• • • opo 1 1m e 1 e guerrieri in Africa Feticci::> scolpito dei Baluba . (Congo meridionale). f n questa medesima riv1- :;ra S.crivevodi recente che la c.lottcina razzista « pone gli Etiopici in un'evidenza speciale che è nostro dovere e interesse valutare adeguatamente. Sull'argomento credo di portare una parola imparziale ispirandomi alle ricerche da me condotte sull'intera estensione del Continente Nero in otto v~aggi svoltisi fra il 1926 e i 1 l 938 e riassumendo quanto da anni ho detto in numerose pubblicazioni fra le quali, de. Stinate al gran pubblico, i vo. lumi « Dal Capo al Cairo » e « L'Impero Etiopico». Trarrò soltanto qualche conclusione nuova, d'altra parte già implicitamente espressa da me in passato, sull'opportunità per noi non solo di risanare in senso medico l'Etiopia ma anche di non frenare nei suoi indigeni la naturale prolificità spontaneamente incoraggiata, invece, dal benessere da noi portato sul posto, sì da far prevedere un raddoppiarsi dell'attuale popolazione nei prossimi decenni. Una volta resi fiduciosi gli Etiopici del nostro potere e ben trattati, essi non desidereranno di meglio che restarci sottoposti e magari affiancarci in qualsiasi nostra futura impresa coloniale, eventualmente - ed anzi con tanta maggiore gioia per loro i - anche fuori i confini dell'Etiopia. Ve li conduce l'innato senso <li fedeltà verso chi stimano e lo spirito bellico impareggiato da ogni altro africano ». In quanto a stima, !'indigeno ne ha certo per chi lo tratti, anche: se in modo rude e con punizioni più o meno severe ma giustificate, bandendo sentimentalismi impossibili a seguirsi e infondendo, invece, nel dominato il senso della superiorità del dominatore: nei nostri territori, del dominatore italiano sopra ogni altro bianco. All'uopo, arti eccellenti seppero usare, e usano, i nostri ufficiali. Dalla materia grezza dell'Africano semibarbaro mmiellano così il soldato coloniale· ormai ben noto: con arti ispirate soprattutto alla semplicità e alla considerazione delle tendenze naturali insite nei nostri sudditi di colore e per le quali questi sono facilmente portati a sottostare in pieno alla volontà di chi rispettano. Ciò in particolare quando tali arti si applicano sulle genti etiopiche che, ripetutamente dissi, costituiscono il miglior materiale umano del Continente Nero. Difatti gli Etiopici, benchè antropologicamente siano tutf altro che scissi dagli altri elementi etnici del1' Africa, vi sono rimasti il gruppo meno contaminato ·da incroci sfavorevoli, sì che hanno conservato, meglio di ogni altra popolazio~e con loro imparentata,- una componente da dirsi europoide che è la causa, e più ancora lo fu in passato, del loro differenziarsi sotto l'aspetto somatico e culturale. Tale componente può rilevarsi anche oggi alla base di numerose genti dell'Africa: fatto importante e impossibile a non considerarsi da chiunque voglia in<lagare sulle vicende di ogni tempo e gettare uno sguardo an h~ su quelle future dell'intera Africa. In proposito ripetutamente già dis ussi, :id esempio pec piegare quali furono i motivi della decadenza di quell'antica civiltà dctt:1 di Zimbàbue fiorita a lungo ne!la Rhodesia Meridionale: essa non perse di splendore fino a che i suoi artefici - indigeni. benchè da molti si sia sostenuto il contrario -- si mantennero in uno stato di purità razziale suflicicnte a serbare inalterate le qualità psichiche della stirpe. La caduta, inve e, sopra\'venne rapida appena cominciò l'incro io sregolato con genti razzialmente inferiori come i Negri e i _Boscimani. Di grande significato per la storia etnica dell'Africa è che i costruttori di Zimbàbue e di tutti gli edifici, oggi in deplore\'ole rovina, sparsi su un'area grand<: quasi tre volte l'Italia, furono di un tipo che l'antropologia può riferire soltanto all'etiopico. La decadenza della Rhodesia ebbe effetti sensibili su gran parte dell'Africa Meridionale, perchè finita la produzione indigena dell'oro, a cui Zimbàbue dovè la sua origin-e, si allontanarono i trafficanti arabi che per lunghi secoli ne avevano curato l'esportazione, troncando così l'unico legame col mondo esteriore. Soltanto con l'arrivo dei Portoghesi, agli albori del XVI secolo, sorsero nuovi contatti, ma gli indigeni erano ormai troppo abbrutiti per potersene in vero modo avvantaggiare.
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