La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

JL.JE~IJl 4li, JH q,ual'PAa ~ Le cose pm belle, sull'emigrazione, le hanno scritte gli emigrati. Le più belle, anzi le sole belle; perchè le sole sentite t. vissute, oltrechè scritte. Il riflesso che l'emigrazione ha avuto nella nostra letteratura d'anteguerra - Lu è stato un largo riflesso, chè molti scrittori, di proposito. o di passaggio, se ne sono occupati - si è limitato agli aspetti superficiali del fenomeno. Nostalgia di patria, dolore degl{ esuli, disinganno degli illusi, amarezz.i. dei rimasti : di questi pochi e non eccelsi motivi è prigioniera tutta la nostra letteratura sull'emigrazione. Le lettere degli emigrati, oh!, quelle sono tutt'altra cosa. Leggiamone una. E' una donna, una abruzzese, che scrive a sua madre (la lettera è citata testualmente in : Amy A. Bernardy « Italia randagia attraverso gli Stati Uniti », Torino, Bocca, 1913) : « E dico beato lei che sta in Italia e non tiene nessuna paura ci sono le levatrici e poi e la nostra lingua una può dire quello che si sente qui non ci stanno levatrici e dobbiamo fare tutto noi se. poi ci fosse un bisognio si fa il telegrammo al medico e una povera donna deve soffrire solo a· pensarci è qui la minima visita e di venti lire sai mia car.a mamma che Domenico è stato poco bene e oggi sta alletto col raffreddore e par cosa di niente se ne sono andate 300 e 50 lire, che bella parola sono trecentocinquanta lire figuratevi il mio dolore non per la moneta ma per lui ora sta meglio crazie a dio e prego voi di pregare la madonna e S. Anna che ci aiuti ... ». E più oltre: « Per la commare Paimuccia ebbe i confetti i miei figli furono tanto contenti e non li portarono nemmeno alla casa se li mangiarono tutti la noi ci divertiamo a vederli come erano contenti che avevano le confeti dellitalia ». Nostalgia, amarezza, sofferenza? No; ma una donna, un'Italiana, la cui tristezza è tutta in quel non poter esprimere con Una famiglia italiana di S. Paolo del Brasile. le proprie parole, con )e parole dell~ sua terra, della sua mamma, « quello che· si sente » ; i cui dolori sono le malattie dei figlioli, la cui gioia è di vedere i figli contenti; nel cui spirito l'italianità non si insinua o si ridesta. a tratti, come un motivo nostalgico, un sogno di cose lontane, ma si agita e vive· permanentemente, sf manif estél: ad ogni istante, leva in ogni atto il suo grido. Ascoltate quest'altra lettera (c~tata sempre da Amy A. Bernardy): « Non o nessuna cosa che possa farmi passare il tempo nemmeno un libbro italiano da leggere, meno che qualcuno di orazione che mi portai, così passano i giorni •vicino alla rangia ( « range » : stufa) rammentando il tempo passato... per la strada un altro poco d morivamo dal freddo, -aveva fatta molda neve e .tirava vento. Qui certi •giorni sembra la fine del mondo e certi caldo tanto che ~embra impossibile a credersi, si prendono _facilmente i raffreddori... il Signore come vede

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