CJESJlMIO cultura. quella fondata sopra una sapere filosofico. La vercr scuola cl tma cosa viva dell'erudizione, ma n ti dà cultura. non ha la pretenzione di chiudere in un pugno tutto lo scibile; ~ che il linguaggio, l'immaginazione, e l' , cogione. La cultura e invece un mastodontico sillogismo. Questo è ancora il fradicio della nostra scuola classica. La tracotanza filosofica. ~a mancanza: di limite, di vercr filosofia, di st\nso aristotelico. E questa è la ragione della decadenza delle · lettere e delle· arti, questo il modo di uccidere la me la natura, sono più grandi de ra- • azione 3) Per esempio, all'altra domanda di D.G =be gli si citino gli Ebrei; i quali, in Itali :Jhbiano sostenuto (e tuttora sostengano !'architettura razionale, si può subito rispon :iere facendo i nomi di coloro che, soprat rutto stranieri, introdussero per la prim 7olta da noi il nuovo verbo. Essi comincia :ono ad agire dal basso, alla chetichell . :>perando sui loro coetanei studenti. Chi ignora, per esempio il nome di Faludi, d'ori ;pne ungherese, divenuto in pochi anni, P8t -:nezzo del razionalismo, uno dei più grosSJ :iccaparratori di affari architettonici a Mi- :ano; di Levi Montalcini a Torino, di Ro, gers, teorico fanatico, ed uno dei corife :iella rivista < Casa Bella>? Insieme a stero si unirono altri o che si erano for :a STizzera o della Germania prebitlerian -::ome Sartoris, Pagano-Pogatschnig ecc. o che nella stessa Milano, avevano sublt ,l'influsso dei paesi vicini alla frontiera, s _;:,rattu.ttoattraverso le riviste. La notissim < Architecture d'aujourd'hui >, che si pubbli :a a Parigi, redatta in gran parte da Ebre · ed uno dei massimi centri propulsori del • internazionalismo architettonico, era, fin ¼I quel tempo, il loro vangelo. Questo primo nucleo, da Milano e da T :ino, si fece promotore della polemica de 1931, per il <rinnovamento dell'architettura> Essi, soprattutto i capi, cercavano però ~el tempo di svelare il meno possibile · 3ignificato della parola < razionale >; o pe :o meno di celare la sua portata. Era dif ficile perciò immaginare, per gli altri, eh $SCI implicasse la distruzione dell'architet ~. come arte e come razza. E tant meno che vi si nascondesse un retroscen ;;braico. Cosicchè avvenne che architetti, 3o::na e di altre città, dove quelle ri 7iste e quelle idee, d'origine internazionale :mcora non pervenivano, ne rimasero, in ;rimo tempo, all'oscuro. 4) Questo fu appunto il mio caso. Fu :rttirato da questo movimento, solo per 1 etichetta esteriore che gli si era voluta dare rinnovamento dell'architettura>. Come · ). G stesso rioonosce, ciò che mi spinse _;,arteciparvi fu soprattutto il bisogno di rea ;pre al cbarocchetto viennese> il quale no era se non una forma precedente di intern ::ionalismo architettonico. E' inutile, dunque, che egli mi domandi :;ierchè, dopo aver rea9Ìto çtl barocchetto, i :::ù sia opposto al razionale. n motivo ea ondamentclmente lo stesso. Solo è intercor so il tempo necessario per accorgermi, s :klle prove tangibili, della vera natura de nuovo verbo. 5) Questo tempo è stato. del resto, molt oreve. All'inizio del 1933 già ave,10 pres po:;:zione contro il nuovo progetto della Sta :Ione di rirenze. Precisamente quando tut ebraica 'quelli che avevano diffuso in, Italia il < razionalismo > e soprattutto il nucleo di Milano e di Torino, che mostrava ormai nelle opere, il suo vero volto, cominciavano a trarne dei vantaggi pratici. Appena la nuova moda attecchl e cominciò a divenire proficua, me ne allontanai: pur essendo io stesso architetto. Questo mostra ad usura che· ero in buona fede; e riprova, se ve ne fosse bisogno, come, ben lungi dall'avere mai aderito alla sua essenza - che in principio ignoravo - mi ribeliai, dinanzi ai primi esempi concreti di un'architettura che mostrava di non volere essere contemporaneamente anche arte. Del resto che idee io professassi. in proposito l'avevÒ già _mostrato chiaramente nel mio libro: < Può oggi esistere l'architettura?>, edito nel 1930. Quanto poi ai nomi che D. G. cita insieme al mio, cioè quelli di F. T. Marinetti, Margherita G. Sarfatti, C. E. Oppo, M.· Tinti, M. Sironi, P. M. Bardi, A. Soffici, Roberto Papini, G. Pagano, G. Ponti, R. Sartoris, V. Marchi, E. Persico, Michele Biancale, Tridenti, Griffini, Minnucci, Aschieri, Piacentini, Foschini, ecc., a parte il fatto della arbitraria mescolanza, e che alcuni non possono essere citati davvero come di sostenitori e propagatori del razionalismo, a cominciare per esempio da quelli di Soffici, e di Foschini è chiaro che, della loro attitudine, soltanto essi possono dare conto. Quanto· poi al voler sapere se essi siano o no Ebrei, non c'è che un mezzo: prendere l'elenco dello Schaerf, pubblicato nel 1925, e ripubblicato varie volte in questi mesi. I nomi che D.G. mi richiede, poi, di architetti ebrei, che abbiano propagato in Italia il razionalismo e tuttora lo propagano, li ho esposti più sopra. 6) Assolutamente infondata è l'affermazione che l'architettura neoclassica italiana derivi da Wink:elmann. E' noto che le cose stanno perfettamente al contrario. Prima del teorico tedesco c'era, in Italia, il Milizia, e meglio ancora, anchitetti come il Salvi, il Fuga, il Galilei, il Vanvitelli, per risalire fino al padre di tutti, che fu veramente il Bernini. In fondo, il barocco, non attecchì mai a Roma; non ·fu che un Rinascimento prolungato. Poichè classico, in tutti i tempi, si mantenne lo spirito dell'Italia: dall'etrusco al romano, dal· romanico alla Rinascenza. Gotico e ·barocco rispecchiarono sempre lo spirito di popoli a noi estranei. Niente paura, perciò, che liberandoci dal razionalismo ebraico noi ritorniamo al barocchetto. Nè barocchetto, nè Winkelmann; i;iè romanticismo, nè accademia: ma riconquista dello spirito classico, proprio, in tutti i tempi, della razza italica. G. PENSABENE virtù, e proporre la furberia. Perchè un prete manca al suo ufficio d'insegnante, con una mancanza persino · di ogni brìciolo d'opportunità, e si mette contro la questione della razza, tu vuoi· buttare a mare duemila anni di cattolicesi, cioè di civiltà italiana, di civiltà, al singolare? Perchè noi non siamo una civiltà, ma la civiltà classica, e lo siamo perchè siamo cattolici. Non s~i che furono i preti a farci diventare anticlericali e irreligiosi, e che il torto era nostro? Che i preti sembrano fatti per metterci a questo paragone? I preti dovrebbero essere dei santi. Possiamo pretendere che 1o siano? Quando li vedi sbagliare, pensa che non sono dei santi, e ti farai capace, senza cadere nello stesso sbaglio, nella stessa pretenzione di ·questo tuo orgoglioso' insegnante. Non hai mai visto il tuo paese in guerra con la Chiesa? Forse per questo ha cessato di essere cattolico o ha perduto una fede tanto antica e profonda? Non hai mai visto il governo della tua nazione ih contrasto con quello della Chiesa? Ha forse per questo il governo mancato di rispetto alla sua religione, negata l'infallibilità della Chiesa? La Chiesa ha i suoi grandissimi fini, la nazione i suoi: è possibile che .qualche voi ta non si trovino in contrasto? Se' non ci si trovassero avremmo finito di vivere sulla terra e faremmo parte dell'assoluto. Non cercate di risolvere le contradizioni, gli av- · venimenti non sono un discorso, la loro logica è remota e profonda, cerca di capire e non affrettarti a definire quello che succede. · E se tornando da piazza d'armi o dallo stadio, sei condotto ad un oscuro oratorio, pensa che Ettore Fieramosca e Fanfulla e il fiore dei guerrieri si confessavano e comunicavano, e pregavano. Erano fortissime nature, eh~ il più pettinato ragionarnento non avrebbe persuaso, e Dio le persuadeva: erano peccatori ed erano cattolici Chi ti ha detto ·che il dogma · cattolico bestemmia l'amore? Tu non puoi ignorare che il cattolicesimo è aristotelico ed ha i _piedi ben pianta.ti sulla terra. Tu stesso esalti le opere del Rinascimento. E quello non fu splendore della Chiesa? E Dante, Michelangelo, li puoi immaginare, se non li immagini cattolici? E che sarebbe l'Italia senza Dante? Tu dici che allora rinacque il ·culto del bello. Non fu un culto. La questione è tutta qui. Rinacquero le opere, rinacque un mondo oggettivo, e questo è il carattere classico della civiltà della Chiesa. Tu parli di eroica volontà di potenza. Che te ne fai di questo eroismo e di questa potenza se non sono creatori di opere? E quale potenza cerchiamo noi oggi se non quella -di costruire. opere memorabili? Leggi Nietzsche, ma lascia stare quello che hanno creduto di trarne i politici: egli ha fatto una strage in questo senso. Pensa· invece che la vita di Nietzsche è un viaggio alla civiltà del Mediterraneo. E leggi Carducci, leggi D'Annunzio; ma ricordati che i tuoi studi son classici e che devi leggere le opere dei massimi maestri della nazione italiana. Noi siamo vivi e moderni per Manzoni e Leopardi. Cerca nelle opere di Leopardi, nello Zibaldone, le risposte ai tuoi dubbi, alle tue generose insurrezioni. E leggiti Vico, la Scie·nza Nuova del 1725, che ti farà entrare in quel vastissimo mondo, e poi l'ultima edizione di quell'opera, che si dirà quello che siamo, noi italiani, e parlerà alla tua fantasia. Ricordati le parole dì Goethe, quançio Filangieri gli dette la Scienza Nuova: è bello per un popolo avere e venerare un tal padre. Direttore responsabile:. TELESIO INTERLANDI.
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