La Difesa della Razza - anno II - n. 2 - 20 novembre 1938

LE FONT I D E.LL. A N T I G IUDA I S M O ITALIANO FRANCESCO GAMBINI ED 11 IL PROBLEMA DELLA CITTADINANZA GIUDAICA Il Francesco Gambini, astigiano di vivae1ss1ma razza fiorito tra il 1759 ed il 1855, ebbe una visione straordinariamente chiara dell'insidia giudaica in Europa, visione ancor oggi di perfetta attualità, e che poteva essere suggerita allora solo da una dottrina vastissima, da una attività politica intensamente vissuta e dalla grandezza di un ingegno italianissimo, quali il Gambini ebbe. Egli segnalò infatti, che le nazioni europee, pur rimanendo ognuna indipendente, con la lingua e tutte le caratteristiche ~roprie, avrebbero potuto intensificare armonicamente la loro azione mode• ratrice e civilizzatrice nel mondo, se alla loro intesa non si fosse opposta l'insidia tenace e, disgregatrice del giudaismo, la conoscenza approfondita del quale era indispensabile per infrename severamente l'azione devastatrice e per la salvezza di tutti. Vissuto in un periodo storico burrascosissimo, dove gli errori della rivoluzione frances<? dilagavano, egli fu specialmente colpito e sorpreso dal fatto che con tanta leggerezza si fosse accordato il diritto di possedere e quello della cittadinanza agi~ ebrei, e si affrettò a dimostrare tutti i danni ed i pericoli di tali insensate novità in numerosi discorsi politici ed in due libri, il primo dei quali, oggi introvabile, fu pubblicato nel 1815 sotto il titolo: e: L'Ebreo possidente>, ed il secondo, pubblicalo nel 1834, riguardante e Il problema della cittadinanza giudaica in Europa>, fu ripubblicato nel 1857, ma del quale esistono pochissimi esemplari oggi, poichè tutti gli altri furono fatti sparire come d'uso dagli ebrei. Le idee esposte in tali libri erano, come ho accennato, quelle che il Gambini aveva sostenuto vigorosamente durante la sua intensa attività politica, tutta pervasa di altissimi sensi di italianità. Egli era stato infatti Segretario del Governo Provvisorio in Piemonte ed aveva coperto molte altre cariche importanti, le quali gli eran~ state tolte all'arrivo degli Austro-Russi. Ma col prevalere deila fortuna Napoleonica, il Gambini fu eletto membro della Consulta Legislativa in Piemonte, nella quale si mostrò uno dei più intrepidi difensori del nome italiano, combattendo sino all'estremo affinchè il Piemonte fosse unito all'Italia e non alla Francia. Il collegio elettorale di Asti lo presentò poi fra i candidati ai Corpo Legislativo di Francia, ed eletto due volte membro di esso sostenne a Parigi i diritti e la gloria della terra natla. Dopo il 1814 il Gambini fu nominato Intendente di Finanza, ma dimessosi per la parte avuta da suo nipote Luigi nella rivoluzione del '21, si consacrò poi definitivamente agli studi politici, filosofici e storici in minima parte pubblicati, mancando tuttora un'edizione dei manoscritti, i quali furono restituiti da Cesare Balbo, suo grande amico, agli eredi, dopo la morte del Gambini. Ritornando al e: Problema della cittadinanza giudaica in Europa>, il Gambini considerò in tale opera prima d'ogni altra cosa l'origine e la base della particolarità presentata dalla massa del popolo giudeo, che e: esistendo in mezzo ad un altro, non vi si confonde nè e: vi si identifica mai. E poichè esso è il solo popolo del mondo il e: quale si trovi in simile circostanza, ed è di istituzione teocratica, e tutto il segreto doveva risiedere nei suoi libri religiosi >. n .Gambini confermava cosl in proposito l'opinione del Chiarini, e di tutti i dotti italiani che lo avevano preceduto, andando però più oltre, in quanto non limitava, come aveva fatto il Chiarini, al solo Talmud l'ispirazione degli atteggiamenti giudaici, ma la faceva discendere storicamente dal mosaismo, con una documentazione notevole. Egli diceva, in sostanza, che l'attitudine all'isolamento propria del popolo giudeo aveva la sua origine negli inesorabili precetti mosaici di odio e di sferminio verso tutti i popoli non giudei, precetti nati sia pure dalla necessità che aveva Mosè di premunire il popolo suo dai contatti coi Cananei idolatri, ma che secondava· anche la tendenza all'isolamento già insita nella massa giudee fin da quando essa viveva accanto agli Egizi, ma segregata da questi, ed in quella terra di Gessen che il Gambini chiama il prime ghetto apparso nella storia. Dopo una magistrale esposizione degli eventi determinati attraverso i secoli da questo volontario isolamento al quale i giudei obbedirono sempre, dell'odio loro contro i popoli in mezzo ai quali vivevano e della necessità in cui questi ultimi s'erano trovati di premunirsene, escludendo i giudei stessi dalla loro vita statale, il Gambini riferisce con autentico stupore l'assurdità degli argomenti invocati dai rivoluzionari francesi per arrivare a concedere la cittadinanza agli ebrei, per opera principalmente del Mirabeau e del Grègoire. I quali, egli dice, e: pretesero insomma che la concessione della e: cit1adinanza avrebbe guarito i giudei da quegli stessi vizi che e: essi avevano spiegati ed estesi proprio in qualità di cittadini, non e solo, ma per i quali erano stati appunto esclusi dalla cittadinanza >. Infine, il Gambini indica le norme fondamentali di una legislazione intesa a tenere a freno i giudei, non sulla base della concessione della cittadinanza, ma del sistema italiano delle " condotte " e: con cui il domicilio giudaico veniva ridotto ad un soggiorno eone dizionale pattuito da riconfermarsi di tempo in tempo, modo d'es e: sere esattamente analogo alla natura d'un popolo disperso che e: per suo dogma religioso deve sempre considerarsi come sulle e: mosse per andare a riunirsi in patria >. La perfetta individuazione e l'esatta impostazione del problema giudaico e dei suoi rimedi dovevano attirare naturalmente sul Gambini le ire dei giudei, che si dettero precipitosamente a trafugare tutti gli esemplari sia dell'c: Ebreo possidente> che del e: Problema della cittadinanza giudaica>, e con tanto successo da farli interamente scomparire, mentre della seconda edizione di quest'ultimo libro, stampata senza indicazione di luogo (" propter metum judaeorum ") nel 1857, si trovano appena uno od al massimo due esemplari. Non solo, ma alla sua morte i giudei imprecarono alla salma del Gambini, trattandolo di "perfido nemico ed infame calunniatore", e cercarono coi loro accoliti in ogrii modo di cancellare anche la memoria degli scritti di lui che li riguardavano. A tale proposito, ed a vergogna dei giudaizzanti, vale anzi la pena di segnalare un fatto che ho potuto individume e che è facilmente controllabile presso la Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma. I dati biografici relativi al ,GambL'1i erano stati raccolti principalmente nelle e: Notizie sugli scrittori astigiani >, che un dotto medico di Asti, il Dott. de Rolandis, aveva raccolto diligentemente e pubblicato nel 1839. in tale libro, l'autore riferiva integralmente quanto il Brolferio aveva esposto riguardo agli scritti del Gambini sul problema ebraico. Nel 1912, le e Notizie> del de Rolandis vennero ripubblicate per le nozze di due giudei, che si chiamavano Henriette Artom ed Angelo Sullam; e dedicate ai medesimi, a cura di tre professori evidentemente ebraizzati, i quali a settantatrè anni di distanza dalla prima edizione non solo non credettero di aggiungervi nessuno scrittore astigiano in più ma e: tolsero di peso al capitolo "Gambini • tutto quanto si riferiva agli scritti antigiudaici > del Gambini stesso, certo per non olfendere le sensibilissime suscettibilità degli sposi giudei... Alla gloria dei quali la trista triade professorale sacrificava o tentava servilmente di sacrificare il ricordo dell'opera del Gambini. MARIO DE' BAGNI

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