La Difesa della Razza - anno I - n.6 - 20 ottobre 1938

"È escluso in ogni caso per gli ebrei l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado" IL GRAt-1 COt,tSIGllO © ccorre dire che l'Italia non ha ancora .i1ulo la sua scuola. C'è staio. in alcuni periodi. raffermarsi di questo o quel ce· nucolo di cultura, c'è staio il fiorire di qualcht: grande maestro; ma una scuola italiana. da quando l'llalia politicamente esiste, non è mai esistila. Siamo rimasti chiusi, dal '61 in qua, in un circolo vizioso, che partiva da una culluia serva di quello straniero da cui le armi ci avevan liberalo, per giungere ad una scuola incapace di « far 1?li ila• liani >; e da una scuola pro<'('clrnh· con metodi e menuilità estranei al nostro ge• .1io, ripiegava su una cultura sempre più bastarda. I g,andi .nomi di Carducci e di Pascoli p1>larizzarono sul principio del secolo. l'attenzione di quanti nvolsero il pensiero alle ~orli della scuola italiana; si nutrì allora la generosa illusione che un nuovo Umanesimo si affacciasse alle porle dell'Europa, e che in Italia se ne trovasse il seme. Ma la nostra scuola, che pure :.1n1:bbe dovuto esserne il terreno fecondo, non educava italianamente. Era il tempo ia cui i! Bertana insegnava che nelle Il.,. gedie d'Alfieri nulla c'era che non fosse francese, il tempo in cui il mito di Croce pesava sulla corrente concezione della ~1oria: il tempo di una cultura bastarda, ir.eua tedesca e mezza francese, di una pedanteria verniciata di sufficienza e di e savoir faire >. Il tempo di un avvenirismo impotente. poichè incapace di affon. dar le radici nel nostro suolo; il tempo BiblotecaGino Bianco del tradizionalismo di marca peggiore, p1,ichè riflettente le lradizioni altrui e ben poco delle nostre. La guerra fece opera santa. La ri1olu• ?ione potenziò quC!>l'opera. Ripulirono, svccct1iarono, sveltirono, rinvigorirono la 11os1rascuola e la nostra cultura: in una parola. dettero loro soslanza, soslanza di sangue e di volontà, genuina sosuinza. Ma abbiamo chiesto troppo alla guerra " alla rivoluzione. Abbiamo alleso da lo• ro. per anni, il miracolo; ahhiamo alle• so che esse sole ricreas,,ero la cultura e In scuola italiana, quando esse non pote• vano che contribuire. sin pure con forza gigantesca. alla lanto auspicala creazio• ne, o rinascita. Ho assistito, ed ho preso parie, in que• sii ultimi anni, ai convegni dei Littoriali della Cultura e dell'Arte. E sempre ho sentito risuonare, sotto forme diverse, la stessa domanda: « Può una rivoluzione politica sostanziare di sè una nuova culluru? ~; o, più pressantemente e precisamente: « Avrà il f3~cismo la sua cultura? e quando e come l'avrà?>. Erano giovani che si ponevano, in per• fetta buona fede, queste domande. Erano giovani che avevan tulla l'aria di atten• dcr la risposta da un oracolo divino, poichè dai banchi delle commissioni - in quar,tn « commissioni > e in quanto formate da uomini nee,essariamente lon• tani da questi problemi, che soltanto la giovane generazione sente con dramma• tica evidenza - una risposta soddisfacente non pote1a daHero \'enirc. J::ra111, giovani che discutevano, e nella discu,. sione esauri1ano la loro ansia di sape· re; e non si accorgevano che c1uel di,icu• tere era già qualche coi,n. era tah olla molto, per la villoria della causa da essi propugnata; non si accorgc,ano, parlan• do di guerra e di rivoluzione come astrai• le entità, che la guerra erano loro. che la rivoluzione erano loro, che da loro. in quanto sanamente ~ sinceramente fa• scisti, dove,•a nascere la nostra scuola. la nostra cultura. Queste cose, in parte, furon già delle: e a taluno forse sapranno d'imparaticcio . Ma furon dette assai male. Non si disse: i giovani hanno il dovere di creare la nostra nuova cultura; ma: la cultura del tempo fascista nascerà dai giovani. Ora. non si traila di generazione spontanea. e r.eppure di faticosissimo parlo: poichè il parto presuppone un maluro e hen Tormalo embrione. Si traila di ricono,cer noi stessi. di ricostruire noi stessi; dico nei, tulli. vecchi e giovani, poichè la giovinezza degli anni non s'identifica con la giovinezza dello spirito e della men• te; e i nati-vecchi pullulano. purlroppo. oTunque; e anche in casa nostra. ... Il razzismo è il più vasto e coraggio• so riconoscimento di sè che l'Italia abbia mai tentato. Chi teme, ancor oggi, che si tratti di un'imitazione straniera ( e i giovani non mancano, nelle file di que• sti timorosi) non si accorge di ragionare 47

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