I- ' Che gli italiani foss~ro un' popolo inassimilabile era vero sino a un certo punto. La prova dell'adattabilità degli italiani a qualsiasi condizione di clinn, di ambiente e persino di linguaggio, è nello stesso grandioso fenomeno di emigrazione. Le accuse che vengono rivolte agli -italiani sono monotone: si ripetono in tutte le latitudini. Mandolinisti, macaro11i,dagos, g,-ingos, babi, 1vhops, blacks (olive skinned), « visi oliva», ecco qualcuno degli insulti che gli italiani si guadagnarono lavorando in tutte le contrade della terra. Ma è certamente vero che gli italiani siano una razza fortemente differenziata per lingua, costumi e memorie. Come tale l'italiano oppone ai tentativi di assimilazione straniera una forza tanto più grande quanto più inerte. Una storia dell'emigrazione italiana dovrebbe certamente tener conto che, nello scontro della nostra razza con i paesi di emigrazione, il tentativo di avere la meglio si è compiuto fra le due parti, sino, nei casi più felici, a raggiungere un equilibrio o per lo meno un compromesso. Un terribile argomento va posto sulla bila~cia. E si è che, di tutte le grandi razze eutopee, solo all'italiana e alla tedesca la storia non ha concesso di partecipare alla fondazione delle nuove nazionalità transoceaniche. In questo senso si può dire che il popolo italiano aspetta ancora il suo destino che è quello di « assimilare » e non di èssere « assimilato ». Per questo la colossale operazione di recupero degli emigranti che il Regime si prepara ad affrontare va salutata con profonda commozione dagli italiani della madre patria. 24 Sbarco di emigranti . Allo stato attuale delle cose qualsiasi previsione risulterebbe azzardata. Ma certamente gli italiani torneranno in gran numero. Tornerà la grande massa dell'emigrazione temporanea, l'esercito dei lavoratori manuali. Torneranno i contadini, gli agriçoltori, i terrazzieri, i minatori, i piantatori, i ferrovieri, i muratori. Tornerà la grande famiglia degli inassimilabili. Ci fu un tempo che i lavori dei campi in •Argentina eran9 così estesi e pressanti che quelle chacras enormi vedevano a ogni stagione di opere l'arrivo dei contadini italiani. Era un'epoca cordiale e facile: i nostri venivano chiamati golo11drinas, le rondinelle. Poi anche l'Argentina si fece più esigente, richiese un'emigrazione permanente che valesse a popolare le sue grandi campagne : gobemar es poblar. La grande epoca dell'emigrazione temporanea· si era chiusa con il luglio· 1914. Si diceva, prima della guerra, che ogni emigrante partendo la prima volta dall'Italia non considerava che un'.assenza temporanea. L'emigrato permanente doveva essere alla fin dei conti quel medesimo emigrato temporaneo che aveYa trovato fortuna. Naturalmente queste cose non erano vere che in parte. Interi paesi, case e campagne del meridione e del centro d'Italia sono stati ricomprati dai soldi degli « americani», tutti emigranti che avevano .incontrato la fortuna. Ma,- all'Armistizio, l'emigrazione transoceanica diventò quasi per intero « permanente». Ogni cosa si opponeva al ritorno dell'emigrante; il costo del «passaggio», le limitazioni delle quote, le difficoltà di {fotografia d'anteguerra) passaporti, l'irrigidirsi dei nazionalismi ·nelle stesse contrade già famose per la lorc ospitalità nel secolo XIX. I paesi· si saturavano di emigranti, prima ancora di essere popolati : l'accumularsi di fortune rapide diventava sempre più raro e difficile negli stessi paesi transatlantici. Quanto all'emigrazione europea, avviata alla Francia, alla Svizzera, al bacino del Mediterraneo, eccola di fronte alle aurose depressioni economiche del dopoguerra, alle crisi, alla disoccupazione, all'intransigenza d~i sindacati operai. Il grande esercito proletario dell"11mkilled labor ( manodopera non qualificata), il bracciantato, inizia la sua grande ritirata, a: vento gelido della crisi. E' la crisi del caffè che caccia gli uomini dalle fazendas. La crisi del grano, la 'crisi del cotone, dello zucchero. Comincia la persecuzione sistematica della manodopera straniera. E' la B,-itish Preference League, •che vuole gli italiani fuori dal Queensland. Sono i sindacati operai francesi che spingono gli italiani con le spalle al muro : o 1a naturalizzazione o la fame. Gli uomini della «teacea» e delle «ghenghe », della « fincas» e delle « farms », delle « quadras » e dei « blocks » guardano all'Italia e alle terre dell'Impero. E la maggior parte di questi uomini che il Comitato Permanente sotto la guida del Conte· Ciano si prepara a salvare, a recuperare e a riscattare, sono altrettanto buoni e v~di di quelli che rimarranno a far_ parte delle nazioni che hanno contribuito a fondare e a ingrandire. Ricchi di esperienza, cresciuti al vento dell'esilio, non domandano che l'onore di essere due volte italiani. G.G.NAPOIJTANO
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