l'AMB~ENTE NON SNATURA La razza il').sidiata dall'emigrazione: « Non è -un fatto ben n.otorio oggi che in alcuno dei .nostri paesi •del mezzo- • giorno dove fino a qualche · a·nno ,fa non si conosceva la tisi, è apparso il male insidioso dacchè si è determinata una corrente costante di emigi::azione di ritorno dall'America? In Alfedena, piccolo paese dell'Abruzzo aquilano dove era leggendaria la salute, data dalla purezza del luogo alpestre e boscoso, col fenomeno migratorio è comparsa la tubercolosi. » [da T. Rosati: « Assistenza sanitaria degli emigranti e dei marinai». A. Vallardi, Milano, 1908.] • Si legge in: -Faccenna: « Per i nostri emigranti», quanto segue: « Gli economisti e i maestri delle scienze sociologiche insegnano che • l'emigrazione rappresenta: un rimedio efficace ai tanti mali che affliggono la società; una forza produttiva che apre la via a sicuri miglioramenti economico-sociali; un mezzo potente che governa LA T,RANQUILLAFUSIONE DELLA RAZZA. DELLA Ln'{GUA, DEI COSTUMI E DEI SENTIMENTI DEI POPOLI. » Vale a dire il totale e definitivo imbastardimento. )[ l ritorno in Patria di grandi masse di Italiani è destinato a restare nella storia dell'umanità come uno degli esempi più luminosi dell'importanza fondamentale ed eterna del fattore razza nella vita dei popoli. Gli Italiani che si riuniranno ai loro fratelli di sa_nguehanno vissuto per lungo tempo in terra straniera, sotto i climi' più disparati e nelle più diverse condizioni di vita. Molti di essi sono nati fuori d'Italia, moltiss_imi appartengono già alla seconda o alla terza generazione; non tutti conoscono la nostra lingua. Eppure ritorneranno anche coloro che non parlano l'italiano, perchè l'hanno dimenticato o perchè non l'hc1;nnomai saputo, anche coloro che in Italia non conoscono nessuno, perchè è da alcune generazioni che l'hanno lasciata. L'ambiente, la vita, i costumi diversi non hanno potuto annullare nel profondo della personalità di questi Italiani l'essenza della razza. A questo proposito appare in tutta la sua forza l'affermazione di un grande antropologo che così ha risposto a chi gli domandava cosa fosse la razza: « La razza è ere<;litarietà ». Questa affermazione poggia ormai su dati così numerosi, su esperienze così esatte, eh~ non può più essere discussa. Ma, lasciando da parte gli esempi a carattere strettamente tecnico, è dall'esame delle opere delle singole razze che ci appare in tutta la sua forza il valore dell'identificazione della razza con l'ereditarietà. Questo vale tanto per gli individui esaminati isolatamente quanto per i gruppi umani visti collettivamente. Un italiano, per esempio, anche se nato in America, resta razzialmente sempre un italiano. aturalmente la sua lingua madre non sarà l'italiano ma l'inglese, o lo spagnuolo, la sua cultura non sarà più quella italiana, le parole con 1e quali penserà non saranno italiane, ma il suo volto, Emigranti prima dello sbarco (fotografia d'anteguerra). 16 i suoi movimenti, i suoi gesti, il suo temperamento, il suo pensiero e il suo modo di sentire resteranno sempre quelli di un italiano, e questo anche se egli non conoscesse la. sua origine italiana. Se invece di esaminare un individuo singolo, esaminiamo un gruppo umano intero, il risultato della nostra osservazione sarà il medesimo. Nelle medesime condizioni di ambiente razze diverse reagiscono e vivono in maniera diversissima, come al contrario una data -razza in ambienti molto diversi si mantiene sempre uguale a se stessa. Valga per tutti l'esempio della scoperta del bronzo : molte tribù del Nord America da tempi remotissimi hanno vissuto in territori ricchissimi di minerali di rame, eppure non si sono mai elevate al disopra della civiltà del paleolitico poichè non hanno mai pensato che da quella strana pietra, che era il minerale di rame, sarebbe stato possibile con la fusione ottenere un metallo. In Europa al contrario i nostri antichi parenti hanno non solo utilizzato il rame ma, fondendolo con adatta proporzione di stagno, hanno ottenuto il bronzo ed hanno creato una vera e prop·ria civiltà detta appunto del bronzo. Tutto questo mostra in maniera evidentissima come la teoria dell'ambiente abbia un valore molto relativo quando la riferiamo in tutto all'uomo e come le qualità razziali nell'uomo possano reagire fortemente all'azione dell'ambiente e in modo molto diverso nelle differenti razze. Gli storici spesso ci raccontano che l'Inghilterra è divenuta una grande p·otenza soltanto perchè insulare, o che la posizione geografica di Roma è stata la causa dell'Impero Romano. Eppure nel mondo ci sono isole molto più ben situate dell'Inghilterra e località molto più adatte per la fondazione di una città che non Roma. Roma avrebbe potuto sorgere benissimo più a settentrione o più a mezzogiorno, più ad oriente o più ad occidente, ma il suo destino imperiale sarebbe stato lo stesso; perchè sono gli uomini che fanno la storia, sono gli uomini che vincono lo ambiente e non viceversa. E questo vale anche per i casi estremi. A questo proposito E. Fischer ha scritto:
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==