riversarono in Sicilia. In tutto, arrivarono così a costituire il cospicuo numero di 57 comunità, che elenchiamo per far vedere come si fossero infiltrati in tutti i più remoti angoli della Sicilia : Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Girgenti, Trapani, Cefalù, Mazzara, Sciacca, Noto, Caltagirone, Termini, Marsala, Lentini, Castrogiovanni, Naro, Licata, Nicosia, Poliui, Taormina, Piazza, Calascibetta, Randazzo, Mineo, Vizzini, Monte San Giuliano, Salemi, Corleone, .Augusta, Castronuovo, Castroreale, Mjlazzo, Santa Lucia, Paternò, Castiglione, Palazzolo, Bivona, Ciminna, Caccamo, Geraci, Giuliana, Militello, Modica, Adernò, Caltanissetta, CaJtabillotta, San Marco, Cammarata, Naso, Alcamo, Ragusa, Ragalbuto, Lercara, Piana dei Greci Sabuca, Malta, Pantelleria. ' . Che avvenne? Avvenne· in Sicilia quello che immancabilmente, per legge fatale avviene, com'è sempre avvenuto, ovunque s·insedi i l'ebreo. Il popolo siciliano alla fine divenne stanco dell'invadenza sempre crescente di questa gente, della preponderanza di cui essa sempre più si accap~rrava neJJa vita siciliana, della sempre maggiore oltracotanza con la quale agiva, della boria che metteva sempre più, del comportamento che si faceva sempre più provocante. Divenne stanco delle insopportabilj usure alle quali gli ebrei incorreggibilmente erano dediti senza che le corruttibili autorità si decidessero a porvi rimedio : al solito, le disposizioni emanate in un dato giorno, si vedevano rientrare il giorno dopo, grazie a regalie che il sovrano accettava; e generali indulti delle colpe commesse dagli ebrei ogni tanto venivano fuori a mezzo dello stesso espediente. Sempre più stanco il popolo siciliano divenne di esser vittima in casa sua di trufferie, raggiri, frodi, inganni, ribalderie, malvagità e mille altre scelleratezze di ogni sorta. Era infine stanco di vedersi poco e male salvaguardato da 26 o 81 chi era io dovere di farlo, e a un certo momento disse basta. Tumulti scoppiarono a Palermo nel 1339 nei quali rimasero uccisi molti ebrei e fu distrutta gran parte dei loro beni. Un vero eccidio successe a S. Giuliano nel 1392 nel quale vennero passati a fil di spada quanti ebrei s'incontrassero. Un altro eccidio si registrò nello stesso anno a Siracusa e più gravi conseguenze furono evitate nei giorni dopo per il preventivo intervento delle autorità. Nel 1413 si sollevò Polizzi, e nel 1455 Taormina con grande spargimento di sangue. Il 15 agosto 1474 fu la volta di Modica e tutti gli ebrei, uomini, donne, grandi e piccoli furono passati per le armi. Sul posto accorse il vicerè Lopes Scimen de Urrea il quale esercitò tremende repressioni. Messina, Augusta, Sciacca nel 1486, Siracusa e Caltagirone l'anno dopo, e ancora Caltagirone nel 1491 : tutta la Sicilia ribolliva. Ed ecco l'impressionante corrispondenza di alcuni episodt di .allora con avvenimenti la cui eco riempie la cronaca dei nostri gi9rni. Eccoci, cioè, al losco e sensazionale scandalo perfettamente simile a quello del• la banda Sacerdoti, Godi e soci. Si sappia, dunque, che in Sicilia vigeva una legge, promulgata il primo di giugno 1400, che vietava rigorosamente l'esportazione della valuta. Essa diceva: « Nessun siciliano o forastiero di qualsiasi nazione fosse presuma di estrarre dalla Sicilia alcuna moneta, nè oro o argento. in massa, ovvero in vasi, sotto pena di perdere la stessa moneta, l'oro o l'argento estratto, che si intende confiscato». Crussà da quanto tempo i trafficanti ebrei eludevano le disposizioni della legge, ma nel 1455 scoppiò il fattaccio che mise in chiaro la delittuosa attività. Alcuni ebrei di Palermo, Messina, Catania, parte di Termini e Siracusa e anche di Lentini e Mineo, fecero combutta tra loro e fattosi ciascuno grande provvista di monete e d'argento tentarono di contrabbandarla. La cosa fu scoperta e sollevò enorme scalpore. Non solo la confisca dei beni· dei contrabbandieri fu decretata, ma anche quella delle loro persone, che furono ridotte allo stato di schiavi. Come al solito, immantinente si mise in moto la solidarietà dei correligionari e tra altri intervennero il rabbino Ulia Nimirchi e gli ebrei Sabatino Sigilmes e Raba Attare, della comunità di Siracusa, i quali sostenevano che non di contrabbando si trattava ma di un fine quanto mai nobile : volevano andare a morire a Gerusalemme ed essere seppelliti nella terra dei padri. Si venne all'accomodamento. Vadano pure in Palestina e ove loro meglio piaccia, ebrei, complici e favoreggiatori - dice in sostanza Ja scrittura redatta in proposito il 6 gennaio 1456, sanzionata dal vicerè Lopes Scimmen d'Urrea - ma lascino il denaro in Sicilia. Si arrivò cosl aJJa soluzione ch'era divenuta imperiosa e indilazionabile. In data 31 gennaio del 1492 fu promulgato il bando della memorabile generale scacciata degli ebrei dalla Sicilia. Tre mesi di tempo furono accorda~ti perchè tutti prendessero il largo: « Di 111a11erache - dice il bando - passalo lo deJJo tempo aJmno gi11deo 111asC11!011è fimmÌlla, grande 11è picciolo, di 911aJ1mqueeia/i sia non possa stare, nè starà· in parte almna de/Li nostri regni e domi11azioni, 11èpozzano tornare a q11el/i per stare, nè passare per q1telli, o per a/- ama pa,-Jedi q11e/JiS11bpena della morte ». Anche per i favoreggiatori era prevista la stessa pena : « in questa medesima pena (morte) incorrano qualsivoglia persona, di qualsivoglia staio e condiizione siano, che da poi dJ lo dello tempo, gilfdio o gi11dia di qualsivoglia e/ali ricoglierà, terrà o recepterà i11li dettJ regni o dominazioni nostri o in pa,-Je a/erma di quelli». L'editto prescrisse altresì la confisca generale dei beni, io modo che gli ebrei partendo non portarono via altro che il. puro necessario per il viaggio. Mentre si eseguiva l'espulsione due ordinanze furono emanate, meritevoli di menzione : con Ja prima si comminava la pena di morte per coloro che con sotterfugi alienassero stabili o occultassero merci; con Ja seconda altre severissime pene erano previste per gli ebrei in possesso di armi, e ciò in considerazione di eventuali sollevazioni di cui gli ebrei ~ve- \'ano fatta minaccia. « V adanu fora di li nostri regni e 11gnurii /ritti Ji judei, masc11/i e fimmini ». Una nuova era nacque dopo la grande, radicale epurazione, per cui, da allora in poi e per molto tempo, gli anni non soltanto si contarono dalla nascita di Cristo, ma anche dal celebre « discacciamento ». Il 1493 fu il primo« JUDEIS PULSIS »: come fu scritto su un marmo apposto al Palazzo Senatoriale di Catania ricostruito in quell'anno. A. TRIZZINO
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