,_ l' nei pnma mesi aveva custodito segretamente e decorosamente la colazione. preparata da una discreta Rebecca (tradita ogni venerdì con qualche. ragazza più giovane non ebrea) al marito che non poteva spendece i soldi per una corsa meridiana d'autobus. e che accolse poi i contratti iugulatori. le cambiali, ora affidate ad un segretario che segue il giudeo come un'ombra. Ma il sogno delr ebreo è di abitare vicino alla Borsa o nel sobborgo San Germano, di appiccicare una targa d'ottone col nome di Cohen o Blum a un portone massiccio, o al pilastro di qualche monumentale ingresso. Molti sono già arrivati e i palazzi che ospitano sontuosi studi dove la tappezzeria attutisce le parole dure e dove adipose Rebecche fanno scomparire Ie tracce dei ghetti dell'Europa Orientale, con la complicità ddle varie Harden o Rubenstein di. Europa. Dalle pareti~ improvvisati antenati guardano i nuovi venuti ! Nella sua reggia di so-- vrano senza territorio, il barone Rothschild, in una clausura ma - niaca, attende . il suo ultimo giorno. L'arrembaggio giudaico a Parigi era già abbastanza sviluppato. p r i m i dell' esperienza Blum, ma con questa esperienza, rutti gli ebrei son saliti più alto. I.asciamo da parte le situazioni createsi in seguito aWappoggio di Blum e vediamo a qual punto fosse cinque ~i fa la gi,,daizzazione di Parigi. Cominciamo dal teatro : direttore dell'Odeon era Paolo Abram mentre alle Variétés troviamo comodamente assiso sulla poltrona che fu di Louveau (un aistiano che s'era scelto, chi sa perchè, il pseudonimo di Samuele) un ebreo autentico, Max Maurey già detto Rappaport. Tra i critici teatrali che à Parigi fanno il buono e il cattivo tempo, ecco I.eone Volterra di fa._ miglia già residente in Italia, Maurizio Lebmann. Benedetto .Stavislcy. Tristan Bemard. ì .- L. Deutsch, Luciano Beer, Pietro Humble . e quel Max Maurey, già· ricordato, che è il presidente per giunta, dell'associazione dei d.ireitori di teatri. Questi direttori e critici dram. matici, con il noto spirito di solidarietà di razza, hanno aperto le porte ad artisti e autori ebrei. Ricordiamo quale enorme imbonitura la stampa francese ha fatto alla produzione di Hen. ry Bernstein, di Tristan Ber- --nard, di Pier,re W.oll, ...di.,F_r,an. çois de Croisset e di Romano Dreyfus. Coolus nonchè a quelle di Alfredo Savoir, Matei, Roussou, J. J. Bernard, Claude Gevel e Edmond Sée, il quale oltre che autore è anche presidente della associazione critica di Francia, qualcosa di simile ad una lega per la stroncatura di tutto ciò che non è ebraico o per lo meno massonico in arte. E tra gli autori non vanno dimenticati i giovani: Jacques Natanson e Albert Cohen. Completano la catena dei critici e direttori, gli attori. Gli attori ebrei sono in primissima J fila e a furia di gomiti tengono indietro gli altri. Forti del nome di Sarah B.emardt (che.pure a un certo punto non ne volle più sapere dell'ebraismo, con grande scandalo dei rabbini di tutto il. mondo) e della Rachel, gli attori ebrei attraverso la recitazione, con l'ostracismo di certi la.voci e .fa Yalorizzazìone di altri, completano il quadro del dominio giudaico _in Francia nel settore del teatro. E per citare solamente i più noti, c'erano alla « Comédie française » George Beer e Henry Mayer, altrove René Alexandre, Roger Monteaux, Claude Lehmann, Eschourin, Madame Simone, Jane Marnac e la celebre c~ntante Aimée Mortimer dell'Opéra. In un altro settore dei pubblici spettacoli ecco altri nomi resi famosi da una accurata propaganda pubblicitaria: Madamoiselle Maguy-Wama, Gisele e Nadine Picard, Mireille, Isabelle Kloukovsky, Rachel Devy. ris e inoltre Lucien Rozemberg, Armand Bernard, Marce! Simon, Samson Fainsilber, Jan W all e la grande artista del musich-hall Marie Dubas. Per completare il quadro non -dimentichiamo che la veterana ,del « Moulin rouge», Mistin-
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