e La Terità è che gli Italiani •• adattano più agevolmente alla vita campagnola in Australia di quel che finora abbiano saputo fare gli Inglesi aspiranti a divenire coloni. Gli Italiani non sono immigrati sovvenzionati. Essi pagano di propria tasca i biglietti dall'Italia all' Australia. Senonchè ogni nuovo arrivato viene amichevolmente assistito dai suoi connazionali già sul posto e trova alloggio e buoni consigli fino a che sia in grado di cavarsela da sè. Inoltre gli Italiani manifestano tale pazienza e tale volontà di riuscire da suscitare nello stesso tempo invidia ed ammirazione_ Non vi è quindi da stupirsi che gli Italiani rappresentino formidabili competitori nel corso della colonizzazione >. [Il < Times > - Citato in: Ugo E. Imperatori: < Italia madre >] ]~aticamente la grande emigrazione itaii,:tna ha termine con l'entrata in vigore della legge-quota negli Stati Uniti. E' il 1924. L'emigrazione italiana davanti •alla formidabile diga di sbarramento cerca dei diversivi, acque trapelano, l'onda lunga di quel sangue proletario tocca ancora le spiagge dell'America del Sud, tinge le sabbie dell'Australia. Nel 1928;' dieci anni fa, è il Duce che chiude coraggiosamente l' emigrazione. Da questo momeòto, _quelle che Wells chiama le « cariche esplosive delle ·popolazioni nei paesi più virili dell'Europa» vengono costrette nelle casematte. Ma, per quel che riguarda l'Italia, non si tratta più che di aspettare e prepararsi : l'Italia avrà il suo Impero. Mussolini fissa la grande data in uno storico discorso : la partita sarà giuocata «fra il 1935 e il 1940 ». A quegli stessi uomini che si r,rcparavano ad affrontare l'avvenire dormendo con il capo sul modesto fagotto dell' emigrante, viene dato in consegna uno zaino : è il cuscino delle nazioni proletarie. A conti fatti la razza ha perduto, dalla fondazione del Regno alla chiusura della emigrazione, diciotto milioni di individui. La popolazione del Regno d'itali:i. d1<~, all'alba del 1871 non arrivava ai 27 milioni di abitanti, alla fondazione dell'Impero pas- • sa i 44 milioni di anime. Avrebbero potuto essere sessantadue? Al di là dei confini il Regime controlla, assiste, conforta ancora dieci milioni di ita- • liani e di oriundi italiani. Sono « gli altri dièci milioni ». Gli emigrati. Soltanto nel 1920 la figura giuridica del- !' emigrante viene definita chiaramente. Gli italiani emigravano già da sessant'anni. L'articolo 10 del testo unico ~ulla legge ddl' emigrazione, approvata in dafa 5 novembre 1919, così definisce l'emigrante: « Salvo disposizioni speciali è considerato emigrante, agli effetti delle leggi e dei regolamenti sull'emigrazione, ogni cittadino che espatria esclusivamente a scopo di lavoro manuale, o per esercitare il piccolo 22 fftt tttt t 1 4·000 s·ooo &po aoo t ff f 1t·ooo ,-~ 1000 tooo 600 ~oo sz-ooo , 1 ·o.o t 10·000 Eltf6ltA/fTI ,-000 •~oo 1·000 1·000 Emigrazione transoceanica nel periodo 1915-18 Un giornale di Nuova York (citato da Filippo Faccenna in: <Per i nostri emigranti>. Tivoli, 1914) scrisse nel 1907: • < Benvenuti gli italiani e buon pcò faècia loro il risparmio sudato. Magari il risparmio fosse di cinquemila invece che di millel Per ogni dollaro che un operaio italiano porta in Italia, egli lascia in America non meno di dieci dollari come frutto del suo •onesto lavoro. Un migliaio di italiani costruisce una linea ferrovimia in America, quindi ognuno di questi operai fa ritorno in Patria portando con sè mille dollari. Ebbene: solo un milione di dollari esce dagli Stati Uniti e rimane ,. una nuova linea ferroviaria costruita". Questa ferrovia aumenterà, attraverso generazioni successive. la ricchezza del paese, faciliterà gli scambi e la· distribw:ione delle attività umane. La ferrovia è un monumento dell'attività umana, eretto da operai, ed il valore guadagnato da ognuno di essi e portato in Patria è misero, in verità, ·•e confrontato con il valore lasciato in America. Tutti questi lavoratori affluenti dal1' Antico Continente dànno all'America la loro gioventù ed energia e tutti i miglioti elementi di attività, d'arditezza, d'intelligenza accumulati attraverso secoli d' evoluzione nelle terre native. L'America è in debito con il mondo intero. L'America è coatituita dalle migliori energie delle antiche razze europee, come un lago da tutti i corsi d'acqua che vi affluiscono.> .... traffico, o vada a raggiungere il coniuge, ascendenti, discendenti, fratelli, zii, nipoti e gli affini negli stessi gradi, già emigrati a scopo di lavoro, o ritorni in paese estero, ove precedentemente sia emigrato nelle condizioni previste dal presente articolo ». Una delle distinzioni più balorde dell'Ita- !ia umbertina voleva gli emigranti divisi in : temporanei e permanenti. Si aveva tutta l'aria di credere che l'emigrazione europea e tutt'intorno il bacino del Mediterraneo costituisse, a preferenza di quella transoceanica, i quadri dell'emigrazione temporanea. La grande e definitiva migrazione era quella degli emigranti transoceanici : « Sono emigranti i cittadini che trovandosi nelle condizioni di cui all'art. 10, e viaggiando in terza classe o in classe che il Commissariato Generale dell'Emigrazione dichiari equivalente alla terza attuale, si rechino in paese posto al di là del canale di Suez, escluse le colonie e i protettorati italiani, o in un paese posto al di là dello stretto di Gibilterra, escluse le coste d'Europa». Emigrante era dunque, secondo la legge : « ogni cittadino che espatria esclusivamente a scopo di lavoro manuale » << viaggiando in terza classe o -in classe equivalente alla terza». Erano questi gli italiani del « passaporto rosso », i sudditi che, per il fatto di espatriare in terza classe, venivano dichiarati automaticamente di seconda categoria. Il primo atto della politica razziale del Regime è stato, in conseguenza, costituito dall'abolizione del « passaporto rosso».
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