1789DA-- Riceviamo la seguente lettera: Contro la vecchia e sciocca abitu . · e cli ::onsiderare, nelle scuole del Regno, la data dell'anno 1789, inizio della Rivoluzione Fran- · cese, come segno di passaggio fra la Storia Moderno: e la Contemporanea s➔bbe molto più logico considerare come d1a cli tale div_isione rann_o l~ in_ cui Ale::,mdro _ Volta diede comumcazJ.one mtomo ctU sua invenzione della pila. Infatti mentre la Rivoluzione Fr cese estese i sti.oi principi democratici e fasti ad un ristretto numero di popoli eurogei le applicazioni dell'invenzione voltiana · 1 vece portarono i loro benefici influssi a ~tti i popoli civili della terra_ Difatti l'impo anza di tale invenzione è sl grande che · per ipotesi all'improvviso venisse a m care l'uso della corrente elettrica in tutte 1 sué applicazioni la vita s'arresterebbe d'un. colpo. I.a rivoluzione operata dal Volta è tt'.ora in atto e non è facile conoscere le uove applicazioni che potrà: assumere nell'renire. A. Volta può considerarsi, nel cpm-po scientifico, come lo fu il Messia nel Cfm.1PO religioso, cioè un rivoluzionario, e Cfrlndi Egli è ben degno di segnare il tra:oa:sso da un'epoca storica ad un'altra. Dott. Guido Quirino aie 'forino, 10 novembre 1938-XVIl {Via G{useppe Pomba n. 14}. • Questa lettera è molto opportuna e fa onore alla sensibilità: del suo autore: • non è senza significato che ci giunga da · uella città. che lu la culla del regno d'ltali . Con la rivoluzione francese, il pred · mio europeo della Francia guadagnò al sua causa la borghesia: di tutti i paesi, .J cosl. seppe cosi.ituirsi un popolo di seguaci estesissimo, creando, fuori dei confini litici, un invisibile confine francese, nel qu. è entrammo anche noi, nel quale rien mo, dopo esserne usciti, dal 1876 al 1914, e diciamo pure, 1918. Per una civiltà ori. come la: nostra, questo volle dire rango dei civilizzati e dei pacchiani Borghesia e principi francesi, svil~ppandpsi di pari passo non furono che la p~ssiva spe1sonalizzazione, sna:zionalizza:zion~ del11ta:lia, in tutti i campi, dall'arte al_ costume, dalla letteratura all'economia, dalla ~esia alla società. Ciò non poteva accaderetnza un vero e proprio schiacciamento de vita popolare dell1ta:lia:. In fatti, i periodi della nostra: massima servitù francese, che ono il primo quindicennio dell'ottocent~•- e il periodo successivo alla rivoluzione en · tare del 1876, culminarono l'uno ne 'ever• sione feud~e. l'altro nella tariffa d?E 1 anale del 1886, che furono le leggi più . ·ali, che il popo!o italiano qvesse mai ubl.to, _ NEFASTA PERL'ITALIA nelle quali massimamente riluce l'egoismo borghese, l'egoismo specialmente della_ borg~esia italiana. Nel periodo intermedio. cioè dalla restaurazione fino al 1849, in cui falll. il tentativo di fare in Italia la repubblica francese. la borghesia, avendo, con l'eversione, tolto al popolo la terra, cercava il dominio politico dell'Italia, e cli fare allora ciò che potè fare soltanto dopo il 1876, per la morte di Cavour e le idee ristrette dei _successori. In quel periodo intermedio, la borghesia cospirò, e il popolo restò indifferente od o">tile. La borghesia non parlava àl cuore dei popolo italiano, non gli ha· parlato mai. Essa ha sempre concepito la nazione un'impresa industriale, un mercato, un popolo da riformare. Non ha mai cercato cli capirla qual'è, e non la può capire, perchè ha origini intellettuali e non naturali. Tutto quello che in Italia ha avuto principio dal 1789, si chiama dunque morte della nazione. Il I 789 è una data nefasta, per l'Italia_ E' tempo che i ragazzi delle scuole comincino a conoscere questa verità, e che noi incominciamo a sgombrare la falsità della scuola borghese. Quanto a una data che possa segnare l'inizio della storia contemporanea, a pane che le epoche sono divisioni arbitrarie e convenzionali, e che il. concetto cli storia contemporanea è molto discutibile; è certo che l'invenzione della pila è l'inizio cli un più intenso possesso deile forze terrestri e di cambiamenti sociali e benefici nuovi; . certo che la data di questa invenzione è il principio d'una. nuova epoca della scienza ma il risorgere della civiltà italiana non ha da vedere propriamente con l'invenzione di Volta. Non dimentichiamo che la nostra è la civiltà classica: non una civiltà, ma la: civiltà. Non lo dimentichiamo, se vogliamo capire quello che_ siamo, e aver fede in_ noi stessi. L'Italia è quella che nasce col poema di Dante e che dal '300 al '500 ci fa vedere le leggi del suo genio, con uno splendore di opere, che non hanno paragone, se non in Grecia ed in Roma. Il Rinascimento significa· appunto il rinascere PREC.ISA.ZI"ON-E A proposito della fotografia di un contadino polacco, da noi pubblicata nel sesto fascicolo della rivista a pagina 31, diversi lettori ci hanno chiesto delucidazioni circa il tipo razziale cui tale immagine si riferiva_ Precisiamo dunque che si tratta cli un tipo cli nobilissima razza europea, il quale è stato da noi accostato soltanto per ragioni cli contrasto a individui cli altre razze. della civiltà classica, ·ed il carattere di questa civiltà delle civiltà è datp dallo splendore di opere, che sembrano scoprirci il volto della divinità, e che chiamiamo inutili, perchè la loro utilitò è profondissima' e invisibile, a differenza delle scoperte scientifiche, la cui utilità è 'tangibile, e costituisce un progresso del commercio materiale e i~- tellettuale· degli uomini. Quel che è successo di nuovo nei mondo è il Rinascimento_ Quel che è successo di nuovo per noi è stato il ritorno della nostra civiltà, e Dante _iniziò questo ritorno: sarebbe quindi da abbandonare la cronologia generale e stabilire che la nostra storia moderna cominci con Dante. · Nel '600, l'immaginazione nazionale ci abbandonò a mano a mano che si sviluppò e ci attrasse- l'interesse mercantile e riflessivo della borghesia, che allora faceva le ossa e si preparava a diventare classe. politica, guidata dal genio razionale della Francia. Gl'italiani allora si volsero a Cartesio e quell'animazione forestiera distrasse e inaridì la scuo1a italiana. La scuola rivoluzionaria diventò la scuòla della borghesia italiana. S~ sovrappos~ alla nostra. la contaminò, riducendo a concetti, che paiono universali, istituti, che non basta pensare, ma bisogna fare, che è tutt'altra cosa, e specialmente introdusse questa confusione del pensare col fare. G. B. Vico, scrivendo la storia della sua ·vita, rappresentò quel triste periodo e col). la Scienza Nuova fece vedere quali sono le facoltà dell'arte poetica e della politica, dalle quali massimamente dipende la civiltà. Sceverò il classico dal rivoluzionario prima che la rivoluzione francese fosse accaduta, rimise in onore la scuola italiana, e dobbiamo a 1i:ii se ora possiamo capire che il regno d'Italia non fu· fatto ·dai politici della scuola rivoluzionaria, che si proponevano· altra cosa, e fallirono nel '49, ma fu fatto dai politici della scuola italiana, la q~ale fiorì specialmente con gli agricoltori· del sette e ottocento, ed educò. il fondatore del nuovo regno. Se quindi vogliamo mantenere questa di, stinzione della storia contemporanea, dobbiamo fàrla principiare con ·una ·data significativa della nostra civiltà, e crediamo che nessun'altra sia in tal senso più significativa di quella della 'pubblicazione della prima edizione della Scienza Nuova, avvenuta nel- 1725_.Ma come si fa a chiamare contemporaneo un avvenimento cli oltre due secoli fò? Anche questo cli cercare l'attuale nel passato e çissommarlo col presente, è frutto di una tendenza non nostra. Non sarebbe meglio rinunciare a una distinzione sforzata? Diciamo che la storia moderna d'Italia comincia dal 1265, nascita di Dante, · primo autore dell'Italia m.odema. E quanto alla storia contemporanea, facciamola prin- . cipiare dall'èra fascista. 45
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