tone gliere e solerte guardiano del bene pubbli- ::o. Ciò che fece per la purez~a intellettuale di suo figlio estese a tutta la gioventò romçma quando si scagliò contro i mag{strati che tolleravano Carneade accademico, Diogene stoico e Critolao peripatetico insegnassero cri giovani - accorrenti a vero dire numerosissimi alle lezioni di quei maestri greci - le dottrine del loro paese le quali, a giudizio di ·Caton~. per amore di rinomanza e di gloria, distoglievano i giovani dall'esercizio delle armi e dall'osservanza delle leggi dove riposavano la potenza e la fortuna del popolo romano. E provocò il senato consulto che sbandiva da Roma tutti i filosofi. Una guerra, oggi diremmo, al cosmopolitismo culturale, indizio in ogni età di decadenza e rilassatezza dei costumi, cui erasi pericolosamente abbandonato Scipione maggiore, fino a dover sa- :::rificare all'esjlio la sua potenza. Il ,a:::.:io t'Oli f l'O I• I' 1'01' E' singolare èhe i due più luminosi astri di guerra e d'impero che Roma abbia avuto si siano trovali di fronte, nemici inconciliabili, due Catoni. TI doppio duello tra l'Africano e il Censorio e tra il Dittatore e l'Uticense diventa più che una lotta politica, un antagonismo di. culture e di civiltà: la romanità rude e tradizionalista che tenia salvare il salvabile contro l'ellenismo raffinato e illuminista. Se le nostre preferenze inclinano al genio dell'eroe, la nostra ragione è portata ad apprezzare l'opera del saggio. E se dobbiamo rammaricarci della scissione di due nature che, 'unite, avrebbero forse rappresentato la perfezione del < civis romanus >, avvertiamo subito che la coesi1:tenza Catone-Scipione ci sembra, dal punto di vista storico, mostruosa e impossibile, come altrettanto ideale ci appare in un piaStatuetta ellenica, del m sec. avanti Cristo. no che trascenda quello della storia degli uomini. Quando la natura volle dar la misura della sua potenza nel conciliare i contrasti, fece nascere Augusto. Ma gli pose accanto Agrippa e Tiberio da un lato, Virgilio, Orazio, Mecenate dall'altro. Un uomo che tanto radicato nel suo intimo aveva il sentimento delle origini non poteva disgiungere dalla santità della < stirps b quella della <tellus>, massime quando pronunciando questi due nomi egli significava insieme tronco e radice, albero e rami, nascita e discendenza, spirito e materia. Coltivando il campicello che i suoi vecchi gli avevano lasciato, Catone poneva come tutelari delle sue fatiche d'agricoltore le divinità italiche il cui nome evocato sentiva il puro timbro latino, senza barbare conScipione l'Africano (bronzo del Museo di Napoli). Attilio Regolo parte per Cartagine (quadro di C. Maccari, Roma, Palazzo Madama). sonanze. Cerere: ma non l'equigena Cerere, la greca madre del vocale e fatidico cavallb Arione, sforzata e premuta da Posidone, sibbene la Cerere siciliana, figlia di Cielo e di Vesta, sorella di Saturno, sposa di Sicano, madre del grano. E Vesta castissima, semprevergine e sempreardente, coronata di fanciulle, e Carmenta e Anna Perenna e Giano eterno, custode del mondo, primo italico iddio; Giano Quirino, iniziator1=dell'a:-:no. I 1111 ► 1 at·a h i I«· odio cli ra1.1.a Grato alla sua terra saturnia, Catone volle onorarla colla mano e col senno, da soldato, da contadino, da scrittore. Per lei, giovinetto combattè contro il Punico atroce, contro 'Annibal~ semita; per lei, deposta la spada, diè di piglio alla v.anga e strinse la stiva, per lei, impugnato lo stilo, scrisse le « Origines >, il < De re rustica>, l'< Ad Marcum filium > e difese i giusti cittadini ed accusò gl'ingiusti, geloso custode d'ogni purezza di tradizione che ricordasse la genuinità della stirpe. Ma dove la fierezza romana di Catone confina veramente con l'intransigenza del razzista è nel suo odio implacabile verso Cartagine, la città semita, coeva di Roma ariana. Roma e Cartagine sono due antinomie irreconciliabili, come irreconciliabili sono gli Scipioni ed i Barca, irreconciliabili la Mater Matuta, l'« alba aurora matutina >, e l'alro Baal, divoratore di fanciulli. C'è un punto nel quale i due fieri avversari: l'ellenista spregiudicato e l'italico tenace s'incontrano e si comprendono; ed è nella guerra. giurata senza scampo al fenicio semita Odio di razza, che è quanto dire odio !di sangue. Tutta la vita di Catone fu domin~a da questo sentimento, dal giocno che com~ battè, quasi fanciullo, contro Annibale al Trasimeno, al giorno che vide, vecchio 6ttantenne, le vele di Scipione distaccarsi dal lido tirreno spinte dal suo potente < delenda Carthago>. Cartagine agenòrea debellata da Roma mavorzia. •Se le città g::eche conquistale ebbero la sua generosità ed egli volle conservare tanto splendore alla civiltà del mondo, contro la città punica fu implacabile. Non ebbe pace finchè non ne vide la distruzione certa. E fu proprio quella sua esclamazione, quella breve formula del suo odio verso un popolo d'altra origine e d'altro sOl'.gue, che, riassumendone il fiero spirito romano, lo ha conservato alla storia. ROBERTO BARTOLOZZI 31
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