'Jt ~~ A~biamo ricevuto da Venezia una cartolina cosl concepita: « Mi disoiace di dover dare del bugiardo a quel capitano Carrara di ·cui si parla nel . Questionario dell'ultimo numero della Difesa della Razza, ma io ho frequentato la Università di Torino e precisamente la facoltà di legge, e sono stato allievo del Prof. Mario Carrara, che era - lo sapevano tutti - assolutamente "ebreo", senza dubbi di sorta, marito di Paola Lombroso, ebreissima, figlia di Cesare Lombroso, ebreo, come tutti sanno, al cento per cento. Può darsi che ·ci siano dei Carrara non eb1ei, ma quelli lo erano di sicuro.· Un lettore>. Dobbiamo dire al nostro lettore che quando si vuole smentire un'affermazione e persino dare del bugiardo a un soldato, bisogna sottoscrivere la smentita, con nome e ,.cognome, e rendersi reperibili; e che tra l'affermazione d'un anonimo e quella d'un ufficiale, noi non possiamo esitare; perchè anche quella del nostro lettore è una pura e semplice affermazione. Che il Prof. Carrara avesse sposato un'ebrea non basta a stabilire che anch'egli fosse ebreo. Se il nostro lettore vuol dare una smentita al capitano Carrara, deve convincerlo della verità. della propria affermazione, oltre ad uscire dall'anonimo. Giuseppe Pontremoli, ingegnere, che fu direttore di quello che un tempo era il giornale il « Secolo », e che con lo scritto sugli ebrei e la rivoluzione fascista,. del numero precedente, è stato chiamato giudeo, ci scrive che Id sua famiglia non conti alcun israelita, anche risalendo vari" secoli, e che dovremmo essere più seri, nel lare le nostre rivelazioni. Veramente ii Pontremoli ha interesse nella sola·rivelazione che lo riguarda, ma si vede che tutte le rivela.zioni, se cosl le vuole chiamare, gli danno fastidio, e cioè tutto quello che facciamo, in difesa della razza. Oppure quella imbecillità propriamente democratica, che consisteva nel moralismo del generalizzare, gli si è incallita, con gli anni. Nel libro di Samuele Schaerf ebreo, intitolato i cognomi degli ebrei d'Italia, pubblicato dalla casa editrice Israel, Firenze, 1925, è compreso anche il cognome Pontremoli: con tutto ciò l'antico direttore di quello che fu il giornale il Secolo potrebbe non essere ebreo, ed i nostri lettori ne sanno la ragione, che abbiamo spiegata, cioè che potrebbe trattarsi d'un vero e proprio cognome italiano, uno di quelli che famiglie ebree assunsero, quando dovettero pi:endere un cognome. Ma quello che ci stupisce è che il Pontremoli senta il bisogno di distinguersi dagli ebrei. A parte che a chiamarlo giudeo fu la rivista la Vita Italiana, nel 1921, e che non è la prima volta che egli se lo senta dire; è certo che Giuseppe Pontremoli ingegnere è quello -stesso che diresse il maggiore di un gruppo di giornali, che servivano in Italia tutti insieme la causa ebraica. Ebrei, democratici, francofili erano tre punti di vista univoci, nel far confluire l'Italia, nel sistema francese. Un gruppo di giornali italiani, con a capo il Secolo, guidavano quella confluenza. Non è qui il caso di spiegare perchè gli ebrei abbiano rappresentata e. rappresentino nel mondo una parte francese; ora ci basti di constatare questo fatto, e che questo fatto è avvenuto specialmente in Italia, e che democrazia e francolilia italiana furono, com' è ancora la francofilia, il sostegno della egemonia politica e letteraria della Francia, la tisi della civiltà italiana. Di questa operazione uno dei più accorti piloti fu il Pontremoli. Perciò possiamo dire ch'egli ha dedicato gran parte della vita a servire la causa ebrea, non l'Italia, e che è stato un servizio contro.natura, se davvero egli è italiano. & Il~ de,lla, ~ Il iMt~ La « Difesa della Razza » è stata accolta in Germania fin dal suo apparire con enorme inter~sse e la stampa tedesca non ha mancato di sottoiineare, anche in dispacci diffusi dall'Agenzia Ufficiale, lo straordinario successo avuto in Italia della pubblicazione, citando anche il numero di copie di cui è salita rapidamente la tiratura. Degli articoli statis!ici e polemici contenuii dal periodico, i corrispondenti dei quotidiani tedeschi da Roma hanno volta a volta trasmesso i punti essenziali, che sono stati messi in rilievo da questa stampa. AffAmbasciata sono pervenute numerose telefonate e richieste scritte di privati e di librerie chiedenti l'indirizzo dell'editore della rivista e l'esatto titolo, per potersela procurare. Va notato che negli ambienti politici e razzisti del III Reich si desidera una lettura attenta della rivista per cogliere soprattutto le attività e !e differenze di impostazione, discussione e soiuzione che ha il problema ebraico in Italia e in Germania. Quanto Hitler ha detto a Norimberga sul « comune atteggiamento spirituale> e sulla « comune condotta» delle due Rivoluzioni « che si avvicinano sempre più anche umanamente ai grandi problemi della loro esistenza » è sentito profondamente da tutta la popolazione. Si può rilevare che la diffusione avuta in Italia della rivista « La Difesa della Razza» è stata nettamente interpretata in Germania come una provd tangibile di quanto il problema fosse sentito nell'intima coscienza del popolo italiano, che si è risvegliata prontamente allorchè il Regime ha posto tale problema all'ordine del giorno. '1AM, ~ di )/i,tfi; Ettore Tedesco, figlio dell'on. Tedesco, da noi citato nel precedente numero della ri- ;rista come Ministro al tempo di Nitti, ci scrive: Boma, 24 Ottobre 1938-XVI Francesco Tedesco non era ebreo e non appartenne mai alla Massoneria. ·ca!tolici apostolici romani i suoi antenati, cattolico apostolko romano lui, cattolica apostolica romana mia madre, cattolico apostolico romano io, cattolica apostolica romana mia moglie, cattolici apostolici romaDjrettore reaponaabile: TELESIO INTERLANDI ni 1 no~tri figli. E non· soltanto credenti ma osservanti. La mia famiglia ha noverato tra i suoi componenti un Cardinale, un Monsignore e otto canonici. Odore piuttosto acuto, quindi, d'incenso e non di sinagoga. I Tedesco vantano a Capostipite Ruggero Scandolf, Cavaliere Teutonico, che nel 1354 ebbe, sotto Federico III, la concessione di Gagliano e la terra di Sutera. Dalla patria di Scandolf i discendenti presero il nome·. Passarono poi in Sicilia, da dove si diramarono nelle altre regioni meridionali. Ebbero concessioni e onori speciali. « Francesco » fu Capitano di Giustizia, Michelangelo patrizio, Fietro, barone, fu pure Capitano, e «Francesco» .di Pietro ebbe riconosciuti i privilegi. Tali i nomi che risuonano anche nella nostra diretta ascendenza, che dal 1700 almeno si stabili in Irpinia, come può riscontrarsi nell'Archivio di Stato e nel catasto onciario del 1746 >. A proposito dell'articolo di Businco sulla Sardegna, sono lieto - ci scrive Ang~lo Meloni - di segnalare una testimonianza autorevole resa in tempi lontani, nei quali il valore del termine razza era noto soltanto a spiriti di eccezione, a quei pochi che più profondamente sentono la nobiltà della loro antica origine. Grazia Deledda - scrittrice sarda, premio Nobel per la letteratura - è più di ogni altra qualificata per parlare dell'anima sarda perchè di essa conosce le mille~arie sorgenti Grazia Deledda nel suo libro « La Giustizia>, Cap. VII, ediz. 1924, scrive di un personaggio del suo romanzo: « Fondeva le tradizionali ninna-nanna, fiere, dolcissime e mela.nconiche (che avevano antiche reminiscenze di -canti ariani forse un giorno singultati dalle antiche donne barbaracine intorno alle rozze culle, mentre i figli di Iolao si rifugiavano sui selvaggi monti della Barbagia sfuggendo le 10mane legioni) colla cadenzata e triste musica dei gosos, laudi sacre cantate da semplici cori popolari ». l'.: 1 sardi sono grati a « Difesa della Razza > che ha sollevato la questione sarda, questione che interessa il più profondo della nostra anima. Nessuno di noi ha bisogno di sentirsi dimostrare che i sardi sono uno dei più antichi e più genuini popoli ariani che esistano in Italia (basta guardare gli splendidi biondi della Gallura e le nobilissime popolane di Tempio). Questa nostra antichissima nobiltà la sentiamo nei recessi più intimi del nostro spirito, ma pochissimi fra noi conoscono l'etnografia sarda, le leg- ,gende e le storie di Sardegna. Bene farebbe « Difesa della Razza» se incoraggiasse gìi studi sugli antichi popoli italici e se istituisse una rubrica bibliografica per dare notizie dei libri vecchi e nuovi di etnografia generale (che sono già abbastanza noti) e di storia ed etnografia regionale che spesso sono sconosciuti anche ai più direttamente interessati. I direttori delle biblioteche, gli istituti storici, le varie università potrebbero dare indicazioni preziose e mettere in auge studi del più alto interesse patriottico. Stampatori: Società Anonima Istituto Romano di Arti Grafiche di Tumminelli & C. - Largo Cavalleggeri 6, Roma
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