oratori che hanno parlato con tanto calore che noi ci trovassirno.in po1:o Qeneuoli rapporti con la Francia, e che do,:essùno jare assegno, riella eventualità di zw attacco della Francia, sulle uaionelle che stanno oltre Ticino?». • E che per ef/etto di quei: trallati nascesse l'industria piemontese e facesse le ossa, si ·vide in pochi anni, tanto, che al terrnine del 1855, che pure ju un anno avverso e calamitoso, Cavou,r diceva: « Tra pochi giorni voi esaminerete le statistiche dell' esporta:.ione iiei principali prodotti del nostro Stato, e vi accorgerete clie quest'a1i110si è esportato poco meno di un milione di chilogrammi di seta lavorata, mentre pochi an.11isono se ne esportavano 400 o 500 mila al più; voi vedete a.dunque una industriaJche ha raddoppiato in quat.tro anni i suoi mezzi di produ;,ione. Non so se in I ngl,.ilterra vi sia un'altra industria che abbia fatto progressi più rapidi! icura.rnente non voglio paragonare lo stato delle nostre industrie colle industrie inglesi, • ma se io avessi bastante scienza, matematica per poter calcolare il coefficiente della velocità del progresso in Piemonte e in Inghilterra, io credo che il deputato Jl1 cnabrea, rifacendo i miei calcoli, non troverebbe il coefficiente inglese maggiore del nostro ». Con la politica commerciale della Toscana Ca.vour dunque creò l'industria piemontese e fece il regno d'Italia. E costituito il ~egno, che cosa pensò .che ora bisognasse fare per l'Italia? Leggete i suoi ultimi discorsi, sono il suo testamento, egli morì dopo qualche giorno. Vi si parla della futura industria italiana, della crea:.ione dell'industria ,meridionale, dei ,.torcitoi da impiantare in Calabria, l'industria chimica &i fare in Sicilia. L'italiano era un popolo di contadini assetati di terra. Bisognava innanzi tutto dare terra da lavorare ai contadini, come avevano fatto la Toscana e il Piemonte. Bisognava che i contadini avessero la certezza di lavorare ar~he per i figli, e che il lavoro prendesse quel lungo respiro, ·che vuole l'agricoltura, e potesse riparare alla sterilità prodotta dal corto respiro dello sfruttamento borgfiese. Ql_l,estoera il primo punto per dare nutrimento e vita popolare all'Italia. Occorrevano alberi, rifare i boschi distrutti dall'ingordigia borghese. Variare le culture, fare i. prati, regolare i pascoli, ristabilire la pastori:.ia distrutta, rifare le gregg•i delt'antica pecora italiana, rwn di merinos, ma quella che dava la miglior la.na del nwn.do antico; rifare il bestiame. « Ben veggo che Cerere è sempre la dea dell'ltabut e della Sicilia e che tra rwi rwn fu che ospite! Ben l'Italia è .sempre la. terra del pane e del vino! Ma gl'italiani non profanano le sante opere della dea, com,nettendole a numi servili; e la terra è qui lieta e superba per esser smossa be:n spesso da un vomer~ trionfale». Questo faceva dire a Platone Vincen:.o Cuoco, nel viaggio in Italia. Preti, avvocati, mercanti. devastarono la più beUa terra del mondo antico. Bisognava rifarla, dandola. agli agricoltori, al popo/.o dei contadini, che erano la nazione. Così la potenza della razza sarebbe cresciuta e il lavoro· avrebbe dato lana, pelli, seta, lirw, agrumi, legni, ecc., ed anche minerali, rwn perchè fossero venduti, ma perchè fossero lavorati; avrebbe dato la materia alle industrie, come l'aveva data in Pie:monte,. ~ ·nel mezzogiorrw sarebbero sorte altre industrie, com'erano sorte e avevano prosperato in Piemonte, nè più, nè meno. Questo era il proposito di Cavour. L'Italia è agricola e noi non potevamo esistere sen=a poten- :.iare l'agricoltura, e non potevarrw cominciare industria se non dall'a.gricoltura, cioè dalla lavorazione delle materie dell' agri.- coltura, e non potevamo fare un sistema industriale, se non basato sulle ,materie delle coltiva=ioni e degli allevamenti. I nvece proprio su questo punto fecero cilecca i compagni di Cavour, e c'erano magni/ ici agricoltori, come, per esempio, Ricasoli. Questa era l'opera loro, l'opera. della scuola italiana, e non la fecero. Si lasciarono invece prendere dallo' spauracchio del pareggio di bilancio, agitato <J.a.iborghesi, e giunsero alla. cru- .·, emigrmìo"ne è benefica, ~icevano gli economisti uzzatti >. Che dicevano, invece, le statistiche rigorose? Eccone una: ~ I risultati di una inchiesta fatta nel 1910 dal Commissariato per stabilire l'influenza dell'emigrazione furono 'pessimistici per quello che riguarda perniciose abitudini contratte dagli emigranti durante ta loro permanenza all'estero. Quasi tutti i Sindaci d'Italia affermarono che l'emigrazione ha influenza sinistra per l'abitudine dell'alcoolismo e del gioco, . ed aumenta singolarmente i reati che si ricollegano all"affie-,-• volimento dei rapporti familiari, aumentando gli adulteri. le .nascite illegittime, i procurati aborti, gli infanticidi. Secondo· • ICICorte di Appello dì Torino l'emigrazione è assai nociva r_la moralità delle· donne. » • deità di mettere il contatore alle macine dei mulini e sul povero diavolo che andava a macinare il suo sa.eco di g;ano. Entrarorw da coglioni nella questione che l'Italia non avesse materie prime e in quell'altra che la questione di vità e di morte della nazione fosse la dottr,:na del cosiddetto liberismo o quell' altra del protezionismo. Quando senti dire pareggio, materie prime, economia, ricordati quel che dice Leopardi, che la ragione è pie.cola e nemica della natura. E ricordati che l'auta.rchia è oggi il prodotto non solo dell'agricoltura· ma anche di quelle miniere di cui era assiomatica l'inesistenza. E considera che la ragione d'essere è oggt un vero contrappasso della ragione per cui la scuola borghese riuscì a togliere al·l'italiana il governo d'Italia. Se una cosa certamente significhiamo, significhiamo la nwrte della s,cuola borghese e que.ll'inizio della scuola italiana, che non prese corpo alla costituzione del regoo. Perchè se la scuola itàliana cedette proprio sul punto popolare, quale altra consisten=a poteva avere? Non le restò che perdere il potere. Con la cosiddetta rivoluzione parlamenta.re del 1876, l'Italia cadde -in •mano (lella borghesia. Due anni dopo l'agricoltura ricevette il primo colpo. , Vigeva il sistema commerciale del 1863 che, credo, era in sostan::.aquello dei trattati piemontesi, e dal 1862 al '77 l'esportazione dei prodotti ·specialmente agrari, vino, olio d'oliva, Cl\- napa grè::.=ae pettinata, agrumi, ecc., grano, e specialmente riso, aa sta.ta progressiva. Dal 1869 al '77, progressiva quella dello zolfo, e anche del ferro, rame, ecc. Dal 1870 al '77, qu.ella del bestiame minuto, laoori di marmo, corallo, pasta di f rzunento, tessuti e lavori di seta. Dal '71 al '75 le pelli conciate. Con la tari/ /a del 1878, fu dato il primo colpo a quell'ini=io vitale, e il secondo, con la. tariffa del 1883. Con la tan:Jfa doganale del 1886, a.ndata in vigore credo l'87, fu dato il colpo finale, col quale fu spen/.a ogni possibilità di vita agraria e popolare, ogni possibilità d'industria italiana. Ci ordinammo come se dalla. natura fossimo stati fatti per lavorare ferro e carbone, ma in sostanza per di·ventare un campo di sfruttamento di cinquanta persone e qualche banca. I grossi proprietari di terre negoziarono la loro adesione col dazio sul grano. Per tutti gli altri, bagnare di sudore la terra diventò una fatica ingrata. Ridotta l'agricoltura a una specie arcaica di economia d'uso, non si poteva più paga~e nemmeno la fondiaria. In pochi anni, la gran massa del popolo, spede il rneridiO'nale,messo alla disperazione emigrò. Questo fu il corollario dell'eversione dei feudi. A·vuto il potere dalla rivoluzione francese, la borghesia tolse legalmente la terra usurpata al popolo; avuto il potere dalla rivoluzi.one parlamentare, la borghesia italiana cacciò il popolo dalle sue antiche sedi. Questa fu l'emigrazione. MASSIMO LELJ 15
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