La Difesa della Razza - anno II - n. 2 - 20 novembre 1938

Dire che l'esperimento sionista si tiene ir. piedi grazie agli sforzi combinati dagli ebrei di tutto il mondo è una cosa che tutti sanno; ciò che tutti non sanno è il Eatfoche pur continuando a mandare il loro o lo al comitato nazionale ebraico gli ebrei sono profondamente ostili alla politica del ovimento sionista. Nel 1919 Bergson si rifiutò di fumare un manifesto di propagapda a favore della Palestina con la sçusa ~e non voleva aver l'aria di essere più ebreo che francese, e il professore ebreo Silvano Levi chiamato alla Conferenza della Pace, nello stesso anno, per contribuire con la s conoscenzadella questione orientale all attuazione della dichiarazione Balfour, dichiarò, a nome degli ebrei francesi, che Jt rebbe stato megli~ nell'interesse dei suoi rreligionari di piantarla col sionismo. Gl ebrei hanno una sacrosanta paura di co aerare con la loro adesione una politica che minaccia continuamente di riaprire la di~sione sull'eterno problema della loro esist~za in qualità di cittadini dei paesi che Iij ospitano. E' vero che si fanno in qua~o per non far fallire la colonizzazione della Palestina, anzi questo aiuto che pnmaj della guerra europea poggiava principalmente sul concorso finabziario di due o tre randi banchieri.israeliti, come Rothschild,~- quale forni da solo i capitali per l' acquist della maggior parte delle terre espropri agli arabi prima della dichiarazione Balfo\ir, ha preso negli ultimi anni. il carattere I di un plebiscito. Ma 1a pretesa dei capi tifficiali del sionismo di trasformare « il focolare » in un forno per mettervi a ruocere tti gli ebrei della Diaspora, e perciò anche quelli che non hanno alcun motivo di Tiare . residenza, suscita nel loro foro interio e una Teodoro HerzL assertore del sioni.§µio. JE101RlJEJl Lord Ballour. resistenza che potrebbe ess.er più fatale per gli ebrei palestinesi di quella che sui villaggi sionisti fa pesare il nazionalismo arabo con le sue aggressioni a mano armata e gli attacchi alle aziende agricole. Del resto chiunque abbia avuto l'occasione di intrattenersi una volta con un ebreo su questo argomento s~ ciò che voglio dire. Io ho conosciuto in altri tempi una ragazza della buona borghesia di Berlino che preferiva ricominciare la sua esistenza come dattilografa pur di neo lasciare l'Europa. Cacciata nel 1933 dalla Germania, e quindi di purissimi lombi se era stata costretta a varcare tra i primi la frontiera, essa era scesa in Italia armata di un dizionario bilingue e naturalmente aveva trovato subito da . sistemarsi presso una casa cinematografica americana in attesa di potersi infila.re,come altri suoi correligionari, in Vaticano. Andare ·a sbattere alla porta di quella che gli ebrei giudicano con disprezzo e chiamano la Chiesa degli idolatri; mi sembrava enorme per un'ebrea, quando si apriva davanti a lei la superba ·prospettiva della colonizzazione palestinese coi suoi villaggi modello, in purissimo razionale, e le sue schiere di Kalutzin in caschetto e pantaloni corti che inseguono sul suolo delle antiche contese tra Giuda e Israele la disperata ambizione di conciliare l'inconciliabile, l'indif fe_ renza religiosa con la fede messianica del ritorno alla terra promessa, l'ottocentesco mito della tecnica col sogno primordiale di una società basata sul lavoro dei campi, la pratica maltusiana del libero amore con la politica inflazionistica delle immigrazioni; e glielo dissi. I Kalutzin? .Dei ragazzi che non si lavano, non si t~gliano la barba, e si lasciano crescere i capelli. Ecco il risul4J

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