Vittoria in bronzo del Museo Nazionale di Napoli. ~ Paolo Uccello: Combattimento di cavalieri (Uffizi - Firenze). essun popolo ha mai espresso in modo così splendido la vittoria come gli Arii medit_erranei. Prima i Greci la raffigurarono nella dea alata che, attraverso l'azzurro, discende da Zeus sopra il vincitore. Erano i tempi quando Gelone, sulle monete d'argento coniate per la vittoria d'Imera faceva • incidere la dea, volante sulla sua quadriga, nell'atto di coronare di fiori il collo dei ,cavalli. . Altra forma -.di celebrazione dei Greci era .pure il trofeo che s1 innalzava subito, sul posto dove era avven4-ta la rotta dei nemici. « Una quercia» dice Stazio « da ben poco dimentica della tenera gioventù, piantata nel mezzo del· terrapieno, ed ancora circondata dalla· sua cruda .corteccia. Intorno vi ,stanno appesi gli elmi leggeri, le -corazze forate dalle ferite frequenti, le spade tronche dai colpi ». Gli altri Arii mediterranei, gli Italici, crearono poi l'altro grande motivo trionfale, l'·arco. La struttura era gi_àpropria del popolo autoctono della penisola; ma gli Ari i le diedero, per primi, questo signi. ficato. Pure italico fu l'uso celebrativo della colonna: che ebbe sviluppo più tardi. *** La dea alata, piena d'impeto, immaginata dai Greci, visse finchè essi conservarono la loro razza. Quando, per la rapida mescolanza con i Levantini venne meno il loro -carattere ario, questa magnifica forma:_appassì. La statua arcaica di Delo, quella bellissima di Peonio ad Olimpia, quella tutta agitata· e fremente che sopra una prora di pietra si avanzava a Samotracia incontro ai venti marini, non ebbero più ùn seguito. Ciò in_dicava éhiaramente che in quel popolo spariva il carat. tere guerriero. • • Del resto, s'~ra già -cominciato ad avvertire ai tempi di Platone. Il quale già doveva cominciare a preoccuparsi dell'avanzare d'un nuovo gusto imbelle: « Colui che pensa che l'Ade esiste ed è un luogo -pauroso, credi tu -che ,possa non aver paura della morte e, nelle . ,battaglie, preferire la morte alla sconfitta· e alJa servitù? Bisogna dunque che noi sorvegliamo quelli che narrano siffatti racconti e li preghiamo che non diffamino così semplicemente le cose dell'Ade, anzi, piuttosto, le lodino; dal momento che in questo modo nè dicono la verità nè giovano a quelli che hanno il compito di essere coraggiosi. Perciò pregheremo Omero e tutti gli altri poeti di non dispiacersi se cancelleremo nei loro libri tutti i passi di tal genere, non come poco poetici e come poco piacevoli ad udire per la moltitudine, ma quanto più poeti<:i, tanto meno da doversi ascoltare per i fanciulli e per gli uomini, che debbono essere di spirito alto e debbono temere più la servitù che la morte». « Bisogna, dunque, per costoro, parlare e poetare in modo diverso; e bisogna anche non fare ascoltare loro lamenti e pianti di uomini famosi. Dovremo perciò pregare Omero e gli altri di non rappresentarci per esempio Achille. ora giacente sul petto, ora siipino ora di nuovo in piedi, o mentre con entrambe le mani si versa sulla testa la cenere e mentre grida tutr,_.ciò che appunto quello· ha cantato ».-
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