La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

20 UNA P BISPI problema [ l 15 dicembre 1887 Crispi presentava alla Camera w1 disegno di legge per pi-evenire ed impedire gli abusi degli agenti ·e delle agenzie di emigrazione. t questo uno dei primi documenti uf.6.ciaii di qualche importanza, nel quale si cerchi di regolare l'afflusso deUa nostra emigrazione all'estero. La relazione che accompagnava il disegno di legge descriveva fra l'altro le condizioni umilianti e disastrose nelle quali si era svolta l'emigrazione nei primi anni del regno: « L'América non è più una incognita, neppure per i contadini, ed ormai l'emigrazione si è incamminata su strade conosciute e battute. In seguito aUa prescrizione fatta dal Governo di non rilasciare passaporti agli emigranti senza la presentazione del certificato di assicurato imbarco, e mercè i provvedimenti adottati dai Governi del Brasile e dell'Argentina per dar ricovero e mantenimento agli emigranti, nei primi giorni dell'arrivo, più non accadono spedizioni di numerose turbe alle nostre città di mare senza sapere se, quando e come sarebbero imbarcate per la traversata, e i porti americani non presentano più lo .spettacolo di masse sbarcate alla ventura ed abbandonate a se stesse, senza lavoro e senza mezzi di sussistenza». Al disegno di legge, col quale il grande statista italiano dimostrò di veder giusto fin da allora anche in questo campo, - ed è un fatto che solo oggi noi possiamo rendercene conto in pieno - si opponeva con un suo opuscolo: L'emigrazione italiana e i suoi avversari, pubblicato l'anno appresso, Francesco Saverio Nitti, indicando nelle proposte del Crispi una « violazione aperta di ogni sentimento di libertà individuale ». Le altre obiezioni del Nitti il lettore anche mediocremente al corrente dei problemi della nostra emigrazione, che si sono per tanti anni trascinati senza ricevere soluzione alcuna, potrebbe facilmente immaginarle. -All'art. 6 del disegno di ·legge - nel quale si stabilisce che chiunque senza regolare licenza e a fine di lucro « consiglia, induce, eccita i cittadini dello Stato ad emigrare, fornisce e procura imbarco .agli emigranti, interviene come mediatore tra gli emigranti e gli armatori, o chi li trasporta, o al porto d'imbarco, o al -luogo di destinazione; e in altri modi, personalmente, o per mezzo d'altri, con informazioni verbali o con scritti o stampati si adopera a promuovere l'emigrazione> è punito « coll'arresto da 1 a 6 mesi e colla multa da 500 a 5000 lire::. - il Nitti commenta; < Da tutte queste disposizioni risulta assai chiaramente che l'on. Crispi, cre0 dendo anch'egli che l'emigr.azione sia dannosa, intenda limitarla ... Questa opinione dell'onorevole Crispi è divisa, più o meno, da quasi tutti gli scrittori italiani. La colonizzazione, che ha fatto la fortuna dell'Inghilterra, della Francia, del Belgio, e, per moltissimo tempo, anche della Spagna, e del Portogallo, non essendo quasi possibile in Italia, di cui la sola colonia sono poche miglia quadr.ate di sabbia _africana, noi in genérale guardiamo il fenomen nuovo dell'emigrazione con rincrescimento, e, direi quasi, con dolore. Tra gli scrittori italiani che han studiato questo nuovo e singolare fenomeno dell'emigrazione, come il Gioia, il Minghetti, il Ferrara, il Carpi, il Florenzano, il Robustelli, lo Scavia, ecc., e che han portato il contributo prezioso dei loro studi e delle loro osservazioni, la maggior parte è partila dal preconcetto che l'emigrazione sia dannosa. E i libri loro sono pieni, quasi sempre, di lamentevoli descrizioni, in cui le sorti dei nostri emigranti sono assai neramente descritte. Essi cominciano per lo più col rivelare tutte -le angherie, i sorprusi, le truffe, che gli emigranti subiscono da parte delle •agenzie di emigrazione, e così li seguono nel triste esodo, a traverso contrade povere e disabitate, nelle tristi lande brasiliane, o nelle grandi città del nuovo mondo, dove fa lotta per l'esistenza - formola nuova di un fatto vecchio - è più dura, e li trovano a New Yor~ a Philadelphia, a Brooklyn, nel Brasile, nell'Argentina, nell'Uraguay, sempre poveri, costretti ad un ·lavoro assai pesante e mal retribuito. E i patriottici scrittori non mancano mai di finire con una apostrofe in nome della patria ai figli lontani che la speranza dell'oro ha sedotti, e non mancano di mostrare, con colori assai es~gerati, i terreni di alcune parti d'Italia, incolti per il gran numero di emigranti >. Ironia fuori di posto, tanto più che il Nitti non propone dalla sua parte nessuna soluzione del problema, ma si limita ad affermare che la popolazione italiana è in aumento e che l'emi-

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