La Difesa della Razza - anno I - n.6 - 20 ottobre 1938

Opere dei pittori tedHchi ebrei ed ebraiuati. apparlenenti al "Gruppo di noHmbre ". po del pittore Levi > etc.), è stato una conseguenza di questo. ... L'architellura ha avuto nel complesso una sorte simile. Dopo l'influenza accademista della Francia che, negli ultjmi decenni dell'Ouoccnlo, svuotò e impre· ziosì le nostre costruzioni dovemmo inoltre accettare quella rivolta europea con-· tro il neoclassico, che era, in sostanza, una rivolta contro di noi. Da quallro secoli il Rinascimento dominava l'Europa; verso il 1900 il soggelliv1Smo del Settentrione, che già s'era cominciato a manifestare 11elJ'3rchitettura eclettica, trovò il suo sfogo nel liberty: che fu una specie di m;taurazione borghese del rococò e del gotico. 56 Bibloteca Gino Bianco Nulla avevamo mai dovuto subire di più contrario al genio della nostra razza . Tanto più che, come avveniva per le altre art;, a quel risveglio di istinti settenlrjonali - di respiro assai corto, per la decadenza della società in cui nascevano - si era aggiunto, nei paesi d'origine, ad Cllllgerarlo e deformarlo, l'apporlo degli ebrei. N9i accoglievamo, naturalmente, il comtosto bell'e formato. La cosa appai ve così forte che vi fu, per qualche temp\i~ da noi ttna certa reazione. Negli anni~mediatamente precedenti alla guerra, ed in quelli successivi, lino al 1930, prevalse tra i migliori la tendenza a rivolgersi piulloslo allo studio delle opere più insigni, per intonarvi, sia pure con larghezza, le nuove architetture. .1'01,s1 vennco all'improvviso un'altra i1, vasione. Ow:ante il periodu del nostro distacco dall'Europa, era avvenuto, nei principali paesi cli essa, questo nuovo fatto. L'influenza ebraica, che era già penetrata nell'architellura, vi aveva pm;o il sopravvento; ed esauritala col giuoco polemjco delle azjoni e delle reazjoni (proprio della mentalità soggettjva), l'aveva distrutta del tutto. Aveva distrutto cioè l'archjtettura come arte. Riuscì allora facile all'ebraismo, dj farla entrare nel suo sistema puramente economico; in apparenza in omaggio ad una teoria, legata a quella marxista, (la teoria funzionale); in realtà, per assoggettarla, come maj prima era avvenuto, alla grande industria. Ridotta l'architettura ad un puro fatto economico: staccatala dalla razza: resa la, cioè, uguale a lutti i popoli: e liberatala da ogni altro legame che non fosse quello della borsa, fu agevole, mediante un nuovo giuoco, in apparenza polemico, ma in realtà pubblicitario, di tenerla sol• toposta al perpetuo pungolo della e modernità >: che richiede contjnuamente nuovi materiali, e perciò, nuove lorrutu· re.• Ciò indipendentemente dai bisogni di ciascun paese. Nel 1931, con parecchio ritardo, fu in• lrodotta improvvisamente nel nostro . ••• Così dopo quarant'anni, da quando abbandonammo il neoclassico, non abbiamo fatto che deviare. Ci sjamo ridottj in ultimo, col funzionalismo, a perdere la coscienza che l'architettura è un'arte. Ciò non perchè, come si dice, abbiamo interrotto la tradizione. Anche questa parola è falsa: anche questa si presta al giuoco storicistico e polemico. Non la tradizione abbiamo interrollo, ma il senso della nostra razza. Questo non e si svolge >, ma è. Non si può parlare, dinanzi ad esso, di antico e di moderno. Il neoclassico, sia pure in parte, rispondeva a questo senso. Donde la sua innegabile dignjtà. Ora nostro compilo è di riscavarlo più a fondo. ... Ecco che cosa pensava in proposito Leon Ballista Alberli: « Non era COSJ1 alcuna in alcun luogo delle opere antiche che vi risplendesse alcuna lode che io subito non andassi investigando se io da essa potessi impa· rare cosa alcll'na. Andare adunque investigando, considerando, misurando, et disegnando con pittura ogni cosa, non ne lusciando alcuna indietro in alcun luogo, fino a tanto che io avessi conosciuto interamente et posseduto tulio quello che da qualunque ingegno o arte jn siffatti eflificii fosse stato messo in opera >. GIUSEPPE PENSABENE

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