La Difesa della Razza - anno II - n. 3 - 5 dicembre 1938

più a nord ancora dei bianchissimi Scandinavi e dei biondi Finni, di popolazioni dalla pelle piuttosto scura quali sono i Lapponi. All'opposto vediamo in regioni abbas.tanza te~perate, per esel!lpio in Australia, la quale solo in~ parte appartiene alla zona torrida, e soprattutto nella sua parte meridionale, una _razza addirittura nera qual'è difficile trovarla sotto l'equatàre. Certamente nessuno di noi negherà che l'ambiente, le condizioni del luogo, il modo di vivere, ecc. esercitano influenza sullo sviluppo. Ma di fronte a questi fatti evidentissimi, che mostrano in tutta la sua estensione la nostra debolezza, dobbiamo moderarci nelle nostre teorie ». Molto interessante è a questo riguardo il noto esempio dei coloni originari del Wiirtemberg, trapiantati nel Caucaso; che si presentano ancora ai nostri giorni, in tutto i<lentici_ailoro fratelli rimas~i in Germania. E quando si parla di persistenza dei caratteri razziali in ambienti diversi non bisogna credere che questo abbia valore semplicemente per quei caratteri genùali che distinguono i negri dai bianchi,· dai mongoli. La persistenza dei caratteri razziali morfologici e psicologici ha valore anche nel caso di qualità distintive di razze molto affini, e ~on bisogna neanche credere che una razza possa più facilmente adattarsi ad un ambiente simile a quello .originario che non ad un ambiente molto div~rso. In questi casi anzi sembra quasi che i caratteri razziali si manifestino con più prepotente violenza. Chi è stato in Tran- • silvania·, o nel Banato, sa bene come ~a casa del Rumeno, e quella dell'Ungherese, e quella del Sassone sono enormemente differenti. Spesso nello stesso villaggio vi- ·vono a contatto-le tre razze e ognuna vive realmente in un ambie~te molto diverso : la casa del Rumeno sarà come· quella che si osserva nella l\foldayia, quella del Sassone come quella della lontana patria tedesca, e quella magiara come quella dei pastori dcli' Alfoldi. Ogni razza, ogni nazionalità, ogni fa- •miglia si è creata un ambiente in tutto identico a quello su cui vissero i suoi 1>rogcnitori. Queste osservazioni nei riguardi della nostra razza acquistano un valore in tanto maggiore in quanto poche razze come la nostra hanno saputo imporre Ja propria personalità con tanta evi<!enza ai diffe;enti ambienti, non adattandosi all'a~biente ma adattando l'ambiente a se stessa. Il valor~ dei concetti fin qui esposti appare in tutta la sua evidenza se si pensa che colui il quale riferisce all'ambiente ogni possibilità di modinèar~ i caratteri_ razziali riconosce in fondo che ogni causa • di grandezza o di decadenza della sua razza è al di fuori di questa. Un simile modo di {}Cnsare non solo è antiscienti18 Emigrazione continentale nel periodo 1910-14 H A R ' ,. D T fico ma anche nettamente opposto alla _nostra morale. Gli emigranti italiani - che non tornano in ·Patria - hanno spesso colonizzato territori immensi. Non . tutti questi territori erano spopolati. In molti di essi,· da tempi antichissimi vivevano uomini di razza diversa dalla nostra. Molti di questi territori contenevano ricchezze immense, eppure le popolazioni che li abitavano vivevano povere ed arretrate, e tali sarebbero sempre rimaste, poichè non a tutte le razze è stata data dalla Natura ir. ugual modo, la divina scintilla che è fonte di ogni progresso umano. Questi italiani, che ora ritornano, rappresentano dal punto di vista razziale una vera e propria aristocrazia. Coloro difatti che hanno resistito alla prova del fuoco data da ambienti e convivenze cosi profondamente diversi dal nostro, sono i migliori. Coloro che sentono così potentemente il vincolo della razza, da essere spinti a varcare gli oceani, costituiscono un esempio tremendo all'Europa attonita e malata. Si sa difatti che la malattia più grav'.! che domina nella grande crisi di valori -s.pirituali dell'Europa giudai~zata, orien- . talizzata e imborghesita, è quella della Il o ' o ' A N l o mancanza di un comune sentimento razziale nelle singÒle nazioni ! Se si pensa che nei momenti più gravi della vita di un popolo e di una nazione i supremi sforzi sono affidati agli istinti più profondi, e in special modo a quello che inconsapevolmente cem_enta tutti gli individui in ui:i blocco solo, il fenomeno del ritorno degli emigranti deve apparirci come un segno manifesto della nostra rinnovata potenza. L'eliminazione dell'influenza giudaica dalla nostra vita nazionale coincide con l'inizio dell'unione definitiva di tutti gli Italiani. Se il morido civile in tante zone presenta delle falle pericolose,. più imperiosa è per gli Italiani la necessità di raccogliersi e riunirsi; e se per fatale imbastardimento e degenerazione altri paesi d'Europa non sentono più la niissione, che è sempre stata delle razze ariane, di difendere e potenziare la civiltà mondiale, agli Italiani tocca assumersi coraggiosamente ogni responsabilità in questo compito sublime. E la civiltà, che è opera di uomini, può essere difesa e potenziata soltanto difendendo ed esaltando,. ovunque si trovino, gli uomini che la civiltà hanno creato e diffuso nel mondo. GUIDO LANDRA

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