suoi mali e delle sue gioie, del giorno che tornando il padr_cdal lavoro, gli aveva per la prima volta accennato e sorriso, del giorno che aveva detto le prime parole, in italiano, del giorno che era stato male, e la famiglia s··era stretta attorno a lui, temendo di perderlo. T'avrebbe poi parlàto degli altri, di tutti, e ciel suo uomo, che quella sera non tornava ancora e che tutti al cantiere con- • sideravano il migliore, il più onesto; e ti a nebbe certo invitato ad entrare in quella capanna che, frettoloso viaggiatore, hai pr cferito veder di lontano, e sulle cui pareti avresti potuto scorgere qualche frammento d'Italia: un quadruccio, .un'immagine, una cartolina... Piccole cose, assai più piccole, certo, della « poetica dolcezza » che la sconfinata pianura della Pampa suscitò nel tuo cuore, ma cose vere. cose che. tutti gli emigtati hanno vissuto, e che, letterariamente trasfigurate, avrebbero potuto costituire la materia di un capolavoro. 11a il capolavoro non venne. Eppure il motivo dell'emigrante è, neHa nostra letteratura, nobile e antico. Tutto quel che vi è cri poetico nella sua figura è stato insuperabilmente dipinto: l'assillo nostalgico della patria da Dante, la trepida •gioia del ritorno da Petrarca, da Ariosto l'ansia della .avventura, da Tasso la malinconia délla •lontananza, l'amarezza dell'esilio da Foscolo. Tutto è stato detto, scrutato, eternato, per quel che si riferisce al singolo emigrante, al solitario, al grande, che, ltmgi dalla patria, perseguitato dall'avversa fortuna, ricrea in se stesso, nel proprio immutabile amore, la terra negatagli dai fati. E' il più antico motivo della nostra poesia nazionale: il motivo d'Enea. l\fa • questa massa muta di milioni e milioni di emigranti_, questo popolo intero che, mosso •da fame scontentezza avventurosità illusione incoscienza desiderio di lavoro di guadagno di felicità, ha lasciato, in successive ondate, la propria terra, questo disperato puntare di migliaia e migliaia di destini verso una sola mèta, questa crociata senza ins~gne e senza spade, ma con moltitudini più vaste e non meno credenti di quelle cbe un giorno per opposte vie sospinse la fede, questo gigantesco fenomeno ,non ha trovato il suo poeta . Abbiamo citato -De Amicis. Vogliamo citarlo ancora, non tanto per intavolare con lui una postuma discussioné - chè troppo l'Italia si è perduta in dispute deamicisia-

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