La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

• Emigrazione continentale nel periodo 1915 -18 T l im Affermando l'eguaglianza di tutti i cittadini italiani che passano la frontiera, abolendo le discriminazioni sociali f,ra italiani ricchi e italiani poveri, esigendo dalle nazioni di tutto il mondo un eguale trattamento per tutti i connazionali, Mussolini sembraporre le condizioni necessarie e indispensabili per la •politica razziale dell'Impero. La legge-quota sull'immigrazione negli StatiUniti consacrando i principi dell'orgoglioso razzismo americano aveva inaugurato da poco un periodo destinato a sconvolgere profondamente la storia del mondo. Gli Stati Uniti avevano visto popolarsi il loro territorio a un ritmo sbalorditivo. Nel 1800, agli albori dell'Indipendenza, gli americani sono cinque milioni di uomini. o o H l o Nel 1850, 23 milioni e 200 mila. Nel 1870, dopo la guerra fra gli Stati del Nord e quelli del Sud, sono 38 milioni e mezzo. Nel 1900 abitano gli Stati Uniti circa 70 milioni di anime. Nel 1919, dopo l'armistizio, gli àmericani si contano fra di loro : 92 milioni. Il razzismo americano, preceduto da una vivace campagna di stampa e da una frettolosa e abborracciata dottrina comparata sulla composizione etnica delle varie nazioni, esplode nel 1922. I popoli carichi di storia vengono divisi .in due grandi categorie: « assimilabili >> e « non assimilabili », in rapporto agli Stati Uniti. La struttura razziale, che si vuole anglosassone, il costume, la società, persino il linguaggio e la moralità degli Stati Uniti < Nato dalla cultura del vecchio mondo ed educato nella classica atmosfera- dei più forti pensatori, l'Italiano ha serbato intatti le sue tradizioni ed i suoi alti valori anche in mezzo • alle nuove condizioni ambientali; senza di che la marcia della civiltà in un paese ricco e fecondo di risorse materiali sarebbe stata notevolmente ritardata. Fortunatamente il contributo prezioso del pensiero italiano ha trov!lto la sua espressione nel nostro cnoato Paese.- > [< The Pilot > giornale di Boston] si vedono minacciati, e più spesso a torto che a ragione, da quelie ondate di emigranti che si sono abbattute sulla terra americana dal 1870 al 1900. Sono gli italiani, i russi, i polacchi, i greci, gli « inassimilabili ». Tedeschi inglesi e europei del nord sono invece, in genere, perfettamente assimilabili. Per quel che riguarda gli italiani non mancano di_stinzionianche più sottili e capziose. Se la memoria non tradisce chi scrive, gli italiani, nella legge americana della quota, vi sono distinti in quattro fondamentali gruppi razziali: alpi~i, settentrionali, centrali e meridionali. Quanto ai siciliani, non si fa loro neppure l'onore di considerarli dei veri italiani. Vengono classificati, tutti in blocco, con i maltesi, gli albanesi, i rodioti. Gli alpini, secondo la gaia scienza americana, non sono, propriamente parlando, italiani di razza pura. Per questo sono dichiarati il meglio dell'emigrazione italiana, in certo senso assimilabili. Assolutamente indesiderabìli sono gli italiani del sud, « so11them italians ». Di questi fanno parte, guarda caso, i romani. In breve, un'intera gloriosa nazione viene considerata, ai lumi della dogana e degli agenti dell'immigrazione americana, affetta di un vero e proprio « complesso d'inferiorità». La quota d'ingresso degli italiani, così distinti in quattro gruppi, viene fissata, a partire dal 1922, al 3 per cento degli_emigranti del 1910. Nel 1922 entrano tuttavia negli Stati Uniti 42 mila italiani. Troppi! si grida. Troppi inassimilabili! La proporzione degli italiani viene ritoccata in fretta e furia, e la quota stabilita in ragione del 2 per cento degli emigranti del 1890. Nel 1924 gli italiani che sbarcano negli Stati Uniti sono 3954. Gli americani respirano sollevati. Ma da questo momento le sorti del nuovo destino dell'Italia sono segnate. Alle balorde. discriminazioni MQssolini risponde, come s'è visto, con l'abolizione del « passaporto rosso», riaffermando l'eguaglianza razziale, politica e sociale di tutti gli italiani. • 23

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