La Difesa ddella Razza - anno II - n. 1 - 5 novembre 1938

I SADICI DELLA SCONFITTA Vi è nei latti storici una logica immanente che gli spiriti sagaci sanno separare dai falli contingenti, dalla massa cioè incoeren- . te dei piccoli avvenimenti effimeri, ai quali si ferma la moltitudine inquieta, incapace di riflessione ponderata e di analisi profonda. Non si può comprendere il crollo dei valori sociali che hanno dominato sino al 1914, se non si parte dal presupposto che allo spirito nazionale era stato opposto il disfattismo. Nazione e Superna.zione entrarono in conflitto nell'agosto del J 914 ad un tempo cogli uomini. Si combatterono per più di quattro anni al disopra del trambusto dei popoli; s'interferirono nella lotta gigantesca finita. Il sopravvento spettò dalla Supernazione cinta di quercia ed alloro a Versaglia, beatificata nel sinedrio ginevrino. Il giudaismo ne fu l'artefice e la letteratura che esso rovesciò sul mondo durante e dopo la guerra ne è la prova flagrante. Se la Nazione combattè frontalmente colle armi ir. pugno, la Supernazione si battè occultamente dagli ospi!ali alberghi svizzeri mediante libelli. Padre del disfattismo antinazionale è stato Lenin. Il 26 luglio 1914 nella incombente procellosità dell'orizzonte europeo, egli scriveva: e In una guerra reazionaria, la classe rivoluzionaria non può esimersi dall'augurare la disfatta del proprio governo>. Capo dei disfattisti francesi durante e dopo la guerra fu Romain Rolland che nel nome Romain volle compendiare la romanità, nel cognome Rolland l'età di mezzo e nell'insieme il comunismo da lui professato. Al suo fianco era l'ebreo Stephan Zweig che così si esprimeva nel 1916 in un celebre scritto: e La nostra unione deve cominciare dall'umano, dal pan-umano ed è là che deve finire. Cessiamo tutti per un istante di occuoarci dello Stato e delle classi, della nostr"a classe e del nostro Stato. Non pensiamo che all'umano, all'uomo individuale, a quest'uomo martirizzato ... Soyons des défaitistesl Seien Wir Flaumacherl Siamo disfattisti! Che sia un·arma questo motto! >. Quest~ lugubre cantore del disfattismo, che aveva çiisertato il proprio dovere di soldato come cittadino austriaco, riparando in Sviz- 'Zera, viveva agiatamente sulle sponde de~ Lago Lemano, e con lui era uno stuolo di altri ebrei, tra cui italiani, che avevano sentito l'alta dignità di non combattere per alcuno, anche per la terra che aveva dato loro i natali, che li aveva ospitati, nutriti, e anche difesi, che ricompensavano facendo o il letterato disfattista o l'ideologo messianico ma sempre come riempitivo la spia un pò per tutte le parti in lottai Taluni di questi scioperati anzitutto agenti del Gran Kahal, sognatori non già di una era migliore per l'umanità ma dell'era del dominio universale ebraico, non si sono peritati di illustrare come si è verificato che anche rimanendo entro i confini del Paese di elezione, avessero potuto per certe tutte loro preclare virtù, evitare il fronte. Uno tra essi, André Maurois, e cioè Emilio Herzog, cosi descrive la sua assunzione come inter38 prete presso le truppe inglesi: e Nell"agoslo 1914 dovetti, come milioni di altri francesi, raggiungere il mio reggimento. Il sergente maggiore, nel cortile della caserma esaminò il mio libretto, i suoi elenchi ed esclamò: e Missione speciale> e mi informò che allo arrivo dei soldati inglesi sarei partito con loro. e Io? Perchè? :i> e Perchè sei in nota:) e Ma è assurdo... io non sono inglese! > « Che vuoi che ti dica? > fece quello burbero. e Sei in nota. Aspetta. Del resto può anche darsi che non vengano mai i tuoi inglesi >. Invece gli inglesi vennero e qualche giorno dopo il soldato Herzog era alla stazione di Rouen dove espletava l'alto compilo di tradurre gli ordini di imbarco, e lo confessa egli stesso: e Ahimé, il mio inglese letterario mi apparve di colpo cosi inutile! Nè in Keats, nè in Shelley, nè in Byron avevo mai trovato espressioni come e vettura a piattaforma mobile > o e passerella specialP. per affusti >. Cercavo invano di ricordarmi un racconto di Kipling, 007, che avviene nel mondo delle locomotive e avrebbe potuto suggerirmi qualche termine tecnico. Ma quei Tommies in carne ed ossa non volevano saperne di parlare come i Soldiers Threel > Messa al sicuro la pelle, il soldato letterato Herzog, poteva fare anche dello spirito pur non disdegnando di continuare noi disbrigo delle sue elevate mansioni. Mo sarebbe stato disdicevole ad un ebreo portentoso come lui se non avesse nel contempo cercato di attirare l'attenzione, se non sul suo fucile, almeno sulla sua penna. Ed ecco il soldato Herzog scrivere in pieno periodo bellico e I silenzi del colonnello Bramle > un libro canzonatorio dello spirito gerarchico, tale da procurar notorietà e denaro (ben presto toccò le 200.000 copie) e sfiorando appena un procedimento disciplinare. Il soldato Herzog era e lanciato! >. Là dove altri avevano trovato la morte egli aveva scovato la notorietà, la ricchezza, ed aveva ossol!o religiosamente il compito millenario commessogli dal divino Talmud di disgregare il campo dei gentili. Forte di queste benemerenze anche nei riguardi dell'Jnghilterra ch'egli aveva colla Francia così valorosamente servito, l'ex soldato Herzog, ora il grande Maurois, si è creduto in diritto di scrivere di recente la Storia d'Inghilterra, dandovi il debito posto ai figli e agli schiavi d'Israele. Un altro ebreo letterato cui va dedicata particolare menzione per il suo satanico metodo disgregatorio, traendo materia da circostanze di guerra, è Arnold Zweig. I suoi libri e Giovane donna del 1914 >, e La questione del sergente Grischa >, e Davanti a Verdun > sono esempi singolarissimi di questa letteratura destir.ala a determinare nel lettore avversione per ogni atto eroico in difesa della propria terra e gettare il mai seme del concetto di Supernazione. Lo Zweig non ha quasi preso parte ad azioni belliche ma le ha copiosamente descritte. E chi non ricorda Teodoro Wollf direttore durante la guerra del e Berliner Tageblatt > dalle cui colonne per tutta la durata del conflitto seminò la critica più velenosa ed il disfattismo più nero pregustando quasi sadicamente la gioia della sconfitta tedesca? E ancora dopo la guerra continuò la azione col e Preludio> (Monaco 1925) con e La guerra di Ponzio Pilato> (Zurigo 1934). E Federico Adler, che per quanto in ancora giovane età essendo nato nel 1879, non partecipò alla guerra ed invece dalle colonne di giornali sovversivi criticò il rigore della censura e la severità dei tribunali nei numerosi processi per alto tradimento dovuti alla propaganda che si conduceva da emissari ebraico-bolscevici nelle file dell'esercito austriaco? L'Adler il 21 ottobre 1916 uccise con un colpo di rivoltella il Presidente del Consiglio Austriaco Conte Sturgkt. Il tribunale eccezionale lo condannò a morte il 19 maggio 1917, ma per l'intervento del polente giudaismo viennese la pena fu commutata in diciotto mesi di carcere che egli espiò solo in minima parie, amnistiato il 1° novembre 1918. In quella circostanza il giudaismo internazionale, stretto da un patto che superava tutti i doveri e tutti i confini, diede ancora una volta prcva che neppure l'uccisione del Capo di Governo mentre la Patria pericola lo può esimere dal salvare da giusta peno un assassino, in quanto ebreo. L'Adler nel 1919 dal giudaismo viennese trionfante, verine eletto deputato alla costituente nazionale, e nel 1923 al Consiglio Nazionale Austriaco. E ancora occorre ricordare Rodolfo Hilferding scrittore animato dal più acceso spirito di dissolvimento, redattore prima della e Neue Zeit » poi del « Vorwarls > poi della e Freiheit > che pubblicò coll'Adler, e Studi su Marx>. Leonardo Frank, ebreo tedesco, si è dato a descrivere dopo la guerra, i bassifondi con scene di fanatismo, di superstizione, di crudgltà che sono tanto più repulsive in q:ucnto l'autorg ncn fa della retorica. Nelle e Banda dei briganti> giustifica gli atti delittuosi con l'insegnamento fornito dalla g~erra ai suoi protagonisti. Wi!helm Herzog nato a Berlino nel 1884 non ha neppur egli combattuto; è staio bensl fondatore della rivista « Pan > e più tardi di un'altra intitolata e Marz >; cogli ebrei René Schickele, Cari Sterheim, Stephan Zweig, Heinrich Mann, ha fatto parie di quella categoria di scrittori tedeschi che durante la guerra si schierarono contro il governo che e:;si ricattavano facendogli di continuo balenare il pericolo di potergli alienare il favore delle masse popolari. Militò poi nelle file àel comunismo ed in collaborazione coll'ebreo Hans José Rehfisch scrisse il dramma cL' Affare Dreifus>. ':"ra g!i ebrei inglesi ricorderò Israe!e Zang v.-ill predicatore messianico, pacifista, sionii.ta. In un banchetto offertogli nel 1917 dichiarava: e Il momento è venuto di mandare ad effetto la grande impresa di liberare lutti i figli del ghetto. Per tale grande compito noi abbiamo bisogno della forza di :,•tti i giudei eminenti della nostra epoca>. Non è questa che una brevissima e quin- ·li assai incompleta rassegna di quella letteratura ebraica che per vero pugnalò alle spalle gli eserciti di tutti i Paesi. Finito il conflitto con Versaglia e Ginevra, il giudaismo ritenne che le ba:;i della Supernazione erano definitivamente gettate. Sogno di brevissima durata. Mentre ancora non si era disperso l'eco del suo canto di vittoria, sorgeva il Fascismo. Gli spiriti degli Eroi al cui sacrificio avevano irriso letterati del ghetto sozzo e vile forgiavano nuove e ben più possenti armi ideali alla Nozione unita. incrollabilmente unita. CARLOBARDUZZI

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